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Testi e fotografie: David Donnini
Si osservino attentamente le due fotografie, che mostrano alcuni grattacieli della città di Dallas (Texas). Ad una prima rapida occhiata esse sembrano uguali ma, in breve, potremo facilmente accorgerci che sussiste una importante differenza: nella fig. 1 tutti i particolari, vicini e lontani, sono a fuoco; nella fig. 2 i particolari lontani, quelli situati nella parte destra dell'immagine, risultano sfuocati. Per spiegare i motivi di questo fatto dobbiamo introdurre i concetti importanti di campo focale e di profondità di campo.
FIG. 3 Nella figura 3 notiamo un fotografo che deve riprendere una lunga fila di persone. Alcune gli sono molto vicine, altre molto lontane. Egli decide di regolare la messa a fuoco sulla persona centrale della fila, quella che indossa il cappello, che si trova a m 4 di distanza dalla macchina fotografica. Adesso il fotografo ha un grosso problema: sarà possibile mettere a fuoco, oltre alla persona col cappello, anche quelle molto vicine e quelle molto lontane? Egli decide allora di scattare due foto, la prima con un diaframma piuttosto aperto: f/4, la seconda con un diaframma piuttosto chiuso: f/16. Ovviamente anche i tempi di esposizione dovranno essere opportunamente riaggiustati affinché entrambe le foto abbiano lo stesso grado di esposizione alla luce. Saranno diversi i risultati dal punto di vista della nitidezza? O si otterranno immagini perfettamente identiche?
FIG. 4 Nel primo caso, quando il diaframma è più aperto (f/4), la persona col cappello risulterà a fuoco. E' ovvio! E' su di essa che è stata regolata la messa a fuoco! In realtà anche una persona più avanti e due più indietro risultano a fuoco, mostrando così che la nitidezza non riguarda solo la persona col cappello, ma uno spazio di un paio di metri in cui si trovano ben quattro persone. Questo spazio si chiama campo focale e può essere definito come segue: si chiama campo focale l'area in cui tutti i soggetti fotografati risultano a fuoco. FIG. 5 Nel secondo caso, quando il diaframma è più chiuso (f/16), la persona col cappello risulta ancora a fuoco, ma questo ce lo aspettavamo. La differenza ora consiste nel fatto che le persone che risultano nitide sono molte di più: ce ne sono ben nove invece di quattro soltanto. Anche questa volta abbiamo un campo focale, ma risulta molto più ampio. Abbiamo cioè una maggiore profondità di campo: si chiama profondità di campo l'ampiezza del campo focale. In pratica abbiamo scoperto una regola utile che potrà aiutarci nel risolvere molti problemi di messa a fuoco: usando valori bassi del diaframma (1.4, 2, 2.8, 4), cioè diaframmi aperti, avremo una scarsa profondità di campo, mentre usando valori alti del diaframma (11, 16, 22, 32), cioè diaframmi più chiusi, avremo una grande profondità di campo. Se vogliamo fare fotografie in cui la messa a fuoco risulta impeccabile, oltre a mettere a fuoco il soggetto che ci interessa, ricordiamoci di usare diaframmi molto chiusi, otterremo nitidezze veramente eccellenti. Anche se, naturalmente, l'uso di diaframmi chiusi ci costringerà ad utilizzare tempi di esposizione molto più lunghi e, forse, renderà indispensabile l'uso del cavalletto per evitare le foto mosse.
Ora, non è detto che un fotografo voglia sempre mettere a fuoco tutti i particolari dell'immagine, pertanto non è detto che sia sempre preferibile l'uso di diaframmi chiusi. Se torniamo a considerare le fig. 1 e 2 ci rendiamo conto che, nella prima delle due, il vantaggio di avere tutti i particolari a fuoco si traduce nello svantaggio di appiattimento che non aiuta l'occhio a percepire le distanze fra gli oggetti. Nella seconda foto lo svantaggio di avere alcuni particolari sfocati si traduce nel vantaggio di aiutare l'occhio a percepire lo "spessore" dell'immagine, ovverosia il fatto che in essa sono ritratte cose vicine ed altre molto lontane. Osseriamo questa fotografia: La sua bellezza consiste nel fatto che il soggetto principale, la ragazza, appare nitido ma è situato in un ambiente sfumato, in cui tutto appare sfuocato. Ciò permette di isolare il soggetto dal resto e di renderlo molto suggestivo. Per ottenere questo effetto il fotografo ha cercato di mettere bene a fuoco la ragazza, ma ha usato un valore del diaframma piuttosto basso (diaframma aperto). In quest'altra fotografia, invece, ... ... sia il manichino vicino che quello lontano risultano ben nitidi, ciò è stato possibile grazie all'uso di un valore alto del diaframma (diaframma chiuso).
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