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I blocchi costano caro prime multe ai
disoccupati
Il prefetto firma ammende milionarie Alcuni
manifestanti dello SlaiCobas chiamati a pagare da cinque a venti milioni
per aver fermato il traffico durante un corteo
LE PRIME multe sono già arrivate. Contravvenzioni da 5 milioni, per aver
bloccato il traffico stradale durante una manifestazione organizzata il 3
marzo dallo SlaiCobas. Ma è solo la pena più lieve. Per il reato, che da
gennaio 2001 è stato depenalizzato, le multe partono da un minimo di 5
milioni per arrivare fino a un massimo di 20 milioni. Per la prima volta a
Palermo un provvedimento del genere colpisce un gruppo di manifestanti
("disoccupati", precisa il sindacato), colpevoli di aver intralciato in
150 il traffico alle auto, invadendo la strada e sbarrando il transito con
dei cassonetti messi di traverso. La manifestazione si tenne il 3 marzo,
un periodo caldo di lotte di piazza. La reazione del sindacato? Come tutta
risposta, lo Slai Cobas ha reagito ieri con un nuovo blocco stradale.
Una sfida con tanto di slogan, fischietti, striscioni sbandierati
sotto le finestre della Prefettura dal momento che l'ordine di ingiunzione
per il pagamento dell'infrazione è giunto dall'ufficio illeciti
amministrativi di via Cavour. «Prefetto Profili, vergognati, le multe non
le pagheremo mai», hanno urlato i manifestanti». Dopo un'ora di trattative
il blocco è stato interrotto. E una delegazione di disoccupati è stata
ricevuta dal vice capo di gabinetto Massocco. «Gli abbiamo consegnato le
copie delle multe che non pagheremo mai perché le lotte per i bisogni e
per i diritti non si processano né si multano», è insorto lo Slai Cobas,
infuriati - scrivono - per la nuova forma di "repressione" in atto a
Palermo. «Il lavoro è un diritto. I disoccupati sono già abbastanza poveri
e non hanno soldi da regalare allo Stato». Ad avere ricevuto sinora la
multa a casa tre rappresentanti del sindacato che ha sede in via Perez,
141: Maria Concetta Gibbisi, Domenica De Rosalia e Tommasa Macaluso. I
verbali portano la firma del responsabile del commissariato Zisa Fausto
Pillitteri e dell'agente Fulvio Scalisi. Le tre donne furono fermate e
multate davanti al bar Santoro, in piazza Indipendenza, durante la
protesta. A Maria Concetta Gibbisi è già arrivato l'ordine di pagamento
firmato dal prefetto. Per lei è scattato il pagamento in misura ridotta.
«Per ciascun caso, l'ufficio incaricato esaminerà le carte e farà una
specifica istruttoria», spiega il prefetto Renato Profili. «Il legislatore
prevede la possibilità di applicare fino ai 20 milioni. Dipenderà dalla
gravità del reato. C'è anche la possibilità di archiviazione. La multa è
comunque la misura più lieve rispetto alla segnalazione all'autorità
giudiziaria. E' un atto amministrativo che non comporta iscrizioni nel
casellario giudiziale». Chi non paga, potrebbe ricevere la visita di un
ufficiale giudiziario per il pignoramento. Solo nel caso di un mancato
intervento della pubblica amministrazione, scatterebbe la prescrizione,
che comporterebbe "un danno erariale pesante". E sempre ieri, altre
proteste in strada. Si gioca la partita decisiva sul futuro della K&M.
E per questo ieri gli operai sono nuovamente scesi in piazza bloccando per
alcune ore la stazione centrale mentre il commissario giudiziale Enrico
Stasi continuava a lavorare ad una delicata trattativa per consentire alla
ex Keller di riprendere l'attività. Oggi Stasi sarà dal prefetto assieme
ai rappresentanti della Cemat, la società del Gruppo Fs che ha affidato
alla K&M una commessa da 25 miliardi, e ai funzionari di Banca Nuova,
Irfis, Bnl e Banco di Sicilia, chiamati a pronunciarsi sulla richiesta di
nuove anticipazioni. Tutto dipende dalla disponibilità della Cemat ad
anticipare alla K&M il materiale necessario per costruire i carri
ferroviari. Ciò equivarrebbe a un credito del valore di 17 miliardi, che
potrebbe sbloccare una fidejussione di Banca Nuova da 4 miliardi e mezzo.
A questo punto l'intervento degli altri tre istituti di credito potrebbe
coprire il fabbisogno della ex Keller, che si aggira sui 1011 miliardi.
Somme necessarie a far ripartire la produzione e evitare il fallimento e
la vendita della fabbrica. L'operazione è piuttosto delicata, si esplorano
anche strade alternative. Se la Cemat dovesse tirarsi indietro, da sondare
c'è la disponibilità di Trenitalia, la nuova divisione del Gruppo Fs, che
si occupa del materiale rotabile. Di tutto questo si parlerà oggi da
Renato Profili ma probabilmente il commissario Stasi potrebbe anche avere
in mano i primi risultati delle verifiche portate avanti da una decina di
giorni dai revisori della Nielsen. Gli esperti stanno ricostruendo il
bilancio dello scorso anno che Kurt Mayer non stilò mai e la situazione
patrimoniale dell'impresa. Dati di fondamentale importanza per decidere
sul futuro dell'azienda. Intanto, dei 30 giorni a disposizione di Stasi
per trovare una soluzione, ne sono passati 15. I prossimi saranno
probabilmente i più caldi. |
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