INDICE EDIZIONI | Martedì 19 Giugno 2001 |
Cosa hanno in comune un haker, un vescovo, un marxista ateo, un commerciante
di prodotti biologici ed un economista? Tutti partecipano, a vario titolo, al
travaglio che attraversa la città e la regione e che, troppo semplicemente,
finisce sotto l’ etichetta per tutti gli usi di «popolo di Seattle». I governi
hanno fabbricato il nuovo vitello d’oro, dicono, ed adorano il mercato cone un
destino ineluttabile. Con le parole dell’impegno, della carità, della
rivoluzione, della moderazione o della fede, la babele della rete
antiglobalizzazione napoletana cerca a tastoni un linguaggio comune.
A
Napoli ne è un esempio, insieme cittadino ed europeo,l’associazione Attac,
lanciata in Europa da una delle Bibbie del pensiero alternativo Le Monde
Diplomatique, che ha anche un’edizione italiana allegata al Manifesto. È stato
il suo direttore Ignacio Ramonet a chiedere all’Europa di moltiplicare
l’esperienza francese di Attac, rete che nasce per abbattere il cielo dato che
propone niente di meno che una tassa sui profitti delle transazioni
internazionali. Napoli ha risposto all’appello e Attac è in gestazione. Fra
semplici interessati e chi deciderà di aderire, l’assemblea costitutiva ha in
ogni caso incassato la presenza e gli interventi di una parte di spessore della
città. Paolo Nicchia, che si definisce «vecchio comunista, ateo e marxista» è
stato il primo a sollevare il testimone, assieme ad Emilia Sorrentino di Mani
Tese. Al primo appuntamento pubblico, le relazioni sono state tenute da Carlo
Amirante, ordinario di diritto costituzionale alla Federico II, Fabio Maziotti,
ordinario di diritto del lavoro, Augusto Graziani, economista. Presiedeva il
professor Pasquale Colella, cattolico dossettiano, direttore della rivista «Il
Tetto». Associazioni e movimenti anti-globali c’erano tutti o quasi, a
cominciare dalla Rete no-global con Francesco Caruso, seguita da Officina ’99, i
Cobas, Gennaro Migliore per Rifondazione Comunista, l’ex senatore Eugenio
Donise, il senatore Malabarba, Stefano Vecchio del progetto Alef, Bruno Miccio,
e a troppi si fa il torto della dimenticanza. Un ultimo vale la pena non
scordare in questo obbligatoriamente limitatissimo giro d’orizzonte. Il vescovo
di Caserta, monsignor Nogaro, partecipa attivamente ai lavori del forum
anti-liberismo.
c.gr.