Ne è passato di tempo da quando nel lontano 1908 (ma secondo alcuni addirittura alla fine dell'Ottocento) 129 donne, dopo aver chiesto un aumento di salario, furono rinchiuse dentro la fabbrica tessile di New York in cui lavoravano e morirono carbonizzate in un incendio probabilmente doloso.

Ogni 8 marzo, inizialmente negli Stati Uniti e pian piano allargandosi in tutta Europa, viene commemorato quel rogo; nella data dell'anniversario è stata istituita la festa della donna, per simboleggiare il riscatto e la liberazione della donna nei confronti dell'uomo.
Se questa negli anni '70 era un'occasione per parlare di tematiche importanti quali le violenze sessuali, le discriminazioni nel mondo del lavoro, la prevenzione di malattie come il cancro al seno e l'anoressia (ma non solo, si parlava anche di cinema, letteratura, arte, ovviamente tutto al femminile), con il tempo il vero significato di questa ricorrenza è andato in massima parte perduto, perché la grande maggioranza delle donne approfitta di questa giornata per uscire da sola con le amiche per concedersi una serata diversa, magari all'insegna della "trasgressione".

E' una tradizione tutta italiana, invece, quella di donare la mimosa in occasione di tale ricorrenza. Proprio a Roma, infatti, le donne italiane decisero di trovare un fiore che potesse garantire riconoscibilità alla festa. E la mimosa si adatta perfettamente a questa esigenza, in quanto fortemente simbolica: è tra i primi a fiorire a primavera (segno della rinascita, dopo il buio invernale) ed ha una forma a grappolo che ricorda la famiglia (di cui la donna è il centro).