A Melfi si vota
comunque Senza effetto pratico l'ordinanza del giudice su
ricorso dello Slai-Cobas FRANCESCO PICCIONI
Le elezioni per le Rsu alla Fiat di
Melfi si faranno il 19, 20, 21 e 22 giugno; le liste sindacali
ammesse al voto dalla commissione elettorale sono le stesse
che avevano passato l'esame alla prima tornata: Fim, Fiom,
Uilm, Fismic (l'ex Sida, di obbedienza aziendale) e l'Ugl (la
ex fascista Cisnal). L'ordinanza del giudice di Melfi - che,
su ricorso dello Slai-Cobas, aveva imposto il rinvio delle
elezioni e ordinato alla Fiat di consegnare alla commissione i
tabulati con i dati necessari - non ha dunque sortito effetto.
E' facile immaginare che la querelle non finirà
qui. Lo Slai-Cobas, nel presentare i suoi candidati, aveva
allegato 500 firme: nome e cognome. La Fiat aveva consegnato
alla commissione elettorale soltanto una lista di numeri di
matricola (quelli sul badge di ogni lavoratore);
l'esclusione della lista era stata motivata - dalla
commissione - con l'impossibilità di verificare se dietro ogni
nome e cognome ci fosse davvero un dipendente della Fiat-Sata
di Melfi. Una decisione che lo Slai-Cobas ovviamente
contestava, rivolgendosi alla magistratura. L'ordinanza del
giudice sembrava aver rimesso le cose a posto. Ma la Fiat,
ricevuta la richiesta di ulteriori dati da parte della
commissione eletorale, rispondeva sostanzialmente di aver "già
dato" quanto poteva, trincerandosi dietro la normativa sulla
privacy. La scusa è al limite dell'incredibile, tenendo conto
che il "dato sensibile" sarebbe in questo caso costituito dal
legame tra nome e numero di matricola (come tra i militari,
no?). Fatto sta che la commissione ne ha tratto una
conseguenza tanto formale quanto foriera di nuove polemiche e
rotture: la lista Slai-Cobas resta fuori. Dal fronte Cobas
parte subito l'aperta accusa di combine tra azienda e
sindacati confederali (più Fismic e Ugl), che compongono sia
la commissione elettorale che quella detta "dei garanti".
Denunciano le pressioni esercitate da capi-squadra e
capi-reparto sui firmatari della loro lista, con "minacce sul
loro futuro lavorativo", estese a "parenti vicini e lontani".
Dalla Fiom regionale gettano acqua sul fuoco, ma confermano la
volontà di andare al voto comunque entro i tempi previsti e
senza lo Slai-Cobas. Su cui viene di fatto rigettata la
responsabilità di aver fatto un po' di confusione al momento
della presentazione delle liste. Non è una bella pagina,
quella scritta in questi giorni a Melfi. Non è davvero di
questo che il movimento operaio avrebbe bisogno ora.
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