CorrierEconomia, 19-2-01

AFRICA Tre milioni di morti l’anno per Aids. Ma i medicinali non arrivano. Una campagna globale

I farmaci inaccessibili

di Cecilia Zecchinelli

Una società indiana è pronta a vendere la cura anti-Hiv per 350 dollari, contro i diecimila ufficiali. Ma le leggi sui brevetti lo impediscono. 41 multinazionali contro il Sudafrica

Bombay: la società farmaceutica indiana Cipla pochi giorni fa ha offerto ai governi africani una combinazione di farmaci anti-Aids, a soli 600 dollari l’anno per paziente. E a Medici senza frontiere (Msf), l’organizzazione non governativa (Ong) Nobel per la pace 1999, le ha proposte a 350 dollari. Il prezzo medio in Usa ed Europa degli stessi farmaci, prodotti dalle multinazionali che detengono i brevetti, è di 10-15 mila dollari l’anno per persona. La Cipla ha già ricevuto lettere d’avvertimento da parte della GlaxoSmithKline (Gsk) in cui le si intima di sospendere ogni esportazione di medicine coperte da suoi brevetti, causando reazioni infuocate nel mondo dei movimenti umanitari e anti-Aids e preoccupazione tra gli azionisti della multinazionale. Londra: Oxfam, una delle più influenti Ong europee nota per le attività di lobbying nei confronti di Banca mondiale (Bm) e Fondo monetario internazionale (Fmi), ha lanciato la scorsa settimana una campagna per l’accesso ai farmaci da parte dei Paesi poveri, e in particolare alle medicine anti-Aids per i 25,3 milioni di africani infetti da Hiv, che costituiscono il 70% dei sieropositivi del pianeta. La campagna, che esclude il boicottaggio, è rivolta a multinazionali e governi ed è appoggiata (in parte) da alcuni investitori istituzionali. Da Harvard, il noto economista Jeffrey Sachs lancia intanto un appello mondiale perché tutti (produttori, governi, comunità scientifiche) si decidano finalmente a far qualcosa (vedi articoli a pag.2).
Pretoria: il 5 marzo inizierà un processo-chiave per l’Africa. 41 società farmaceutiche internazionali porteranno sul banco degli imputati il governo del Sud Africa, per bloccare la legislazione approvata ai tempi di Mandela che permette l’importazione da altri Pvs e la produzione locale di farmaci anti-Aids, «by-passando» i brevetti delle multinazionali. La possibilità di agire in questo modo da parte dei Pvs in caso di epidemia è prevista peraltro anche dalla Wto. Ma l’esenzione è stata utilizzata finora solo dal Brasile, con ottimi risultati sanitari ma molte difficoltà e poche prospettive di continuare a farlo.
Partita globale
Bombay, Londra, Pretoria: nel mondo della globalizzazione anche la partita (o battaglia) della salute si gioca ormai su un tavolo planetario. Che vede da un lato i colossi farmaceutici occidentali, sempre più grandi per le continue fusioni del settore, pronti a tutto per difendere i loro brevetti e gli alti profitti che ne derivano (30 miliardi di dollari su un fatturato di 200 miliardi nel 1999 per i primi dieci produttori), parte dei quali sono investiti in ricerca. Dall'altro un esercito in rapida espansione di associazioni e movimenti, economisti e scienziati, qualche politico e intellettuale, che denunciano la catastrofe ormai in atto. Sullo sfondo, passivi e distratti, i governi occidentali e gli organismi multinazionali che da tali governi dipendono, compresi Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Onu, Fmi, Bm. E in mezzo, vera protagonista-vittima, l'Africa con le sue decine di milioni di malati (di Aids ma non solo), i suoi governi corrotti ed impotenti, la povertà assoluta. Una miscela micidiale che rischia di esplodere coinvolgendo anche il resto del pianeta, come dice chiaramente Sachs. Ma chi sono i responsabili e cosa si può fare?
La risposta non è semplice, anche perché le domande riguardano aspetti commerciali, etici, sanitari, politici. Dai complessissimi «trips» , le norme Wto che regolano il rispetto dei brevetti (oggi in ridiscussione), alle politiche di aggiustamento macroeconomico di Fmi e Bm (contestate da più parti), ai bilanci dei colossi farmaceutici e il loro andamento sulle Borse mondiali, al rispetto dei diritti umani e dei malati fissati da convenzioni internazionali e Costituzioni. E questo solo per restare nella legalità: se includiamo anche elementi come le sperimentazioni illecite di farmaci nei Pvs da parte delle multinazionali (non ne parla solo il nuovo romanzo di Le Carrè: la Pfizer, ad esempio, è finita in prima pagina per un’analoga vicenda in Nigeria) o la corruzione dei governi africani e la sparizione sistematica degli aiuti umanitari, l’orizzonte si allarga all’infinito. Ma alcuni punti si possono comunque fissare. «Un dato incontestabile è che non è mai avvenuto nella storia moderna che i farmaci salvavita fossero così inaccessibili ai Paesi poveri, l’Africa oggi sta molto peggio di vent’anni fa - sostiene Gavino Maciocco, medico e direttore di «Salute e Sviluppo» del Cuamm/Medici per l’Africa - Ma se l’Unicef sovvenzionava una volta le campagne di vaccinazione, oggi le organizzazioni multinazionali sono mute, l’Oms assente da dieci anni. E’ rischioso prendersela solo con le farmaceutiche o con le pur pessime classi dirigenti africane: i principali responsabili sono i governi occidentali che nella migliore delle ipotesi agiscono solo sull’emergenza. Pensare che per gestire un ospedale con 240 letti in Uganda ci vorrebbero solo 400 milioni all’anno».
Il G8 di Genova
D’accordo sulla responsabilità dei politici dei Paesi ricchi è Nicoletta Dentico, direttore esecutivo di Msf-Italia e membro del board della campagna internazionale per l’accesso ai farmaci lanciata dall’Ong. Non a caso, Msf è impegnata in una forte azione di lobby nei confronti di Stati Uniti, Unione europea, singoli governi, Italia compresa. E si sta attivando in particolare perché al prossimo G8 di Genova salute del mondo e accesso ai farmaci siano una priorità. «Le multinazionali sono individuate da tutti come i "cattivi" ma tocca ai governi muoversi ed a noi far pressione su questi - dice Dentico -. Non solo per i malati africani: anche nei nostri Paesi rischiamo di arrivare a un drastico ridimensionamento dell’assistenza sanitaria con la privatizzazione del settore. Quando gli Stati si ritirano, il campo resta libero per gli interessi dei produttori privati, che non hanno limiti». D’accordo fare profitti sui propri farmaci, rivendicare l’esistenza di brevetti pena un drastico calo delle entrate e quindi meno disponibilità di investire nella ricerca, ammette la maggior parte delle Ong e delle voci critiche. Ma la promessa tanto propagandata nel maggio 2000 da parte di cinque grandi produttori di medicine anti-Aids di concedere agli Stati africani sconti molto ingenti è finita quasi in niente. Solo il Senegal ha annunciato di aver siglato un accordo per ottenere il cocktail anti-Aids, ma ad un prezzo compreso tra i 1.008 e i 1.821 dollari l’anno per paziente, contro un costo di produzione inferiore ai 500 dollari.
Senza dimenticare, aggiunge Vittorio Agnoletto, presidente storico della Lila (Lega italiana per la lotta all’Aids), autore di libri e testi sull’argomento, membro della commissione nazionale Aids, che lasciate libere di agire perché prive di norme e controlli, le aziende vanno ovviamente solo dove gli conviene. «E infatti non stanno investendo più di tanto sui vaccini preventivi dell’Aids -, denuncia Agnoletto - Il sospetto è che da un punto di vista economico non convenga distruggere la malattia ma cronicizzarla per continuare a vendere farmaci curativi. Un problema enorme per tutti, non solo per l’Africa». Dei 23 vaccini che comunque vengono sperimentati oggi nel Terzo Mondo, 22 riguardano ceppi della malattia presenti solo nei Paesi ricchi. Come dire: i test vengono fatti dove costa meno e ci sono meno controlli ma saranno relativamente utili ai ricchi dell’Occidente, dove i tipi di virus sono leggermente diversi, mentre i poveri nei Pvs non potranno comprarseli. «Se anche le cose filassero completamente lisce, ci vorranno almeno sette anni per avere un vaccino efficace», prevede Agnoletto. Nel frattempo, pensa un crescente numero di persone, qualcosa dovrà comunque cambiare.