Il SS. Salvatore

fra storia e leggenda

Come e quando, a Montella, abbia avuto origine il culto del SS. Salvatore resta incerto e imprecisato, salvo il fatto che esso risale, all'incirca, al XV secolo.

In precedenza si sa dell'esistenza di un a chiesetta, dedicata al Salvatore, che si trovava alla contrada Prati, tra Montella e Cassano, frequentata dalle popolazioni della Serra e chiamata, per l'appunto, S. Salvatore in Prato e che, più tardi, divenne sede di Parrocchia.1

Verso il 1500, per ragioni di sicurezza, la popolazione della contrada Prati si trasferì nell'abitato di Montella e la chiesetta, abbandonata, presto andò in rovina.2

La statua del Salvatore fu trasferita nella piccola cappella di S. Elia che si ergeva nei pressi del Ponte del Mulino, chiamato anche Ponte della Lavandaia.3

A questo punto la storia si mescola alla leggenda: si narra che in questa piccola cappella, dinanzi alla statua del Salvatore, ardeva una lampada votiva che, come tutte le lampade dell'epoca, era alimentata con olio.

Ma alcuni ragazzi, che stavano a guardia dei porci, rubavano l'olio della lampada, anche se questa, miracolosamente, continuava ad ardere, per questo la statua fu trasferita nella cappella della SS. Trinità, sulla vetta del monte S. Elia.

Una diversa versione del racconto vuole che i vari trasferimenti della statua siano avvenuti per proteggerla dalle molestie che i ragazzi, addetti alla guardia dei maiali, gli davano: prima prendendola a sassate, in località Prati, poi con eguali molestie al Toppolo del Mulino.4

La statua sparì dalla cappella e fu miracolosamente ritrovata in località Trucini, ma anche in questo luogo subiva le molestie dei ragazzi ed il furto dell'olio della lampada votiva5 per cui, stanca delle continue molestie, la statua si rifugiò in cima alla montagna, che, a quell'epoca, era un luogo isolato ed irraggiungibile data la mancanza di strade.6

Questa la leggenda: la storia, invece, ci tramanda che la cappella posta sul monte Sant'Elia fu costruita nella seconda metà del 1400 e che questa era dedicata alla SS. Trinità.

Quando la cappella esistente in località Prati venne abbandonata, la statua del Salvatore fu trasferita al Toppolo del Mulino e, quando anche la cappella esistente in quel luogo andò in rovina, la statua fu trasferita nella chiesetta che già esisteva sulla sommità del monte (1541-1561) e, da quel momento, sia la chiesetta che il monte, presero il nome di SS. Salvatore.

Purtroppo della statua originale non restano tracce, né si conosce l'autore di quella attuale, che fu costruita nell'anno 1715.

Una curiosa storia racconta che nel 1745 essa fu colpita da un fulmine e che fu ritrovata, in piedi, dietro la porta della chiesetta con una lividura sul lato destro della fronte; lividura che non è stato più possibile cancellare anche nei successivi restauri (nel 1834 da Felice delli Bovi ed Erminio Trillo e successivamente, nel 1905 e nel 1906).

Comunque, la svolta decisiva, nella storia del nostro Santuario, si ebbe nell'anno 1779.

Già dall'autunno dell'anno precedente, Montella era stata colpita da una tremenda siccità e lo spettro della fame si faceva sempre più vicino.7

Si era ormai al mese di maggio ed ancora non era caduta una sola goccia d'acqua.

La popolazione, sempre più preoccupata per il proprio futuro, non aveva altra alternativa che rivolgersi a Dio con suppliche e preghiere, ed, infatti, scalzi, con corone di spine e flagellandosi, i montellesi portarono il SS. Sacramento in processione per le vie del paese.

Ma tutto ciò fu inutile così come inutili furono le suppliche e le preghiere rivolte ai Santi Giovanni e Paolo di Montemarano, a S. Maria della Libera ed alla Madonna della Neve.

La sera del 25 maggio qualcuno suggerì di rivolgersi al SS. Salvatore e si pensò di portarlo in processione per le vie del paese.

Ma vi era una grossa difficoltà: mancava la strada per poter mettere in pratica questo desiderio poiché l'unico accesso alla chiesetta, posta sulla cima del monte, era uno stretto ed impervio viottolo.

Comunque a tutto vi è rimedio; la mattina dopo circa 300 persone, armate di fede e buona volontà, iniziarono ad allargare il sentiero.

All'ora del pasto, quei pochi che si erano portato un tozzo di pane, lo divisero con quelli che non ne avevano avuto la possibilità e, fra la meraviglia generale, tutti mangiarono a sazietà ed addirittura ne avanzò.

Un simile prodigio si verificò quando, recatisi ad attingere acqua da bere ad una piccola cisterna che si trovava nei pressi della cappella, si accorsero che essa conteneva una modestissima quantità d'acqua, ma tutti bevvero a sazietà e l'acqua della cisterna, invece di esaurirsi, aumentò di molto il suo volume.8

Il 28 maggio, finalmente, la statua del Salvatore fu portata, a spalla, giù nel paese e fu collocata nella Chiesa Madre, fra quella di S. Maria della Libera e quella di S. Rocco.

La gente, specie dopo gli eventi miracolosi che si erano verificati, pregò con fede e con grande speranza e, finalmente, dopo tanti mesi di siccità, la sera del 3o maggio, giorno che quell'anno era consacrato alla SS. Trinità, sul territorio di Montella cadde una copiosa pioggia.

La statua restò nel paese fino al 27 giugno, quando una folla innumerevole riportò la statua del Salvatore nella sua chiesetta montana.

Intanto, la notizia degli eventi miracolosi che si erano verificati, aveva raggiunto le più lontane contrade e moltitudini di pellegrini cominciarono ad accorrere da ogni dove e i miracoli andarono moltiplicandosi.

Dopo questi avvenimenti il popolo entusiasta decise di ampliare l'antica chiesetta9 e così, l'anno successivo, si cominciarono i lavori per edificare una chiesa più degna di ospitare la miracolosa statua del Salvatore10 e che da allora fu voluta Santuario.

Poiché i lavori per la costruzione della nuova chiesa ebbero inizio verso la fine dell'anno, a causa dell'inverno, furono sospesi e quindi ripresi nella primavera successiva.

Un fatto alquanto curioso si narra circa l'acquisto dell'altare: nel 1789 la nuova chiesa era stata completata, ma mancava di un degno altare, e così si iniziò una raccolta di fondi per poter sopperire a tale carenza.

Quando si ritenne di aver raggiunta la somma sufficiente (500 ducati) alcuni montellesi si recarono a Napoli per provvedere all'acquisto, ma il marmolaio chiedeva il doppio della cifra disponibile.

Discutendo del più e del meno, i nostri paesani, appresero che la moglie dell'artigiano versava in gravi condizioni di salute, e, senza pensarci due volte, in cambio dell'altare, offrirono, oltre ai 500 ducati, la grazia da parte del Salvatore.

La grazia fu concessa e l'altare fu portato a Montella.

Nel 1782 furono costruiti tre archi davanti all'ingresso della chiesa e, nel 1787, la chiesa fu abbellita con stucchi ed intonaci.

Questi ultimi lavori durarono tre anni e furono eseguiti dagli artisti Francesco Forte e Confuorto Bonaventura.

Nel 1783 furono fuse, su al Santuario, due campane: una di 20 cantari (circa 18 q.) ed una di 8.11

La campana grande, nel 1799, al tempo della Repubblica Partenopea, per paura che i francesi la fondessero per costruirne cannoni, fu posta sul campanile della Chiesa Madre (ove è tuttora), mentre la piccola si ruppe nel 1845 e con il suo bronzo e con l'aggiunta di altro, fu fusa una campana di 22 cantari per opera di Fiore Tarantino di S. Angelo.

Negli anni successivi più volte si sono fatti ampliamenti, restauri ed ammodernamenti al Santuario che ora si presenta imponente e maestoso sulla vetta del monte, quasi a dominare e proteggere Montella e l'intera vallata.

 

NOTE: (per tornare al testo fare clic sul numero della nota)

1.

La Parrocchia di S. Salvatore in Prato fu fusa con quella della Collegiata (S. Maria del Piano) nel 1515 e, da un documento notarile del 1561, risulta che, in quell'anno, la chiesa del casale Prati non esisteva più. La chiesa, con molta probabilità, era ubicata in località Monticchio, fra la linea ferroviaria e il ponte dei Cannavali. Del casale Prati si hanno notizie già dal 689, allorché Teodorada dona al monastero di S. Benedetti di Benevento tutti gli abitanti del "casale Prati di Montella"

2.

Questo casale, molto probabilmente, fu abbandonato del tutto dopo la peste del 1656-57, quando, decimato dei suoi già scarsi abitanti, i pochi superstiti preferirono trasferirsi in un'altra zona di Montella (forse Laurini).

3.

Un'antica diceria popolare vuole che una bella lavandaia fu prima sedotta e poi fatta precipitare, nelle acque del fiume Calore, dal suo seduttore che, così, voleva evitare le responsabilità di una paternità. Sempre secondo questo racconto, da allora, di notte, intorno all'acqua, si aggira il fantasma della povera giovane.

4.

Località nei pressi del Ponte della Lavandaia.

5.

Ancora oggi, a Montella, si usa dire: "Stai com'à la lampa ra lo Salvatore" per indicare una persona che è "al verde".

6.

La strada attuale fu costruita tra il 1932 ed il 1938.

7.

A quei tempi le comunicazioni non erano come ora e, in caso di siccità, la carestia era un pericolo reale e grave che poteva mietere molte vittime. Basta osservare ciò che succede nei paesi del Terzo Mondo.

8.

Nei giorni successivi si calcolò che fossero stati prelevati dalla cisterna più di 1.000 barili d'acqua. (cifr. "Montella e il Santuario del SS. Salvatore" - Ed.ce Laurenziana - NA - 1979).

9.

La primitiva chiesetta, denominata "Cappella eremitica", era lunga circa m. 3,5 e larga m. 3,7 e, adagiata al suo fianco, vi era una costruzione a due piani.

10.

Nel 1780 (30 luglio), nella Chiesa Madre, fu posta una copia in argento della statua originale; nel 1892, in piazza Bartoli, fu collocata una statua di marmo, opera dello scultore Evaristo Giandominici di Napoli; un'altra statua del Salvatore è collocata all'interno della Villa De Marco.

11.

Il "cantaro" è un'antica unità di misura corrispondente a Kg 89,1.