INDICE EDIZIONI | Mercoledì 20 Giugno 2001 |
Gli operai bloccano i cancelli della Ecoltech a Caivano. Il gestore
dell’azienda, Francesco Moccia, s’arrabbia, chiama le forze dell’ordine, poi
perde le staffe, con l’auto sposta i mezzi dei lavoratori e infine scende dalla
macchina e si fa largo a calci, pugni e capocciate. Due operai si fanno medicare
in ospedale: «Il nostro datore di lavoro, spalleggiato da un capofficina, ci ha
malmenato», si legge nel referto. Nel pomeriggio i due lavoratori, Giovanni
Ciocia e Tommaso Orefice, affidano a un avvocato di Caivano, Ancangelo Zampella,
l’incarico di presentare la querela. Moccia ridimensiona l’episodio: «Sto
subendo continuamente abusi, c’è un atteggiamento persecutorio delle autorità
nei miei confronti. Gli operai hanno bloccato il cancello, non mi volevano far
entrare, pretendendo il riconoscimento di una nuova sigla sindacale. Botte?
Macché, solo tensione». Il Cuba, confederazione unitaria di base antagonista,
sindacato a cui aderiscono i due lavoratori malmenati, proclama lo sciopero e
invoca un incontro in prefettura.
È l’ennessimo capitolo che coinvolge la
Ecoltech, azienda leader in Campania nel campo della raccolta dei rifiuti. Un
impero costruito in quasi 25 anni di attività, a Caivano dall’ottobre del 1997.
La protesta dei lavoratori era cominciata con le lettere di licenziamento per 63
operai della Ecolesse, ditta satellite nel gruppo. Licenziamento arrivato dopo
il terzo sequestro di strutture, capannoni e pozzi negli impianti, che secondo i
vigili urbani sono in buona parte senza autorizzazioni, nonostante qui siano
stati stoccati rifiuti per conto del commissariato per l’emergenza rifiuti. La
serie dei sequestri è cominciata con i sigilli allo stoccaggio da parte dei
vigili urbani, su denuncia del cognato-rivale di Moccia, Angelo Marrazzo. Moccia
sostiene di avere tutto in regola, avendo chiesto e ottenuto sanatoria laddove
necessario.