Santibanez de Valdeiglesias - Ponferrada |
Questa mattina sapevamo ci aspettava la prima delle due salitone prima di arrivare in Galizia, la Cruz de Hierro a quota 1500 metri. Nonostante questo il clima era molto allegro e dopo una colazione nell'albergo del pellegrino ci siamo messi a scherzare e a fare qualche foto con Angel e il suo cavallo Tracho. Ripartiti continuavano le burle, tanto che all'ennesima battuta sulla sua virilità (o mariconadas che si voglia) Josè si adirava e cercava di spingermi da dietro in corsa. Nel tentativo però il malcapitato finiva per sbilanciarsi (infatti viaggia con un bagaglio di 15 kg e pesa come si dice a Venezia 58 kg bagnà) e cascava rovinosamente a terra, anzi dentro un fosso ai bordi della strada. Naturalmente dopo esserci assicurati delle sue buone condizioni di salute ci siamo scompisciati dalle risate e l'abbiamo preso in giro per il resto della mattinata, o almeno fino a quando dopo circa 20 km la strada ha iniziato a salire verso la Cruz de Hierro. E' stata dura, tra caldo e salita c'era da soffrire, ma quello che più di tutto ci infastidiva erano le mosche, che ci attorniavano creando delle nuvole sopra le nostre teste. Una vera tortura! Io, quasi arrivato, sbagliavo anche strada addentrandomi in un pueblo alla disperata ricerca di acqua. Dopo essermi inerpicato per 200 metri tra sassi e pietre mi accorgevo dell'errore, grazie al gentile intervento di un'anziana signora (a me pareva Maga Magò dei cartoni animati) che mi sbraitava contro per l'intrusione nella sua proprietà. Ritornato sui miei passi, continuavo a salire fino alla Cruz de Hierro, dove ci aspettavano gli scalatori Nacho e Jaime. Riunitici tutti e cinque sotto la croce più alta di tutto il cammino, ci siamo soffermati per un attimo a meditare sulle nostre fatiche, per poi lanciarci a velocità folli per la discesa. L'unica sorpresa è il catrame che purtroppo, ancora fresco, finisce sotto le nostre ruote. Non immaginate neanche cosa voglia dire ritrovarsi con gambe, braccia e perfino il viso ricoperti da puntini neri di catrame. Ci siamo fermati a pulirci un pò a El Acebo, una località a qualche chilometro dalla Cruz de Hierro e avvistato un ristorante nella stessa località ci siamo fermati per il pranzo. Abbiamo mangiato un piatto tipico del posto, "Il Botillo" (una palla imbottita di carne ossa comprese, salame e spezie varie accompagnata da patate e verdure), molto buono ma che ci è rimasto sullo stomaco. A questo punto dopo un pò di meritata siesta abbiamo continuato in discesa fino a Ponferrada, dove abbiamo trovato un grande ostello, uno dei più confortevoli di tutto il cammino. Qui troviamo anche un pò di acquaragia per tirarci via le macchie di catrame più grosse e notiamo che anche altri ciclisti hanno avuto la stessa disavventura. Incontro anche altri italiani (ogni giorno che passa ce ne sono di più) con i quali scambo qualche impressione sul cammino e ricevo molti consigli per il ritorno in Francia con le biciclette e per alcune letture (in particolare mi viene consigliato il libro sul cammino di Lee Hoinacki). Si dorme in una camerata da 50 letti, ma c'è abbastanza silenzio, tutti hanno affrontato una dura tappa oggi e per noi e molti atri domani ci sarà O' Cebreiro, quella che viene considerata la salita più dura del Cammino.