In linea teorica, la meccanica quantistica non
vieta in alcun modo il teletrasporto di corpi
macroscopici; la teoria è stata confermata da una
serie di esperienze effettuate già nel 1997 dal
gruppo di Anton Zeiliger, dell’Istituto di Fisica
Sperimentale di Vienna, grande cultore dei paradossi
della fisica quantistica. Attualmente sono in corso
esperienze per teletrasportare atomi e molecole.
Il
sogno di tutti noi è di usufruire di un sistema
di teletrasporto, del tipo di quello utilizzato dagli
eroi di "Star Trek": entrare in una cabina
che, facendone la scansione come in un fax, analizzi
l’esatta composizione atomica del nostro corpo e dei
nostri vestiti e bagagli e ne invii i dati a una
stazione di arrivo dove possiamo venire ricostituiti
integralmente, vestiti e bagagli compresi. La velocità
del viaggio con un tale sistema di teletrasporto
sarebbe quella del segnale da spedire alla
destinazione per ricostruire correttamente la nostra
struttura fisica con atomi presenti nella stazione di
arrivo, cioè la velocità della luce. Anche se un
sistema di teletrasporto di oggetti macroscopici è
ancora di là da venire, in chiave ridotta i fisici
sono già riusciti a teletrasportare fotoni, cioè
particelle di luce, e non sembra molto lontano il
giorno in cui si potranno teletrasportare molecole o
interi virus.
A
differenza di alcuni sistemi di teletrasporto
della fantascienza, che funzionano come replicatori di
un originale, quelli previsti dalla fisica quantistica
dei nostri giorni distruggono necessariamente
l’originale. In altri termini, con una stazione di
partenza sulla Terra e una di arrivo, per esempio su
un pianeta di Alpha Centauri, il nostro corpo verrebbe
distrutto sulla Terra nel momento stesso in cui viene
scandito atomo per atomo e ricostruito su Alpha
Centauri sulla base delle informazioni mandate dalla
Terra e grazie al materiale atomico grezzo già
disponibile nella stazione di arrivo. Il punto chiave
del teletrasporto basato sui principi della fisica
quantistica è che esso non può avvenire a velocità
superiore a quella della luce: è necessario inviare
le informazioni per la ricostruzione del corpo
teletrasmesso e i messaggi non possono viaggiare a
velocità superiore a quella della luce. Anche con il
teletrasporto un viaggio dalla Terra ad Alpha Centauri
non potrà durare meno di 4 anni.
Nel
1993 un gruppo internazionale di scienziati ha
escogitato un metodo per effettuare il teletrasporto e
nel 1997 un gruppo guidato da Anton Zeiliger ha
effettuato la prima esperienza di teletrasporto; sono
attualmente in corso una serie di esperienze per
effettuare il teletrasporto di oggetti microscopici,
un po’ più grandi di singoli atomi o fotoni.
Tuttavia, anche se non esiste alcuna legge fisica che
impedisca il teletrasporto di oggetti grandi come un
corpo umano, non è prevedibile un superamento a breve
termine delle difficoltà pratiche legate alla
trasmissione delle informazioni, consistenti
soprattutto nell’enorme numero di informazioni da
trasmettere e nel tempo necessario per l’intera
operazione. Bisogna però dire che ultimamente sono
stati fatti progressi notevoli.
Per
quanto ben presente agli scrittori di fantascienza,
sino a
poco tempo fa il teletrasporto non veniva preso in
seria considerazione dai fisici perché sembrava
violare il principio di indeterminazione di Heisenberg,
un principio fondamentale della fisica dei quanti.
Questo principio nega, infatti, la possibilità di
effettuare una misurazione, o scansione, che possa
estrarre informazione da un atomo o da un oggetto
composto di atomi con la precisione richiesta per la
ricostruzione. Secondo Heisenberg, quanto più è
preciso il processo di scansione tanto più
l’oggetto viene perturbato; il risultato è che a un
certo punto l’oggetto originale viene distrutto
senza che se ne possa estrarre sufficiente
informazione da consentire la realizzazione della
copia. Tuttavia, gli scienziati che hanno effettuato
le prime esperienze di teletrasporto hanno trovato un
metodo ingegnoso per aggirare il principio di
indeterminazione, usando un argomento paradossale
introdotto in particolare da Einstein (ironia della
sorte!) contro la fisica quantistica: il paradosso di
Einstein-Podolsky-Rosen, o EPR (dai nomi di Albert
Einstein, Boris Podolsky e Nathan Rosen, che l’hanno
ideato). L’effetto EPR prodotto dal paradosso
sarebbe secondo Einstein terribile e inaccettabile,
perché implicherebbe un’azione istantanea a
distanza tra due oggetti, in pratica la produzione di
un effetto a velocità superiore alla velocità della
luce. In realtà, oggi abbiamo fondate ragioni di
credere che nell’Universo possa valere un principio
di non separazione e che tutte le sue parti siano
unite come le dita di una mano, come ebbe a dire una
volta lo stesso Schrödinger. Se due oggetti sono
stati una volta uniti e poi vengono portati a grande
distanza tra loro senza che interagiscano con
l’esterno, una modifica prodotta
su uno dei due (come per esempio nell’atto di una
misurazione o di una scansione) si riproduce
contemporaneamente sull’altro, qualunque sia la sua
distanza. Ma i due oggetti non hanno trasmesso alcuna
informazione tra loro perché non c’è segnale che
possa viaggiare a velocità maggiore della luce:
esiste invece nel cosmo una specie di telepatia per
cui ciascuno dei due oggetti, una volta congiunti e
poi separati, "sa" sempre immediatamente
cosa succede all’altro. I fisici che nel 1993 hanno
scoperto la possibilità di utilizzare il paradosso
EPR per il teletrasporto sono Charles H. Bennett,
dell’IBM, Gilles Brassard, Claude Crépeau e Richard
Josza dell’Università di Montreal, Asher Peres, del
Technion di Haifa e William K. Wootters del Williams
College. La prima realizzazione pratica di
teletrasporto è stata effettuata nel 1997 da Anton
Zeilinger, Dik Bouwmeester, Jian-Wei Pan, Klaus Mattle,
Manfred Eibl e da Harald Weinfurter, dell’Università
di Innsbruck.
Ma
passiamo alle esperienze di teletrasporto in
corso.
In breve, per effettuare il teletrasporto, si estrae
parte dell’informazione presente nell’oggetto A
che si desiderare teletrasportare. Questo processo di
scansione, cioè di misurazione, costringe, attraverso
l’effetto EPR, il passaggio per così dire
"telepatico" della parte restante di
informazione in un altro oggetto C che non era mai
stato in contatto con A. Poi si trasmette a C
l’informazione ottenuta da A.
Applicando
a C un trattamento dipendente da questa
informazione, è possibile portarlo esattamente nello
stato in cui si trovava A prima che fosse sottoposto
al processo di scansione. La conclusione è che A non
è più nello stato iniziale e quindi si può dire che
è stato distrutto dal processo di scansione. C è
invece nello stato iniziale di A e quindi l’oggetto
A non è stato replicato in C, ma è stato
teletrasportato.
Applicando
ipoteticamente (ma come si è detto ci sono enormi
difficoltà pratiche per l’effettiva realizzazione)
il processo a tutti gli atomi del nostro corpo,
possiamo considerare come A il nostro stesso corpo
sulla Terra e C la massa informe di atomi presenti
sulla stazione di arrivo su Alpha Centauri. Una volta
fatte le dovute misurazioni (scansione) su A il
risultato viene trasmesso con segnali che viaggiano
alla velocità della luce sulla stazione di
destinazione su Alpha Centauri, dove vengono applicati
a C che così rappresenta il risultato del
teletrasporto.