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Pagina 34

Poste, novemila licenziamenti
Intesa con l'Abi per gli assegni

Esuberi, avviate le procedure. Dura reazione sindacale: "Atto gravissimo, sarà sciopero"


ROMA - Estate calda per le Poste. Mentre si inasprisce il confronto con i sindacati sugli esuberi, l'azienda accetta la sfida con le banche nella fornitura di nuovi servizi finanziari alle imprese. Partiamo dall'occupazione. All'improvviso, ieri, le Poste hanno annunciato ai sindacati l'avvio della procedura di licenziamento per 9mila dipendenti in forza della legge 223. L'azienda guidata da Corrado Passera ha deciso infatti di accelerare i tempi del piano di ristrutturazione, che ha individuato appunto 910 mila esuberi. Da questo momento, i sindacati - che hanno già preannunciano iniziative di sciopero per i prossimi giorni - avranno tempo 75 giorni per evitare i licenziamenti attraverso il ricorso a soluzioni alternative come la mobilità verso la pensione (le Poste non hanno la possibilità di accedere alla Cassa integrazione).
La procedura di mobilità è indubbiamente un elemento di pressione dell'azienda nell'ambito di una trattativa avviata nelle settimane scorse con i sindacati. Il rischio è però quello di un passo indietro nelle relazioni sindacali. Finora, infatti, le Poste - 170 mila dipendenti - avevano manifestato la volontà di ricorrere a strumenti soft per un taglio «non traumatico» di quei 910 mila posti di lavoro. A questo proposito, l'azienda si era detta disponibile a lavorare con i sindacati all'ipotesi di un «Fondo di accompagnamento», che sull'esempio di quello predisposto dal sistema bancario garantirebbe una rendita fino alla pensione ai lavoratori che vi aderiranno volontariamente (ne avrebbero diritto i dipendenti con più di 31 anni di anzianità). Ora la società ribadisce la sua disponibilità a una trattativa che individui soluzioni «morbide» per il problemaesuberi, ricordando peraltro che «entro l'anno molti lavoratori lasceranno l'azienda per avere maturato diritto al pensionamento», ma pone un termine ultimo, dopo il quale in caso di mancato accordo scatteranno i licenziamenti.
La «spallata» sul fronte della ristrutturazione aziendale avviene proprio nel momento in cui l'azienda incassa un importante risultato su quello operativo. Oggi infatti Poste e Abi (l'Associazione bancaria) sigleranno l'accordo che consentirà l'accettazione agli sportelli postali degli assegni «girati», permettendo in questo modo soprattutto a imprese e commercianti di «alimentare» i propri depositi del Bancoposta. L'integrazione parziale tra i due sistemi di pagamento chiude un lungo braccio di ferro tra i banchieri, che difendevano l'esclusività delle proprie prerogative finanziarie, e l'azienda postale che - forte della sua rete di 14 mila sportelli - aveva deciso di lanciarsi sempre di più nei servizi creditizi. A farne le spese - però - erano soprattutto gli utenti: l'impossibilità di versare un assegno di terzi sul proprio conto corrente postale costringeva i clienti a una doppia operazione: prima l'incasso in banca, poi il versamento alle Poste dei contanti.
(f.b.r.d.g.)
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