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Fumo: passivo sì, ma invisibile
e inodore |
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Una strategia per rendere il fumo
passivo più socialmente accettabile
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Occhio non vede (e naso non sente nel caso
specifico), cuore non duole. Questo il principio che ha guidato negli
ultimi anni gli sforzi delle multinazionali del tabacco. Secondo
un’indagine che ha esaminato i dati messi a disposizione online dal
US Patent and Trademark Office
e da quattro famose società statunitensi, l’impegno dei produttori di
sigarette si sarebbe recentemente concentrato sul tentativo di rendere
il fumo delle sigarette socialmente più accettabile. Senza
necessariamente ridurne la nocività, anzi... I risultati dell’analisi
condotta dal
Massachusetts Department of Public Health,
e resi noti sul numero autunnale della rivista «Tobacco Control»,
dimostrano che da alcuni anni le aziende del tabacco si stanno
prodigando nella ricerca di additivi che mascherino il più possibile
alcune caratteristiche organolettiche del fumo, rendendolo meno
visibile nell’ambiente e meno sgradevole, o finanche gradevole,
all’olfatto. Questo per una suscettibilità particolare al problema del
fastidio soggettivo denunciato dai non fumatori e dalla diffusione di
dati epidemiologici inquietanti sulla pericolosità del fumo passivo.
Si stima infatti che l’esposizione involontaria al fumo di tabacco
provochi annualmente negli Stati Uniti 3000 decessi, che sia un
rilevante fattore di rischio per le malattie coronariche e che sia
alla base di molti disturbi respiratori che insorgono nell’infanzia.
Una sensibilità questa che non deve però indurre le vittime del fumo
ambientale all’ottimismo, perché, sempre secondo i dati, lo zelo delle
aziende nasce soprattutto da una preoccupazione di mercato, non vi è
trasparenza nella divulgazione di questi recenti sviluppi delle loro
ricerche, e l’utilizzo degli additivi di mascheramento non è soggetto
a controllo. Infatti, la legislazione federale che impone ai
produttori di dichiarare gli additivi aggiunti al tabacco non fa
menzione di quelli eventualmente inseriti nella carta o nei filtri.
Ancor più grave è la scarsità, rilevata dagli autori, di studi sugli
effetti dei singoli additivi e della loro interazione con gli altri
componenti della sigaretta. Per fare un esempio, un additivo che
riduca la temperatura di combustione della sigaretta provoca un
considerevole aumento dell’emissione di nitrosammine, le principali
responsabili dell’effetto cancerogeno del fumo passivo. Fumo e tumori Il fumo è un fattore di rischio indipendente nei tumori del colon-retto insieme con alimentazione ed ereditarietà
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