Usciti da Milano per la Porta Romana, percorsi in successione Corso Lodi
Piazzale Corvetto, Piazza Rosa e Viale Omero, dopo Via S. Dionigi si
giunge in Via S. Arialdo: qui all’improvviso la metropoli si arresta,
siamo in aperta campagna. A soli 7-8 chilometri dal Duomo, a circa 1
chilometro in linea d’aria dai grattacieli di Metanopoli e dall’inizio
dell’Autostrada del Sole, circondata da verdi prati si erge l’abbazia
di Chiavalle, dominata dall’alta torre (oltre 56 metri) familiarmente
battezzata dai milanesi "Ciribiciaccola".
L’abbazia viene fondata nel 1135 in una zona paludosa a sud della città
da un gruppo di monaci cistercensi (dalla località d’origine, la
francese Citeaux, in latino Cistercium) inviati l’anno prima dal loro
capo spirituale, Bernardo divenuto poi S. Bernardo di Chiaravalle, colui
che dettò la regola dell’Ordine dei Templari.
Intorno al 1150, in luogo della prima, misera costruzione, viene edificata
l’attuale chiesa, perfettamente orientata sull’asse est-ovest, come
tutte le abbazie cistercensi.
Oltre alla costruzione dell’abbazia, i monaci si dedicano alla bonifica
della zona che favorisce il diffondersi dell’allevamento del bestiame da
cui si genera un’abbondante produzione di latte largamente superiore al
fabbisogno della popolazione.
E’ così che i monaci mettono a punto la ricetta di quel formaggio che
successivamente prese il nome di Grana Padano, geniale espediente per la
conservazione del latte in eccedenza e frutto di una misteriosa alchimia
in cui la natura è protagonista con i suoi allora sconosciuti fenomeni
biochimici.
Nel periodo 1329-40 viene edificata la famosa torre, probabilmente ad
opera del cremonese Francesco Pecorari.
Nel 1490 interviene a Chiaravalle il grande Bramante: suoi il chiostro
grande ed il Capitolo nonché alcuni dipinti.
Da questo momento in poi, diversi gioielli d'arte prendono forma tra le
mura del monastero, dagli affreschi dei Fiamminghini eseguiti tra la fine
del '500 e i primi del '600 al meraviglioso coro ligneo intagliato da
Carlo Garavaglia nel periodo 1640-45;
dalla cinquecentesca "Madonna della buona notte" di Bernardino
Luini all'altare maggiore barocco del 1689; dalle tele seicentesche
conservate nella sacrestia ai resti dell'affresco duecentesco raffigurante
Guglielmo I da Riziolo, arcivescovo di Milano dal 1230 al 1241.
Nel 1798, la Repubblica Cisalpina caccia i monaci, la chiesa diviene
parrocchia del vicino paese ed i beni del monastero sono messi all’asta.
A partire da tale data il monastero viene lentamente demolito.
Nel 1861 per la costruzione della linea ferroviaria Milano-Genova viene
demolito completamente il chiostro grande del Bramante.
Nel 1894-98, dopo averlo riscattato dai privati che l’abitavano e ne
avevano fatto scempio, l’Ufficio Regionale per la Conservazione dei
Monumenti inizia un restauro generale del monastero unitamente ad opere di
consolidamento del sottostante terreno acquitrinoso.
Nel 1952, per interessamento del Cardinale Schuster, a Chiaravalle
ritornano i Cistercensi. Il comune di Milano cede loro immobili e orti in
godimento rinnovabile ogni 29 anni.
Nel 1958 inizia la ricostruzione del chiostro, vero cuore della cittadella
monastica.
Dal 1970 si è gradualmente proceduto al restauro completo del monastero
dagli affreschi ai tetti, alle fondamenta, al piazzale antistante per
riportare al suo antico splendore una delle più
importanti abbazie d’Italia.