Martedì 5 Giugno 2001 |
di NANDO TASCIOTTI
ROMA — Alla Camera, 301
rieletti e 329 nuovi deputati (ma 20 arrivano dal Senato). A Palazzo Madama, 126
rieletti e 189 nuovi (ma 55 provengono da Montecitorio o da precedenti
legislature). E così, dopo decenni di personaggi inaffondabili, dal ’94, ad ogni
nuova legislatura, il ricambio nel Parlamento italiano sta diventando sempre più
vistoso. I "nuovi" trovano indennità un po’ più elevate e qualche agevolazione
in più, ma anche nuovi calcoli (meno vantaggiosi) per la pensione; quelli usciti
dalle Camere (quest’anno, 167 senatori e quasi 300 deputati) potranno mitigare
l’amarezza con una pensione pur sempre onorevole. E i costi complessivi stanno
aumentando.
Infatti, i mandati di ciascun parlamentare si stanno accorciando
(molti fanno una o al massimo due legislature), e si riduce così anche l’entità
delle singole pensioni. Ma, con il vistoso e comunque importante turn-over di
questi ultimi anni, il numero dei parlamentari-pensionati si sta allungando: nel
’94 (quando per la prima volta si è votato con il sistema maggioritario e
all’indomani della bufera di Tangentopoli) avevano lasciato il Parlamento quasi
il 70% dei deputati e il 60% dei senatori. Ma anche nel ’96 il ricambio aveva
coinvolto la metà dei deputati e il 55% dei senatori. E così, tra Camera e
Senato, per le pensioni agli oltre 2 mila ex parlamentari che ne hanno già
maturato il diritto si spenderanno quest’anno più di 320 miliardi, che saliranno
a 331 l’anno prossimo.
Le cifre — Gli ex deputati "cessati dal mandato" che attualmente già ricevono un
assegno vitalizio da Montecitorio sono 1.190 (ma, con quelli in attesa di
maturarne il diritto con l’età, c’è chi ne calcola quasi duemila); gli ex
senatori-pensionati sono circa 700, e altri 300 sono in attesa dei 60 anni. In
tutto, sono così 1.890 gli ex parlamentari che già ricevono un assegno
vitalizio, e la Camera — nel bilancio di previsione — ha messo per quest’anno
una spesa di 203,4 miliardi, che salirà a 211,5 miliardi l’anno prossimo; il
Senato prevede 117 miliardi quest’anno e 120 nel 2002.
La pensione, quando — I parlamentari
acquisiscono il diritto alla pensione se fanno almeno una legislatura. Se questa
viene interrotta prima dei 5 anni (e se sono rimasti in carica per almeno 2 anni
e mezzo) possono versare dei contributi fino ad arrivare ugualmente ai 5 anni.
Se fanno una sola legislatura, la pensione gli verrà data quando avranno 65
anni; se, invece, restano in carica per due legislature (10 anni) o più,
cominceranno a ricevere la pensione appena compiuti i 60 anni (comunque, mai
prima di questa soglia d’età). Prima del ’98, invece, c’erano norme più
favorevoli, che concedevano la pensione a 60 anni (con una legislatura) e a 55
anni con due legislature e oltre, e c’erano state molte proteste per le
pensioni-baby.
La pensione, quanto — Ogni mese, per alimentare il proprio assegno vitalizio, ogni
parlamentare versa l’8,60% della sua indennità lorda: quindi, 1 milione 772 mila
lire, pari a 21 milioni 267 mila lire all’anno.
L’entità della pensione
varia ora dal 25% dell’indennità parlamentare (con 5 anni di mandato alle
spalle) fino all’80% (con 30 anni e più di impegno in Parlamento). L’indennità
attuale lorda è di 20.607.000; netta, di 9 milioni 617 mila lire. Così — tenendo
conto del diverso peso delle aliquote fiscali e delle ritenute per l’assistenza
sanitaria integrativa (per la quale ogni parlamentare versa il 4,5% della sua
indennità lorda) — con una sola legislatura di 5 anni scatterà una pensione tra
i 3,3 e i 3,9 milioni netti al mese; con 10 anni di mandato parlamentare,
arriverà a circa 4,5 milioni; con 15 anni, a quasi 5 milioni e mezzo; con 20
anni, oscillerà sui 7 milioni; con 25 anni salirà a 8 milioni; e con 30 anni e
oltre, la pensione si aggirerà sui 9 milioni e mezzo.
Troppo? Poco? La
polemica si riaccenderà sicuramente nella verifica tra Governo e sindacati sulla
riforma delle pensioni. E, per ridurre i costi, ci sarà anche chi rilancerà la
soluzione di ridurre il numero dei parlamentari: nella Camera sono infatti 630
(315 i senatori, più altri 9 "a vita") contro i 656 del Bundestag tedesco (ma
dal 2002 saranno ridotti a 598), i 650 della Camera dei Comuni inglese, i 570
dell’Assemblea nazionale francese, i 435 della Camera dei Rappresentanti negli
Usa e i 350 delle Cortes spagnole.