SLAI
Cobas
Sui fatti di Genova e sulla situazione che ne è
scaturita
occorre riflettere molto lucidamente. Andando oltre la
più che giustificata rabbia che tutti ci accomuna per il pesante messaggio
di dominio che il potere ci ha lanciato. Per uscire da un senso di
impotenza occorre individuare le basi su cui elaborare proposte serie per
il prossimo futuro.
Subito dall'inizio avevamo deciso di caratterizzare la
presenza dello Slai Cobas, con i lavoratori rappresentati dal sindacalismo
di base, con una manifestazione per il giorno 20 e un corteo nella zona
operaia di Sampierdarena. Non era una scelta di separazione dal resto
del movimento (come del resto non lo era stata quella dei "migranti" del
giorno prima) ma era finalizzata a rendere visibile l'angolo di visuale
specifico con cui noi affrontavamo l'opposizione alla globalizzazione
capitalista. Man mano che passavano i giorni abbiamo però assistito a
un crescendo di dichiarazioni tese a trasformare la giornata del 20 in un
momento in cui dare sfogo mediatico a un virtuale assalto alla zona rossa.
Visto che altri si erano fatti, con clamore, sponsor di questa scelta,
cercando di imporla a tutto il sindacalismo autorganizzato, come Slai
Cobas, insieme alla Cub, abbiamo tentato, anche con un appello pubblico,
di riportare il dibattito non su chi riusciva simbolicamente ad entrare
nella zona rossa, ma sui contenuti che questa manifestazione doveva
evidenziare. Questo non è purtroppo avvenuto.
La manifestazione invisibile.
All'arrivo a Genova, attorno alle 12, abbiamo saputo di
scontri in corso in altre zone della città. Il clima era inevitabilmente
già surriscaldato e lo schieramento di PS e CC era massiccio. Per questo
non abbiamo accolto la richiesta di alcuni compagni che chiedevano
ripetutamente di informare, tramite i nostri altoparlanti, degli scontri
in atto. Cosa che avrebbe inevitabilmente aumentato la tensione
esponendoci a una pesante repressione. Abbiamo invece cercato in tutti i
modi di stemperarla. Il corteo ha così potuto prendere l'avvio con la
presenza organizzata di Cub, Slai Cobas e Usi. Lungo tutto il percorso
abbiamo visto una buona partecipazione della gente che assisteva dalle
finestre. Davanti alla lapide dei partigiani c'è stato anche un veloce
comizio di un compagno dell' Anpi di Sampierdarena. All'arrivo nella
piazza finale del corteo ci ha accolto un consistente cordone di PS e CC
schierati con elmetto, maschera antigas e con gipponi pronti a caricare
verso il corteo. Il servizio d'ordine ha consentito che i manifestanti non
venissero a contatto con la polizia. Dopo un comizio con alcuni
interventi, assai brevi - visto l'altissima tensione, il singolare
posizionamento della polizia che si era collocata a metà della piazza così
da ostacolare proprio il cambio di senso di marcia del corteo, e i
movimenti di alcune decine di sconosciuti manifestanti che cercavano di
collocarsi in prima fila - si è deciso di ritornare, sempre in corteo,
verso il punto di partenza. Nel ritorno, utilizzando le trombe dello Slai
Cobas abbiamo dovuto prendere le distanze da alcuni di quegli sconosciuti
manifestanti che, partendo dal corteo, si spostavano nelle vie laterali.
Anche se attorno succedevano fatti non rassicuranti, la manifestazione ha
così potuto concludersi senza essere coinvolta in scontri. Gli oltre 10
mila manifestanti si sono sciolti dopo alcuni interventi di altri compagni
( Zastava, sardi ecc.). Sui pullman, mentre tornavamo, abbiamo appreso la
notizia dell'uccisione di un compagno. La nostra moderata contentezza
sulla riuscita della manifestazione è così di colpo svanita.
Essere riusciti a portare oltre 10 mila compagni a Genova,
in un giorno di lavoro e senza lasciarci coinvolgere in scontri è
indubbiamente un dato positivo da valorizzare. Ma dai mas media siamo
stati praticamente azzerati : l'attenzione generale era concentrata su
quello che sarebbe successo dall'altra parte della città. Le drammatiche
aggressioni che poi si sono innescate ha ulteriormente contribuito a farci
sparire completamente di scena.
Alcuni spunti su cui occorrerà
riflettere.
La strategia del governo.
La pianificazione dell'obiettivo che si era proposto
risulta ormai ben chiara.
- Da tempo i mass media parlavano solo degli "assalti"
alla zona rossa senza minimamente accennare ai pericolosi (per loro)
contenuti che i lavoratori volevano immettere nel movimento
antiglobalizzazione.
- Negli ultimi giorni hanno innescata la classica
strategia della tensione con bombe e falsi allarmi.
- Hanno raffinato e usato a man bassa la (a noi ben nota)
tattica delle infiltrazioni provocatorie, allo scopo di aggredire con
violenza inaudita tutti coloro che manifestavano cercando volutamente il
morto. Che solo per puro caso si è limitato (forse) a uno solo.
- Con la scusa della repressione agli "assalitori" del
20, hanno creato le premesse per l'aggressione alla grandiosa
manifestazione del 21.
- Con l'avallo della magistratura e azzerando ogni stato
di diritto, hanno poi attaccato la sede del GSF sequestrando e
massacrando i compagni.
La memoria di quello che è successo a migliaia di persone
è oggetto continuo, in questi giorni, di insopportabili testimonianze.
Questa scelta del governo si configura inequivocabilmente come la scesa in
campo di un regime fascista.
La strategia con cui si è mosso il
"movimento".
Con molta franchezza dobbiamo però analizzare anche gli
errori commessi.
- Si è sottovalutato il fatto che le operazioni di PS e
CC erano dirette in prima persona dal fascista Fini. I finti colloqui
istituzionali che il Governo teneva aperti, hanno fatto dimenticare che
era da prevedere che l'imponente spiegamento di forze "dell'ordine" non
era finalizzato a prevenire gli incidenti ma a favorire, attraverso
anche l'azione di provocatori, la possibilità di innescare una imponente
repressione di massa . Si è così andati alla manifestazione a cuor
troppo leggero senza predisporre un minimo di servizio d'ordine adeguato
alla situazione.
- Da settimane assistevamo in TV ( con ampio spazio dato
dalle televisioni Fininvest) a sciocchi ed infantili proclami di guerra
con passamontagna, a ridicole manovre pseudo militari, a creazioni di
eserciti "passivi" che avrebbero dovuto attaccare la zona rossa. Questo
scherzare cinico, finalizzato a dare uno sfogo "controllato" alle
componenti antagoniste del movimento, ha finito per incentrare il
dibattito sulle modalità di assalto alla zona rossa, scatenando anche
problemi di egemonia interna ai centri sociali. Ma tutto ciò ha
inesorabilmente contribuito non solo a offrire al Governo il pretesto (
spendibile sui mass media) di doversi difendere da assalti di
facinorosi, ma soprattutto ha spostato sul finto palcoscenico della
"zona rossa" voluto da lorsignori la rabbia e il bisogno di lotta che
attraversa la parte più cosciente del movimento. La vera zona rossa
passa per le fabbriche e i luoghi di sfruttamento del lavoro : è lì che
la globalizzazione capitalistica può essere non "virtualmente" aggredita
e combattuta. E' questo il fronte indispensabile su cui il movimento
deve attrezzarsi duramente alla lotta.
- Non si può inoltre dimenticare che anche l'ala del
movimento che nei tanti dibattiti pre G8 si presentava come la più
radicale ha poi privilegiato l'alleanza con un settore dei Cobas che
tenta poco correttamente di accreditarsi come l'interlocutore unico di
tutto il sindacalismo di base e addirittura con la Cgil. Una Cgil che
non si è schierata contro la macchina da guerra che il Governo D'Alema
aveva oliato contro la Jugoslavia e che il Governo Berlusconi ha rivolto
oggi all'interno, contro il movimento. Una Cgil che ha fatto passare la
devastante precarizzazione e flessibilità del lavoro arrivando
addirittura ad inserirsi nella guerra finanziaria prettamente
capitalista attraverso la gestione dei fondi pensione : tutti obiettivi
strategici che i vari G8 hanno elaborato in questi anni
Come andare avanti.
E' semplicemente fuori luogo concentrare la discussione
sulla violenza e la non-violenza . Prima occorre scegliere qual è il
terreno reale dello scontro. Le forme di lotta che il movimento
operaio, a secondo della fase storica, ha utilizzato non sono scaturite da
teoriche discussioni di questo tipo.
Dobbiamo quindi continuare a partecipare alle
mobilitazioni che ci saranno portandovi dentro però il potenziale
indispensabile di questo sguardo : l'unica vera possibilità che ha questo
movimento di non disperdersi e di non esaurirsi. O addirittura di essere
utilizzato per "altri" scopi.
La necessità di ricercare la massima unità con tutta la
sinistra non può però essere utilizzata per non chiamare alla resa dei
conti i sindacati confederali che pretendono, come se nulla fosse successo
in questi anni, di riproporsi come difensori dei diritti dei lavoratori.
Occorre denunciare il tentativo di riciclaggio di personaggi che
favoriscono le politiche imperialiste e sono tra noi solo perchè hanno
perso le elezioni.
Alla sinistra sindacale, così tanto lucidamente presente
nei dibattiti a parole, dobbiamo chiedere di uscire dalla finta enfasi con
cui si sta esaltando lo lotta dei metalmeccanici della Fiom, che appare
chiaramente finalizzata a rigenerare, su obiettivi irrilevanti per i
lavoratori, un sindacato ormai compromesso. Nella vertenza Fiat, a cui la
Fiom tanto tiene, si chiedono computer per le RSU e commissioni
informative su tutto ma nulla si pretende sul rispetto dello statuto
lavoratori anche in quei paesi fuori dall'Italia ( ad es. il Brasile )
verso i quali la Fiat opera continuamente il trasferimento di produzioni
aggiuntive. Ipocrita è il lamento della Fiom contro la mancanza di
democrazia che gli sta rendendo difficile fare il referendum sul contratto
mentre ricorre contro la sentenza del Tribunale che impone alla Fiat Sata
di Melfi la consegna dei tabulati che permetterebbero la presentazione
alle elezioni della Rsu della lista Slai Cobas, evidentemente non di suo
gradimento.
Occorre mettere al centro della lotta del movimento il
massacro che il governo si appresta a fare in materia sociale,
pensionistica e sui diritti del lavoro. Ricercando assieme, su questi
obiettivi, unità di contenuti e autonomia organizzativa. E' in questa
prospettiva che, ad esempio, abbiamo proposto a tutto il sindacalismo di
base di presentare liste comuni alle imminenti elezioni delle Rsu nel
Pubblico Impiego.
Senza rinviare al prossimo incontro delle istituzioni
mondiali la scesa in campo del movimento.
28 luglio 2001
Slai Cobas
I SENTIMENTI DI ORRORE, DI DOLORE, DI
RABBIA, DI IMPOTENZA E DI SGOMENTO PER QUELLO CHE E' STATO FATTO
SUCCEDERE A GENOVA DEVONO LASCIARE SPAZIO A UNA SERIA E RESPONSABILE
RIFLESSIONE SU QUALE GRAVE MESSAGGIO I POTERI FORTI HANNO VOLUTO
MANDARE A TUTTI COLORO CHE NON CONDIVIDONO LE LORO STRATEGIE GLOBALI
E SU QUALI FRONTI REALI DEVE ORGANIZZARSI UN VERA
OPPOSIZIONE.
I LAVORATORI NON POSSONO ILLUDERSI DI ESSERNE
FUORI.
DEVONO SAPER INTELLIGENTEMENTE PRENDERE LE DISTANZE
DALLA MANIPOLAZIONE TELEVISIVA CHE UTILIZZA LE INFORMAZIONI E LE
IMMAGINI CHE GLI SERVONO PER SOSTENERE LE PROPRIE TESI. NON IN
BASE A QUESTA STRUMENTALIZZAZIONE DOBBIAMO RICAVARE I NOSTRI
GIUDIZI.
LE GIORNATE DI GENOVA DEL 20 E 21 LUGLIO DEL 2001 RIMARRANNO
COMUNQUE UNA TAPPA CRUDELEMENTE IMPORTANTE NEL CAMMINO DI
RIFLESSIONE E DI ORGANIZZAZIONE DEL MOVIMENTO DEI
LAVORATORI.
A SETTEMBRE IL NOSTRO G1 (Governo Berlusconi)
TRARRA' LE CONCLUSIONI OPERATIVE PREANNUNCIATE NEL DPEF. E IL
MASSACRO SOCIALE CHE ESSE COMPORTERANNO. A QUELL'APPUNTAMENTO
DOVREMO ARRIVARCI CON RINNOVATA FORZA DI AFFERMARE E DIFENDERE I
NOSTRI DIRITTI. CHE SONO POI QUELLI CHE VENGONO VILIPESI A LIVELLO
MONDIALE.
QUESTA E' LA VERA FORZA CHE, COI FATTI DI GENOVA, VORREBBERO
CANCELLARE |
Slai Cobas
Lettera aperta al movimento
antiglobalizzazione.
L'irrigidimento del Governo Berlusconi degli ultimi
giorni, con la chiusura anche della Stazione di Brignole e la sospensione
del trattato di Schengen, che si vanno a sommare alle misure già
predisposte e che hanno reso Genova una città a diritti sospesi, è un
segnale politico che va interpretato e analizzato. Il centro destra ha
evidentemente deciso di non rimanere solo sulla difensiva ma di passare
decisamente all'attacco. In questa ottica schernisce le parti sociali
col buco di bilancio, presenta un DPEF in piena sintonia con le necessità
di Confindustria, si predispone a utilizzare la riforma federalista
realizzata dal centrosninistra per varare la devolution ecc.
ecc. Rendere quindi la vicenda del G8 un problema di ordine pubblico e
di tutela dai violenti, rientra perfettamente in questo programma di
attacco che Berlusconi e il centro destra hanno elaborato. Quello che
si sta tentando di fare è far completamente scomparire i contenuti di chi
non accetta la competizione globale e vuole rimuoverne i
"fondamentali". E' necessaria molta freddezza e determinazione nel
respingere questa operazione se non vogliamo che Berlusconi, Scajola,
Ruggiero & C. riescano nel loro intento. Rilanciare sui contenuti è il
modo giusto per non cadere nella trappola del Governo che vuole lasciare
solamente cittadinanza al confronto militare. Questo clima e questa
guerra mediatica stanno rischiando di far scomparire le ragioni e i
contenuti dello sciopero generale e della manifestazione del 20 e quindi
la sua piena internità al movimento. Non aiuta in questo senso, la
schizofrenica politica per cui a comportamenti sempre più radicali si
associano letture politiche assai moderate : come quella di chi ha fatto
dello sciopero dei metalmeccanici Cgil sul contratto un avvenimento di
portata storica subordinando, ancora una volta, la propria collocazione
sindacale e politica e la propria autonomia culturale ai sommovimenti
interni di un sindacato che fino a ieri si era duramente contestato. La
saldatura, pericolosissima per il governo e per il capitale, tra movimento
e mondo dei lavoratori rischia di saltare se il movimento nella sua
interezza non comprende quale gioco sta giocando il Governo. Immaginare
la Cgil o la Fiom come il luogo politico che rilancerà con il conflitto
l'affermazione delle esigenze e dei diritti dei lavoratori è non solo
sbagliato, perché non corrisponde al vero, ma deviante per tutto il
movimento dei lavoratori. Oggi scendono in campo, ambiguamente, contro
la globalizzazione anche quei sindacati che in questi anni hanno fatto
passare tra i lavoratori le politiche del G8 ( precarizzazione,
interinale, taglio delle pensioni e dei salari ecc. ) nel tentativo di
occultare la loro pratica reale. Lo sciopero generale del 20 luglio,
che trova oggi una sua nuova espressione anche nello sciopero di
cittadinanza di chi non ha luogo di lavoro o di chi subisce il ricatto
delle nuove forme di schiavitù, eufemisticamente chiamate flessibili, e il
corteo di tutto il mondo del lavoro, oltre a riportare al centro della
contestazione i contenuti forti e indipendenti dei lavoratori e delle loro
organizzazioni antagoniste, vorrebbero cercare anche di impedire che tutto
fosse ridotto a fatto mediatico o muscolare. Dobbiamo dunque far
fallire il tentativo del Governo di criminalizzare tutto ciò che si
esprime dentro la contraddizione capitale-lavoro, rilanciando la lotta
contro la competizione globale, unificando il movimento dei lavoratori e
preparandoci a Genova ma soprattutto al dopo Genova, perché la prospettiva
del movimento non può essere limitata alle giornate, pur importanti, di
luglio che non possono che essere considerate, da un movimento maturo, un
passaggio per una lotta più ampia. Da parte nostra, come sempre, la
lotta alle politiche economiche e sociali del G8 continuerà nei luoghi di
lavoro e a livello generale per contrastare le decisioni del Governo già
preannunciate nel DPEF.
Cub -
Confederazione Unitaria di Base |
|
Slai
Cobas |
Concentramento per la manifestazione Venerdi 20 alle
ore 14 in p.zza Montano (Sampierdarena)
COMUNICATO
Questa mattina Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa
Social Forum, ha partecipato all'assemblea generale dei lavoratori
dell'Alfa Romeo di Arese organizzata dallo Slai Cobas e dalla
CUB.
I lavoratori dell'Alfa Romeo aderiscono allo SCIOPERO
GENERALE del 20 LUGLIO contro il G8 proclamato dallo Slai Cobas, dalla
CUB e da tutti i sindacati di base CON MANIFESTAZIONE A GENOVA.
L'assemblea ha avuto una grande partecipazione ed ha
aderito con convinzione alla proposta di scendere in campo come lavoratori
nella lotta contro il G8 e le multinazionali del super-sfruttamento (a
partire dalla Fiat), sia in Italia che nel Sud del mondo.
I lavoratori dell'Alfa hanno anche fatto un appello per la
lotta in difesa dei lavoratori della Fiat di Melfi, che sono in condizioni
per molti aspetti simili a quelle del terzo mondo.
I lavoratori di Arese hanno infine annunciato per
settembre l'apertura di una vertenza aziendale con la Fiat per contrastare
l'ennesimo tentativo padronale di chiudere la fabbrica e per far tornare
ad Arese le produzioni che sono state decentrate in questi
anni.
Slai Cobas per info: 0331-404645
Globalizzazione
Sabato 23 giugno si è svolta l'assemblea promossa da Slai Cobas e Cub
per preparare lo sciopero e la manifestazione del 20 luglio, in occasione
del G8 di Genova.
E' stata posta in evidenza la composizione eterogenea di
questo movimento, dove lo slogan "antiglobalizzazione" diventa qualcosa di
astratto e di lontano dalla vita concreta dei proletari, se non porremo
ancora una volta al centro di ogni contraddizione il conflitto
capitale-lavoro . E' questo il senso che come organizzazioni sindacali
di base vogliamo dare alla indizione dello sciopero e alla nostra
partecipazione al corteo del 20 luglio. Pensiamo possa essere l'inizio
di un percorso, di una possibile svolta per una politica sindacale più
incisiva per i prossimi mesi, una tappa per la costruzione delle
necessarie alleanze con la parte più conseguente di questo movimento, per
affrontare le tematiche che continuano ad essere la traduzione in Italia
delle politiche capitalistiche ed imperialistiche : salario, mercato del
lavoro, pensioni e fondi pensioni, scuola, sanità, attacco ai diritti
sindacali ecc.
Perché e come esserci contro il G8
Il vertice dei capi di stato degli otto paesi più ricchi
del mondo ( il famigerato G8) rappresenta, da anni, la passerella in cui
vengono solennemente e arrogantemente proclamate sul palcoscenico del
mondo le linee di indirizzo di quel liberismo capitalista che sta
opprimendo come non mai il lavoro salariato, riducendo a merce senza
diritti la vita chi lavora attraverso l'ipersfruttamento, la
precarizzazione, la massima flessibilità, l'insicurezza, la riduzione dei
salari. Questo attacco al lavoro si generalizza poi attraverso la
privatizzazione e la mercificazione di tutti i servizi essenziali : dai
trasporti alla salute, dalla scuola alla casa, ... fino alla vecchiaia col
vergognoso furto delle pensioni. Con questi strumenti, sotto l'alibi
della "competizione mondiale", sta passando il progetto imperiale di
imporre all'umanità la legge dell giungla, dove pochi, forti e ricchi,
dominano miliardi di esseri umani condannati allo sfruttamento, alla
povertà, alla malattia, all'emigrazione forzata, alle guerre .... alla
discarica.
Contro questa rituale scenografia che i potenti del mondo
ci impongono con gli appuntamenti del G8 si è innescata da anni una
opposizione "sociale" diffusa nella quale trovano ambiguamente posto
soggetti che tradiscono nei fatti di tutti i giorni le parole con cui si
riempiono, per l'occasione, la bocca.
Coloro che, contro le pesanti conseguenze del liberismo
sulla vita dei proletari tentano, non ritualmente, ogni giorno di
organizzare coi fatti una lotta e una resistenza antagonista, sono
comunque interpellati dal fatto che il G8 di luglio avviene a Genova.
Sotto casa. Non possiamo non esserci.
Compito nostro è porre al centro della denuncia quello che
continua ad essere il conflitto strutturale che sostiene e nutre tutti gli
altri : quello tra capitale e lavoro.
Per questo, assieme ad altre organizzazioni sindacali di
base, abbiamo scelto di indire uno sciopero generale per il 20
luglio con manifestazione a Genova.
Per preparare sciopero e manifestazione è convocata una
ASSEMBLEA IL 23.6.01
dalle ore 9.30 alle ore 15.00 presso il Cral "Allende"
- centrale del Latte Milano V.le Toscana 28 - Milano ( filobus 90 - 91
) |