. Messaggio agli studenti di David Donnini
Dedico questo messaggio a tutti i miei studenti: a coloro che hanno ancora da trascorrere un anno o due nella scuola, ma particolarmente a quelli che stanno per lasciare la scuola e per avviarsi sulla loro strada della vita adulta.
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Kari ragaxxi, se non ve ne siete accorti c'è il sole... Lo so, è un discorso strano, ma ora cercherò di spiegarmi meglio di come noi profi facciamo di solito. Voi studiate, o avete studiato, per inserirvi nel mondo degli adulti. Il vostro futuro è quello di produrre, organizzare, vendere, dirigere, insegnare, assistere, divertire, guarire... o forse anche quello di sfruttare, rubare, ingannare, mentire... magari a voi stessi. Ciò che desidero darvi è uno stimolo alla riflessione sul mondo degli adulti, nel quale dovrete presto collocare la vostra vita, e verso il quale esprimete, mescolando entusiasmo, scetticismo e ingenuità, i vostri sentimenti di critica e di protesta. Se c'è una cosa che mi preoccupa, dal momento che i miei figli hanno una età simile alla vostra (18 e 22), è la consapevolezza che il mondo adulto nella sua globalità, il quale pretende da voi serietà, onestà, competitività, maturità e preparazione, è una via di mezzo fra un pessimo maestro (che insegna molto di ciò che non sa o in cui non crede affatto) e un individuo afflitto (che ostenta una salute e una sicurezza che gli sono completamente estranee). Il mondo dei "grandi" è molto malato. Esso, lentamente e inesorabilmente, rovescia il suo male e il suo veleno su di voi, trascinandovi là dove certamente non vorreste andare, se solo sapeste. Questo mondo, come mai prima d'ora nella storia contorta e complessa del genere umano, sta compiendo... uno scellerato scambio di valori...e sta accettando, per tanti motivi di convenienza, che la logica del mercato e quella del profitto, la loro etica, le loro ragioni, le loro priorità, si pongano al vertice di ogni altro valore e siano il metro predominante con cui si misurano le cose, si giudicano, si decidono, si organizzano. Ancor peggio: a cui tutto il resto diventa secondario. La stessa morale è piegata ai valori del mercato. Infatti, se coloro che appartengono alla generazione che vi ha preceduto hanno avuto difficoltà a parlare di sesso e ad esprimere serenamente la loro sessualità, a voi, al contrario, è presentato un ambiente libertino e disinibito. Ma purtroppo ciò non è dovuto ad un approccio maturo ed intelligente alla nostra sfera istintiva, ma solo al fatto che la pubblicità e il commercio hanno deciso di trarre giovamento da una falsa liberazione del sesso, in cui... la donna continua peraltro a rimanere un semplice oggetto...e l'uomo il target di un marketing che ha scoperto le potenzialità economiche offerte dagli istinti. Di fronte a ciò, il puritanesimo, che non era certo il massimo della maturità, ha comunque ceduto il passo, e il senso del pudore è stato archiviato insieme ad altri presunti inutili vecchiumi. Anche la politica, la cultura, lo sport, la solidarietà, la pietà e talvolta persino la spiritualità, hanno acquistato un posto secondario rispetto ai valori del mercato, o sono strumentalizzati in un disegno ipocrita che ha, come fine reale, solo il raggiungimento della "cifra": in termini di denaro, di audience, di consenso. Quando mai, in un mondo di autentici valori, si farebbe show televisivo, all'ora di cena, con gli orrori della guerra? In una forma così palesemente asservita alla logica della audience e funzionale ad un business misto: quello dei mass-media in cerca di massimi livelli d'ascolto, quello della politica pilotata in cerca di consensi, quello dell'industria bellica che trasforma i massacri e i genocidi in performances da formula uno, quello della tecnologia in cerca di standard di efficienza sempre più competitivi. Quando mai, in un mondo di autentici valori, ogni bambino avrebbe la possibilità di osservare, al semplice click di una tastiera, le immagini esplicite delle più consumate porno star internazionali e dei loro degni compari, subendo così brutalmente il primo disincanto di fronte al sesso esibito, di cui egli non ha ancora la possibilità di comprendere nemmeno gli aspetti più elementari? Quando mai, in un mondo di autentici valori, si condurrebbero comunque i campionati sportivi, nelle condizioni previste e calcolate in cui bande di ubriachi, di esaltati e di teppisti, possono impadronirsi della vita civile di un paese, saccheggiando, distruggendo, seminando danni e macerie sul loro cammino di vandali orgogliosi della propria barbarie? Quando mai, in un mondo di autentici valori, si continuerebbero a inventare lotterie e a distribuire premi da capogiro, che promettono le ricchezze più smodate e alimentano l'adorazione per il mito dell'opulenza, senza alcun rispetto per la umiliante miseria di milioni di persone che crepano di fame, o ad invitare anche i più semplici lavoratori ad iniziarsi all'unica attività che può sfacciatamente creare un reddito senza creare, nel frattempo, alcuna ricchezza: il gioco azionario? Quando mai, in un mondo di autentici valori, si dedicherebbe solo l'attenzione di uno sbadiglio distratto ai grandi e urgenti problemi planetari: 1 - la distruzione della biosfera e degli equilibri climatici, 2 - l'esplosione demografica, 3 - la conflittualità etnico-religiosa, 4 - la disomogeneità economica.Quando mai tutto questo? Se non perché l'interesse del mercato, la sua ragione, la sua ideologia, la sua morale, e persino la sua religione, hanno conquistato un posto esclusivo e prioritario in un concetto della civiltà umana che ha relegato tutto il resto in cantina, nella soggezione all'unico vero totem e idolo di fronte al quale l'umanità è prostrata: il potere finanziario... il vero dio che tutto crea e muove.Un tempo, e per tutto il cammino passato dell'umanità, i giovani erano contraddistinti da un tratto che era giustamente considerato intrinseco alla loro condizione: il fatto di non poter fare a meno di esprimere un certo grado di idealismo, di aspirazioni utopiche e di velleità rivoluzionarie. Le opere giovanili di tutti gli scrittori, i poeti e gli artisti di tutti i tempi rivelano questa inclinazione. Al contrario, il mondo di oggi, lungi dall'aver concretizzato quel regime di democrazia e di libertà che talvolta si crede in vigore, ha realizzato un sistema quasi occulto di manipolazione della psicologia collettiva e di ottenimento del consenso, in conseguenza del quale gli stessi giovani hanno perso, almeno apparentemente, buona parte della loro tendenza naturale al pensiero utopico e alla velleità rivoluzionaria. Oggi, nei paesi dell'occidente industrializzato, il consenso non è il frutto di un regime di polizia e di un sistema di costrizioni violente. Ma i giovani percepiscono (in modo più intuitivo ed inespresso che razionale ed esplicito) che non esiste spazio alternativo al fatto di cercare un inserimento acritico in questo sistema; che non ci sono strade diverse da quelle tracciate dal sistema economico e sociale in cui si trovano forzatamente inseriti; che la scuola, la famiglia, l'ambiente, premono inesorabilmente verso un inserimento obbligato nei modi e nei contenuti, il quale implica innanzitutto un presupposto: che il sistema debba essere accettato così com'è, che non possa essere contestato realmente. In pratica il sistema relega il dissenso verso forme surrogate le quali, alla fin fine, fanno da semplice valvola di sfogo o, addirittura, rientrano negli stessi interessi economici (il tifo sportivo di massa, il fanatismo verso le rock star, le mode nell'abbigliamento...). Talvolta la valvola di sfogo passa attraverso piccole illegalità: lo spinello, i graffiti sulle mura dei palazzi o le fiancate dei treni, i motorini truccati, le pericolose volate a 140 km orari sulle strade statali, il frastuono dell'autoradio nelle ore piccole della periferia cittadina... La sensazione, perlopiù inconsapevole, di non avere spazi reali di dissenso concreto, di aspirazione idealistica, di volontà rivoluzionaria, di libertà nel determinare e nell'esprimere la propria personalità al di fuori dei canali prefabbricati dal sistema, è simile alla sensazione di essere rinchiusi in uno sgabuzzino stretto in cui non si possono compiere altro che due o tre azioni prestabilite: una specie di carcere mentale, una camicia psichica di forza, una mummificazione della libertà interiore. Molti di quelli che hanno voluto sbrigativamente sbarazzarsi di questi limiti, e che hanno adottato soluzioni troppo facili, sono finiti in uno dei terribili meandri della emarginazione nera, nella quale ci si trova come i dannati dell'inferno e non si riesce ad uscire se non in casi molto rari. Da questa... restrizione sistematica degli orizzonti...nasce il vero disagio giovanile. Di cui molto si parla, molto si discute; su cui molto si crede di fare con interventi che spesso hanno solo un carattere palliativo. Si inneggia all'uso del profilattico (in un contesto ancora impreparato, perché erede di un forte retaggio puritano). Si recitano numeri e statistiche sulla droga e sui suoi effetti (ma i giovani che hanno "inciampato" nello spinello vengono trattati a suon di denunce all'autorità giudiziaria, facendone così dei criminali schedati). Si parla dei danni del fumo e dell'alcool. Si fanno campagne sulla buona alimentazione e sul giusto comportamento stradale. Sono tutte cose buone che nessuno potrebbe oggettivamente criticare, se non per un fatto: che cosa hanno a che fare con la natura di fondo del disagio giovanile? Il paradosso che le caratterizza è quello che, al di là della loro utilità indiscussa, esse sono capaci di offrire soltanto una scusa alla coscienza del sistema, perché i problemi non si risolvono sintomaticamente, andando a tamponare via via i loro effetti, ma con un intervento mirato sulle cause originarie. Altrimenti si fuorvia la reale individuazione del problema e si lasciano i giovani nel pieno del loro disagio, come naufraghi su un gommone in mezzo all'oceano; ai quali è stato dato, a titolo di consolazione, un kit di sopravvivenza consistente in una bussola, un coltello svizzero multifunzionale e qualche galletta energetica. "E mó so' c... tuoi!" risulta essere, alla fin fine, la filosofia ultima del sistema. C'è, a mio modesto parere di insegnante di provincia, un solo modo in cui può essere pensata una soluzione sostanziale del disagio giovanile: è necessario riaprire gli orizzonti che il sistema ha inesorabilmente ristretto. La strada da percorrere si chiama coraggio e fantasia e consiste nel recuperare gli stimoli interiori all'ambizione idealistica, alla velleità rivoluzionaria, alla libertà di determinazione e di espressione della propria personalità. E' necessario... uscire da quello sgabuzzino. Intendiamoci: non c'è niente di più difficile. Se aspettiamo ancora un po' diventa del tutto impossibile. Per qualcuno è già impossibile. E allora, come si fa? La caratteristica di certe rivoluzioni è stata, ed è tuttora, quella che alcuni (i presunti buoni di tutte le fiabe) volevano punire e cambiare gli altri (i presunti cattivi). Per i ... marxisti...i buoni sono i lavoratori e i cattivi sono i padroni. Per gli... integralisti...i buoni sono i seguaci della dottrina e i cattivi sono gli infedeli e i non ortodossi. Per i... razzisti...e i nazionalisti i buoni sono quelli che hanno la stessa pelle e parlano la stessa lingua e i cattivi sono i diversi. Per i... neoliberisti...i buoni sono quelli che credono nella qualità prioritaria e indiscutibile dell'iniziativa privata e i cattivi sono quelli che credono di doverla tenere sotto controllo. Per i... moralisti...i buoni sono quelli che considerano gli istinti naturali come un'espressione del male e i cattivi sono quelli che non si vogliono reprimere. Tutte le rivoluzioni e le controrivoluzioni che hanno visto, di volta in volta, la vittoria dei buoni o dei cattivi, hanno cambiato solo le esteriorità del mondo, ma hanno lasciato pressoché inalterata la sostanza. Tant'è vero che questo nostro mondo occidentale industrializzato, sempre più simile, nelle apparenze, ad una specie di grande parco dei divertimenti, è invece, soprattutto per i giovani, sempre più simile all'ora d'aria concessa ai detenuti di un supercercere di sicurezza: camminate in fila, godetevi la passeggiatina e rientrate nelle vostre celle senza creare problemi. Perché ciascuno di noi ha la sua cella, pulitina, garbatina, con la televisione, lo stereo, l'abat jour, i poster alle pareti... ma pur sempre una cella, in un mondo che è una galera, o una caserma, nel quale bisogna stare buoni e filare per il verso giusto. Qual'è allora l'unica rivoluzione possibile, che abbia qualche speranza di cambiare le cose e di offrire uno spazio di liberazione ai giovani? Risposta: l'unica rivoluzione che finora non è mai stata fatta: la rivoluzione interiore.Mi verrebbe da darle un nome ridicolo ma significativo: "la rivoluzione delle anguille". Essa, infatti, consiste nel maturare una condizione di libertà interiore tale da trasformare la persona in una anguilla scivolosa ed inafferrabile. Così da poter sfuggire alla presa del sistema che ha bisogno di trasformarci tutti (e ci sta riuscendo perfettamente) in pedine, fanti, torri, alfieri, cavalli... di uno scacchiere in cui si gioca la grande partita del mercato globalistico, caratterizzata dalla... totale assenza di un autentico umanesimo del futuro,...in cui le logiche della produzione e del commercio saranno prioritarie rispetto a quelle della vita individuale dei singoli soggetti, della loro cultura, della loro crescita umana, persino... della loro spiritualità.Duemila anni fa, una delle personalità più sconosciute della storia del genere umano, tal Jeshu ha Nozri, disse: "Non è l'uomo per il sabato, ma il sabato per l'uomo". Fu fatto fuori una prima volta: incoronato di spine e inchiodato su un legno. Fu fatto fuori una seconda volta: vestito di leggenda e ridotto ad una fiaba, che è tanto bella quanto fasulla. Riflettiamo meglio sui meccanismi del nostro moderno "sabato" (le ragioni dell'economia di mercato): per vendere meglio è necessario rivolgersi non al target elitario, che può produrre profitti limitati, ma al target della grandissima massa, che ha domande più elementari, che è fortemente sensibile alla logica dei prezzi convenienti piuttosto che a quella della qualità, che ha una cultura più modesta, che è maggiormente sensibile al condizionamento pubblicitario, che è succube dei miti della ricchezza e dell'opulenza, che è - diciamolo chiaro e tondo - più ignorante e sprovveduta. La conseguenza di ciò è una spaventosa involuzione della qualità globale della produzione; ovviamente non in senso tecnologico ma, si faccia bene attenzione, in senso umano. Noi stiamo vivendo una drammatica caduta a picco della filosofia di fondo della produzione, e con essa dei modelli di comportamento e dei livelli di soddisfazione e di crescita culturale e spirituale. La conseguenza di ciò è, ancora, la caduta a picco del livello etico, la svendita del pudore, la subordinazione della morale, la commercializzazione del sesso, la riduzione del valore stesso della vita al contrario della sua crescita.Infatti bisogna manipolare geneticamente gli esseri viventi, bisogna inquinare, bisogna distruggere, bisogna produrre armi e attizzare guerre, bisogna sacrificare i poveri del pianeta, gli inutili al sistema, allontanandoli sempre più da qualunque possibilità di riscatto della loro condizione di miseria inesorabile, bisogna disseppellire dal passato la tratta degli schiavi e reinventare la casta dei paria metropolitani. Il discorso sembra essere uscito fuori dalla sua traccia iniziale: dalle ragioni del disagio giovanile sembra arbitrariamente deviato verso considerazioni etiche e sociali di portata più generale. In realtà, non c'è niente che intrappoli la gioventù più di ciò che intrappola il genere umano nel suo complesso e... lo riduce a bestiame da mungitura...chiuso nei recinti del pascolo e da governare nelle stalle del business globale. I giovani sono a disagio nella misura in cui vivono inconsapevolmente il conflitto fra il desiderio di crescere come la loro carica di vitalità dall'interno tende istintivamente ad indirizzarli e la necessità di crescere come il sistema dall'esterno li vuole allevare. I giovani sono a disagio perché in un angolo della loro mente, non del tutto inconscio, sanno che un qualcuno dai contorni mascherati li vuole imbrogliare, spacciando il recinto del bestiame per paradiso del benessere. Che cosa devono fare i giovani? Gridare? Trasgredire? Insorgere? Sfasciare? Riesumare il '68? Le rivoluzioni piazzaiole, armate, le lotte interclassiste, le crociate integraliste, le intifade, le insurrezioni del pueblo unido, sono già state fatte, le loro stagioni sono già trascorse, i loro frutti sono già stati raccolti e, spesso, non sono risultati dolci come atteso, ma acerbi, amari, immangiabili. Non c'è dunque più rivoluzione da compiere? Certo che c'è, ma si tratta di capire prima... dove...poi... quando...poi... come...e, naturalmente... perché.1 - Dove? Nell'unico spazio dove si annidano le vere catene del potere, dove si trovano i veri recinti, dove si trova il vero bivio fra libertà e reclusione... nella nostra mente...e, se mi sarà concesso... nella nostra anima.2 - Quando? ora, subitissimo!3 - Come? attraverso la conoscenza di sé stessi...lo sapevano già i greci, Pitagora, Socrate, ma anche Buddha, Lao Tse, Gesù, Gandhi, Mary Poppins... mentre Preti, Profi, Politici, Padroni e Poliziotti... qualche volta se lo dimenticano. 4 - Perché? per diventare umani...che vivono una vita umana, in un mondo umano. Evitare di essere trasformati nel bestiame da mungitura, che il sistema vuole farci diventare, non è possibile semplicemente urlando banali slogan nelle piazze contro presunti nemici, o praticando sciocchi vandalismi, ma maturando una nuova coscienza personale che non sia il prodotto della pubblicità, dei mass-media, del confronto con gli altri, dei luoghi comuni circolanti. Tutto ciò è possibile solo riscoprendo... la natura autentica del nostro essere e dei nostri bisogni ...di quelli reali e non di quelli falsi e indotti. È possibile imparando ad elaborare strategie di soddisfazione di tali bisogni che siano indipendenti dai modelli di comportamento proposti dal mercato e dai suoi persuasori. Senza maturare un'idea corretta di ciò che noi siamo, saremo facili prede di coloro che ci vogliono... produttori-audience-consumatori...invece che entità integrate di... corpo-mente-spirito.È così, kari ragaxxi, kome forse anche qualcuno dei vostri profi ha cercato di farvi kapire. E quando voi giudicate la scuola, non fatelo semplicemente valutando se i profi vi sembrano stronzi, se le lezioni vi sembrano noiose, se le materie vi sembrano inutili. Fatelo soprattutto valutando se scuola, profi e programmi, vi sembrano finalizzati a farvi maturare come espressioni libere e complete di corpo, mente e spirito o, piuttosto, se i profi vi restituiscono la repressione che hanno subito nella loro gioventù, finalizzata a trasformarvi in un bestiame supino di produttori, audience e consumatori, di cui loro stessi fanno parte, nonostante l'abito cattedratico che maschera il campanaccio al collo. Nel primo caso... beh, studiate ragaxxi, studiate... Ma, nel secondo caso... beh, cari ragaxxi, prendete il coraggio a mani nude, risvegliate la vostra energia, rizzatevi sui vostri piedi, sollevate le vostre braccia, alzate con coraggio le vostre fronti e, dopo avere riempito i vostri polmoni... C A N T A T E ... Non vogliamo più morire da vivi, credendo che questa sia l'educazione e la maturità. Non vogliamo più fare la guerra contro persone che, come noi, desiderano amare ed essere amati. Non vogliamo più farci convincere che otto ore di lavoro sono poche, con la scusa che bisogna essere competitivi. Non vogliamo più metterci in fila, il sabato pomeriggio, sulle scale mobili del centro commerciale, pensando che questo sia il benessere. Non vogliamo più contentarci di quindici giorni di ferie l'anno, perché a noi non basteranno meno di 365 giorni l'anno di... ... VERA VITA DA VERI UMANI! Buongiorno ragaxxi! Fuori c'è il sole! Visibile o nascosto dalle nuvole, non importa. C'è e basta! Vostro David Donnini, profe inquieto, ma senza campanaccio |