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Il
mio computer ha subìto più volte l’attacco di virus che hanno
prodotto danni limitati, ma soprattutto una gran perdita di tempo. A
scanso di sorprese, tengo copie dei miei documenti più importanti.
L’ultimo arrivato è il famoso ILOVEYOU filippino, di cui ho capito al
volo le intenzioni: il messaggio non si adattava al mittente e conteneva
un allegato in formato DOC quanto mai sospetto. L’ho quindi eliminato
senza rimpianti né sentimentalismi, ma a quanto pare il virus continua
a circolare con altri nomi.
Il primo virus informatico, ideato circa 20 anni or sono, era un essere
primitivo, paragonabile ai procarioti che popolavano il brodo
primordiale della Terra, e ho l’impressione che l’inventore lo
considerasse più che altro un giochetto divertente. I virus odierni
sono molto più evoluti e micidiali. Non sono più un gioco, possono
causare danni rilevanti e mettere persino in pericolo vite umane: si
pensi alle conseguenze di un blocco informatico in un ospedale.
I virus non sono un fenomeno transitorio: gli attacchi virali
diventeranno sempre più elaborati, immaginativi e micidiali. Già
adesso le case che vendono software di protezione lo aggiornano a
scadenze sempre più brevi. Circolano voci, pur prive di riscontri
oggettivi, secondo le quali certi virus sarebbero posti in circolazione
da alcune case produttrici di software per scoraggiare la pirateria,
oppure addirittura da chi vende l’antivirus, per campare sulle
disgrazie altrui.
Infine, dobbiamo tenere conto dell’esplosione informatica in atto. I
computer diventano sempre più veloci e dotati di memorie di proporzioni
gigantesche, in inglese cavernous.
Sarà sempre più difficile stanare gli aggressori da caverne
informatiche immense e piene di ciarpame abbandonato in cui è facile
nascondersi. Ove non basti, sarà praticamente impossibile bloccare gli
aggressori in libera circolazione nella rete prima che infliggano danni
irreversibili.
Il futuro non troppo remoto ci riserva il peggio, ma forse sarà un
peggio quanto mai interessante. Per descriverlo prenderò a prestito il
linguaggio della meccanica statistica. Non sarà un’evoluzione
strisciante, bensì una transizione di fase discontinua e micidiale, un
cambiamento globale e improvviso di scenario. Saranno prodotti virus
sempre più evoluti e complessi, capaci di mutare in modo da sfuggire
agli antivirus, come già fanno i loro omonimi biologici e - sia pure
limitatamente - lo stesso ILOVEYOU.
Fra qualche anno un genio folle e sconsiderato rintanato nella giungla
amazzonica oppure in un bar di Novara ma in ogni caso connesso alla Rete
sintetizzerà un eucariota informatico che si moltiplicherà a dismisura
adattandosi all’ambiente, aggredirà il suo stesso creatore o meglio
il suo computer, e darà inizio alla nuova era soft-darwin. I primi
virus contenevano al più una dozzina di istruzioni; quelli futuri
avranno un codice genetico simile al DNA e lungo altrettanto. Gli
attuali programmi antivirus si riveleranno pietosamente inadeguati, per
cui sarà necessario cambiare strategia e sintetizzare anticorpi mobili
e autonomi che daranno la caccia ai nuovi aggressori vagando nella Rete
in stato permanente di allerta. La loro entrata in scena darà un colpo
di frusta all’evoluzione, che entrerà in una fase di sviluppo
frenetico.
Fra pochi decenni, avremo protozoi e dinosauri ma anche vegetali
informatici. E infine la prima intelligenza artificiale paragonabile a
quella umana. Non tentate di costruirne una, non chiedete fondi, non
sprecate risorse: basta aspettare. Dimostrerà la congettura di Riemann
ma, alla fine, si darà all’etica della scienza. E sarà il peggio.
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