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Scienziati dell’Università
del Colorado di Boulder hanno proposto una
risposta alla questione, da tempo dibattuta, di come si formano gli aerosol
di solfati nella stratosfera. La ricerca mostra come un processo molecolare
fondamentale, innescato dalla luce del sole, possa svolgere un ruolo
significativo nel determinare la quantità di energia a disposizione del
pianeta. Lo studio è stato pubblicato sul numero del 7 marzo della rivista “Science”.
I solfati atmosferici si radunano in una regione della stratosfera, chiamata
strato di Junge, che circonda la Terra a un’altezza fra i 15 e i 35
chilometri. Lo strato di Junge riflette i raggi solari nello spazio e la
radiazione verso la Terra, influendo sull’energia che raggiunge il pianeta.
Si pensa che lo strato di Junge sia composto soprattutto da acido solforico
e da molecole d’acqua. Poiché i solfati hanno importanti effetti chimici e
sul clima, gli scienziati si sono spesso chiesti come l’acido solforico
rilasci ossido di zolfo nell’alta stratosfera.
“Abbiamo scartato l’ipotesi delle radiazioni solari ad alta energia nella
regione dell’ultravioletto, che è stata proposta ma mai osservata - spiega
la biochimica Veronica Vaida - e ci siamo concentrati sulla regione della
luce visibile, che secondo noi potrebbe avere comunque energia sufficiente
per rompere i legami delle molecole di acido solforico”.
Con tecniche di spettroscopia, i ricercatori hanno dimostrato che la
radiazione visibile può in effetti rompere le molecole. Lo studio permetterà
ora di realizzare nuovi modelli delle proprietà chimiche dell’atmosfera
terrestre. |
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