.PROGETTO DI FATTIBILITA' DI IMPIANTI IDROELETTRICI LUNGO LE VALLI DEL TARO E DEL CENO. |
Introduzione
Con questo lavoro ci proponiamo di esaminare il progetto di centrali idroelettriche nell'alto e medio bacino del Taro e del suo tributario principale il Ceno, nel tentativo di valutare la fattibilità in termini economici, ma soprattutto di compatibilità ambientale. L'idea del progetto è quella di utilizzare le risorse idriche nel bacino per la produzione di energia elettrica utilizzando più centrali ad acqua fluente che interessano le due aste fluviali fino alla loro confluenza all'altezza di Fornovo.
Fattibilità economica. Si cerca di valutare le condizioni di accettabilità del progetto tenendo conto dei costi e dei benefici dal punto di vista dell'ente che realizza l'investimento. E' un'analisi soprattutto finanziaria che tiene conto solo dei costi d'investimento e d'esercizio e i proventi derivanti dalla vendita dell'energia elettrica all'Enel.
Fattibilità ambientale. Si cerca di individuare le condizioni di accettabilità del progetto sotto il profilo dell'impatto sulle principali componenti ambientali e sugli usi delle risorse idriche diverse da quello idroelettrico.
Il criterio utilizzato per definire condizioni di accettabilità del progetto sotto il profilo finanziario nel rispetto di tali vincoli ambientali è quello del Valore Attuale Netto (VAN).
Si deve poi individuare l'andamento delle portate naturali attraverso la ricostruzione delle curve di durata delle portate. A tal proposito si possono utilizzare le misure condotte dal Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici in 3 sezioni sul Taro per le quali esistono dati sufficienti. Dal momento che le misure di portata sono disponibili per anni non molto recenti vengono esaminate anche le correlazioni fra portate e piovosità che sono state invece misurate anche in anni recenti.
Dopodiché si passa al calcolo delle producibilità elettriche per tutte le centrali che sono realizzabili in base a vincoli di natura costruttiva e connesse alla morfologia del bacino. La producibilità viene calcolata al netto della portata che dev'essere comunque 'rilasciata' nell'alveo per consentire gli usi in atto e previsti per le risorse idriche e in particolare per garantire il mantenimento della vita acquatica. Vengono inoltre calcolate per portate naturali aventi durata inferiori a 275 giorni sempre con il vincolo del minimo rilascio. Ciò corrisponde all'ipotesi di fermata delle centrali durante i giorni di deflussi di magra. La portata minima rilasciata rappresenta il parametro più rilevante ai fini delle valutazioni economiche in quanto introduce i vincoli di compatibilità ambientale per il progetto. Quanto maggiore è il suo valore tanto minori sono sia l'impatto ambientale del progetto, sia la producibilità elettrica.
La definizione del valore della portata di rilascio è fatta considerando le caratteristiche delle principali componenti biologiche dell'ambiente fluviale. Viene valutato il valore dell'EBI (Extended Biotic Index) nei diversi tratti del Taro e del Ceno. L'EBI insieme ad altre indagini effettuate sulla vegetazione, sul popolamento ittico e sull'avifauna, sono sintetizzate da un indicatore globale derivato da una metodologia che descrive lo stato dell'ambiente in ciascun tratto di fiume interessato dalle derivazioni, tramite un indice di qualità ambientale posto pari all'unità (valore massimo) nella situazione senza progetto.
Il progetto iniziale prevede la realizzazione di 16 centrali idroelettriche (10 sul Taro e 6 sul Ceno) che permette di raggiungere una producibilità dell'ordine di 230 milioni kwh/anno, a fonte di un investimento valutato in circa 192 miliardi di lire. Facendo una previsione approssimata si è riscontrato un valore molto basso dell'indice che caratterizza il progetto iniziale e che sta dunque a mostrare un elevato rischio di grave compromissione della vita acquatica. Per quanto infatti si possa prevedere la fermata delle centrali durante i periodi prolungati di magra, situazioni di variazione delle portate dell'ordine di quelle indicate non sarebbero infrequenti negli altri periodi a causa del regime torrentizio del Taro e del Ceno. Viene di conseguenza definita una diversa modalità di funzionamento che consente di limitare a 0,8 il minimo valore dell'indice di qualità ambientale.
Da tutto questo deriva una conseguenza rilevante del vincolo che è l'opportunità di definire una nuova configurazione degli impianti definita 'progetto finale', in cui risulta anche ridotto il numero di centrali. Le centrali non più previste nel progetto finale sono 5: Strinata, Gotra e Borgotaro sul Taro e di Varsi e Serravalle sul Ceno. La producibilità elettrica complessiva scende a 161 milioni kwh/anno (-30%) con una corrispondente diminuzione del costo d'investimento (da 192 a 136 miliardi di lire).
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
L'area di progetto comprende il bacino del Ceno nella sua interezza e l'alta e media valle del bacino del Taro, per una superficie territoriale complessiva di 1.238 kmq. Il Taro con i suoi 1.500 km di bacino e 125 km di lunghezza è uno dei principali affluenti di destra del Po. Nasce in prossimità dei confini amministrativi delle province di Parma , Piacenza e Genova ed alimenta con portate irregolari caratterizzate da frequenti periodi di magra, buona parte delle attività produttive ed agricole. Fra gli affluenti più importanti sono da citare: il T. Gotra, il T. Terodine, il T. Manubiola, il T. Sporzana, il T. Vona e il T. Mozzola.
Subito a valle delle confluenza del T. Sporzana, a Fornovo, il Taro riceve il suo affluente principale, il T. Ceno. Il T. Ceno (bacino di 5.600 kmq e lunghezza di 62 km) nasce nello stesso gruppo montuoso da cui ha origine il Taro. I suoi affluenti principali sono: il T. Toncino, il T. Noveglia e il T. Pessola.
E' una zona caratterizzata da bassa densità di popolazione in tendenziale decremento e un basso indice di industrializzazione,di decisiva vocazione agricola, un apprezzabile movimento turistico. In effetti non sono da sottovalutare le ricadute del progetto sull'economia locale riguardando gli effetti di reddito e occupazione dovute alla fase di costruzione e alla fase d'esercizio e in quest'ultima, l'obiettivo del progetto, è la produzione di energia elettrica addizionale che interessa l'intera comunità nazionale. Dai dati Istat risalta la scarsa antropizzazione del territorio. Alla bassa densità di popolazione e alla sua distribuzione sul territorio si associa la bassa utilizzazione dello stesso: la ripartizione per destinazioni d'uso vede infatti le altre superfici (corsi d'acqua, aree urbanizzate, superfici sterili) coprire un 25% del totale di cui, si stima, solo una quota non superiore al 2% (pari a 20 kmq) sia effettivamente destinate alle aree urbanizzate. Ad accentuare tale caratterizzazione contribuisce la destinazione d'uso a boschi (42%), anche la superficie agraria che ricopre il restante 33% è, come si vedrà più avanti, interessata maggiormente alla coltivazione.
L'ambito del progetto non registra la presenza di industrie di notevoli dimensioni; l'industria locale con 487 unità rappresenta solo il 7% delle strutture produttive provinciali. Le unità locali di piccole/medie dimensioni e rivolte essenzialmente alla produzione di beni di consumo, interessano una forza lavoro di circa 2.500 addetti sul totale, di circa 13 mila occupati. Il settore più rappresentativo è quello delle costruzioni che conta circa 1.800 addetti, segue l'industria manifatturiera con circa 1.400 addetti nel quale è rilevante il comparto alimentare della lavorazione delle carni al quale è strettamente legata la diffusione di aziende zootecniche.
La superficie agraria copre il 33% della superficie territoriale totale ed è utilizzata prevalentemente per coltivazioni estensive. L'agricoltura risulta pertanto il ramo d'attività economica più rappresentativo nell'area in oggetto. L'esame di altri dati ISTAT evidenzia come l'ambito di progetto assorba circa 1/3 del turismo dell'intera provincia. La struttura ricettiva mostra come la maggior parte di esso trova sistemazioni secondarie da cui si evince un movimento turistico di frequenza settimanale sia pur caratterizzato dalle punte estive.
ASPETTI AMBIENTALI
IDROLOGIA E CLIMATOLOGIA
Si ritiene indispensabile l'analisi della piovosità che ha anche lo scopo di identificare le correlazioni esistenti tra le portate nelle sezioni d'interesse impiantistico e le piovosità misurate in località influenzanti le sezioni stesse. L'analisi delle distribuzioni delle piovosità sulle differenti sezioni di misura lascia intravedere nel fenomeno la presenza di ciclicità di diverso periodo, che non risultano però tali da far variare sensibilmente le piovosità totali, su intervalli di tempo significativi nel contesto impiantisco del progetto.
L'analisi idrologica del territorio è basata sullo studio degli andamenti delle portate nelle stazioni di interesse per il progetto e specificatamente: Piane di Carniglia, Ostia e Pradelle.
L'analisi delle portate giornaliere a Piane di Carniglia mostrano sostanziale inadeguatezza del procedimento di medie sia a scala annuale che mensile per la corretta rappresentazione del fenomeno. Il problema si pone perché l'adozione del valor medio per la rappresentazione dell'andamento della portata non garantisce certamente una buona rappresentatività e presenta l'inconveniente di fornire dei valori sicuramente sovrastimati. Questo é tanto più vero nei mesi caratterizzati dalla presenza statistica di piene, mentre il rischio di eventuali sovrastime si riduce nei mesi di portate basse, che sono i mesi di minore interesse per la realtà impiantistica in esame. Ne consegue che l'unica maniera statisticamente corretta di valutazione è quella che fornisce una curva di durata delle portate costruita sulla base della statistica completa e, inoltre, un parametro di variabilità della curva di durata media, espresso in termini di deviazione standard.
E' necessario anche intraprendere uno studio che mira all'individuazione della portata più rappresentativa del bacino in esame, essa conduce ad una sua rappresentazione come "portata di base" o di "magra" pari a 1,8 mc al secondo per la sezione di Piane di Carniglia. Le frequenze medie sono correlate alle deviazioni standard il che permette di costruire anche le curve di durata statistiche e di definire quindi una fascia di curve di durata probabili, con diversi livelli di probabilità. Esse vengono implicate per definire diagrammi di utilizzazioni delle portate e quindi per calcolare la producibilità elettrica delle centrali, e per questo motivo che tanto più accurata è la loro definizione tanto più attendibili saranno i valori di producibilità calcolati attraverso procedimenti di integrazione.
In ultima analisi viene rappresentata la correlazione tra piovosità e portata. Quest'analisi è rilevante in quanto le misure di portata sono disponibili solo per anni meno recenti di quelli per cui sono disponibili i dati di piovosità. L'esistenza di una correlazione fra piovosità e portate potrebbe permettere la ricostruzione delle portate per mezzo dei dati di piovosità più recenti e di conseguenza di 'ricalibrare' le curve di durata da adottare per le valutazioni di interesse. In base a quanto detto potremmo in un certo senso giustificare la possibilità di adottare per le valutazioni tecniche ed economiche del progetto delle centrali nella valle del Taro, i valori di portata misurati nelle diverse stazioni, facendo riferimento in particolare alle misure nella stazione di Piane di Carniglia. Maggiore incertezza si ha riguardo la possibilità di estrapolare i valori riferiti al bacino del Taro anche al bacino del Ceno. La mancanza di misure significative obbliga ad una maggiore cautela anche perché il progetto interviene nella parte più a valle del bacino dove la maggior complessità delle condizioni morfologiche e geoidrologiche rende più incerte le valutazioni (per le curve di durata delle varie stazioni sul Taro e sul Ceno vedi figure 1 e 2 nella sezione allegati).
CARICHI INQUINANTI
La stima dell'inquinamento potenziale di origine civile, produttiva e zootecnica è stata effettuata sia per il carico di sostanza organica sia per il carico di nutrienti, azoto e fosforo. La metodologia utilizzata per la determinazione del carico organico per 3 diverse fonti di generazione è quella dell'abitante equivalente; i coefficienti di conversione utilizzati sono:
BOD civile: 60 gr/abitante-die
BOD industria: i coefficienti di conversione sono quelli forniti dall'IRSA
BOD zootecnica: suini=3 A.E.; bovini=10,2 A.E.
Per quanto riguarda i nutrienti sono stati adottai i seguenti valori unitari:
Fosforo civile: 0,9 kg/ab/anno
Fosforo industria: 0,9 kg/addetto/anno
Fosforo suini: 5,6 kg/capo/anno
Fosforo bovini: 9,1 kg/capo/anno
Azoto civile: 4,4 kg/ab/anno
Azoto industria: 14,6 kg/addetto/anno
Azoto suini: 14;6 kg/capo/anno
Azoto bovini: 69,4 kg/capo/anno
Nelle tabelle A e B sono riportati i valori dei 3 inquinanti per i principali scarichi fognari, sia urbani sia produttivi, riferiti rispettivamente ai centri o nuclei con popolazione residente superiore ai 100 abitanti e viceversa l'inquinamento diffuso generato dai centri con meno di 100 residenti e delle case sparse. Infine la tabella C fornisce la stima dei carichi di origine zootecnica (bovini e suini).
Sul bacino in esame gravita quindi una popolazione totale di 387.480 A.E. cui è dovuta la generazione di 23,3 t/die di BOD, 1,1 d/die di fosforo e 8,5 t/die di azoto. Tali valori però non tengono affatto conto della presenza di impianti di depurazione. L'Amministrazione Provinciale di Parma nell'ambito del Piano Provinciale di Risanamento delle Acque ha messo a disposizione dati per quanto riguarda i carichi 'generati' che interessano i corpi idrici dopo il completamento degli impianti di depurazione. Si può constatare la sostanziale riduzione del carico organico prevista con l'entrata in funzione degli impianti pianificati.
Il confronto tra i valori dei carichi e quelli delle portate fluenti nel Taro mostra un elevato rapporto di diluizione esistente anche nelle condizioni di portate di magra (tabella D) e il conseguente basso inquinamento prevedibile dei corsi d'acqua del bacino.
QUALITA' DELLE ACQUE
DATI IDROCHIMICI
E' stata effettuata una campagna di analisi sulle acque, nel 1989, sui principali parametri chimico-fisici e batteriologici, la quale ha permesso il confronto con i valori limite fissati dal Piano di Risanamento della provincia di Parma in base agli usi previsti.
MAPPAGGIO BIOLOGICO
La situazione ambientale attuale dei corsi d'acqua interessati dall'intervento in esame è stata analizzata in dettaglio sia facendo ricorso ai dati bibliografici, sia a misure di campo. Il territorio che abbiamo preso in considerazione appare come un territorio di notevole pregio naturalistico, principalmente nella parte alta dei corsi d'acqua, ma ci sono anche situazioni più compromesse nella parte bassa.
Per verificare le condizioni di funzionalità dell'ambiente fluviale si è fatto ricorso allo studio del comparto ambientale costituito dagli organismi invertebrati bentonici, rappresentativi di una condizione più generale di efficienza dell'ecosistema. E' per questo motivo che sul Taro e sul Ceno è stato effettuato il mappaggio biologico di qualità applicando il metodo EBI. Questo costituisce una base di partenza per una corretta valutazione dei possibili effetti sull'ecosistema fluviale a seguito di modificazioni indotte in fase di realizzazione e successivamente di funzionamento delle opere previste. Sono state monitorate complessivamente 13 stazioni, 7 sul Taro 1 sul Gotra e 5 sul Ceno. Il mappaggio biologico si basa sullo studio della composizione delle comunità di organismi macroinvertebrati presenti nei diversi tratti dei corsi d'acqua. Gli obiettivi principali sono:
- fornire un giudizio completo sulla qualità complessiva dell'ambiente, stimando l'impatto che i fattori di alterazione dell'ambiente esercitano sulle comunità che colonizzano le diverse zone del fiume;
- esprimere un giudizio complementare al controllo chimico e fisico: il monitoraggio biologico verifica gli effetti d'insieme prodotti dal complesso delle cause inquinanti;
- individuare e quantificare gli effetti prodotti da scarichi saltuari o accidentali;
- classificare i corsi d'acqua in classi di qualità in modo da ottenere un quadro d'insieme utile sia alla programmazione degli interventi risanatori, sia ad una corretta pianificazione del sistema di monitoraggio fisico, chimico e igienistico;
- definire il valore naturale di un determinato ambiente per una politica di protezione e conservazione.
Il calcolo del valore dell'indice EBI, tiene conto degli organismi campionati in funzione della loro sensibilità all'inquinamento e della ricchezza in TAXA della comunità. Il livello di identificazione sistematica degli organismi è stabilito rigorosamente per ogni gruppo e viene indicato come unità sistematica. I valori di EBI vengono convertiti in 5 classi di qualità individuate da 5 colori diversi.
Sono stati, a questo punto, presi in considerazione i criteri adottati per la valutazione della distribuzione dei ruoli trofici nelle comunità di macroinvertebrati analizzati. I macroinvertebrati degli ambienti di acque correnti occupano tutti i ruoli trofici dei consumatori. Essi hanno quindi una funzione di rilievo nel processo di trasformazione della materia attraverso una continua attività di pascolamento, filtraggio e predazione. In particolare, riferendoci alla natura della materia ingerita, si possono individuare organismi erbivori, carnivori, dentrivori. Ad ogni TAXA di una comunità può quindi essere associato un determinato ruolo trofico. Un ambiente naturale rispetto ad uno inquinato si distingue infatti per una diversità più elevata, definita da una maggiore ricchezza in specie.
Sono stati studiati una serie di macroinvertebrati presenti nei tratti del fiume Taro e del torrente Ceno come ad esempio Plecotteri, Tricotteri, Efemerotteri, Coleotteri, Odonati, Gasteropodi ed altri. E' stato così possibile stilare la tabella E che riporta i valori dell'EBI determinati. E' da osservare che altri valori dell'indice rappresentano ambienti di più elevata qualità naturale. I valori ricavati sono congruenti con quelli derivati dai parametri idrochimici e confermano il progressivo peggioramento della qualità ambientale nel percorso dal monte a valle, con evidenti aspetti di parziale compromissione nel medio tratto del Taro e del Ceno. Tuttavia la situazione del Ceno va diversificata rispetto a quella del Taro; infatti nel Ceno la qualità biologica delle acque è sensibilmente più marcata rispetto al Taro, nonostante la densità degli insediamenti potenzialmente inquinanti nel suo bacino sia inferiore rispetto a quella del Taro. Evidentemente la capacità autodepurativa di questo torrente risulta meno efficace, probabilmente per la presenza di qualche elemento di disturbo costante che ne riduce l'equilibrio biologico. Pertanto una ulteriore diminuzione di portata determinerebbe un conseguente deterioramento di questo ambiente acquatico e aggraverebbe ulteriormente questa situazione ancora oggi recuperabile.
POPOLAMENTO ITTICO
La situazione riguardante il popolamento ittico del fiume Taro e del torrente Ceno nei tratti interessati al progetto, è stato ricavato da uno studio svolto dall'Università di Parma, dall'Assessorato Caccia e Pesca dell'Amministrazione Provinciale di Parma nonché da informazioni direttamente raccolte dai pescatori in occasione di apposite riunioni. Per un migliore inquadramento geografico della distribuzione delle diverse specie presenti nei corsi d'acqua in esame, è conveniente valutare separatamente i diversi tratti che, salvo poche eccezioni presentano popolamenti ittici omogenei:
- fiume Taro: dalle origini a Tornolo
- fiume Taro: da Tornolo a Roccamurata
- fiume Taro: da Roccamurata a Fornovo
- torrente Ceno: dalla Centrale di Bardi a Varsi
- torrente Ceno: da Varsi a Fornovo
Il tratto terminale del torrente Gotra è assimilato al tratto superiore del fiume Taro.
Nella tabella sono riassunte le presenze per famiglie, genere, specie e sottospecie degli individui rilevati nei diversi tratti del Taro e del Ceno; si riportano qui di seguito le generalità di alcune specie:
TROTA FARIO: è un salmonide tipico dei corsi d'acqua alpini ed appenninici. La sua abbondante presenza è garantita dalla immissione annuale da parte dell'Ente Pubblico, ma la sua presenze è legata a livelli di alta ossigenazione e bassa temperatura dell'acqua.
TROTA IRIDEA: la sua presenza è occasionale, non si riproduce nelle acque italiane quindi dovrebbe essere legata a materiale sfuggito da allevamenti
VAIRONE: questa specie richiede alti livelli di ossigenazione e basse temperature dell'acqua
BARDO COMUNE: presente in forma abbondante in particolare nei tratti collinari
BARDO CANINO: è diffuso con presenze scarse nei tratti intermedi tra Taro e Ceno
CAVEDANO: è la specie con l'ambito di diffusione più esteso, che dimostra la sua grande adattabilità ai diversi ambienti
LASCA: la sua distribuzione è estremamente variabile a causa degli spostamenti riproduttivi nel periodo primaverile
COBITE: presente anche se non abbondante nei tratti inferiori
GHIOZZO: oggi è in netta diminuzione ed è presente in modo scarso solo nelle zone in cui l'acqua si presenta di buona qualità
ANGUILLA: scarsa
VEGETAZIONE
Per quel che riguarda la copertura vegetale del medio corso del Taro e del Ceno è stata considerata la vegetazione più strettamente collegata all'ambiente fluviale; all'interno di questa sono riconoscibili varie tipologie che contribuiscono a formare un paesaggio diversificato e frammentato, dotato di notevole dinamismo evolutivo. L'area che prendiamo in considerazione presenta una vasta gamma di caratteristiche ambientali. I tratti fluviali considerati partono da una quota superiore a 800 metri per arrivare fino a circa 100 metri (abitato di Fornovo) ed attraversano un territorio con formazioni litologiche e morfologiche differenti. Lungo il profilo dei corsi d'acqua, la successione delle comunità vegetali è in funzione dei gradienti ambientali tra i quali assumono particolare rilevanza l'altitudine, l'ampiezza del greto associate alle oscillazioni della portata e della granulometria del sub-strato. Le principali tipologie fisionomico-strutturali di riferimento sono:
VEGETAZIONE DI GRETO: buona parte del greto nei periodi di siccità si copre di formazioni erbacee come Bidens Chenopodium, Artemisia ecc., che sono spesso indicatrici di inquinamento di tipo organico
ZONE UMIDE CON VEGETAZIONE PALUSTRE: si tratta di popolamenti in genere dominati da varie specie erbacee: Tife, Canna di palude, ecc.
PRATELLI ARIDI: è localizzata sui terrazzi adiacenti all'alveo fluviale in una porzione intermedia tra il corso d'acqua e la riva. Tipica è la presenza di tappeti erbosi discontinui in cui ci sono intercalati nuclei di arbusti (Salici e Rosa canina) e di alberi (Pioppo nero)
ARBUSTETI A PREVALENZA DI SALICI: costituiscono una fascia diffusa al margine del greto, possiedono una notevole capacità di resistere alle piene e alle sommersioni
VEGETAZIONE RUPESTRE: forme di vegetazione presenti nelle gole incise dai fiumi, sono ambienti con caratteri di forte acclività e substrato roccioso. La copertura vegetazionale è discontinua con prevalenza di arbusti nani e felci (Polipodio, Lingua cervina e Fece aculeata)
BOSCHI RIPARIALI: i popolamenti vegetali più propriamente forestali caratteristici degli ecosistemi fluviali si localizzano sulle terrazze alluvionali più elevate, interessate solo occasionalmente dalle piene ma ancora influenzate dall'ambiente fluviale:
- boschi a Salice bianco
- boschi a Pioppo bianco
- boschi ad Ontano bianco
Va segnalato anche il querco-carpineto con farnia e carpino bianco che rappresenta il collegamento con la foresta tipica della pianura padana.
Schematicamente la fisionomia strutturale dei soprasuoli ripariali è rappresentabile con:
- PIANO SUPERIORE di altezza variabile tra 8 e 15 metri, costituito dalle chiome delle specie già menzionate (pioppi, salici, ontani), sono inoltre localmente presenti frassino maggiore, acero, olmo, ciliegio, noce, varie querce;
- PIANO INFERIORE costituito in prevalenza da arbusti di altezza in genere fra 1 e 5 metri. Le specie riscontrate sono numerose a seconda delle caratteristiche ambientali e vegetazionali: biancospino, corniolo, frangola, sambuco, ginepro, nocciolo, edera e luppolo selvatico.
Le vegetazioni descritte sono notevolmente rarefatte e le cause sono da attribuire alle modificazioni dell'alveo, alle bonifiche, ai tagli ed alle distruzioni di habitat che hanno interessato il corso dei torrenti. Si devono inoltre considerare le arginature, la continua espansione del tessuto edilizio, l'apertura di nuovi accessi per l'attività di estrazione e le discariche.
AVIFAUNA
L'avifauna del bacino del Taro e del Ceno si presenta di notevole pregio, con specie poco comuni e ben diversificati. Al fine di individuarle sono state prese in considerazione le popolazioni residenti per il maggior periodo dell'anno nei tratti di fiume interessati e le specie nidificanti nelle aree maggiormente interessate dalle possibili trasformazioni causate dalle opere previste in progetto.
Il primo tratto è tipicamente montano con forte tendenza ed un substrato con materiale piuttosto grossolano e caratterizzato dalla presenza di massi, rapide e cascatelle (da Santa Maria del Taro alla foce del torrente Gelana).
Il secondo tratto è un esempio di transizione ed è caratterizzato da tratti a pendenza rilevanti, alveo stretto e forte velocità di corrente intercalati da piccole piene alluvionali (dalla foce del torrente Gelana al ponte di Oriano del Taro e nel Ceno da Bardi a Specchio).
Il terzo tratto è caratterizzato da un alveo piuttosto ampio, bassa pendenza, rami secondari che possono impaludarsi e formare piccole zone stagnali (nel Taro tra Oriano e Fornovo, nel Ceno tra Vialino e Fornovo).
E' stata rilevata la presenza di 136 specie totali di cui 50 nidificanti e 86 non nidificanti. Per semplicità si riportano solo le specie nidificanti rare, la cui presenza è indicatrice dell'elevato valore ambientale dell'area:
- Falco pecchiaiolo
- Sparviere
- Occhione
- Piro piro piccolo
- Sterna
- Martin pescatore
- Clandrello
- Rondine montana
- Ballerine gialla
- Merlo acquaiolo
- Sterpazzolina
- Sterpazzola
- Fanello
USO DELLE RISORSE IDRICHE
Il bacino del Taro non è del tutto sfruttato, pur essendo uno dei più estesi della regione Emilia Romagna e caratterizzato anche dai maggiori deflussi dopo quelli del Reno. Le acque sono maggiormente utilizzate nelle zone di conoide e di pianura dove l'impiego delle acque superficiali è limitato all'irrigazione, mentre per usi civili e produttivi si fa ricorso esclusivamente alle acque di falda.
E' per questo motivo che le acque del bacino del Taro, dalle sorgenti fino alla confluenza nel Po, superficiali e sotterranee, sono quindi una riserva strategica il cui razionale utilizzo è uno degli obiettivi principali della pianificazione regionale e provinciale. Nella tabella G sono sintetizzati i dati più significativi relativi ai consumi idrici. La situazione attuale dell'impiego delle risorse idriche nel bacino è rappresentabile tenendo conto dei seguenti usi.
USO AGRICOLO
La superficie irrigata del bacino del Taro nel complesso è di 25.000 ha, di cui 6.000 sono in zone collinari (fuori dall'area di progetto) e i rimanenti 19.000 sono in pianura. I consumi idrici risultano di 35 milioni di mc/anno. In termini di portata media nella stazione irrigua si tratta di 5 mc/s. Circa il 40% è prelevato dalla falda mentre il resto (3 mc/s) proviene dalle acque superficiali. In generale è possibile evidenziare una relativa fragilità del sistema di irrigazione, infatti in assenza di regolazioni e/o accumuli si verificherebbero periodi di deficit con conseguente incremento del ricorso alle risorse sotterranee, durante i giorni di massima domanda. Nell'alto e medio bacino il fabbisogno irriguo è invece molto modesto sia per motivi climatici sia per il tipo di colture praticabili. Diversa è la situazione per le zone collinari dove il fabbisogno connesso con il possibile incremento delle utilizzazioni agricole potrebbe essere solo coperto con il ricorso alle acque superficiali da fornire con acquedotti rurali.
USI INDUSTRIALI E ARTIGIANALI
Il fabbisogno di acqua per tali usi è valutabile in 16 milioni di mc/anno ed è dovuto in gran parte agli insediamenti della zona di pianura. Le fonti di attingimento utilizzate sono quasi esclusivamente sotterranee in tutto il bacino. La portata media annuale per l'intera provincia risulta di 2 mc/s con una punta nei mesi estivi di 4 mc/s. Tale consumo risulterà tendenzialmente stabile o addirittura decrescente come conseguenza dell'introduzione di provvedimenti di risparmio idrico.
USI CIVILI
Il consumo per tali usi è valutabile in 45 milioni di mc/anno in ambito provinciale e di 7 milioni nel bacino del Taro. L'acqua è prelevata da falda o da sorgente, le portate medie nel bacino del Taro sono di 0,6 mc/s con una punta nei mesi estivi di circa 1 mc/s. Per gli usi civili è prevedibile un incremento dei fabbisogni seppur moderato, tenuto conto delle possibilità di ridurre i prelievi contenendo le perdite nelle reti di adduzione e di distribuzione. La risorsa più idonea rimane quella sotterranea in pianura e quella sorgiva in montagna. Tuttavia si sta verificando un peggioramento qualitativo delle acque di falda in alcune aree provinciali. E' quindi prospettabile un ricorso alternativo anche ad acque superficiali da reperire nell'alto e medio bacino.
USI RICREATIVI
Questo è un aspetto non trascurabile. Oltre all'attività di pesca sportiva va sottolineato l'uso balneare delle acque. Per quanto la qualità attuale non sia delle più favorevoli, anche a causa dell'inquinamento microbiologico delle acque, alcuni tratti del fiume risultano frequentati durante il periodo estivo.
IL PROGETTO DI UTILIZZO IDROELETTRICO
Il progetto di impianti idroelettrici nel bacino idrografico del Taro prevede l'utilizzo delle acque dell'alto e medio corso del fiume Taro e del suo affluente torrente Ceno. Lo schema impiantistico ipotizzato è sostanzialmente ad acqua fluente con utilizzo in 'cascata' delle acque e realizzazione di invasi artificiali di piccole dimensioni la cui funzione è di laminazione giornaliera delle portate. Supponendo la massima utilizzazione delle risorse idriche disponibili, considerati i soli vincoli di natura costruttiva e quelli imposti dalle caratteristiche morfologiche e geologiche dei bacini, risulta possibile la realizzazione di 16 centrali che sono:
Bacino del Taro: Strinata, Tornolo, Gotra, Borgotaro, Ostia, Roccamurata, Pietramogolana, Solignano, Citerna, Fornovo
Bacino del Ceno: Bardi-Varsi, Varsi, Ponte Vetrioni, Serravalle, Varano, Viazzano
La producibilità elettrica è la massima ottenibile. Tuttavia i costi diversi di realizzazione delle singole centrali, e la loro diversa potenzialità comportano redditività economiche differenziate per cui è richiesto un esame non solo del progetto complessivo ma anche dei singoli sottoprogetti al fine di individuare le condizioni limite di redditività di ognuna. L'analisi di redditività viene condotta quindi con riferimento ad un insieme di valori della producibilità elettrica ottenibile, calcolati in funzione di diversi valori delle portate di rilascio minimo. L'analisi permette di giungere ad una configurazione alla quale si fa riferimento con la denominazione di 'progetto finale' che anche con portate di rilascio più elevate di quelle del 'progetto iniziale' risulta accettabile in base al criterio di positività del Valore Attuale Netto dell'investimento per valori conservativi del tasso di attualizzazione e dei ricavi netti di esercizio.
La centrale è essenzialmente costituita da:
OPERA DI PRESA: in generale costituita da una traversa nell'alveo del fiume che mette in carico l'opera di derivazione in genere dotata di dissabbiatore
CANALI E/O CONDOTTE DI ADDUZIONE: sono o aperti a sezione rettangolari o chiusi a sezioni circolari
PIEZOMETRI: servono per la regolazione delle pressioni
TURBINE E ALTERNATORI: il macchinario delle centrali è alloggiato in edifici a pianta rettangolare con altezza fuori terra di circa 10 metri e di dimensione di pianta variabile
CANALE DI SCARICO: gli edifici e i percorsi delle condotte sono in generale localizzati in prossimità della viabilità esistente
OPERE ELETTRICHE DI ALLACCIAMENTO: l'allacciamento alla rete elettrica di trasmissione dell'Enel avviene per quanto possibile in funzione della potenza immessa in rete in media tensione. Il collegamento è ottenuto con linee internate e con linee aeree (per le potenze maggiori)
STRADE DI ACCESSO E DI SERVIZIO
POTENZIALE IDROELETTRICO DEL BACINO
La metodologia di calcolo delle producibilità elettriche si basa sulla integrazione nel tempo della funzione che esprime la curva di durata. La funzione da integrarsi è pari al valore della portata massima derivata tra la durata 0 e la durata relativa alla stessa portata massima, mentre, per le portate inferiori la funzione è quella determinata dal best fit esponenziale della curva di durata sperimentale. Per il calcolo delle producibilità, l'estremo superiore di integrazione viene in generale limitato a 275 giorni: si prevede infatti che le centrali non funzionino nel periodo estivo quando le portate naturali sono basse.
Nei casi in cui la portata prefissata di rilascio ha una durata inferiore a 275 giorni, l'integrazione viene limitata al valore più basso di durata. I due contributi (integrale della portata massima ed integrale della curva di durata) vengono poi moltiplicati per i valori dei salti relativi e per le efficienze globali di trasformazione e produzione di energia elettrica. La tabella H riporta la sintesi dei calcoli di producibilità in funzione delle diverse portate di rilascio.
ANALISI DI REDDITIVITA' DEL PROGETTO
Le valutazioni economiche relative alla scelta progettuale iniziale sono condotte con la tecnica dell'analisi della variabilità del Valore Attuale Netto dell'investimento in funzione dei parametri più significativi. Scopo dell'analisi è quello di definire i limiti di accettabilità (definita da valori del VAN positivo) del progetto iniziale e dei singoli sottoprogetti. Il progetto globale viene, così, considerato come la somma dei singoli sottoprogetti e per ciascuno di essi viene studiato l'andamento del VAN in funzione dei differenti parametri progettuali; si analizzano poi il VAN totale del progetto ed i contributi dei singoli sottoprogetti al totale stesso. Per il calcolo del VAN vengono utilizzati un tasso di sconto del 9% e una vita economica dell'impianto pari a 30 anni. La realizzazione del progetto è stata prevista su un arco temporale di 3 anni.
I rientri tariffari che determinano la componente attiva del cash-flow sono definiti da:
PRODUCIBILITA' (kwh/anno) * PREZZO (Lit/kwh)
con le producibilità calcolate come definito precedentemente.
Le funzioni che permettono il calcolo del VAN per diversi valori del tasso di sconto e della vita economica, ferma restando la ripartizione dei costi d'investimento negli anni, sono risultate le seguenti:
vita economica = 30 anni
tasso di sconto = 6% VAN = -0,62 * C + 11,9 * (RT - CE)
tasso di sconto = 9% VAN = -0,58 * C + 7,74 * (RT - CE)
tasso di sconto = 12% VAN = -0,55 * C + 5,65 * (RT - CE)
dove:
C = costo di investimento
RT = rientro tariffario
CE = costo di esercizio
Le relazioni mettono in evidenza quantitativa gli aumenti del VAN al diminuire del tasso di sconto ed all'aumento della vita economica del progetto e consentono quindi di calcolare il VAN stesso in qualsiasi configurazione di parametri adottati.
Nelle condizioni sopra indicate il calcolo generale del VAN è il seguente:
VAN = - 0,58 * C + 7,74 * (RT - CE)
La condizione di positività del VAN è data dalla seguente disequazione:
RT > (0,58 / 7,74) * C + CE
e quindi:
RT > 0,075 * C + CE
Il rientro tariffario RT è esprimibile come prodotto della producibilità annua moltiplicata per il prezzo di vendita dell'energia e assume quindi la forma:
RT = PROD * PREZZO
Con la tabella L si sintetizzano i risultati di calcolo del VAN per la scelta progettuale iniziale. Dal suo esame si rileva come tutti gli impianti presentino VAN positivo con un prezzo di vendita del kwh pari a 110 lire al di fuori di quello di Borgotaro.
Le considerazioni di natura ambientale ampliamente presentate nel successivo paragrafo fanno ritenere che debba essere garantito un rilascio dell'ordine di grandezza del 20% circa della portata di base. Sotto questa condizione appare evidente come gli impianti di Strinata, Gotra, Borgotaro, Varsi e Serravalle non presentano caratteristiche di redditività economica se non per valori del prezzo di vendita del kwh superiori a quelli oggi ipotizzati.
IL PROGETTO FINALE DI UTILIZZO
Quanto detto finora porta a concludere che la scelta progettuale iniziale deve subire degli opportuni aggiustamenti che rendono il progetto più accettabile dal punto di vista della tutela dell'ambiente mantenendo ovviamente i necessari requisiti di economicità. La proposta progettuale finale limita quindi il numero di centrali da realizzarsi e ne identifica i parametri di funzionamento in termini di portate massime derivate e di portate di rilascio. La tabella M riporta gli impianti selezionati, i loro parametri più significativi e il calcolo del VAN per un prezzo di vendita del kwh pari a 110 lire. In questa ipotesi tutti gli impianti sono caratterizzati da VAN positivo. La produzione energetica ammonta a circa 160 milioni di kwh/anno dando al progetto stesso una marcata significatività energetica.
Sono stati analizzati anche i valori delle portate significative e delle loro durate. L'analisi delle durate dimostra la sostanziale correttezza della scelta dei valori di funzionamento degli impianti: le portate massime hanno infatti durate significative. Le portate rilasciate non fanno prevedere fermi degli impianti superiori a quelli già presi in considerazione nel calcolo delle producibilità e relativi ai mesi estivi.
ANALISI DEGLI EFFETTI DEL PROGETTO
EFFETTI SULL'USO DELLE RISORSE IDRICHE
Nell'alto e medio bacino del Taro i consumi attuali sono valutabili in 240 l/s e 480 l/s rispettivamente nella media annuale e nel periodo estivo, prelevati quasi esclusivamente da sorgenti. La realizzazione del progetto non dovrebbe presentare alcuna incompatibilità con gli usi attuali locali. I maggiori utilizzi avvengono a valle dell'area dell'oggetto e se si escludono le derivazioni per uso irriguo a valle degli scarichi delle ultime centrali previste, non interessano direttamente le acque superficiali: gli acquedotti per uso civile e le attività produttive si rivolgono infatti esclusivamente alle acque sotterranee per l'approvvigionamento idrico. La situazione degli acquiferi e il prevedibile incremento della domanda fanno prevedere maggior ricorso alle acque superficiali dell'alto e medio bacino del Taro.
Ciò è prevedibile anche perché c'è un progressivo peggioramento qualitativo delle acque sotterranee. Negli ultimi anni si è infatti verificato un incremento delle concentrazioni di nitrato che negli strati più superficiali stanno raggiungendo, in alcune aree dell'alta e media pianura, valori prossimi ai limiti di idoneità per il consumo idropotabile. Il progetto delle centrali idroelettriche non interferisce con il possibile uso idropotabile.
EFFETTI SULLE QUALITA' DEI CORPI IDRICI
I corsi d'acqua del bacino sono interessati dallo sversamento di scarichi civili, produttivi, agricoli e zootecnici che ne modificano la qualità naturale. A seconda del grado di depurazione a cui sono sottoposti questi scarichi hanno diverso impatto sulla qualità dei corsi d'acqua recettori. Gli impianti risultano progettati per garantire il rispetto degli standards imposti dalla legislazione regionale e nazionale vigente. Nel progetto degli impianti si tiene conto ella capacità di assimilazione o di diluizione di sostanze inquinanti scaricate non essendo praticabile una depurazione spinta fino a livelli di qualità uguali a quelli del corso d'acqua recettore. La capacità di 'autodepurazione' di un determinato tratto di corso d'acqua è correlata alla sua portata. Un certo scarico avente una determinata portata viene 'diluito' o 'depurato' nel ricettore in misura tanto maggiore quanto più elevata è la portata del ricettore stesso. Ogni riduzione di portata del corso d'acqua tende a deprimere la sua capacità di 'assimilazione' di un determinato scarico e quindi a peggiorare la qualità delle acque. Per quanto riguarda il progetto in esame i principali scarichi fognari si immettono nell'alveo talvolta a monte o a valle delle opere di presa delle centrali con conseguenze diverse sulla qualità delle acque. Se lo scarico si immette a monte delle opere di presa si può ritenere che la capacità di assimilazione degli inquinanti risulti, seppur minore, non molto diversa da quella che si verificherebbe nell'alveo naturale.
Quando lo scarico si immette a valle si ha invece il probabile peggioramento della qualità delle acque: infatti nei tratti del corso d'acqua a valle delle opere di prese, defluisce la portata rilasciata aumentata dei deflussi dei bacini tributari di valle, e gli effetti di concentrazione degli inquinanti potrebbero risultare eccessivi.
L'analisi condotta nelle sezioni che appaino le più critiche evidenzia invece che i massimi livelli di concentrazione di inquinanti prevedibili risultano molto bassi tanto da non modificare la qualità delle acque per gli usi previsti.
E' evidente che una non corretta gestione degli impianti potrebbe portare ad un peggioramento della situazione prospettata. E' quindi necessario che venga garantita una sorveglianza accurata di tutte le infrastrutture fognarie e depurative esistenti nell'area.
EFFETTI SULLE COMPONENTI BIOLOGICHE
La riduzione artificiale di portata provoca normalmente un restringimento dell'alveo naturale e quindi una riduzione dell'estensione dell'area 'bagnata', cioè dell'ambiente degli organismi acquatici o che dipendono in larga misura dalla disponibilità di acqua per le loro funzioni vitali (vegetazione ripariale, fauna ittica ecc.). Si ritiene che modifiche sostanziali alle condizioni dell'habitat naturale degli ecosistemi cominciano ad essere sensibili quando la portata viene ridotta di più del 20-25%. Si tratta tuttavia di un valore solo orientativo che nel caso in esame, condurrebbe a drastiche limitazione di qualunque utilizzazione dei corsi d'acqua.
Nel piano ripariale di risanamento e tutela delle acque, l'alto corso del Taro e del Ceno sono sottoposti a particolari salvaguardie rispetto alla qualità delle acque che devono essere mantenute o riportate a livelli compatibili con le specie ittiche più sensibili all'inquinamento (salmonidi).
Si ribadisce qui che l'indice EBI pur essendo dotato di un significato quantitativo non può essere considerato come un indicatore univoco e determinante della qualità ambientale. L'EBI rappresenta la qualità ambientale non in maniera puntuale, ma piuttosto tramite 'ranges' di valori.
Molto spesso ci si trova di fronte allo studio di sistemi caratterizzati da comportamenti statistici difficilmente riproducibili e nei quali può risultare difficoltosa l'identificazione quantitativa dei meccanismi di causa-effetto. In queste circostanze le valutazioni di impatto ambientale assumono la veste di studi tesi a fornire valutazioni di massima e soprattutto ad identificare quei limiti nell'entità delle azioni perturbatrici che non debbono essere superati al fine di mantenere un prefissato livello di qualità, o al fine di non superare prefissati livelli di compromissione.
Conclusioni
Con questo lavoro, si cerca di mettere in luce gli aspetti di tipo economico e ambientale. Si considera la produzione di energia elettrica mediante lo sfruttamento della risorsa idrica, iniziativa questa, di gran lunga lodevole, dal momento che si ritiene che l'uso energetico di risorse rinnovabili sia quanto mai da stimolare e da incentivare purchè ciò avvenga con una impostazione ecologica corretta. E' proprio a questo punto che l'ambiente ci impone le sue ragioni. L'uomo deve prendere coscienza di essere uno degli utilizzatori delle risorse naturali e non l'unico.
Il concetto di sviluppo sostenibile rappresenta già oggi, e lo sarà sempre più in futuro, un momento di confronto e di dialogo tra economia ed ecologia. Salvaguardare le risorse per le generazioni future significa prendere in considerazione le risorse non solo come fonti energetiche e materiali ma anche come varietà biologica e genetica necessaria per la sopravvivenza della nostra specie.
E' proprio seguendo questa logica di tutela della componente biologica dei torrenti che si é cercato di percorrere tutte le tappe necessarie per vedere se, effettivamente, il progetto di fattibilità di impianti idroelettrici lungo le valli del Taro e del Ceno, fosse rispettoso di tutto ciò. Da tali analisi si deduce che le principali incongruenze e i principali interrogativi vengono posti sulla definizione di una Qril (portata di rilascio) che non tiene conto di valutazioni di ordine biologico ma si limita ad una generica valutazione della 'qualità ambientale' del territorio; non prevede gli effetti sui processi autodepurativi dei torrenti e le eventuali variazioni sulla qualità delle acque, limitandosi a considerare l'effetto 'diluizione'; non valuta il fatto che il progetto prevede canalizzazioni per un lungo tratto, il che significa che un analogo tratto dei torrenti sarà sottoposto ad un regime idrologico alterato.
Bibliografia
Idati utilizzati per la realizzazione di questo lavoro derivano dalla 'Relazione economica e ambientale' relativa al progetto dell'AMPS (Azienda Municipalizzata Pubblici Servizi Parma).