Olmos de Atapuerca - |
Anche oggi come quasi ogni giorno vi racconto di una giornata intensa, non tanto per la fatica che nella prima tappa di meseta (per chi non lo sapesse la meseta è un altopiano a circa 800 metri di altitudine dove il sole batte tutto il giorno) è stata minore del solito, ma per gli inconvenienti che hanno colpito lo sfigato di turno, che son sempre io naturalmente. Stamattina, partiti da Olmos de Atapuerca, ci siamo fermati in periferia di Burgos a fare colazione. Ripartiti mi son ritrovato con un sempre più intenso rumore alla catena. Fermatomi a bordo strada ho verificato che una maglia si era aperta e quindi faceva attrito sugli ingranaggi. Ma è in questi momenti di difficoltà che si dimostra la solidarietà tra i pellegrini e Mario, che ci aveva raggiunto poco prima, si è offerto di aggiustarmi la catena avendo con lui l'attrezzatura adatta. In pochi minuti aveva smagliato la catena eliminando il problema e io avevo una bici perfetta. Visitata Burgos, la cattedrale in stile gotico con delle guglie aggiunte nel periodo barocco è una delle più importanti di Spagna e mangiata una pasta in piazza siamo ripartiti per il "cammino" fermandoci solo a mangiare un pò di frutta acquistata da un venditore ambulante. Ripreso nuovamente il cammino è accaduto un altro problema meccanico. Indovinate a chi? Questa volta la cosa sembrava seria, le buche disseminate per il percorso hanno provocato la rottura della staffa su cui poggiava il mio portapacchi con i 10 kg di bagaglio. Sempre più alterato per la sfortuna che continua a perseguitarmi, dopo una riparazione di fortuna con degli elastici, ci siamo fermati a Hornidase dove abbiamo mangiato e abbiamo conosciuto tre simpatiche ragazze genovesi (Carlos ha già deciso di trasferirsi in Liguria). Anche quì la gente del posto si è dimostrata solidale e con l'aiuto del generosissimo Carlos, ci siamo fatti prestare un trapano e abbiamo perforato in un altro punto la staffa. Reinstallato il portapacchi, finalmente tranquillizzatomi, ci siamo spostati sulla carrettera per percorrere gli ultimi chilometri. Abbastanza velocemente abbiamo proseguito fino a Itero del Castillo dove, con nostra sorpresa, ci siamo imbattuti in una festa organizzata da degli "amici del cammino" italiani. Questo gruppo di Monselice (proprio vicino a casa nostra) ogni anno viene a celebrare la costruzione di una cappella adibita anche a rifugio per i pellegrini nel paese. Qui abbiamo cenato a base di formaggio (queso), prosciutto (jamon) e vino, scambiando qualche parola con gli italiani ma sopratutto con un vecchietto spagnolo desideroso di farci conoscere la sua cultura dell'arte italiana. E' comunque una bella sensazione, dopo giorni in cui non ho trovato miei connazionali per la strada, vedere come anche in Italia un'esperienza come il Camino de Santiago sia sentita e vissuta in prima persona da altra gente.