AFRICA Tre
milioni di morti lanno per Aids. Ma i medicinali non
arrivano. Una campagna globale
I farmaci
inaccessibili
di Cecilia
Zecchinelli
Una società
indiana
è pronta a vendere la cura anti-Hiv per 350 dollari, contro i
diecimila ufficiali. Ma le leggi sui brevetti lo impediscono. 41
multinazionali contro il Sudafrica
Bombay: la
società farmaceutica indiana Cipla pochi giorni fa
ha offerto ai governi africani una combinazione di
farmaci anti-Aids, a soli 600 dollari lanno per
paziente. E a Medici senza frontiere (Msf), lorganizzazione
non governativa (Ong) Nobel per la pace 1999, le ha
proposte a 350 dollari. Il prezzo medio in Usa ed Europa
degli stessi farmaci, prodotti dalle multinazionali che
detengono i brevetti, è di 10-15 mila dollari lanno
per persona. La Cipla ha già ricevuto lettere davvertimento
da parte della GlaxoSmithKline (Gsk) in cui le si intima
di sospendere ogni esportazione di medicine coperte da
suoi brevetti, causando reazioni infuocate nel mondo dei
movimenti umanitari e anti-Aids e preoccupazione tra gli
azionisti della multinazionale. Londra: Oxfam, una delle
più influenti Ong europee nota per le attività di
lobbying nei confronti di Banca mondiale (Bm) e Fondo
monetario internazionale (Fmi), ha lanciato la scorsa
settimana una campagna per laccesso ai farmaci da
parte dei Paesi poveri, e in particolare alle medicine
anti-Aids per i 25,3 milioni di africani infetti da Hiv,
che costituiscono il 70% dei sieropositivi del pianeta.
La campagna, che esclude il boicottaggio, è rivolta a
multinazionali e governi ed è appoggiata (in parte) da
alcuni investitori istituzionali. Da Harvard, il noto
economista Jeffrey Sachs lancia intanto un appello
mondiale perché tutti (produttori, governi, comunità
scientifiche) si decidano finalmente a far qualcosa (vedi
articoli a pag.2).
Pretoria: il 5 marzo inizierà un processo-chiave per lAfrica.
41 società farmaceutiche internazionali porteranno sul
banco degli imputati il governo del Sud Africa, per
bloccare la legislazione approvata ai tempi di Mandela
che permette limportazione da altri Pvs e la
produzione locale di farmaci anti-Aids, «by-passando» i
brevetti delle multinazionali. La possibilità di agire
in questo modo da parte dei Pvs in caso di epidemia è
prevista peraltro anche dalla Wto. Ma lesenzione è
stata utilizzata finora solo dal Brasile, con ottimi
risultati sanitari ma molte difficoltà e poche
prospettive di continuare a farlo.
Partita globale
Bombay, Londra, Pretoria: nel mondo della globalizzazione
anche la partita (o battaglia) della salute si gioca
ormai su un tavolo planetario. Che vede da un lato i
colossi farmaceutici occidentali, sempre più grandi per
le continue fusioni del settore, pronti a tutto per
difendere i loro brevetti e gli alti profitti che ne
derivano (30 miliardi di dollari su un fatturato di 200
miliardi nel 1999 per i primi dieci produttori), parte
dei quali sono investiti in ricerca. Dall'altro un
esercito in rapida espansione di associazioni e
movimenti, economisti e scienziati, qualche politico e
intellettuale, che denunciano la catastrofe ormai in
atto. Sullo sfondo, passivi e distratti, i governi
occidentali e gli organismi multinazionali che da tali
governi dipendono, compresi Organizzazione mondiale della
sanità (Oms), Onu, Fmi, Bm. E in mezzo, vera
protagonista-vittima, l'Africa con le sue decine di
milioni di malati (di Aids ma non solo), i suoi governi
corrotti ed impotenti, la povertà assoluta. Una miscela
micidiale che rischia di esplodere coinvolgendo anche il
resto del pianeta, come dice chiaramente Sachs. Ma chi
sono i responsabili e cosa si può fare?
La risposta non è semplice, anche perché le domande
riguardano aspetti commerciali, etici, sanitari,
politici. Dai complessissimi «trips» , le norme Wto che
regolano il rispetto dei brevetti (oggi in
ridiscussione), alle politiche di aggiustamento
macroeconomico di Fmi e Bm (contestate da più parti), ai
bilanci dei colossi farmaceutici e il loro andamento
sulle Borse mondiali, al rispetto dei diritti umani e dei
malati fissati da convenzioni internazionali e
Costituzioni. E questo solo per restare nella legalità:
se includiamo anche elementi come le sperimentazioni
illecite di farmaci nei Pvs da parte delle multinazionali
(non ne parla solo il nuovo romanzo di Le Carrè: la
Pfizer, ad esempio, è finita in prima pagina per unanaloga
vicenda in Nigeria) o la corruzione dei governi africani
e la sparizione sistematica degli aiuti umanitari, lorizzonte
si allarga allinfinito. Ma alcuni punti si possono
comunque fissare. «Un dato incontestabile è che non è
mai avvenuto nella storia moderna che i farmaci salvavita
fossero così inaccessibili ai Paesi poveri, lAfrica
oggi sta molto peggio di ventanni fa - sostiene
Gavino Maciocco, medico e direttore di «Salute e
Sviluppo» del Cuamm/Medici per lAfrica - Ma se lUnicef
sovvenzionava una volta le campagne di vaccinazione, oggi
le organizzazioni multinazionali sono mute, lOms
assente da dieci anni. E rischioso prendersela solo
con le farmaceutiche o con le pur pessime classi
dirigenti africane: i principali responsabili sono i
governi occidentali che nella migliore delle ipotesi
agiscono solo sullemergenza. Pensare che per
gestire un ospedale con 240 letti in Uganda ci vorrebbero
solo 400 milioni allanno».
Il G8 di Genova
Daccordo sulla responsabilità dei politici dei
Paesi ricchi è Nicoletta Dentico, direttore esecutivo di
Msf-Italia e membro del board della campagna
internazionale per laccesso ai farmaci lanciata
dallOng. Non a caso, Msf è impegnata in una forte
azione di lobby nei confronti di Stati Uniti, Unione
europea, singoli governi, Italia compresa. E si sta
attivando in particolare perché al prossimo G8 di Genova
salute del mondo e accesso ai farmaci siano una
priorità. «Le multinazionali sono individuate da tutti
come i "cattivi" ma tocca ai governi muoversi
ed a noi far pressione su questi - dice Dentico -. Non
solo per i malati africani: anche nei nostri Paesi
rischiamo di arrivare a un drastico ridimensionamento
dellassistenza sanitaria con la privatizzazione del
settore. Quando gli Stati si ritirano, il campo resta
libero per gli interessi dei produttori privati, che non
hanno limiti». Daccordo fare profitti sui propri
farmaci, rivendicare lesistenza di brevetti pena un
drastico calo delle entrate e quindi meno disponibilità
di investire nella ricerca, ammette la maggior parte
delle Ong e delle voci critiche. Ma la promessa tanto
propagandata nel maggio 2000 da parte di cinque grandi
produttori di medicine anti-Aids di concedere agli Stati
africani sconti molto ingenti è finita quasi in niente.
Solo il Senegal ha annunciato di aver siglato un accordo
per ottenere il cocktail anti-Aids, ma ad un prezzo
compreso tra i 1.008 e i 1.821 dollari lanno per
paziente, contro un costo di produzione inferiore ai 500
dollari.
Senza dimenticare, aggiunge Vittorio Agnoletto,
presidente storico della Lila (Lega italiana per la lotta
allAids), autore di libri e testi sullargomento,
membro della commissione nazionale Aids, che lasciate
libere di agire perché prive di norme e controlli, le
aziende vanno ovviamente solo dove gli conviene. «E
infatti non stanno investendo più di tanto sui vaccini
preventivi dellAids -, denuncia Agnoletto - Il
sospetto è che da un punto di vista economico non
convenga distruggere la malattia ma cronicizzarla per
continuare a vendere farmaci curativi. Un problema enorme
per tutti, non solo per lAfrica». Dei 23 vaccini
che comunque vengono sperimentati oggi nel Terzo Mondo,
22 riguardano ceppi della malattia presenti solo nei
Paesi ricchi. Come dire: i test vengono fatti dove costa
meno e ci sono meno controlli ma saranno relativamente
utili ai ricchi dellOccidente, dove i tipi di virus
sono leggermente diversi, mentre i poveri nei Pvs non
potranno comprarseli. «Se anche le cose filassero
completamente lisce, ci vorranno almeno sette anni per
avere un vaccino efficace», prevede Agnoletto. Nel
frattempo, pensa un crescente numero di persone, qualcosa
dovrà comunque cambiare.