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L'ultimo
atto dopo una settimana di festeggiamenti per lo
scudetto. Ritardato il concerto per problemi di sicurezza
Alle
23 lo strip tease della Ferilli
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ROMA - Un fiume di persone. Un fiume
placido, che avanza a passo d'uomo e si tuffa dentro il grande lago
scavato tra l'Aventino e il Palatino. Ecco l'immediata vigilia della
festa scudetto della Roma - Antonello Venditti canterà dalle 20, la
Ferilli si spoglierà alle 23 - a metà pomeriggio non è più una
festa, è un evento naturale, un'inondazione pacifica. Alle 16,30
gli organizzatori provano a contare cinquecentomila persone, ma dopo
un'ora le statistiche vanno in tilt. Sono almeno ottocentomila,
saranno novecentomila quando si tufferà dentro la spianata del
Circo Massimo il corteo che sta seguendo i carri in stile Carnevale
dopo la sfilata al Colosseo. Poi saranno un milione. Arrampicati
ovunque, sui lampioni e sulle rovine, e gli organizzatori chiedono
più sicurezza sennò il concerto non può incominciare.
Il colpo d'occhio è un corpo unico, con il giallorosso a chiazzare
le schiene, le pance, le facce della gente. E' un picnic mostruoso:
ci sono famiglie intere, dalle nonne ai nipotini, accampate dalla
notte. Hanno le ghiacciaie per tenere fresca l'acqua e hanno
ombrelloni per ripararsi dal sole. E' un rave party, con molti
ragazzi che hanno dormito qui dopo essere stati a Testaccio, un
after hour come nemmeno a Riccione o a Berlino per la Love Parade.
E' uno stadio enorme senza tribune e senza striscioni offensivi,
vince l'ironia: "Sabrina è mejo del Viagra". E' tutto e
il contrario di tutto, questa pazza giornata.
Dal palco lo speaker urla senza fermarsi mai: trasmette al gigante
umano dalle mille teste che sta sotto di lui, gli ordini dei vigili
del fuoco, della polizia e di tutti gli altri che cercano di tenere
la festa dentro i binari della civiltà. A preoccupare è un gruppo
di giovani a cavallo di un muraglione pericolante: vengono invitati
a scendere, vengono prima applauditi, poi minacciati, alla fine
capiscono e trovano un altro punto d'osservazione. Sotto il palco e
tutto attorno alle transenne gli uomini e le donne della Croce Rossa
lavorano a ritmi da catena di montaggio: "E' come il Primo
maggio a San Giovanni, anzi è molto di più. Non ho mai visto una
cosa così", dice uno di loro con un filo di voce, quella che
gli resta.
Sulle strade attorno al grande prato spelacchiato il fiume continua
a scorrere lento, ma implacabile. Una coppia di turisti tedeschi è
intrappolata, marito e moglie di mezza età non capiscono dove sono
finiti e chiedono con aria smarrita ad un poliziotto: "What's
happening", cosa sta succedendo? Cosa succede? Succede che
adesso un milione di persone è dove in teoria non potrebbe essere:
miracoli di questa cerimonia popolare, che sbaraglia le leggi della
fisica. Della logica.
Alle 17.21 si affaccia sul palco Antonello Venditti, benedice la
folla. Sembra il Papa, questa "è la più grande festa laica
della storia" aveva detto ieri. E' il Giubileo dei romanisti e
non solo. Il cantautore ripete gli inviti alla calma, ringrazia i
tifosi e inizia le prove del concerto. La gente applaude come se
fosse già il concerto vero. Poi, dopo un'ora, riparte la musica da
disco e quella blues.
Il sole dà un po' di tregua. Passano le ore. Quando i raggi sono in
orizzontale, Antonello Venditti inizierà a cantare: sono le prime
note di Modena, una delle sue più belle canzoni, è l'inizio della
serata. Aspettando i giocatori della Roma e Sabrina, non
necessariamente in quest'ordine.
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