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Poste, novemila licenziamenti Intesa
con l'Abi per gli assegni
Esuberi, avviate le procedure. Dura reazione
sindacale: "Atto gravissimo, sarà sciopero"
ROMA - Estate calda per le Poste. Mentre si inasprisce il confronto con i
sindacati sugli esuberi, l'azienda accetta la sfida con le banche nella
fornitura di nuovi servizi finanziari alle imprese. Partiamo
dall'occupazione. All'improvviso, ieri, le Poste hanno annunciato ai
sindacati l'avvio della procedura di licenziamento per 9mila dipendenti in
forza della legge 223. L'azienda guidata da Corrado Passera ha deciso
infatti di accelerare i tempi del piano di ristrutturazione, che ha
individuato appunto 910 mila esuberi. Da questo momento, i sindacati - che
hanno già preannunciano iniziative di sciopero per i prossimi giorni -
avranno tempo 75 giorni per evitare i licenziamenti attraverso il ricorso
a soluzioni alternative come la mobilità verso la pensione (le Poste non
hanno la possibilità di accedere alla Cassa integrazione). La procedura
di mobilità è indubbiamente un elemento di pressione dell'azienda
nell'ambito di una trattativa avviata nelle settimane scorse con i
sindacati. Il rischio è però quello di un passo indietro nelle relazioni
sindacali. Finora, infatti, le Poste - 170 mila dipendenti - avevano
manifestato la volontà di ricorrere a strumenti soft per un taglio «non
traumatico» di quei 910 mila posti di lavoro. A questo proposito,
l'azienda si era detta disponibile a lavorare con i sindacati all'ipotesi
di un «Fondo di accompagnamento», che sull'esempio di quello predisposto
dal sistema bancario garantirebbe una rendita fino alla pensione ai
lavoratori che vi aderiranno volontariamente (ne avrebbero diritto i
dipendenti con più di 31 anni di anzianità). Ora la società ribadisce la
sua disponibilità a una trattativa che individui soluzioni «morbide» per
il problemaesuberi, ricordando peraltro che «entro l'anno molti lavoratori
lasceranno l'azienda per avere maturato diritto al pensionamento», ma pone
un termine ultimo, dopo il quale in caso di mancato accordo scatteranno i
licenziamenti. La «spallata» sul fronte della ristrutturazione
aziendale avviene proprio nel momento in cui l'azienda incassa un
importante risultato su quello operativo. Oggi infatti Poste e Abi
(l'Associazione bancaria) sigleranno l'accordo che consentirà
l'accettazione agli sportelli postali degli assegni «girati», permettendo
in questo modo soprattutto a imprese e commercianti di «alimentare» i
propri depositi del Bancoposta. L'integrazione parziale tra i due sistemi
di pagamento chiude un lungo braccio di ferro tra i banchieri, che
difendevano l'esclusività delle proprie prerogative finanziarie, e
l'azienda postale che - forte della sua rete di 14 mila sportelli - aveva
deciso di lanciarsi sempre di più nei servizi creditizi. A farne le spese
- però - erano soprattutto gli utenti: l'impossibilità di versare un
assegno di terzi sul proprio conto corrente postale costringeva i clienti
a una doppia operazione: prima l'incasso in banca, poi il versamento alle
Poste dei contanti. (f.b.r.d.g.) |
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