IlResto delCarlino 5-7-2001

Agnoletto: «La scelta dell'Ulivo è stata un regalo a Ruggiero»



MILANO — «Non siamo contro la globalizzazione: anche noi siamo suoi figli. Ma siamo contrari a questa gestione del mondo finalizzata soltano al profitto, senza rispetto per i diritti individuali». Vittorio Agnoletto (nella foto), portavoce del Genoa Social Forum e medico milanese impegnato nella lotta all'Aids, non ama i cliché. Ieri mattina, davanti agli operai dell'Alfa Romeo di Arese — fabbrica-simbolo della storia operaia italiana — ha lanciato un appello a Cgil, Cisl e Uil affinchè indicano uno sciopero generale e partecipino al controvertice di luglio.
Ma lei non è impegnato nella difesa dei lavoratori sfruttati del Terzo mondo piuttosto che degli operai della Fiat?
«A ben guardare è la stessa lotta: quando la Fiat trasferisce la sua produzione nel Sud del mondo per approfittare della manodopera sottopagata, questo prima o poi porta a chiudere stabilimenti nel Nord. Lo sfruttamento dei lavoratori nel Sud porta con sé danni anche per il Nord...».
Dunque che cosa suggerisce ai presidenti del G8?
«Innanzitutto di starsene a casa propria e non andare in giro a dar fastidio: i presidenti del G8 sono stati eletti per governare nei propri rispettivi Paesi, non per decidere insieme le sorti del mondo intero. Per questo c'è già l'Onu. Basterebbe consentirgli di fare il suo mestiere, dopo una radicale riforma che tolga il diritto di veto alle grandi potenze».
Ma il Genoa Social Forum non è stato organizzato apposta per fare sentire la vostra voce ai grandi del mondo?
«Non solo, ma anche: consegneremo le nostre richieste ai singoli capi di Stato, perché ne tengano conto all'interno del proprio Paese».
Oggi, alla Camera, l'Ulivo si è astenuto sulla mozione del governo in materia di G8...
«E' stato un regalo a Ruggiero, un errore gravissimo. La dimostrazione dell'assoluta e totale distanza tra il dibattito politico istituzionale e la società civile ».
Ma non state dialogando anche voi col governo?
«Ruggiero parla con lingua biforcuta quando afferma di aver avviato con noi da giorni uno stretto dialogo. Nell'unico incontro avuto abbiamo solo potuto misurare l'incolmabile distanza tra le sue posizioni e quelle del Gsf».
Siete d'accordo con il protocollo di Kyoto?
«Con la prima versione, non con quella che è passata per convincere gli americani a firmare, che poi non hanno neanche firmato... La popolazione degli Stati Uniti produce un quinto dell'inquinamento mondiale: non si possono scaricare sul Sud del mondo i costi della distruzione ambientale provocata dal Nord».
Ma non sono tanti 700 gruppi diversi da rappresentare?
«Al nostro interno ci sono persone che vengono dalle esperienze più disparate, chi dalla battaglia ecologica, chi — come me — dalla lotta per la salute, chi da pratiche di solidarietà... Questa frammentazione è la nostra ricchezza: ognuno di noi è molto preparato sul suo argomento, ma non ignora le interconnessioni».
Non crede che tra voi ci sia anche gente che viene a Genova solo perché va di moda o per fare danni?
«Non posso escluderlo, ma se va di moda prendersi cura dei più deboli non ci trovo niente di male. Quelli che vengono per fare danni troveranno pane per i propri denti: terremo lontani dalle nostre manifestazioni gli infiltrati, sia quelli dei gruppi violenti sia quelli manovrati dai servizi».

di Elena Comelli