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La Lami chiude, a casa i 34 operai Ultima speranza nel
ricorso contro l'azienda di Perarolo
di Giusy Andreoli VIGONZA.
Licenziati i 34 operai della Lami carpenterie metalliche di Perarolo. Nei
giorni scorsi è arrivata ad ognuno di loro una «raccomandata a mano»
sottoscritta (a macchina) dal liquidatore: Loreto Fulchir. La lettera è
stata rifiutata, ma era comunque un «preavviso». La proprietà farà recapitare una
seconda volta la lettera a mezzo posta. Pronta la disponibilità dei 34 a
un eventuale riassorbimento. L'altra mattina gli operai si sono presentati
ugualmente nella fabbrica di via Julia dove da due mesi fanno solo atto di
presenza pur percependo regolarmente la paga, ma non hanno trovato i
cartellini da timbrare. Così si sono riuniti in assemblea all'esterno
dell'edificio decidendo di continuare la battaglia in parallelo al ricorso
che hanno promosso contro la Lami, che non riconoscono come datore di
lavoro in quanto si ritengono ancora dipendenti Elektromec. L'ultima
udienza in Tribunale a Padova, il 25 maggio, è stata aggiornata al 3
luglio. Nel frattempo gli operai riscuoteranno l'assegno di mobilità, in
media un milione e 400 mila mensili. Nessun accordo fra le parti, per ora:
troppo bassa l'offerta della Lami (17 milioni lordi), secondo i
lavoratori. Accanto agli operai in lotta, Rifondazione comunista che
lamenta «l'indifferenza dei politici a tutti i livelli e la latitanza
sindacale. Il sindaco di Vigonza non ha dato nessun tipo di risposta alla
nostra lettera - dice Gino Bortolozzo - un atto grave dal punto di vista
sociale e politico. A Vigonza la disoccupazione avanza, basta vedere cosa
sta succedendo con i lavoratori delle cooperative Giotto e Solidarietà. Si
sta sostituendo il lavoro buono con quello precario con l'abbassamento di
diritti e salari». Prc propone un comitato di lotta contro tutti i
licenziamenti; sulla Lami presenterà un'interrogazione in consiglio
regionale. I Ds hanno investito della questione i consiglieri veneti e i
parlamentari.
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