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L’Istituto della Sanità ha aperto un’indagine sui decessi del personale sanitario del Centro paraplegico

Inchiesta su 32 morti per tumore a Ostia: sala raggi sotto accusa

Una catena di morti per tumore e leucemia. Trentadue. Tutti fisioterapisti, infermieri e medici che tra il 1980 e il 1985 lavorarono nei pressi della sala raggi al pianterreno del Centro paraplegico ortopedico di Ostia. Forse non si tratta soltanto di una sinistra coincidenza. A chiarirlo sarà il risultato di un’inchiesta dell’Istituto Superiore di Sanità, avviata l’anno scorso. Ma tra il personale della Asl RmD c’è forte malumore, perché i risultati ancora non si conoscono. «E soprattutto perché occorre sapere come mai per alcuni casi siano state riconosciute le indennità di servizio e per altri no», sostiene il consigliere regionale verde Angelo Bonelli, che sulla vicenda ha preparato un’interpellanza all’assessore regionale alla Sanità Saraceni. Nel 1988 la prima morte sospetta. A spegnersi per un sarcoma di Hodkin fu una giovane assistenze sociale: aiutava i malati tetraplegici durante la riabilitazione. L’ultima è stata l’anno scorso quella di un medico, che ha trascorso tutta la vita nell’ospedale. Carcinoma incurabile. In mezzo, il lungo elenco dei decessi e degli ammalati per cancri maligni, adenomi, metastasi. In una relazione degli ispettori del lavoro si legge della «stanzetta dei raggi X schermata male, senza piombature, con pareti di gesso a dividerla dagli ambulatori».  Nel 1982 l’Ente nazionale prevenzione infortuni dichiarò inagibile il locale. Due anni anni dopo un altro stop, stavolta per l’esplosione di un apparecchio radiogeno. Vennero registrate fughe di radiazioni. Ad accendere l’ipotesi dell’esistenza di un filo che lega la catena dei decessi è stata una decisione del Tar che ha riconosciuto alla vedova di un fisioterapista l’indennità per causa di servizio. Dopo la sentenza l’istituto Superiore di Sanità ha aperto un’inchiesta. Bonelli accusa: «Per stabilire che al Cpo la sicurezza sul lavoro era inesistente c’è voluta un’estenuante battaglia legale». «Attendo gli esiti dell’indagine - ribatte Marco Bonamico, direttore generale della Asl RmD -, anche se le differenti neoplasie registrate farebbero escludere la sala raggi come fattore scatenante dei tumori».
Alessandro Fulloni


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