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Noi, i nuovi ribelli del Sud
I movimenti antagonisti meridionali: "Tutti al G8"
ANTONIO MASSARI
Il "Sud Ribelle" sbarca a Taranto in una domenica calda e senza vento.
Alla sede dei Cobas arrivano circa in sessanta, alla spicciolata, mentre
la città sonnecchia ancora. Puglia, Campania, Calabria, Basilicata e
persino Sicilia: in quella stanzetta c'è tutto il meridione. Alcuni
giovani, altri un po' attempati, ognuno con il suo linguaggio e la propria
"militanza" alle spalle: ed è un valzer di affinità e differenze. Per gli
interventi ci si prenota da Salvatore, che prima segna sull'agenda e poi
chiama ad intervenire, uno alla volta. Intanto fuori il sole frigge e la
saletta diventa asfittica: si comincia alle undici del mattino. Alle sette
di sera, c'è chi ha ancora il fiato per parlare e la forza di ascoltare.
Ed è subito chiaro che per loro, i "ribelli del sud", partecipare a Genova
è qualcosa di diverso. Nata a Napoli subito dopo le manifestazioni e gli
scontri di marzo, lo scopo della Rete "Sud Ribelle" è quello di
sottolineare, organizzare e coordinare le peculiarità della protesta
meridionale. E durante l'assemblea già si parla di "campagna d'autunno",
perché si intuisce che se tutto finisse ai confini della zona rossa o di
quella gialla, sarebbe un fallimento. Sono i soggetti
realidisoccupati, Cobas e LSU, tanto per cominciarela differenza
principale tra il "Sud Ribelle"e tutto il resto della costellazione
"noglobal". La vera sfida è quella di portarli a Genova. E già questo
cambia le cose, come spiega Ernesto, del Cobas Slai di Taranto: «Noi
abbiamo ritmi diversi, ad esempio, dai compagni dei centri sociali.
Abbiamo prenotato due pullman, ma a Genova potremo venire soltanto per un
giorno. L'obiettivo è portare i lavoratori e gli operai di fabbrica, con
un ruolo definito e ben determinato. Stiamo parlando con loro per far
capire che Genova è importante, che dobbiamo manifestare con gli operai
dell'Ilva di Cornigliano, che bisogna protestare perché proprio in quella
fabbrica il Governo dispiegherà parte della logistica e del Battaglione
San Marco...». Già, ma non è tutta qui la differenza. La diversità tra
il "Sud Ribelle" e gli altri si dispiega su tutti i temi fondamentali:
«Prendiamo ad esempio il problema del lavoro - spiega Salvatore della
Confederazione Cobas di Taranto - al nord c'è una precarietà che costringe
a saltare da un lavoro ad un altro, magari attraverso le agenzie
interinali, ma che comunque offre una sorta di continuità occupazionale.
Da noi si tratta del diritto di sopravvivere: la globalizzazione al sud si
traduce in lavoro nero, in una disoccupazione che sfiora il 50%, nel
ribasso dei salari». «A Napoli la gente disoccupata si suicida. E' tutta
un'altra storia...», gli fa eco Cuono, di Acerra, dei Disoccupati
Organizzati. Diversa, secondo il "Sud Ribelle", è anche la dinamica
che al sud si sviluppa tra globalizzazione e immigrazione: «Da noi gli
immigrati – continua Salvatore – sono essenzialmente di passaggio e non
stanziali come nel settentrione: questo significa che al nord il problema
è quello sfruttamento dell'immigrato in fabbrica, mentre in Puglia è
quello di evitare che gli immigrati anneghino nel canale d'Otranto, che
non siano costretti ad alimentare il lavoro nero nelle campagne o a
prostituirsi. E se si è clandestini si è facilmente destinati a questo
tipo di "mercato"». E, infine, la diversità delle istanze da presentare a
Genova riguarda anche la relazione tra globalizzazione ed ambiente. A
causa della globalizzazione, spiegano, il meridione rischia di divenire la
discarica d'Italia: «Se il nuovo governo, come sta già facendo, segue la
politica americana di Bush è normale che a Rotondella l'ENEA ci costruisca
una discarica per le scorie nucleari. Ed altre ancora ne arriveranno tra
Foggia, Taranto e Bari». Durante l'assemblea non manca infine il
riferimento a questioni un po' più tecniche. Come arrivare a Genova,
innanzitutto. «Da Napoli, se sarà possibile, ci arriveremo con la nave»,
spiega Alfonso, dell'Officina 99. Dalla Sicilia e Calabria invece si
viaggerà sui treni, seguendo il Tirreno, mentre le altre regioni
seguiranno il percorso ferroviario dell'Adriatico. Insomma, il "Sud
Ribelle" si "mette in proprio" e si organizza. E non è solo una questione
di contenuti, ma anche di linguaggio. Molto diverso, senz'altro, da quello
dei gruppi del nord est. Troppo «virtuale e mass mediatico», sostiene
qualcuno, non senza una vena di polemica. Così, anche nell'abbigliamento,
la diversità è gradita: per Genova si indosseranno magliette a strisce
bianche e rosse, come quelle dei manifestanti che nel luglio del 1960
impedirono il comizio del Msi. |
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