Aveva lavorato una vita, prima alla Jason,
poi alla Palmera. Sarebbe andato in pensione fra qualche mese
se il destino non gli avesse riservato una fine tragica.
Ieri mattina, Giovanni Maria Scoglia, classe 1941, nato a
Telti ma da diversi decenni residente a Olbia, è morto senza
neanche accorgersene. Schiacciato da una cisterna di acqua
distillata che si è rovesciata improvvisamente travolgendolo.
Non ha avuto scampo l’operaio, né ha potuto cercarne. Era
intento, con una pompa collegata a quella scatola di pvc,
contenente un metro cubo d’acqua, a riempire le batterie dei
muletti utilizzati nella fabbrica per il trasporto e lo
stoccaggio delle scatolette nei magazzini. Per Giovanni
Scoglia, da 22 anni in Palmera, un’operazione di routine,
ripetuta quotidianamente. Un gesto meccanico dunque. Lo era
anche ieri mattina, quando verso le 6, proprio all’apertura
dello stabilimento, aveva stretto il tubo di gomma per
assicurarsi che il getto non l’avrebbe poi fatto staccare.
Tutto normale. Poi, mentre il collega di turno manovrava
un carrello elevatore, lui si è spostato verso la cisterna.
Fin qui, le prime sommarie ricostruzioni di una dinamica
ancora tutta da chiarire. Ci vorrà del tempo. Intanto, la
magistratura ha aperto un’inchiesta su questo ennesimo
incidente sul lavoro. Il pubblico ministero Giovanni
Porcheddu, arrivato verso le 13, ha sentito i racconti dei
pochi testimoni e letto il rapporto dei carabinieri. Per ora è
solo un approccio, non sufficiente per tirare le
somme. Soprattutto ha ascoltato a lungo Giacomino Fois, il
collega del poveretto, il solo ad averlo visto passare nel
pertugio lasciato libero dai due contenitori di acqua. Non ha
detto molto. Era ancora sotto choc, e ricordava giusto il
rumore sordo della cisterna caduta pesantemente sul pavimento.
Nemmeno un grido di dolore, d’aiuto. «Giovanni, Giovanni», ha
urlato Giacomino. Inutilmente. Quindi, ha preso coraggio e si
è avvicinato. Giovanni era lì, quasi inginocchiato, con parte
del busto e la testa coperte da quel grosso oggetto di
plastica. Giovanni era morto. Fino alle 17, Giacomino ha
ripetuto la sua ossessione, si autoaccusava addossandosi
responsabilità che non poteva avere. «Se fossi stato più
attento», ha detto mille volte. Non è un problema di
attenzione, però. La verità, o quantomeno una ipotesi che
le si avvicina, è che quel sostegno di legno su cui poggiava
il deposito non era in grado di sostenerne il peso.
Sicuramente si trattava di una soluzione provvisoria, la
Palmera nel campo della sicurezza non ha mai lasciato niente
al caso. In quarant’anni di attività, che le hanno
permesso di diventare l’azienda leader in campo nazionale del
tonno in scatola, gli incidenti registrati si possono definire
fisiologici. Oggi, davanti alla morte di Giovanni Scoglia,
forse non serve ricordarlo. Certo, una tragedia ha sempre una
causa e qualche responsabilità. Ma questo è un compito che
spetta al magistrato. Il corpo dello sfortunato operaio è
stato rimosso nel primo pomeriggio e trasportato all’obitorio.
Domani, il medico legale eseguirà l’autopsia e solo dopo il
pubblico ministero potrà sciogliere le riserve.
Vito Fiori
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