Sui binari italiani corre l'amianto. Lo ha ammesso il
sottosegretario ai Trasporti Giordano Angelini: ci sono
«in circolazione circa 2.500 mezzi di materiale rotabile
(locomotrici, elettromotrici e vagoni, ndr) e 500
accantonati che contengono possibili residui di
materiale con amianto segregato».
Piccolo
particolare: l'amianto è un potente cancerogeno. Non a
caso i sindacati Sma-Confsal e Comu denunciano:
circolano ancora treni all'amianto, nonostante la legge
257 del '92 che ne ordina la bonifica. Tra i vagoni
impregnati di crocidolite - in media 800 chilogrammi a
vettura - ci sono quelli a piano ribassato, usati da
migliaia di pendolari. «Il livello di fibre presenti è
inferiore al valore limite», sottolinea l'ufficio stampa
dell'azienda statale. «Non esiste una soglia di
sicurezza al di sotto della quale il rischio di cancro
sia nullo», ribatte l'Organizzazione mondiale della
sanità.
A Foggia, nel cimitero ferroviario di via
del Mare, vicino all'officina grandi riparazioni ci sono
abitazioni, bar, ristoranti, pizzerie, mulini,
pastifici, vigneti, uliveti, campi di grano e
coltivazioni di ortaggi. L'allarme amianto riguarda 152
tra elettromotrici, locomotive e vagoni
merci-passeggeri. Trentadue risultano abitualmente
frequentati da extracomunitari e gente senza fissa
dimora. Sommando anche i vagoni di Bari e Taranto, si
tocca poi quota 650. Nessuno ci fa caso, ma il pericolo
c'è. «Foggia è la discarica ferroviaria del Sud: qui
l'amianto lo respiriamo quotidianamente e l'azienda se
ne infischia della nostra salute come di quella dei
cittadini», sbotta Raffaele Didonna, primo tecnico di
manovra, 36 anni di servizio. I convogli provengono da
Mestre, Alessandria, Taranto, Bari e portano le insegne
della Croce Rossa italiana. «Già nel lontano '94 gli
ambientalisti denunciarono che le Ferrovie dello Stato
ignoravano l'obbligo della segnalazione all'Inail per le
lavorazioni pericolose. Per giunta, il personale non è
sottoposto ad accurate visite mediche».
Nel '95 le FS non segnalarono il
pericolo. Un'inadempienza sulla quale indagò la
magistratura, che dispose il sequestro di oltre 100
vagoni inviando avvisi di garanzia. L'ente di Stato
promise: «La bonifica sarà completata nel '98». Ma non è
andata così. I documenti riservati delle Ferrovie dello
Stato parlano di «11.204 carrozze amiantate». Ma i conti
non tornano. Le FS, infatti, dichiarano ufficialmente:
«Le carrozze amiantate sono solo 8.500 e ne abbiamo
bonificate 5.500». «Ne mancano all'appello quasi 3
mila», accusa Greenpeace: «Inoltre le carrozze
bonificate sono meno delle 5.500 dichiarate. Molte
infatti circolano attualmente senza la tabella che
indica la presenza d'amianto».
Il vice ministro
Angelini precisa: «Negli attuali luoghi di stazionamento
della rete ferroviaria si trovano 1.239 tra mezzi di
trazione e carrozze in fase di dismissione. È previsto
un piano di bonifica entro il 2005 anche per altre
1.500». Un passo importante verso la tranquillità? Diamo
un'occhiata alla situazione generale italiana. In
Abruzzo, nelle stazioni di Vasto-S.Salvo, Bussi e
Popoli, giacciono centinaia di vagoni all'amianto.
Abbondano anche in Lombardia: a Voghera e nei piccoli
centri del territorio di Mantova (Ostiglia,
Magnocavallo, Sermide) e a Drizzona, nei pressi della
statale che porta a Cremona. Quanto alla Sardegna,
un'interrogazione dei deputati Attili, Carboni, Cerchi e
Dedoni, segnala al governo che «presso la stazione di
Ozieri-Chilivani sono abbandonati su un binario morto 13
carri ferroviari all'amianto, in condizione di forte
degrado con seri rischi per la salute della popolazione
e di inquinamento del territorio». Situazioni simili si
trovano pure a Cagliari, Villamassargia, Carbonia, Golfo
Aranci, Sassari. Altre interrogazioni presentate in
Senato indicano altre aree ad «alto rischio di
inquinamento da amianto» e chiedono «se i ministri
dell'Ambiente e della Sanità siano informati della
distribuzione dei vettori amiantati delle Ferrovie dello
Stato sul territorio nazionale, e se ritengono
compatibile con l'ambiente e la salute delle popolazioni
l'alta concentrazione in Campania». In Veneto, le
rappresentanze sindacali unitarie della Fervet,
un'azienda metalmeccanica di Castelfranco, denunciano il
rischio cui sono sottoposti lavoratori e cittadini «per
la scelta delle Ferrovie dello Stato di rimettere in
circolazione veicoli non del tutto
scoibentati».
L'onorevole PIERO Ruzzante
si rivolge inoltre al ministro della Sanità parlando di
«pericolo di strage: alla Oms Firema Trasporti Spa di
Padova, alle officine Citta di Cittadella e alle
officine S. Giorgio, 2 mila operai sono esposti
all'amianto e su 700 sono state riscontrate patologie
tumorali». Come se non bastasse, nelle interrogazioni
depositate a Montecitorio si legge che l'allarme
riguarda anche Biella, in Piemonte e Sibari, in
Calabria. Nel 1997 la magistratura fiorentina rinviò a
giudizio i vertici delle Ferrovie dello Stato:
l'amministratore delegato Lorenzo Necci, l'ex direttore
generale Cesare Vaciago e i dirigenti Giuseppe
Sciarrone, Giovanni Bonora e Ruggero Zecchi. «In
concorso tra loro avrebbero tentato di esportare verso
Paesi dell'Est un migliaio di vetture ferroviarie
imbottite d'amianto». Il processo non s'è ancora svolto.
Nel frattempo, in Italia, il pericolo continua.
09.05.2001 |