Il virus di Darwin

 

        Luglio 2000        -     Anonimo

Il mio computer ha subìto più volte l’attacco di virus che hanno prodotto danni limitati, ma soprattutto una gran perdita di tempo. A scanso di sorprese, tengo copie dei miei documenti più importanti. L’ultimo arrivato è il famoso ILOVEYOU filippino, di cui ho capito al volo le intenzioni: il messaggio non si adattava al mittente e conteneva un allegato in formato DOC quanto mai sospetto. L’ho quindi eliminato senza rimpianti né sentimentalismi, ma a quanto pare il virus continua a circolare con altri nomi.
Il primo virus informatico, ideato circa 20 anni or sono, era un essere primitivo, paragonabile ai procarioti che popolavano il brodo primordiale della Terra, e ho l’impressione che l’inventore lo considerasse più che altro un giochetto divertente. I virus odierni sono molto più evoluti e micidiali. Non sono più un gioco, possono causare danni rilevanti e mettere persino in pericolo vite umane: si pensi alle conseguenze di un blocco informatico in un ospedale.
I virus non sono un fenomeno transitorio: gli attacchi virali diventeranno sempre più elaborati, immaginativi e micidiali. Già adesso le case che vendono software di protezione lo aggiornano a scadenze sempre più brevi. Circolano voci, pur prive di riscontri oggettivi, secondo le quali certi virus sarebbero posti in circolazione da alcune case produttrici di software per scoraggiare la pirateria, oppure addirittura da chi vende l’antivirus, per campare sulle disgrazie altrui.
Infine, dobbiamo tenere conto dell’esplosione informatica in atto. I computer diventano sempre più veloci e dotati di memorie di proporzioni gigantesche, in inglese cavernous.
Sarà sempre più difficile stanare gli aggressori da caverne informatiche immense e piene di ciarpame abbandonato in cui è facile nascondersi. Ove non basti, sarà praticamente impossibile bloccare gli aggressori in libera circolazione nella rete prima che infliggano danni irreversibili.
Il futuro non troppo remoto ci riserva il peggio, ma forse sarà un peggio quanto mai interessante. Per descriverlo prenderò a prestito il linguaggio della meccanica statistica. Non sarà un’evoluzione strisciante, bensì una transizione di fase discontinua e micidiale, un cambiamento globale e improvviso di scenario. Saranno prodotti virus sempre più evoluti e complessi, capaci di mutare in modo da sfuggire agli antivirus, come già fanno i loro omonimi biologici e - sia pure limitatamente - lo stesso ILOVEYOU.
Fra qualche anno un genio folle e sconsiderato rintanato nella giungla amazzonica oppure in un bar di Novara ma in ogni caso connesso alla Rete sintetizzerà un eucariota informatico che si moltiplicherà a dismisura adattandosi all’ambiente, aggredirà il suo stesso creatore o meglio il suo computer, e darà inizio alla nuova era soft-darwin. I primi virus contenevano al più una dozzina di istruzioni; quelli futuri avranno un codice genetico simile al DNA e lungo altrettanto. Gli attuali programmi antivirus si riveleranno pietosamente inadeguati, per cui sarà necessario cambiare strategia e sintetizzare anticorpi mobili e autonomi che daranno la caccia ai nuovi aggressori vagando nella Rete in stato permanente di allerta. La loro entrata in scena darà un colpo di frusta all’evoluzione, che entrerà in una fase di sviluppo frenetico.
Fra pochi decenni, avremo protozoi e dinosauri ma anche vegetali informatici. E infine la prima intelligenza artificiale paragonabile a quella umana. Non tentate di costruirne una, non chiedete fondi, non sprecate risorse: basta aspettare. Dimostrerà la congettura di Riemann ma, alla fine, si darà all’etica della scienza. E sarà il peggio.