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MUSICA E INTELLIGENZA SPAZIO-TEMPORALE

L’ <<effetto Mozart>> è in grado di far risaltare, migliorando, le abilità cognitive dell’individuo, attraverso lo sviluppo del ragionamento spazio-temporale.

Dobbiamo prendere atto che, a prescindere dai gusti, la musica di Mozart rilassa, migliora la percezione spaziale e permette di esprimersi più chiaramente, comunicando sia col cuore che con la mente; inoltre le aree creative del cervello vengono stimolate dalla melodia e dal ritmo del grande compositore.

Attraverso la musica mozartiana si può aiutare a sviluppare, a compensare, a restituire carenze dovute a danni: le parti indenni del cervello hanno riserve dalle quali l’organismo può ricavare questi elementi sostitutivi.

Inoltre, nel mondo contemporaneo la musica rappresenta un sistema di comunicazione ed un linguaggio di grandissima diffusione e, soprattutto, <<music is a window into higher brain function>>.

Sappiamo come l’esperienza sonora, durante la prima fase della vita e come l’uso dei linguaggi musicali, per la loro esperienza strutturante, stimolino l’intelligenza e la personalità.

La musica è un linguaggio non meno importante di quello visivo, corporeo o verbale, in grado di esprimere idee, concetti, sentimenti propri di ogni individuo.

E’ indispensabile fornire i bambini gli strumenti idonei per conoscere, sperimentare, analizzare con pensiero critico la realtà sonora e musicale, in cui sono inseriti. La mente infantile è dotata di ‘meccanismi’ che la portano ad imitare l’adulto e tali trasformazioni della mente dipendono dal modo diretto con cui interagiamo da piccoli col mondo che ci circonda, interazioni che non sono attività cognitive ‘pure’ ma che prendono forma a partire da attività di base quale i movimenti, le sensazioni, le emozioni.

Il bambino, come sostiene Shimchi Suzuki , fondatore della <<School for talent education>> in Giappone, possiede un potenziale infinito.

Proprio come i bambini imparano naturalmente la lingua materna, così la musica è altrettanto a diretto contatto con il cervello , quindi l’educazione musicale può formare e modellare il cervello.

Suzuki in Nurtured by Love, uno dei suoi principali scritti, sostiene che attraverso l’imitazione si possa insegnare ai bambini che bisogna permettere alle abilità di espressione di maturare e sbocciare durante l’infanzia; un’educazione musicale infantile precoce porta ad effetti significativamente positivi sul cervello e sull’apprendimento.

Il bambino vive in un mondo caratterizzato dalla presenza simultanea di stimoli sonori moderni, il cui disorganico sovrapporsi può comportare il rischio sia di una diminuzione della attenzione e dell’interesse per il mondo dei suoni, sia di un atteggiamento di ricezione soltanto passiva.

Non dobbiamo dimenticare che, ancora prima di nascere, il piccolo vive esperienze sonore – musicali, percependo, voci, rumori, suoni e musiche che provengono dall’ambiente circostante.

L’orecchio del bambino, già a tre anni è sensibile alla dinamica, al colore

timbrico, al riverbero ambientale e alla dislocazione delle sorgenti nello spazio.

Nel numero di ‘Newsweek’ del 19/02/96, venne pubblicato un ser-

vizio dal titolo <<Your child brain >> (il cervello del tuo bambino) dove vennero riportati i risultati di numerosi studi compiuti in vari istituti di ricerca e Università ameri-

ne, sulle modificazioni che si realizzano nel cervello di un bambino che sia precocemente avviato all’uso dei linguaggi musicali.

Di particolare interesse sono i risultati di ricerche compiute da Gordon Shaw, presso la Irvine University della California dove, a gruppi di bambini della scuola materna, sottoposti a test specifici per la determinazione del Quoziente Intellettivo, sono state impartite lezioni di canto e di piano.

Dopo sei mesi di insegnamento della tastiera del pianoforte, questi piccoli ottenevano un miglioramento, un accrescimento straordinario del ragionamento spaziale-temporale rispetto ad altri fanciulli che non avevano svolto attività musicali; inoltre l’effetto ottenuto durava molti giorni e le implicazioni istruttive erano rilevanti.

Gordon Shaw nel suo libro Keeping Mozart in Mind , cita un esperimento pilota che è risultato essere particolarmente significativo per verificare l’intelligenza in bambini in età prescolare: veniva presentato un puzzle da costruire ai bambini, i quali entro un determinato periodo di tempo dovevano ricomporlo; inoltre veniva richiesto loro di formare mentalmente l’immagine dell’oggetto completato e di ruotare i pezzi del puzzle per confrontarli e accoppiarli. Tale performance venne facilitata mettendo insieme i pezzi secondo ordini ben definiti. Tale esperimento era servito per delineare la natura spazio-temporale dell’esperimento.

Il team dell’Università della California, attraverso queste ricerche sperimentali, vuole cercare di ribadire che la musica è in grado di stimolare i modelli interni del cervello favorendone l’impiego in ragionamenti complessi; Inoltre questi studiosi hanno dimostrato che esistono relazioni causa-effetto tra ascolto musicale e capacità di ragionamento.

E’ noto che gli apprendimenti più strutturati, cioè quelli che determinano la creazione dei circuiti cerebrali funzionali di base, sono tipici delle prime fasi dell’esistenza. Gordon Shaw sostiene che, una condizione necessaria per comprendere l’apprezzamento della musica da parte del bambino è riuscire ad ipotizzare che il repertorio di modelli impliciti e sequenze relative sia presente sin dalla nascita.

Possiamo affermare che, nell’evoluzione di un individuo, esistono dei periodi ‘caldi’, cioè dei larghissimi ‘ponti di apprendimento’ tra l’ambiente e l’individuo e delle ‘finestre’, durante i quali si attivano processi di maturazione neurologica e mentale del tutto particolari.

Caratteristiche di questo periodo sono:

° rapidità con cui i processi cognitivi avvengono;

° stabilità degli apprendimenti.

Ogni tipo di apprendimento ha una sua specifica finestra che occupa un periodo di tempo più o meno ampio, trascorso il quale la finestra si restringe enormemente e il processo di apprendimento si raffredda.

Riuscire a rafforzare e ad accelerare l’apprendimento e la memoria è stato sicuramente lo scopo dell’opera e del metodo del Dottor Georgi Lozanov, psicologo bulgaro, il cui studio sulla suggestione (<<Suggestopedia>> il nome del suo metodo), tramite immagini e rilassamento ha creato una delle più valide metodologie mente/corpo; la sua tecnica è riuscita ad apportare innovazioni creative nei programmi didattici in Europa.

Un altro grande ricercatore, Zoltan Kodaly è del parere che l’effetto della musica è così forte nella formazione della persona che ne influenza l’intera personalità. La musica modella l’intero carattere del bambino, rendendolo equilibrato, disciplinato, indipendente, creativo felice, in armonia, perciò, con i concetti educativi.

Tutto ciò che si è affermato, sino ad ora, vuole dimostrare la fondatezza della validità dello <<effetto Mozart>> e tutto deve essere supportato dal citare, attraverso esempi, i molteplici esperimenti compiuti da studiosi.

Sicuramente non possiamo dimenticare di rammentare l’esperimento effettuato , nel 1993, da Gordon Shaw e Frances Rauscher, pubblicato sulla rivista scientifica ‘ Nature’ che ha permesso ai due studiosi di ‘salire alla ribalta’ della ricerca e sperimentazione: 84 studenti appartenenti ad un collegio parteciparono ad una delle tre condizioni per la durata di 10 minuti ; il primo gruppo ascoltò la <<Sonata per due pianoforti in D maggiore>> di Mozart, il secondo gruppo ascoltò una cassetta di musica rilassante, il terzo gruppo non ascoltò musica (silenzio). Questi giovani partecipanti all’esperimento completarono poi una prova di ragionamento spaziale tratta dal test di intelligenza <<Stanford-Binet>>. I risultati indicarono che gli studenti che avevano ascoltato il pezzo di Mozart ,avevano ottenuto risultati di 8/9 punti più alti di quelli che nelle altre due condizioni. Tale effetto aveva, però, una durata di soli 10, 15 minuti. L’esito di tale esperimento è stato visto come un ulteriore passo avanti per l’affermazione dell’ <<effetto Mozart>>, come causa determinante nei processi di apprendimento .

Vari esperimenti furono effettuati anche utilizzando animali, con lo scopo di costruire un modello animale: alcuni ratti, sottoposti a musica complessa eseguivano meglio labirinti spaziali rispetto a ratti esposti a musica minimalista, suono bianco o silenzio.

Tutti questi risultati rappresentano l’inizio, piuttosto che la fine della storia di come la musica possa migliorare la maniera dei nostri pensieri, ragionamenti e creazioni.

Il potere della musica di Mozart è stato, quindi, evidenziato grazie a ricerche innovative, le quali hanno portato alla conclusione che il rapporto tra musica e il ragionamento spaziale (secondo il pedagogista Howard Gardner sia la musica che il ragionamento si trovano in relazione) è così forte che il semplice ascolto della musica mozartiana può fare la differenza: potremmo

paragonare tale effetto "ad una stele di Rosetta" per il codice o linguaggio interno delle funzioni cerebrali più alte.

Proprio l’insieme delle opere del grande compositore sarebbe diventata la ‘pietra filosofale’ – la chiave universale – per attingere ai poteri curativi e stimolanti di musica e suono.

Ma non dobbiamo dimenticare, come afferma il grande psicologo Gordon Shaw, che l’individuo è nato con molte strutture cerebrali. Insite nel cervello troviamo una lingua e una grammatica con le quali si è nati e che permettono di compiere funzioni elevate del cervello come combinazione matematica e gioco degli scacchi: in poche parole l’uomo possiede un cervello con abilità innate per riconoscere modelli nello spazio e nel tempo.

In che modo la musica rinforza l’intelletto, aumentando l’apprendimento? Le preferenze musicali dei bambini sono fissate nel cervello o determinate culturalmente? Queste sono alcune delle domande che scienziati, ricercatori prendono in esame quando si pongono la domanda: perché funziona <<l’Effetto Mozart>>?

Un accenno di risposta a tali quesiti potrebbe essere seguire lo sviluppo neurologico durante l’infanzia.(E’ bene rammentare che le abitudini cognitive assunte in età infantile ed adolescenziale hanno molta influenza durante tutta la vita).

L’apprendimento, sino allo sviluppo di un’evoluzione cerebrale durante gli anni della scuola elementare, si manifesta attraverso movimento e associazioni emotive. Infatti, verso i 2/3 anni il cervello comincia a fondersi con il corpo, nel camminare, ballare e sviluppare un senso di ritmo fisico. Vero progresso neurale si verifica fra i 7 e gli 11 anni: il bambino sviluppa abilità più complesse: ascoltare, elaborare informazioni visive, coordinare il movimento nel cervello e nella mente; le vie uditive rinforzano il linguaggio e l’ascolto.

In questo stadio, il ponte fra la parte sinistra e destra del cervello, chiamato corpo calloso, si sviluppa completamente, permettendo ad entrambi gli emisferi cerebrali di essere in grado di rispondere contemporaneamente ad un evento. La maturazione della capacità della corteccia cerebrale fa sì che l’emisfero destro e quello sinistro acquistino delle specificità:l’emisfero sinistro è quello deputato al controllo delle capacità linguistiche, mentre l’emisfero destro è competente nell’analisi degli insiemi della musicalità e delle dimensioni spazio-temporali.

Potremmo affermare che tra i due emisferi ci sia una differenza di ruoli netta, cui corrispondono due diversi modi di giungere alla comprensione della realtà: il sinistro sovrintende alla logica, il destro procede per analogia.

Verso i 15 anni comincia a svilupparsi la consapevolezza di sé e, discipline quali musica, arte, educazione fisica, sono importanti per completare l’integrazione corpo/mente. Ovviamente, alla fine dell’adolescenza, il cervello continuerà a svilupparsi sino ai primi anni dell’età adulta.

Non dobbiamo dimenticare che la maggiore facilità di apprendimento dei giovani rispetto agli adulti, va attribuita ai meccanismi di plasticità della corteccia cerebrale; inoltre oggi i ragazzi ricevono, dai media, molti più input che i propri padri: il quoziente intellettivo sale costantemente, addirittura di qualche punto ogni dieci anni.

Abbiamo ribadito che, determinata musica può migliorare la capacità del cervello di percepire il mondo fisico, formare immagini mentali e osservare i cambiamenti negli oggetti. Quindi, la musica può influire sul modo in cui percepiamo lo spazio intorno a noi.

Si può ipotizzare che l’ascolto della musica mozartiana sia in grado di ‘organizzare’ i circuiti neuronali di alimentazione nella corteccia cerebrale, soprattutto rafforzando i processi creativi dell’emisfero destro associati al ragionamento spazio-temporale.

Ma perché proprio la musica di Mozart risulta essere la più adatta?

Come è stato dimostrato dagli studiosi dell’Università di Irvine certa musica può apportare miglioramenti alla capacità del cervello di percepire il mondo fisico, formare immagini mentali e accorgersi dei cambiamenti negli oggetti. In altre parole, la musica può influire sul modo in cui si percepisce lo spazio intorno a noi.

Gordon Shaw spiegò di aver scelto tale musica per i loro esperimenti, perché il grande musicista componeva in giovane età sfruttava il repertorio inerente i modelli di fissazione spazio-temporale nella corteccia.

Quali i luoghi del cervello, indicati nei processi spaziali , specifici dell’arricchimento musicale?

Per rispondere apriamo una parentesi per dire, schematicamente, quali siano le maggiori suddivisioni della corteccia e spiegare le loro funzioni generali:

  • Frontale: linguaggio, movimento.
  • Parietale: sensi, percezione spaziale.
  • Temporale: memoria, vista.
  • Occipitale: vista.

Indi, sebbene funzioni del cervello più alte come, ad esempio, musica e ragionamento spaziale-temporale dipendano fondamentalmente da regioni localizzate e specifiche della corteccia, tutte le abilità cognitive più alte utilizzano una serie elevata dell’area corticale.

Sembra che esista, sino ad oggi, un unico gene, Emx-2, in grado di influenzare la suddivisione delle aree funzionali della corteccia cerebrali.

Tale gene è stato scoperto dall’Equipe dell’Ospedale San Raffaele di Milano: nel 1990 è stato ‘rinvenuto’ il gene che progetta e costruisce la corteccia cerebrale, gene Emx-2, piccolo frammento del Dna, che regola l’area del cervello in cui ha sede il pensiero astratto.

La corteccia cerebrale è divisa in aree funzionali specifiche: nell’uomo c’è quella per progettare il movimento, quella per eseguirlo, quella della parola pronunciata e quella della parola ascoltata; esistono poi aree associative che coordinano tutte le altre. Queste, sede del pensiero astratto, si trovano nella

parte anteriore (frontale) della corteccia, mentre nella parte posteriore si trovano le aree visive.

Il gene Emx-2 controlla la suddivisione di queste aree. Non tutti gli individui posseggono tale ‘elemento’ e, conseguentemente hanno le aree del pensiero astratto più sviluppate di quelle uditive, in una parola ‘capiscono di più ma sentono di meno’ situazione in cui grandi musicisti quali, ad esempio, Beethoven sono venuti a trovarsi ma non per questo motivo hanno perso il loro ‘orecchio musicale’.

Si può concludere dicendo che l’intelligenza può essere intesa come abilità di adattamento e quindi, non è difficile accettare, sempre facendo riferimento al concetto di <<intelligenze multiple>>, <<l’intelligenza musicale, intesa come gestione a vari livelli nervosi centrali (midollo spinale, tronco encefalitico […] strutture neocorticali) del ricevimento e dell’invio dell’informazione musicale>>.

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