LE CHIESE DI CASTELNUOVO
Bibliografia:
A) Chiesa parrocchiale di S. Leonardo
STORIA - Documenti certi sulla data della sua primitiva erezione non ne esistono. Però da un documento del 1496 si apprende che già da un secolo e più gli abitanti del paese avevano cominciato a trasferirsi sulla sponda sinistra del fiume Brenta, cosicché a quell'epoca ben poche case rimanevano abitate nei pressi della allor chiesa parrocchiale di S. Margherita. E' lecito perciò supporre che la cappella intitolata a S. Leonardo sia stata costruita tra il sec. XIII e XIV. Ne è autorevole conferma lo stile della sua struttura architettonica che arieggia al gotico e gli affreschi in essa dipinti. Secondo la consuetudine antica aveva l'altare rivolto ad Oriente.
Da un documento posteriore del 1536 appare che la chiesa di S. Leonardo era già officiata come curata, avendo quindi sostituita la curazia di S. Margherita. Verso il 1585 - 90 la chiesa viene ingrandita e le è data una nuova sistemazione dell'abside verso Nord; la primitiva cappella di S. Leonardo diventa perciò una cappella laterale della nuova chiesa finché ad un dato momento venne ridotta ad uso di sagrestia. Nella primavera del 1731 si pone mano a fabbricare la cappella del S. Rosario con una "spesa aggirantesi sui 115 fiorini alemanni". Nel 1929 - causa la sua insufficiente capienza- la chiesa fu prolungata di circa 8 m con due vani-cappella laterali.
(aggiunto a mano a lato: Consacrata il 25-9-1633 dal vescovo Savi di Feltre)
DESCRIZIONE - Esternamente la chiesa, che ha una facciata monocuspide, presenta le caratteristiche di un edificio asimmetrico per la diversa grandezza delle cappelle laterali e dei varii locali aggiuntivi.
Premesso questo e astraendo dalle cappelle laterali, la fabbrica della chiesa è a pianta rettangolare, a una navata unica con soffitto di muro semplice a costoloni. Il pavimento è in graniglia sobriamente disegnata e le pareti, prive di qualsiasi rivestimento sono variate da semplici lesene. La chiesa non è sopraelevata mentre il presbiterio lo è di 25 cm. Le balaustre in marmo venato rosso misurano m. 2,15 ciascuna. Le finestre sono complessivamente 12, più il rosone sovrastante la tribuna organaria. Le porte di accesso sono 3.
Misure del presbiterio: 8,25 lun. x 5,70 lar.
Misure della chiesa: 34.- lun. 7,50 lar. x 15 h
Lo spessore delle pareti si aggira tra i 60-70 cm.
Per la pianta v. allegato n° 1.
DECORAZIONE - La chiesa è stata dipinta da L. Grassi nel 1947. Nella volta del presbiterio è dipinta "l'Adorazione del SS. Nome di Gesù" (7x4) e il crocifisso più due medaglioni laterali raffiguranti simboli eucaristici. Sempre nel presbiterio sulle pareti dietro l'altare è dipinta la consegna del primato a Pietro e la scena del "Quo vadis, Domine?". Ai lati dell'altare gli emblemi pontifici e vescovili. Nella cappella del S. Rosario, sopra il confessionale, è dipinto il ritorno del figliol Prodigo (3x2). In alto sopra il cornicione, lungo ambedue le pareti, sono dipinti i santi Margherita, Leonardo, Nicola, Rocco, Antonio abate, Sebastiano, Francesco d'Assisi. Nella volta varie decorazioni simboliche di nessun particolare rilievo.
Un cenno invece del tutto speciale meritano le pitture della vecchia cappella di S. Leonardo. Stralcio dal diario di don. Malfatti, il paziente scopritore di tali pitture, una più appropriata descrizione:
"La nuova cappella fu da me scrostata in più luoghi e si scopersero molti fregi e molte figure di santi. Sulla volta si alternano I santi Dottori della Chiesa latina coi simboli degli Evangelisti. Sulla parete a nord è dipinto S. Leonardo che visita i prigionieri in ceppi mentre una persona guarda dentro da un'inferriata. Appiè della volta soprastante si vede S. Caterina dalla ruota. Sulla parete a mezzogiorno è dipinta la visita dei Magi a Gesù Bambino. Altre pitture si scorgono qua e là, il tutto illustrato da iscrizioni latine. Quando il locale tornò alla sua primitiva funzione di cappella, nell'ampliare l'apertura di sbocco nella chiesa, si scoperse l'antico portale a pietra lavorata, su cui stanno segati in scrittura gotica i dieci comandamenti ancora ben conservati. La loro iscrizione è questa:
LI DIESE COMANDAMENTI Un solo dio debi adorare |
Nel restauro della cappella si giunse pure a riscoprire le due graziose finestre gotiche che erano state insulsamente murate e sulle spallette delle quali si possono tutt'oggi osservare i fregi.
Tali pitture di autore purtroppo ignoto risalgono ad almeno 4 secoli fa e sono soggette a lento ma continuo deterioramento, nonostante che la Sovraintendenza alle Belle Arti abbia avocato a sé la cura delle stesse. Solo nel 1927 si ebbe una parziale ripulitura da parte del restauratore Balata di Rovereto.
Riguardo ai rilievi di pietra non c'è nulla di notevole se si eccettuano i due portali di accesso al coro che fiancheggiano l'altar maggiore sovrastati da due lavori marmorei di ispirazione Barocca.
(aggiunto a mano: E' molto ammirato il loro marmo giallo "torri del Benaco" - Sobrio ma pregevole, è il portale di ingresso della chiesa)
CAMPANILE - E' situato tra la chiesa e la sacrestia, fiancheggiato da due corridoi laterali. La data di erezione non è nota; di certo si sa solo che tra il Maggio e l'Agosto 1805 fu rialzato. Attualmente ha una altezza complessiva di 35 m. circa. La pianta alla base è rettangolare (3,20x1,5), poi diventa quadrata. La cupola è a forma di cipolla non pesante ma abbastanza slanciata e ricoperta in ferro ramato zincato. Le campane sono quattro.
ALTARI - Altar Maggiore: è un lavoro architettonico ben riuscito. La mensa ha la forma di sarcofago mentre la parte superiore ha la struttura di un ricco tempio marmoreo che racchiuda in se' il tabernacolo. Di notevole soprattutto le 4 colonne ai lati del tabernacolo di ordine corinzio e le soprastanti volute spezzate. Stilisticamente è un connubio di barocco assai parco e di rinascimentale alquanto ardito. La parte superiore è completamente in marmo, quella inferiore (mensa) in materiale comune rivestito di sottili placche di marmo. L'altare è dedicato a S. Leonardo la cui raffigurazione è in una grande pala (2x5) dietro l'Altare del pittore Fasal. Il tabernacolo non è menzionabile per particolare valore.
(aggiunto a mano, sotto: il tabernacolo marmoreo è pregevolissimo, di rara eleganza. Il tabernacolo in metallo dorato fu eseguito nel 1958 da Gino Segna (?) di Verona. Costò £ 200000. La antica porticina raffigurante il pane (?) di Elia del 1763, fatta a Rovereto, pregevole è conservata coll'argenteria della chiesa. - sac. Smaniotto)
(aggiunto a mano a lato: Rifatto nel 1763 assieme alla balaustra, da Stefano Paina di Castione. Costò fiorini Tedeschi 930. La pala marmorea dietro l' altar maggiore è anteriore e contiene la pala del pittore Fasal A. del 1931.
Altare Addolorata: costruito dalla Ditta Ziglio di Rovereto fu collocato sulla parete laterale destra nel 1933. E' tutto in marmo, stile neoclassico. La pala dell'altare è della pittrice concittadina Teresina Longo ved. Dalcastagnè e raffigura la Vergine SS. accanto a Gesù deposto nel sepolcro; pittura olio su tela.
Altare S. Cuore: è una copia gemella dell'altare dedicato alla Vergine Addolorata. Medesima costruzione, materiale, stile; anche la pala del S. Cuore è della su accennata pittrice.
STATUE - Vergine SS. con Bambino Gesù: in legno, misura m. 1,20 di altezza. E' un lavoro di Gardena.
QUADRI - S. Giuseppe con Bambino Gesù. Autrice la sig. Teresina Longo (in sacrestia)
Gesù deposto nel sepolcro: è una grande tavola (cm.57x230) su cui la sunnominata sig. Longo ha fedelmente riprodotte la Deposizione del Prati. E' su tela ma lavorazione non ad olio.
VIA CRUCIS - Acquistata nel 1926 dal parroco don. Malfatti che così la giudica:
" la Via Crucis non è un capolavoro, è di fattura mediocre, bastante ad eccitare nei fedeli un santo desiderio di imitare la passione e la morte di N. Signore ".
Autore ed epoca non sono accertabili. Tuttavia non deve essere molto antica. A parte però lo sfondo forse troppo oscuro delle singole tele, è un lavoro ben curato e di discreto effetto.
PULPIT0 - E' situato sulla parete sinistra fra la cappella del S. Rosario e l'altare del Sacro Cuore. Nulla di notevole. Fu decorato con simboli dal Grassi nel 1947.
Fu demolito durante i lavori per dotare la chiesa del riscaldamento, negli anni '60
ORGANO - E' posto sopra l'ingresso principale della chiesa. Opera della ditta Mascioni di Cuvio (Varese) fu inaugurato nel 1952. Ha otto registri. Però nulla dl notevole né nello strumento né nella cassa. Da ricordare tuttavia 3 quadri sulla parete esterna della tribuna organaria: nei 2 laterali sono dipinti strumenti musicali, mentre in quello centrale - il più bello - è raffigurata S. Cecilia che suona l'organo (!) Autrice è la sig. Teresina Longo.
CONFESSIONALE - Sono due di abbastanza recente fattura, uno in stile moderno, l'altro in stile gotico (per conformità allo stile della cappella).
BATTISTERO - In cornu Evangelii, in fondo alla chiesa. Semplice vasca bipartita in un supporto di pietra. Nulla di notevole.
Attualmente è situato a sinistra dell'ingresso, nella cappella laterale di fronte alla statua di S. Antonio.
PIETRE MURALI - Esiste una pietra tombale proprio ai piedi del presbiterio (davanti alle balaustre). Ma è tuttora vuota e perciò priva di iscrizioni.
MOBILIO - Il mobilio della sacrestia è di recente fabbricazione (1925) e di stile neoclassico con sobrii intagli lineari.
LAMPADE - 4 lampade, tutte in argento, furono acquistate per la chiesa di Castelnuovo nella prima metà del sec. XVIII; incerto ne è il luogo di origine ma, desumendo da fatti consimili, si può affermare che esse furono fabbricate in una qualche parte della Repubblica Veneta. Di esse due sono lavorate con intarsi a traforo e tre angioletti, una è lavorata con soli intarsi a traforo e la quarta è ricca di rigonfiamenti circolari d'indubbia ispirazione barocca.
CALICI - Dei 4 calici in dotazione della chiesa uno solo è anteriore al 18.. Questo è in argento battuto con decorazioni pure in argento; misura 26 cm. (aggiunto a lato: comperato nel 1766 ad Augsburg per il prezzo di 349 troni). Gli altri sono rispettivamente:
OSTENSORIO - L'unico esistente misura cm. 56 di altezza; lavorato in argento battuto, data la sua origine dall'inizio del sec. XVIII.
(aggiunto: come l'altra argenteria)
CIBORI - Tutti di recente fabbricazione e di stile moderno. Sono 4 e misurano rispettivamente cm. 25 - 25 - 27 - 29.
CANDELIERI - I 6 candelieri in dotazione della chiesa furono provvisti per la stessa nel 1766 dal parroco di allora don Bartolameo Fedele da Borgo. Di fine lavorazione essi costarono 100 fiorini ciascuno. Misurano 60 cm. di altezza e sono in argento pesante lavorato con sobrie decorazioni di ispirazione agreste (fogliame, fiori e frutta); a metà circa della loro altezza hanno una elegante impugnatura formata da due bracci prensili. Lo stile è barocco di buona lega.
RELIQUIARI - Sono 4 e di essi meritano particolare menzione solo due:
a) Reliquiario di S. Margherita (cm 40 h.) fatto a tipo ostensorio è retto da un grazioso angioletto di accurata fattura.
b) Reliquiario di S. Croce (cm. 40 h.): al suo valore storico (fu donato alla chiesa di Castelnuovo il 2 Maggio 1725 dal parroco di allora don Zaccaria Lenzi) unisce quello - certo maggiore - di un vero oggetto artistico. Infatti, mentre la reliquia "ex ligno S. Crucis" è inserita nell'incrocio dei bracci trasversale e orizzontale, la croce è circondata dagli strumenti della Passione: la corona di spine, la lancia, la spugna, i chiodi, mentre ai piedi della croce stanno due riuscitissimi angioletti oranti.
SECCHIELLO - Esiste un secchiello argentato lavorato a spicchi.
OGGETTI VARII - Vassoio in argento e cucchiaione pure in argento, ambedue per
Battesimo (il cucchiaione pare però di fattura recente).
Da ricordare pure il "trono" in legno sa cui viene portato processionalmente il simulacro della Madonna del Rosario. E' formato da. 4 colonnine con scannellature che reggono una cupola pure in legno dorato con intarsi varii e putti alati. E' della fine dello scorso secolo.
PARAMENTI - Di notevole il pregiato apparato acquistato nel 1803 la un certo Dalnegro di Bieno. Secondo una opinione abbastanza corrente esso fu trafugato dalle soldatesche napoleoniche chissà da dove (qualcuno, considerandone la fattura, ha avanzato l'ipotesi che esso provenga dall'Oriente, ma in che modo?). Esso consta di 1 pianeta, 2 tunicelle, 2 manipoli, 2 stole, 1 velo del calice e 1 piviale (il capo più vistoso e di maggior pregio). La lavorazione è a uso damasco su seta raso con borchie, decorazioni e bardature in oro.
Meritan pure d'esser ricordato:
a) il Pallio dell' Altar maggiore: di recente fattura esso colpisce però subito per la ricchezza dei ricami in filo e borchie d'oro profuse ivi nonché per la bellezza stessa del ricamo. Misura m. 5 1un. x cm.50 lar.
b) i Conopei, belli e ricchi pure nella sobrietà della decorazione; particolare menzione merita il conopeo bianco sul quale sono ricamati 2 ben riusciti angeli adoranti
c) il Baldacchino in seta con frange e decorazioni in oro.
B) Chiesa filiale di S. Margarita
STORIA
La chiesa di Castelnuovo, prima che la cappella di S. Leonardo fosse eretta a parrocchia, era quella attuale di S. Margherita che una tradizione dice esser tra le più antiche della Valle. Nulla c'è di documentato circa la sua origine ma, se si pone l'erezione della cappella di S. Leonardo verso il sec. XIV, si può legittimamente affermare che la chiesa di S. Margherita deve essere stata eretta almeno nel sec. XIII. Quando il titolo di curazia passò dalla chiesa di S. Margherita a quella di S. Leonardo (inizio del sec. XVI come appare da un documento del 1536) S. Margherita pur continuando a rimanere aperta al culto, cessò di esser luogo di pubblica officiatura e divenne invece un simpatico romitaggio. La storia ricorda parecchi nomi di eremiti che passarono la loro vita all'ombra della chiesetta e che dopo morte venivano sepolti nel sepolcro, già stato per l'addietro cimitero pubblico per i fedeli di Castelnuovo e delle pievi limitrofe.
Nel 1589 fu dipinta la nicchia, istoriata dov'è la statua di S. Margherita dal pittore Lorenzo Mauricio, il quale forse dipinse pure le immagini degli Apostoli nell'antica abside che fu demolita nel 1845 a cagione dei restauri apportativi per un ingrandimento della chiesa.
Nel 1782 un decreto emanato da Giuseppe II dichiarava soppressi tutti gli eremitaggi e perciò anche S. Margherita; considerata tale, venne chiusa e chiusa rimase al culto fino al 1805 quando per le istanze del popolo si ottenne che fosse riaperta al pubblico. Nel 1845 la chiesa di S. Margherita fu restaurata con offerte e prestazioni del popolo e ampliata all'abside, essendo parroco don G. B. Dorigatti da Castel Tesino. In tale circostanza fu murata una lapide (nella parete sinistra) che dice così:
Hoc Templum
Sanctae Margaritae Virgini et Martiri dicatum
Primum Insigne Monumentum Populi Inferioris Ausuganeae
Ad Xsti Religionem Per S. Prosdocimum
Episcopum Patavinum ac Apostoli Petri Discipulum
Conversi
Iam Diu Fere Ruens Anno MCCCXLV Elemoslnls Fidelium
Castrinovi Restaurandum et Anno MDCCCLVI ad Maiorem Dei Gloriam
et Posteritatis Exemplum Perficiendum
Parochus loannes Baptista Dorigati Thesinensis Curavit
Durante la I Guerra Mondiale la chiesa fu duramente colpita (come pure danneggiata fu la chiesa parrocchiale di S. Leonardo) e solo nell'immediato dopoguerra fu possibile riattarla.
DESCRIZIONE - E' un fabbricato dalle linee sobriamente armoniche e simmetriche,
posto su una altura prospiciente il paese e tutta la parte inferiore della vallata. Misura m.17 lun. x 6 lar. x 7,50 h. I muri hanno uno spessore che varia dai cm.60 ai cm.70. Ha la volta fatta a botte poco schiacciata. Davanti alla chiesetta c'è un atrio o protiro formato da 4 colonne alte circa m.3: è questo l' unico autentico resto dell'originaria chiesa di S. Margherita. Misura m. 3x7x4. Le pitture che decorano la facciata - in parte consunte dal tempo - rappresentano il Crocefisso con a lato la Madonna e S. Giovanni (pittura a destra del l'ingresso),
STATUA - La statua di S. Margherita è di fattura abbastanza recente, cioè della fine del secolo scorso. In legno, essa misura circa m. 1,50. E' stata scolpita dallo scultore Franz Tavelli da S. Udalrico.
ALTARE - L'altare non ha alcun particolare rilievo ed è recente.
CAMPANILE - Il campanile situato a fianco dell'abside è alto m. 19 e alla base misura m.2,5 di larghezza. Le campane sono 3.
MESSALE - Esiste un messale stampato nel 1796 con un frontespizio così scritto:
Missale romanum ex decretu sacrosanti Conc. Tridentini S. Pii V Pontificis Maximi iussu editum Clementis VIII et Urbani VIII auctoritate recognitum nec non sanctissimi Domini Pii Pontificis Maximi. Venetiis MDCCLCVI
Nel messale sono due stampe raffiguranti l'Annunciazione e la Crocifissione di Kuceffer.
C) Oratorio privato "Salus Infirmorum"
Costruito nel 1904, misura m. 5x 3x 3; decorazione a stampo; altare in legno; nulla di notevole !!
Monografia curata dal ch.o Giovanni Conci di qui, 1955
Ricopiato ed aggiornato a cura di Giulio Coradello, Milano 1999, 2005
Aggiornamento alla monografia.
L'esempio trascina
Forse più d'uno si sarà chiesto il significato del testo latino riportato sulla lapide posta sulla parete di sinistra della chiesetta di S. Margherita.
Il senso dell'iscrizione così può essere reso in italiano:
«Questo tempio dedicato a S. Margherita vergine e martire è il primo insigne monumento del popolo della bassa Valsugana convertito alla religione di Cristo da S. Prosdocimo Vescovo di Padova e discepolo dell'apostolo Pietro.
Per lungo tempo quasi cadente, ne curò il restauro il parroco Giovanbattista Dorigatti da Tesino con le offerte di Castelnovo nell'anno 1845, ne completò il restauro a maggior gloria di Dio e ad esempio delle future generazioni nell'anno 1856».
Non vi è dubbio che i Castelnovati hanno mantenuto fede all'esempio degli avi, sia nel rispetto del luogo sacro che nella devozione alla Martire, se don Malfatti - nel suo diario - così ebbe a scrivere in data 25 luglio 1920: «La chiesa di S. Margherita è priva della volta, senza porta e senza banchi, la cuspide del campanile s'è ripiegata su sé stessa.
Tuttavia la popolazione espresse il desiderio di solennizzare la festa patronale (20 luglio) che si trasporta alla domenica seguente al dì festivo.
Ed oggi fu soddisfatta al pio desiderio. La presidenza della Cooperativa del lavoro si assunse la mano d'opera. Fu riattato l'altare e collocatavi la pietra sacra previamente (24 corr.) consacrata dal sottoscritto per delegazione (v. Atti arch.).
Per ombreggiare la chiesa scoperchiata si disposero assi e travi da una parte all'altra e vi si adagiarono frasche (dase) e, sopra il presbiterio, drappi.
Fu improvvisato un fercolo, e otto giovani robusti s'impegnarono a portare fin lassù la statua della S. Patrona.
La via di accesso fu pure riattata per l'occasione dalla suddetta Cooperativa. Così si potè organizzare una divota processione e svolgere la consueta funzione anti e pomeridiana. Il popolo vi partecipò con lodevole e consolante frequenza.
Al vicino Ristoro si vendeva il vino a L. 4 il litro e la birra a ugual prezzo.
Il presidente della Cooperativa è Luigi Demonte fu Girolamo.
I giovani portatori: Lira Giuseppe e Vittorio di Roberto, Coradello Serafino fu Baldassare, Bombasaro Emanuele di Luigi, Debortoli Luigi fu Valentino, Andriollo Ottorino di Francesco, Venzo Angelo di Giuseppe e Brendolise Agostino fu Leonardo».
L. A.
Da "Voci Amiche", Luglio 1989