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In attesa del G8 di Genova il «popolo di Seattle» si organizza con sindacati e studenti

Centri sociali: nasce il network dei diritti globali

Nasce il Network dei diritti globali, ed ha ambizioni di lungo periodo: «Il G8 è soltanto un passaggio, non una meta» spiega Elio del centro sociale Vittoria. Il network, che da ieri ha un proprio sito (www.ecn.org/nog8/), è formato da parecchie realtà antagoniste che non si riconoscono completamente nel Genoa social forum (Gsf), il variegato fronte del «popolo di Seattle» che si prepara alle manifestazioni del prossimo luglio. Per esempio, il network rifiuta la divisione in «blocchi colorati» organizzata dal social forum e propone «variopinte piazze tematiche in cui discutere di lavoro, immigrazione e ambiente». E al Network non hanno aderito centri sociali importanti come il Leoncavallo o il Bulk. Ma, appunto, Genova è «soltanto un passaggio: si corre il rischio che sia soltanto la giornata delle fotografie e della visibilità. Noi vogliamo riportare al centro dell’attenzione il conflitto tra capitale e lavoro». E dunque, secondo i promotori, «bisogna costruire un movimento che metta insieme, con radicalità di contenuti, centri sociali, associazioni e sindacati». Allargando la protesta a tutte le possibili aree di malcontento: «Per esempio - spiega Elio -, i Cobas Atm non sono certo militanti dei centri sociali. Ma molte delle loro posizioni sono simili alle nostre». E infatti, l’intera confederazione Cobas ha aderito al Network. E grande attenzione è riservata ai temi della precarizzazione del lavoro.
In sostanza, il network racchiude l’area meno disponibile a trattare con le istituzioni: «Ma l’appello del governo alla trattativa è stato respinto da tutti, Gsf compreso» spiega Elio. E lo stesso vale per i rapporti con i partiti della sinistra: «Sono la stessa cosa, sono quelli a favore della guerra. Se l’Ulivo avesse vinto le elezioni nei palazzi di Genova ci sarebbe il centrosinistra». ( M. Cre. )


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