«Fermate
l’aeroporto o invadiamo le piste»
I
dipendenti dell’Alfa bloccano Malpensa. «Dimenticati da tutti,
vogliamo un incontro con la Regione»
Aeroporto
bloccato dalle 11 a mezzogiorno. Viaggiatori (in partenza) fermi in coda
ai banchi del check in mezzo a fischi e sventolar di bandiere.
Viaggiatori (in arrivo) sospesi nel vuoto, incollati ai sedili dei loro
aerei che continuavano a volare in attesa del segnale di atterraggio. Il
terminal uno invaso dalle tute blu dell’Alfa di Arese. Così si
presentava ieri mattina l’aeroporto di Malpensa. Si è trattato di una
manifestazione annunciata. L’ennesima tappa della protesta dei
dipendenti Fiat contro la cassintegrazione a zero ore richiesta
dall’azienda per mille tra operai e impiegati dello stabilimento di
Arese. Doveva essere un’«occupazione» pacifica. Ma alla fine non
tutto è andato come da accordi presi a Varese da sindacato e
prefettura.
I TAFFERUGLI - I lavoratori dell’Alfa che si sono trasferiti armi e
megafoni all’interno dell’aeroporto erano più di 500. Verso le 9.30
sono partiti da Arese stipati su una decina di pullman. Sono arrivati
alla Malpensa scortati dalle auto della polizia. Poi, in corteo, hanno
percorso la rampa che porta alle «partenze» del terminal uno. Sulle
porte d’entrata dell’aeroporto, hanno trovato la strada sbarrata
dalle forze dell’ordine: spintoni e gomitate, qualcuno è caduto a
terra. Ancora spinte per fare entrare quello che le tute blu chiamano
«il carrello», un supporto mobile che serve a trasportare i megafoni
che danno voce alla protesta.
Una volta forzato lo sbarramento, si contano i lividi. Carmela Tassone,
52 anni, dipendente del reparto carrozzerie, mostra il referto del
servizio sanitario dell’aeroporto: tre giorni di riposo, salvo
complicazioni. Una ragazza piange seduta dietro a uno dei banconi del
check in. Si chiama Bibiana, lavora al centro stile: «A un certo punto
sono caduta a terra, ho avuto paura, mi sono sentita schiacciata nella
ressa».
L’ASSEMBLEA - Nel salone del check in la tensione si allenta.
«Qualcuno ci dica ufficialmente che l’aeroporto è bloccato,
altrimenti da qui non ce ne andiamo e scendiamo direttamente sulle
piste», urla al megafono il delegato dello Slai Cobas, Renzo Canavesi.
La comunicazione arriva. Alle 11 l’aeroporto è bloccato. E
l’occupazione si trasforma in una vera e propria assemblea sindacale.
Il traffico aereo resterà bloccato fino a mezzogiorno, quando l’Alfa
di Arese esce e, in corteo, sale di nuovo sui pullman.
LE POLEMICHE - Le rivendicazioni sono soprattutto tre. La prima: la
protesta di Arese è invisibile perché trascurata dai media. La
seconda: la protesta di Arese passa in secondo piano rispetto a quella
di Termini Imerese. Poi c’è la polemica sull’area Fiat. Si tratta
di circa due milioni di metri quadrati che dal ’95 sono divisi in due
parti: una prima area destinata alla reindustrializzazione e controllata
dalla Alfa Business Park, società posseduta al 70 per cento
dall’americana Aig Lincoln. Una seconda area, definita «arroccamento
Fiat» in quanto proprio qui l’azienda torinese ha concentrato lo
stabilimento produttivo, è di proprietà della Estate sei spa, società
che fa riferimento a Riccardo Conti, deputato lombardo del Cdu.
«Secondo documenti in nostro possesso la società Alfa Business Park ha
proposto una variazione della destinazione d’uso dell’area, oggi
industriale - dice Antonio Lareno, segretario della Camera del Lavoro di
Milano -. Tutto ciò muterebbe lo spirito dell’accordo di programma
firmato nel ’96: si tratta di una prospettiva inammissibile. Su questo
tema abbiamo chiesto un incontro urgente ai comuni di Arese, Bollate,
Lainate, Rho e Garbagnate».
Tramite il suo legale, l’avvocato Innocenzo Gorlani, l’onorevole
Conti sostiene che «non esiste alcuna volontà di cambiare la
destinazione d’uso dell’area. Al contrario, l’obiettivo è
localizzare altre attività industriali e produttive». E, per quanto
riguarda la cordata che affianca Conti nel controllo dell’area,
l’avvocato conferma «che si tratta di industriali bresciani e
milanesi. Nessun ex manager Fiat è coinvolto».
Sul fronte regionale è partita una lettera da parte dei sindacati
confederali lombardi con cui si sollecita a un incontro al Pirellone.
Rita Querzè
Corriere
della Sera
22.11.02
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