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05 giugno 2001 OLBIA Pagina 29
  
La tragedia intorno alle sei del mattino nello stabilimento della Palmera: la vittima stava per andare in pensione
Muore in fabbrica travolto da una cisterna
Operaio schiacciato mentre passa vicino a un carico di una tonnellata d’acqua

Aveva lavorato una vita, prima alla Jason, poi alla Palmera. Sarebbe andato in pensione fra qualche mese se il destino non gli avesse riservato una fine tragica.
Ieri mattina, Giovanni Maria Scoglia, classe 1941, nato a Telti ma da diversi decenni residente a Olbia, è morto senza neanche accorgersene. Schiacciato da una cisterna di acqua distillata che si è rovesciata improvvisamente travolgendolo.
Non ha avuto scampo l’operaio, né ha potuto cercarne. Era intento, con una pompa collegata a quella scatola di pvc, contenente un metro cubo d’acqua, a riempire le batterie dei muletti utilizzati nella fabbrica per il trasporto e lo stoccaggio delle scatolette nei magazzini.
Per Giovanni Scoglia, da 22 anni in Palmera, un’operazione di routine, ripetuta quotidianamente. Un gesto meccanico dunque. Lo era anche ieri mattina, quando verso le 6, proprio all’apertura dello stabilimento, aveva stretto il tubo di gomma per assicurarsi che il getto non l’avrebbe poi fatto staccare. Tutto normale.
Poi, mentre il collega di turno manovrava un carrello elevatore, lui si è spostato verso la cisterna. Fin qui, le prime sommarie ricostruzioni di una dinamica ancora tutta da chiarire. Ci vorrà del tempo.
Intanto, la magistratura ha aperto un’inchiesta su questo ennesimo incidente sul lavoro. Il pubblico ministero Giovanni Porcheddu, arrivato verso le 13, ha sentito i racconti dei pochi testimoni e letto il rapporto dei carabinieri. Per ora è solo un approccio, non sufficiente per tirare le somme.
Soprattutto ha ascoltato a lungo Giacomino Fois, il collega del poveretto, il solo ad averlo visto passare nel pertugio lasciato libero dai due contenitori di acqua. Non ha detto molto.
Era ancora sotto choc, e ricordava giusto il rumore sordo della cisterna caduta pesantemente sul pavimento. Nemmeno un grido di dolore, d’aiuto. «Giovanni, Giovanni», ha urlato Giacomino. Inutilmente. Quindi, ha preso coraggio e si è avvicinato. Giovanni era lì, quasi inginocchiato, con parte del busto e la testa coperte da quel grosso oggetto di plastica.
Giovanni era morto. Fino alle 17, Giacomino ha ripetuto la sua ossessione, si autoaccusava addossandosi responsabilità che non poteva avere. «Se fossi stato più attento», ha detto mille volte. Non è un problema di attenzione, però.
La verità, o quantomeno una ipotesi che le si avvicina, è che quel sostegno di legno su cui poggiava il deposito non era in grado di sostenerne il peso. Sicuramente si trattava di una soluzione provvisoria, la Palmera nel campo della sicurezza non ha mai lasciato niente al caso.
In quarant’anni di attività, che le hanno permesso di diventare l’azienda leader in campo nazionale del tonno in scatola, gli incidenti registrati si possono definire fisiologici. Oggi, davanti alla morte di Giovanni Scoglia, forse non serve ricordarlo. Certo, una tragedia ha sempre una causa e qualche responsabilità. Ma questo è un compito che spetta al magistrato. Il corpo dello sfortunato operaio è stato rimosso nel primo pomeriggio e trasportato all’obitorio. Domani, il medico legale eseguirà l’autopsia e solo dopo il pubblico ministero potrà sciogliere le riserve.

Vito Fiori


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