ANALISI DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE DEL PROGETTO D'AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA "LA BALANZONA" (comune di Soragna, Parma) |
INDICE
1. Introduzione
- Breve storia dell'impianto
- Caratteristiche della discarica già esistente2. Analisi climatica
- Piovosità
- Umidità
- Temperatura
- Direzione ed intensità dei venti
- Eventi calamitosi3. Morfologia, litologia ed idrografia del territorio
- Morfologia ed idrografia superficiale
- Litologia
- Caratterizzazione geotecnica
- Caratterizzazione idrogeologica
- Acque superficiali e rischio d'esondazione5. Impatto previsto sull'ecosistema
7. Descrizione tecnica del progetto d'ampliamento della discarica
- Piani di prevenzione
- Controlli e monitoraggio
- Piani di ripristino8. Impianto di deodorizzazione
9. Pareri ed osservazioni
- Osservazioni al progetto d'ampliamento della discarica "La Balanzona" da parte del comitato civico contro la riapertura della stessa
- Pareri10. Considerazioni finali
- Considerazioni a favore del progetto d'ampliamento della discarica "La Balanzona"
- Considerazioni contro la riapertura della discarica
- Rapporto costi benefici
- BREVE STORIA DELL'IMPIANTO
L'impianto di discarica, sito nel Comune di
Soragna in località Balanzona, iniziò la sua attività
il 27/11/1981. La durata d'utilizzo della discarica fu inizialmente
ipotizzata per quattro anni, nonostante ciò essa fu chiusa
nel 1993 dopo l'interramento totale di circa 500.000 ton di Rifiuti
Solidi Urbani (RSU) ed assimilabili.
Tra il 1989 e il 1993 furono presentate alla pubblica autorità
numerose lamentele dovute soprattutto alla diffusione d'odori
sgradevoli provenienti dall'impianto. Dopo la chiusura della discarica,
si sono verificati casi di problemi igienico-sanitari dei quali
si farà riferimento in seguito.
Nel 1998, un ordinanza
del presidente della provincia di Parma ha ordinato al Consorzio
Intercomunale per lo Smaltimento dei Rifiuti di dare esecuzione
al progetto approvato dall'assemblea consortile dello stesso ente
nel 1995. Il progetto prevede l'ampliamento della discarica "la
Balanzona" per lo smaltimento di 60.000 t di RSU (circa 75.000
mc di volume). A tale progetto si è opposto un comitato
civico formato da cittadini del Comune di Soragna; le argomentazioni
avanzate dal comitato saranno trattate più avanti.
Legambiente, dalla sua sezione di Fidenza, ha reso noto al Comune
di Soragna la sua opposizione al progetto, individuando nell'ordinanza
provinciale un errore di presupposto. In tale ordinanza si afferma,
infatti, che l'impianto in questione rientra fra le "scelte
prioritarie del p.i.s.r.". Nel piano citato, però,
non è fatta menzione d'ampliamenti o d'altri interventi
a proposito dell'impianto di Soragna. Inoltre, nel documento in
oggetto, si giustifica la riapertura della discarica "la
Balanzona" con una situazione di "urgente ed eccezionale
necessità di tutela della salute pubblica e dell'ambiente"
alla quale non si possa altrimenti provvedere". Si vedrà
in fase conclusiva come tale situazione sia difficilmente dimostrabile.
Il Comune di Soragna, sulle stesse basi, ha impugnato il provvedimento
d'ordinanza della giunta provinciale presentando ricorso al TAR
di Parma.
- CARATTERISTICHE DELLA DISCARICA GIA' ESISTENTE
La discarica di prima categoria "la Balanzona"
è sita nel territorio del Comune di Soragna nella bassa
pianura parmense. Tale zona è individuata nella tavoletta
4 nord-est del foglio 73 della carta d'Italia ed è a circa
due chilometri ad ovest di Soragna, lungo il confine con il Comune
di Busseto.
L'area di discarica ha una superficie di circa 144.000 mq. La
zona è collegata alla strada provinciale Fidenza-Soragna
dalla strada "Chiusa Viarola" e dalla strada "Comunale
di Campagna".
L'impianto è stato gestito, in passato, dal Consorzio d'Incenerimento
per RSU fra i comuni di Fidenza e Salsomaggiore Terme (ora Consorzio
Intercomunale per lo Smaltimento dei Rifiuti) e dall'AMNU di Parma.
L'utilizzazione della discarica ebbe inizio nel 1981 con l'effettuazione
dei primi sondaggi e la predisposizione del primo invaso. Lo smaltimento
dei rifiuti ebbe inizio nel 1982 e continuò, per lotti
successivi, formati da trincee scavate a profondità variabile
fra i 2,5 m e 5 m dal piano di campagna (p.c.).
Tali fosse furono riempite di rifiuti fino
al p.c.; esse sono caratterizzate da scarpate con angoli di 45°
e sono tra loro compartimentate da argini che si elevano sino
al p.c. originario. Tutta l'area dei diversi invasi è stata
ricoperta da uno strato continuo di terreno del luogo di tipo
argilloso, proveniente dalla costruzione degli invasi stessi,
avente uno spessore compreso tra 1,6 m e 2 m. Quindi il paesaggio
si presenta di poco modificato, infatti, vi è un rialzo
massimo del terreno di circa 2 m, con scarpate a bassa inclinazione,
utile per allontanare l'acqua d'origine meteorica e proteggere
il sito da eventuali allagamenti dovuti da esondazione del limitrofo
Scolo "Fontana".
Nel settore sud, in
prossimità della Strada Comunale di Campagna, si eleva,
per un'altezza massima di 7 m, un accumulo di terreno argilloso,
anch'esso proveniente dallo scavo delle trincee: la sua forma
è complessa, con geometrie non preordinate; mediamente
le sue scarpate presentano angoli di 15°. Tale accumulo deve
intendersi provvisorio e funzionale al progetto di completamento
e ripristino attualmente in corso d'esecuzione.
Gli invasi del settore sud (contraddistinti dai numeri 1,2,3,4,7)
furono predisposti direttamente sul terreno argilloso, quindi
privi di sottotelo plastico a protezione della falda idrica; al
contrario, le trincee scavate nella parte nord-est sono provviste
d'impermeabilizzazione artificiale sul fondo e sui fianchi delle
stesse. Un sistema di fossi di scolo perimetrali assicura la raccolta
delle acque superficiali ed una serie di fosse drenanti, profonde
circa 4,5 m, furono predisposte per intercettare eventuali acque
di percolazione derivanti dal terreno naturale. Il fondo delle
trincee, opportunamente inclinato sia in senso trasversale che
longitudinale, è provvisto di un sistema drenante costituito
da un solco centrale con bracci laterali.
Tutti gli invasi sono (e saranno secondo il nuovo progetto di ripristino ambientale) dotati di sistema drenante per la raccolta del percolato e del biogas. Come si è già accennato è stato redatto, assieme al progetto di riapertura ed ampliamento della discarica, un progetto di ripristino ambientale, esso si prefigge di intervenire sul vecchio impianto al fine di tutelare l'ambiente e, in modo particolare, il progetto prevede:
- Asportazione preliminare dello strato di terreno argilloso a copertura di tutti gli invasi.
- Rimozione dei rifiuti accumulati negli invasi sud (1,2,3,4,7), posa in opera di un sottotelo plastico con funzione di prevenzione da possibili infiltrazioni di percolato; successiva nuova messa a dimora dei rifiuti, con ripristino dei sistemi drenanti del percolato del biogas.
- Ampliamento delle capacità d'invaso della discarica aumentando lo spessore dei rifiuti sul p.c. di 1,6-2 m, facendo assumere alla discarica una soluzione finale ad accumulo misto, per circa 2/3 in trincea e per circa 1/3 sul p.c.
- Ricopertura finale dei rifiuti con materiale argilloso naturale derivante dall'attuale copertura e dall'accumulo provvisorio esistente nel settore sud.
- Adeguamento della rete piezometrica (in parte non più funzionante) per il monitoraggio dinamico e qualitativo della falda idrica sottostante la discarica.
I maggiori problemi sorti durante l'attività della discarica
furono causati dalla diffusione in atmosfera di cattivi odori.
Dopo la chiusura dell'impianto sorsero diversi problemi, l'ultimo,
che risale a qualche mese fa, è l'emissione di biogas causato
dal cattivo funzionamento della torcia che dovrebbe provvedere
alla combustione dello stesso.
Nell'aprile del 1995,
a seguito di verifiche analitiche, fu notato un peggioramento
nella qualità delle acque chiare provenienti dal drenaggio
laterale delle fosse dei rifiuti. Fu individuata, nei serbatoi
di raccolta delle acque chiare, un evidente disgregazione del
calcestruzzo, provocata da alterazione chimica. Il serbatoio di
raccolta in oggetto fu impermeabilizzato e ciò risolse
il problema delle infiltrazioni esterne diminuendo il volume d'acqua
da trattare. Però rimase il problema della qualità
delle acque chiare che tuttora devono essere trasportate ad impianti
di trattamento, visto che la qualità delle stesse non ne
consente lo scarico diretto. S'ipotizza che il problema sia causato
dalla disgregazione di distinte tubazioni in calcestruzzo deputate
al trasporto d'acque chiare e nere. Queste tubazioni, situate
sotto le prime trincee eseguite (dal 1981 al 1989), corrono parallelamente
e sono interrate nello stesso scavo, sovrapposte tra loro. E'
evidente che la situazione descritta può rappresentare
i possibili punti di contatto fra la rete delle acque chiare e
quella delle acque nere.
Questa situazione, assieme all'assenza d'impermeabilizzazione
artificiale sotto le prime trincee, il cattivo funzionamento della
torcia deputata alla combustione del biogas, e la parziale inefficienza
della rete piezometrica, rappresenta sufficiente motivo per richiedere
al più presto l'attuazione del progetto di ripristino ambientale
della discarica.
- PIOVOSITA'
Per la ricostruzione delle condizioni meteo-climatiche
della località "la Balanzona", bisogna fare riferimento
ai dati rilevati dalla stazione Parma-Università. Inoltre,
per avere informazioni sulla piovosità, si è fatto
riferimento ai dati rilevati dal pluviometro del Magistrato per
il Po in località Carzeto, distante 6 km dalla zona presa
in esame. Si è fatto riferimento ai dati di questo pluviometro
risalenti all'intervallo 1951-1974, per gli anni dal 1931 al 1950
si riportano i dati del pluviometro di Roccabianca.
Dai dati presi in considerazione, emerge che la piovosità
media della zona è di 780 mm/Anno con massimo di 1162 mm
nell'anno 1951 e minimo di 554 mm nell'anno 1956. I mesi in assoluto
più piovosi sono quelli autunnali e primaverili con valore
massimo di 118 mm nel mese d'ottobre e massimo secondario in primavera
nei mesi aprile-maggio con 89-90 mm. Il mese più piovoso
nel periodo 1951-79 (Carzeto) è stato l'aprile del 1958
con 304 mm. Da rilevare, come eventi eccezionali, la caduta di
90 mm in un solo giorno (28/10/1964) e di 67 mm in un'ora (14/04/1958).
- UMIDITA'
L'area presa in esame è particolarmente umida, essa, infatti, presenta valori di umidità relativa spesso superiori al 90%. Specie nel periodo invernale, infatti, a causa della scarsa ventilazione, in sinergia con la presenza di alta pressione, si hanno massimi di umidità con frequenti formazioni nebbiose.
- DIREZIONE ED INTENSITA' DEI VENTI
Sono stati considerati i dati di Parma Università
(1966-70) ed i dati ricavati dalla "Analisi di compatibilità
ambientale dell'impianto di essiccamento termico dei fanghi di
origine civile" elaborata dall'AGAC di Reggio Emilia nel
giugno 1990.
Si nota che, durante l'anno, non si manifesta un vento dominante
in quanto le velocità giornaliere sono distribuite con
valori moderati ed i valori delle calme rappresentano il 70% in
inverno il 57% nell'anno medio. I venti più frequenti si
sviluppano lungo la direttrice SW-NE in entrambi i versi con frequenza
massima in primavera ed in estate. Nell'anno medio, la direzione
che prevale è SW.
- EVENTI CALAMITOSI
Sono stati presi in esame i dati provenienti dalla già citata analisi di compatibilità ambientale redatta dall'AGAC di Reggio Emilia. Tali dati indicano che la probabilità annuale del passaggio di una tromba d'aria, nella regione considerata, è pari a 1*10 E 4. Si riscontra, inoltre, che l'attività temporalesca della zona è modesta (20 casi medi annuali).
3. MORFOLOGIA, LITOLOGIA ED IDROGRAFIA DEL TERRITORIO
- MORFOLOGIA ED IDROGRAFIA SUPERFICIALE
Il sito considerato si trova in un'area pressoché pianeggiante che, nel suo insieme, degrada verso NNE con pendenze non superiori allo 0,4%.L'area è delimitata ad ovest dallo Scolo Fontana: questo è impostato in corrispondenza di un paleoalveo del Torrente Stirone ed è derivante dall'unione di canali minori. Il Cavo Fontana è notevolmente abbassato rispetto al p.c. (in media 3,8 m) e rappresenta l'elemento geomorfologico più evidente della zona presa in esame.
Un secondo elemento morfologico, presente nelle
immediate vicinanze della zona, è rappresentato dalla Strada
Comunale che corre a circa 0,5 m dal p.c. L'area presenta quote
decrescenti da circa 50 m s.l.m. e 39 m s.l.m.
Ad est, presso l'abitato di Soragna, decorre l'alveo (pensile
rispetto al p.c.) a meandri del Torrente Stirone, delimitato da
rilevati arginali che si elevano di 5 m sul p.c. Lo spartiacque
fra lo Scolo Fontana ed il Torrente Stirone corrisponde ad un
dosso posto fra Soragna e "la Balanzona" (probabilmente
un paleoalveo del Torrente Stirone di epoca romana). Sopra tale
dosso decorrono la strada "Stradello Levi" e la strada
"Maestà dei violini". Quindi la zona è
sottesa dal sottobacino dello Scolo Fontana che, con il canaletto
della Roncole è affluente della Fossa Parmigiana che, a
sua volta, è tributaria del Torrente Taro.
La rete idrografica secondaria è caratterizzata da canali
artificiali ad uso promiscuo: essi svolgono il doppio ruolo di
scolo per le acque meteoriche e di fonte di attinzione d'acqua
per usi irrigui. La configurazione del reticolo idrografico secondario
è stata impostata dall'uomo nel corso degli anni a scopo
di bonifica del territorio un tempo soggetto a fenomeni alluvionali
e caratterizzato dalla presenza di numerose zone umide (le paludi).
Il substrato roccioso della zona considerata
è caratterizzato prevalentemente da depositi alluvionali
e/o di transizione marina, aventi uno spessore di circa 200 m.
Il substrato è costituito da formazioni marine. I depositi
alluvionali sono composti, in prevalenza da materiali limo-argillosi,
entro i quali s'intercalano livelli lenticolari di sabbie e ghiaietto
il cui spessore totale non supera il 15% dell'intero spessore
di depositi alluvionali.
Al di sotto della coltre pedogenizzata, vi è la presenza
di un banco superiore dello spessore compreso tra 8,710,8
m caratterizzato dalla presenza di litofacies argillosolimose
e limosoargillose con sostanze organiche e noduli calcarei.
Sotto il banco superiore è presente uno strato di sabbie
e sabbie-limose con intercalazione di lenti decimetriche di ghiaie
e limosabbioso. La presenza del banco limoargilloso
superficiale è caratteristica in una sequenza di piana
alluvionale entro la quale si possono riconoscere paleoalvei sabbiosi
e sabbiosoghiaiosi del Torrente Stirone e di altri scolatori
minori.
La successione litostratigrafica è caratterizzata, dunque,
dalla presenza di due unità:
- unità prevalentemente argillosa (A)
- unità prevalentemente ghiaiosa (B)
L'unità A è costituita da una gran percentuale da
argille (dato confermato da analisi granulometrica effettuata
in campagna personalmente) di colore grigio (prevalentemente smectitiche)
a varia tonalità (dal verde all'ocracea) con stratificazione
poco marcata. Superficialmente l'unità A forma un vertisuolo
di colore grigio scuro. In essa sono raramente intercalate lenti
di spessore decimetrico costituite da limi sabbiosi e/o argillosi,
ininfluenti dal punto di vista della caratterizzazione geotecnica
sia per discontinuità sia per spessore. Le prove sperimentali
riportate dal dott. Pellegrini e dal dott. Vergiati dimostrano
che l'unità A è costituita da argille con un coefficiente
di permeabilità K che varia da valori (raramente riscontrati)
dell'ordine di 10 E 7 cm/s a valori (più frequenti)
dell'ordine di 10 E 9 cm/s. Il valore riscontrato di K dell'ordine
di 10 E 7 cm/s è da imputare alla presenza delle lenti
limose e/o sabbiose caratterizzate da una maggiore permeabilità.
L'unità A può essere quindi considerata impermeabile
(K dell'ordine di 10 E 8, 10 E 9 cm/s).
L'unità S posta al di sotto dell'unità A è caratterizzata da sabbie fini e grossolane, talora intercalate da ghiaietto o ghiaia con matrice sabbiosa. La distribuzione spaziale delle diverse granulometrie è quanto mai variabile. L'unità S è altamente permeabile (K dell'ordine di 10 E 3 cm/s). Questo strato sabbioso costituisce l'acquifero principale, sede di una falda confinata, ed ha uno spessore di circa 25 m.
- CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA
Per eseguire le opportune verifiche di stabilità
del terreno e dei cumuli di rifiuti, è stato necessario
eseguire tutti i calcoli statici di compressione e di taglio che
garantiscono la realizzazione del progetto nelle condizioni di
massima sicurezza.
S'individuano tre diverse unità costituenti la discarica
ed i relativi terreni di appoggio:
- unità AR: terreno naturale argilloso rimaneggiato utilizzato
per la copertura
- unità R: RSU già accumulati
- unità A: come nel paragrafo precedente
AR: argille di elevata plasticità dotate di un peso
specifico leggermente inferiore all'unità A, di una minore
coesione e di una maggiore compressibilità.
R: rifiuti già accumulati caratterizzati da un peso
specifico superiore a quello dei RSU "freschi" dovuto
alla maggiore compressione e degradazione della frazione organica.
L'unità R è dotata di una coesione di picco paragonabile
a quella dell'unità AR.
A: argille ad alta plasticità con peso specifico
superiore ad AR dovuto alla maggiore compressione. L'unità
A per sua natura ha una maggiore coesione dell'unità AR
ed è meno comprimibile di quest'ultima.
In una discarica per RSU si possono verificare
diversi tipi di cedimento da compressibilità:
- compressibilità del terreno naturale d'appoggio
- diminuzione di volume dello strato di rifiuti per compattazione
e degradazione della frazione organica
- compattazione del terreno di copertura
Mentre gli ultimi due casi sono fenomeni che non influiscono sulla
funzionalità dell'impianto, il primo caso può creare
seri problemi al sistema di impermeabilizzazione e drenaggio della
discarica. Quindi è stato necessario fare i dovuti calcoli
ed accertamenti sperimentali per individuare i possibili cedimenti
dell'unità.
- VERIFICA DELLO STATO DI FATTO DELLE TRINCEE DEL SETTORE NORD DELLA DISCARICA
Assumendo uno spessore dei rifiuti accumulati
in trincea di 4 m, ed uno spessore dell'unità AR di 2 m,
si determinano le variazioni di pressione sull'unità A.
(schema 1)
Secondo i calcoli eseguiti dal dott. Pellegrini, non vi sono variazioni
di pressione sull'unità A in questo caso, in quanto l'incremento
di spessore (2 m di unità AR sul p.c.) è bilanciato
dalla differenza di peso specifico dell'unità AR e R rispetto
all'unità A. I cedimenti, in questo caso, dell'unità
A sono in sostanza nulli, anche perché l'unità A
è composta da argille sovraconsolidate con un'alta resistenza
alla compressione (coefficiente di compressibilità mv=0,00016).
Nella situazione finale di progetto, che prevede un innalzamento
dello strato di rifiuti di 2 m al di sopra del p.c. e la successiva
copertura con 1,5 m di terreno dell'unità AR, è
stato calcolato un aumento netto della pressione di 11,75 kpa
sull'unità A.
Tenendo conto di un massimo spessore comprimibile di unità
A (12 4) = 8 m
è stato calcolato un cedimento massimo
dh = h * dp * mv
h = altezza (m), dp = cambiamento di pressione (kpa), mv = compressibilità dell'unità A (1/kpa)
dh = 8*11,25*0,00016 = 0,0144 m
Quindi si ha un dh minore di 1,5 cm.
Tale possibile cedimento può ritenersi nullo ai fini della valutazione di stabilità della discarica. Le analisi effettuate, per valutare la stabilità delle scarpate esistenti (con angoli di 45°) e di quelle in progetto (con angoli di 30°), hanno fornito fattori di sicurezza ampiamente superiori al limite previsto dalla normativa vigente, sia in condizioni statiche sia dinamiche (eventi sismici).
- CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA
L'area è caratterizzata da un acquifero
uniformemente esteso, costituito da strati localmente a compartimentazione
ben individuata, corrispondente ai depositi alluvionali del Torrente
Stirone e del fiume Po.
Il primo orizzonte acquifero significativo (unità S) si
rinviene a circa 10 m di profondità e presenta uno spessore
di 25 m. Vi sono orizzonti acquiferi noti fino a 200 m di profondità.
La falda idrica, corrispondente al primo orizzonte acquifero,
risulta, sino all'alveo del fiume Po, nettamente confinata, con
coperture costituite dall'unità A. La suddetta falda è
in pressione e la sua zona di ricarica è individuata nell'area
collinare appenninica parmense caratterizzata dalla presenza di
conoidi alluvionali. Il campo di moto della falda risulta caratterizzato
da un senso di flusso diretto verso NNE in direzione del fiume
Po. La maggioranza dei pozzi ad uso irriguo e zoo-agricolo della
zona fanno riferimento al primo orizzonte acquifero.
Le acque sotterranee della bassa pianura parmense risultano di alimentazione remota e sono caratterizzate da lunghi tempi di permanenza nel sottosuolo, anche di migliaia di anni. Essendo caratterizzate da potenziali di ossidoriduzione bassi o negativi, essi presentano concentrazioni molto elevate di ferro, manganese, ammoniaca, sostanze organiche. Vi è un'intensa attività batterica di ceppi solfo-ferro riduttori. In alcuni casi ciò rende le acque naturalmente non potabili. La falda presente nell'unità S, grazie al confinamento determinato dall'unità A e tenendo in considerazione il coefficiente K di quest'ultima, è caratterizzata da una bassissima vulnerabilità.
- ACQUE SUPERFICIALI E RISCHIO DI ESONDAZIONE
Il principale corso d'acqua che interessa più
da vicino la zona della Balanzona è lo Scolo Fontana che
la separa, sul lato ovest, dal Comune di Busseto. Il bacino imbrifero
dello Scolo Fontana inizia nel Comune di Fidenza a 3 km ad ovest
della frazione Fornio. Lo Scolo Fontana è stato in parte
modificato per essere utilizzato a scopi irrigui e di bonifica.
La quota più alta del bacino è 172 m s.l.m. (località
Ronchi). In località Rivarolo Case Fontana, il canale
si sdoppia, un ramo si dirige verso la Balanzona e l'altro si
dirige verso Busseto. Il fondo dello scolo è, come si è
già visto, sotto il p.c. Le sponde e gli argini dello scolo
sono sopraelevati, seppur di poco, sul piano di campagna. Alla
località Balanzona, dopo un percorso di 15 km, il bacino
imbrifero è di circa 25 kmq. E' difficile stabilire la
percentuale delle acque meteoriche che arriveranno in località
Balanzona a causa della complessità del reticolo idrografico.
Sono state effettuate ricerche storiche per individuare la possibilità
d'esondazione da parte dello scolo Fontana verso l'area in esame.
Dalle ricerche è emerso che il canale ha allagato in passato
(senza arrecare danni) particolari zone della sponda sinistra,
ma mai (a memoria) ha superato l'argine in sponda destra. La cosa
si spiega osservando che sia l'argine sia il p.c., verso la sponda
sinistra, sono più bassi rispetto alla sponda destra di
oltre 1 m. Pertanto è da escludere che l'area in cui è
situata la discarica possa essere allagata a causa d'esondazione
dello scolo Fontana. Questo anche perché la strada Comunale
di Campagna, che decorre a sud della discarica, funziona da barriera
naturale (+0,5 m sul p.c.) indirizzando le acque verso valle in
sponda sinistra.
Dagli studi effettuati dall'AUSL di Reggio Emilia è risultato
che anche in caso di sopraelevazione e pareggio degli argini la
discarica sarebbe ben protetta ugualmente. E' emerso anche che
lo scolo Fontana è incapace di far fronte ad eventi meteorici
anche con tempi di ritorno relativamente bassi, considerando anche
lo stato di scarsa manutenzione del suo letto.
Sarebbe quindi auspicabile, a fini preventivi, un intervento di
manutenzione dello scolo anche a monte della zona considerata
e la costruzione di un'arginatura perimetrale alla discarica alta
1,5 m dal p.c. Quest'ultima misura va intesa soprattutto come
sistema precauzionale e di estrema sicurezza nel caso di apertura
di una nuova trincea. Infatti, la discarica già utilizzata
è stata ricaricata con uno strato di terreno avente un'altezza
pari a 1,80 m sul p.c. che costituisce di per se un argine più
che consistente nel caso di allagamenti.
Per quanto riguarda il Torrente Stirone, il più importante
corso d'acqua della zona, esso non ha mai allagato l'area "la
Balanzona" nei rari casi in cui si è verificata la
rottura degli argini. Tenendo conto dell'altezza degli argini
(5 m sul p.c.), della capacità di portata e delle testimonianze
riguardanti eventi alluvionali del passato, si può ritenere,
con sufficiente sicurezza, che il Torrente Stirone non comporta
un reale pericolo di allagamento dell'area "la Balanzona".
Di rilevante importanza, è l'analisi
della rete stradale della zona interessata, al fine di prevedere
quali saranno le conseguenze dell'impianto sul traffico, per verificare
se ci sia la necessità di costruire nuove infrastrutture
onde facilitare il raggiungimento della discarica da parte degli
automezzi adibiti al trasporto dei rifiuti.
Le strade Comunali "Chiusa Viarola" e "di Campagna"
che, partendo dall'incrocio con la provinciale "Fidenza
Soragna", conducono alla discarica, registrano attualmente
un traffico modesto.
Le strade sono bitumate ed hanno una larghezza rispettivamente
di 6 m e 4 m. Nel caso di apertura della discarica, il traffico
su queste strade aumenterebbe, ciò comporterebbe la necessità
di una più frequente manutenzione dello strato superficiale
delle stesse. Esse dovrebbero, in tal caso, essere comunque risistemate,
in via preventiva, le esistenti piazzole di sosta e scambio degli
automezzi.
5. IMPATTO PREVISTO SULL'ECOSISTEMA
I rischi maggiori di impatto sull'ecosistema
locale, derivanti dalla costruzione di una discarica, sono connessi
principalmente alla riserva di cibo che essa rappresenta per alcune
specie animali; inoltre, la presenza di materiale organico in
degradazione può offrire ospitalità a larve di insetti.
Quindi possono nascere problemi per la presenza di muridi, alcuni
volatili come laridi e corvidi, senza escludere topi, cani, gatti
randagi, insetti come mosche e moscerini. Per quanto riguarda
gli invertebrati si possono riscontrare ditteri (muscidi e culicidi)
in relazione al formarsi di ristagni e liquami.
Per limitare tali presenze è fondamentale la copertura
quotidiana dei rifiuti ed il drenaggio costante del percolato
per garantire buone condizioni di fermentazione dei rifiuti. Infatti,
se la temperatura che si sviluppa nella massa è di 40-60°C
può inibire la proliferazione di larve e l'insediamento
di topi.
La presenza di volatili (specialmente dei gabbiani) è particolarmente
difficile da impedire, in particolare durante l'inverno. Comunque
un'adeguata copertura quotidiana e la semplice attività
delle macchine operatrici (di giorno) può essere sufficiente
per tenere lontano i volatili. La presenza di cani randagi è
impedita dalla recinzione perimetrica della discarica. E' necessario
tenere bonificata la discarica aperta onde evitare la formazione
di ristagni.
Per quanto riguarda invece l'allontanamento di specie presenti
nella zona, le principali fonti di impatto sono l'attività
ed il rumore delle macchine operatrici nella discarica. Va tuttavia
rilevato che la zona è attualmente utilizzata per scopi
agricoli e perciò già soggetta alla presenza dell'uomo
e di macchine operatrici.
L'unico elemento di naturalità vegetale della zona è
rappresentato dall'alveo del cavo Fontana nel quale vi è
la presenza di specie annuali e perenni (robinia pseudoacacia,
salix viminalis, ecc.) di consistenti dimensioni. Nel caso
di ampliamento della discarica questo corridoio non sarebbe intaccato.
Dal punto di vista del vincolo paesistico,
la zona è stata esaminata, alla luce del Piano Paesistico
Regionale, ed essa non è interessata a vincoli. Tale zona
è definita dal citato Piano Paesistico "zona a scarso
grado di sensibilità ambientale". Nella scheda specifica
del Comune di Soragna è riferito il particolare interesse
storico testimoniale del centro di Soragna.
Oltre al vincolo relativo alle aree spondali del torrente Stirone,
appaiono individuate come "insediamenti urbani storici"
l'abitato di Castellina S.Maria ed il già citato centro
storico di Soragna; figura inoltre come corso d'acqua da tutelare,
il canale dei Lupi di Soragna.
E' stata recepita una lettera della sovraintendenza archeologica
di Parma indirizzata al Sindaco di Soragna in data 4/8/1989 avente
per oggetto: "Planimetria giacimenti archeologici" che,
fra diverse localizzazioni, inserisce "Soragna La Balanzona
affioramenti laterizi d'epoca romana". Non è,
tuttavia, mai affiorato nessun significativo ritrovamento durante
gli scavi precedenti effettuati in località "La Balanzona".
Non risultano, allo stato attuale, impedimenti di sorta alla gestione
della discarica esistente ed al suo eventuale ampliamento da parte
di strumenti di pianificazione e programmazione disposti ai sensi
della Legge Regionale n. 7/78.
7. DESCRIZIONE TECNICA DEL PROGETTO DI AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA
La nuova fossa sarà scavata su un'area adiacente alla discarica esaurita, dalla quale è separata dalla strada poderale esistente. La superficie complessiva a servizio della nuova fossa comprende, oltre all'area occupata dall'invaso, anche un'area per il deposito della terra di scavo che sarà successivamente utilizzata per la copertura finale.
Il nuovo invaso avrà capacità
complessiva di 60.000 ton. (75.000 mc). La superficie occupata
dalla nuova discarica sarà di 23.500 mq, con una profondità
media delle fosse di 3m dal p.c. ed un sovralzo dei rifiuti dal
p.c. di 1 m. Nella realtà i rifiuti avranno un sovralzo
iniziale di 1,5 m dal p.c. ed in seguito questo si ridurrà
ad 1 m a causa del calo dovuto a addensamento dei rifiuti.
Le operazioni di predisposizione della nuova fossa saranno precedute
dalla recinzione di tutta l'area interessata con rete metallica
alta 2 m. La trincea sarà ottenuta mediante scavo di sbancamento;
le pareti dello scavo avranno inclinazione di 45° fino alla
profondità media di 3 m il fondo della fossa sarà
opportunamente sagomato in modo da favorire lo scorrimento del
percolato verso il drenaggio di raccolta con pendenza di 1,5 %
in senso trasversale e di 0,5 % in senso longitudinale (2 % in
senso trasversale e 1 % in senso longitudinale secondo il parere
del dott. Mazza e del dott. Pellegrini).
La nuova fossa sarà impermeabilizzata sul fondo e sui fianchi
con la stesura di un telo saldato in polietilene ad alta densità
dello spessore di 2 mm. Al di sopra del telo in polietilene sarà
stesa la rete di raccolta del percolato formata da tubazioni fessurate
dello stesso materiale. Queste tubazioni, collegate a pozzetti
di raccordo, permetteranno l'accumulo del percolato in nuovi serbatoi,
di capacità adeguata, in calcestruzzo vetrificato all'interno.
La geomembrana impermeabilizzante sarà protetta da circa
20-30 cm di sabbia posta sopra di essa e da pneumatici opportunamente
disposti sui fianchi, onde evitare il contatto diretto con i mezzi
di stesa e compattazione del rifiuto.
Durante la fase di utilizzazione, man mano che procede la colmata
della fossa, sarà posto in opera l'impianto di captazione
del biogas che sarà formato da tubazioni microfessurate
in Pe.A.D.; queste ultime saranno disposte con andamento sub-orizzontale
nel corpo e sui fianchi delle fosse. Il biogas sarà intercettato
anche nel serbatoio di raccolta del percolato. Tutte le sonde
di captazione del biogas saranno collegate ad un pozzetto in calcestruzzo
dotato di appositi tronchetti di regolazione e misura così
da poter procedere ad una più fine taratura dell'impianto.
Le varie sonde saranno collegate ad un collettore dal quale il
gas sarà convogliato alla torcia di combustione.
Infine, a scarichi ultimati, sarà posto un sottile strato
impermeabile sommitale che, protetto dalla terra di copertura
soprastante, impedirà l'ingresso delle acque meteoriche
nel corpo della discarica, le quali sono le maggiori responsabili
della produzione di percolato. La membrana, con trama in polietilene,
sarà srotolata in sommità ed i vari teli saranno
fissati mediante saldatura a caldo prima della copertura finale
con terra.
L'impianto sarà dotato di canali di drenaggio delle acque
superficiali. La copertura di terra finale dovrà avere
una forma a "schiena d'asino" con pendenze di circa
1-2 % onde evitare il più possibile ristagni ed infiltrazioni
d'acqua.
E' stata inoltre prevista, come per la discarica esistente, una
trincea drenante, a cingere l'area della discarica, con drenaggio
in profondità. Il materiale arido, in essa contenuto, dovrà
essere preservato il più possibile da contaminazioni ed
intasamenti. L'acqua chiara, accumulata nei fossi di drenaggio,
sarà sottoposta a periodica analisi onde individuare eventuali
contaminazioni e scaricata direttamente nello scolo Fontana. Saranno
inoltre posti, al di sotto della geomembrana impermeabilizzante,
tubi "spia" per individuare e sollevare eventuali acque
di infiltrazione.
Ricordando il rischio esistente di esondabilità del cavo
Fontana, si ritiene opportuno (secondo il parere del dott. Pellegrini)
realizzare un rilevato in argilla, perimetrale alla discarica
in uso, avente un'altezza di 1,5 m. dal p.c. E' prevista l'installazione
di un impianto di deodorizzazione che sarà trattato più
avanti.
- PIANI DI PREVENZIONE
Quale misura di emergenza, in caso di un improvviso
ed ingiustificato aumento di livello del percolato nei serbatoi,
si dovrà pompare il liquame nell'invaso libero, dopo averne
otturato il drenaggio. Dall'invaso, poi, il liquame dovrà
essere prelevato e portato alla depurazione. Nei serbatoi sarà
installato un allarme contro il rischio di tracimazione in modo
da minimizzare i possibili danni sui terreni adiacenti. In caso
di tracimazione e fuoriuscita del percolato, sarà sufficiente
scarificare ed interrare in discarica il terreno su cui sarà
avvenuto lo spargimento del percolato.
In caso d'aria stagnante e di esalazioni moleste potrà
rimanere in esercizio l'impianto di nebulizzazione di deodorante
previsto.
I rischi d'incendio saranno affrontati con normali mezzi antincendio
(schiumogeni ecc.). Nel caso d'incendio del fronte della discarica,
l'unico sistema pratico di intervento è la ricopertura
con materiale inerte (sabbia) della linea fuoco. E' da evitare
l'intervento con acqua.
Nel caso di proliferazione di topi ed insetti, è opportuno
prevedere un intervento d'urto di disinfestazione e derattizzazione.
Dovranno essere utilizzate sostanze compatibili col successivo
trattamento del percolato. E' tuttavia ritenuta sufficiente, come
mezzo di prevenzione di tali inconvenienti, la ricopertura quotidiana
dei rifiuti.
- CONTROLLI E MONITORAGGIO
Per la protezione della falda, è necessario
ripristinare il sistema di pozzi piezometrici già esistenti
e non più funzionanti, mettere in opera i nuovi piezometri
previsti ai confini del nuovo invaso. E' opportuno, inoltre, monitorare
la qualità delle acque dei pozzi a valle dell'impianto.
Si dovranno eseguire periodici controlli analitici delle acque
del cavo Fontana onde evitare che in esso finisca percolato di
discarica. Si dovrà provvedere anche al monitoraggio della
fauna all'interno ed all'esterno della discarica.
Il principale controllo dovrà essere fatto sulla qualità
e quantità dei rifiuti in entrata: dovrà essere
tenuto un apposito registro che indichi i giorni d'arrivo, provenienza,
peso ecc. dei rifiuti. Per quanto riguarda il controllo di qualità,
questo dovrà concentrarsi sulla presenza di eventuali rifiuti
tossiconocivi.
- PIANI DI RIPRISTINO
A fine esercizio, si procederà ad una piantumazione compatibile con la sistemazione definitiva che potrà essere in seguito adottata, come indicato in un'apposita tavola di progetto, nella quale sono indicate le essenze e la posizione delle varie piante, cespugli, zone a prato.
8. IMPIANTO DI DEODORIZZAZIONE
L'impianto si basa sull'installazione di nebulizzatori
alimentati da aria compressa a bassa pressione in grado di diffondere
nell'atmosfera prodotti allo stato liquido.
L'impianto è composto da:
- compressore d'aria
- linea di distribuzione aria compressa
- nebulizzatori
I nebulizzatori sono dotati di serbatoi contenenti liquido nebulizzabile
che potrà essere di due tipologie differenti. Si avrà
quindi un'ottimizzazione del trattamento mediante l'uso di prodotti
specifici per un tipo di intervento. Si potranno realizzare trattamenti
"intensivi" con erogazione di liquido deodorizzante
diluito con acqua per lunghi periodi della giornata.
Il sistema permette una grande flessibilità di posizionamento
dei punti di erogazione. La linea di distribuzione aria compressa
sarà realizzata con tubazioni in polietilene ad alta densità,
con attacchi di tipo "rapido" per l'allacciamento dei
punti di distribuzione.
Il liquido nebulizzato è un prodotto detergente formato
da 1/4 di prodotto ossidante e 3/4 di diluente; le percentuali
possono essere variate a seconda della necessità. Tale
prodotto dovrà avere caratteristiche completamente naturali,
essere privo di solventi di sintesi, prodotti clorurati e altri
prodotti chimici nocivi; non dovrà contenere fosfati e
dovrà essere biodegradabile almeno al 90%.
Il prodotto ossidante consentirà la rapida degradazione
delle molecole organiche causa di odori sgradevoli mediante un
processo simile alla fagocitosi. I nebulizzatori possono variare
la gittata da un l/h a 1,5 l/h con consumo di aria di circa 3
mc/h. il funzionamento dell'impianto è controllato da una
centralina di gestione.
Vista la direzione prevalente dei venti (SW) è stata prevista
l'installazione di 3 nebulizzatori sul lato corto e di 5+5 nebulizzatori
sui due lati lunghi della fossa. Le apparecchiature poste sul
lato lungo potranno essere spostate man mano che procederà
il riempimento della fossa in modo da utilizzarle sempre sul luogo
di spargimento dei rifiuti.
- OSSERVAZIONI AL PROGETTO D'AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA "LA BALANZONA" DA PARTE DEL COMITATO CIVICO CONTRO LA RIAPERTURA DELLA STESSA
Il comitato civico sorto contro la riapertura della discarica pone una serie di osservazioni in opposizione al progetto sopra descritto; alcune di queste sono:
1) la presenza sul territorio di altri due impianti (Borgotaro e Fornovo) non giustifica l'emergenza a breve termine di cui parla la Provincia
2) la potenziale esondabilità dello scolo Fontana
3) la presenza nella zona di colture potenzialmente sensibili alle varie fasi di smaltimento rifiuti, in particolare agli interventi d'urto ipotizzate per le fasi di disinfestazione e derattizzazione
4) potenziale cambiamento del microclima batterico della zona con potenziale danno alla produzione del ParmigianoReggiano
5) l'altra densità abitativa della zona (40 abitazioni nel raggio di un Km)
6) la non giustificata espropriazione di una superficie totale troppo grande (120.000 mq) per aprire una fossa di soli 23.500 mq lascia pensare che in realtà la Provincia voglia aprire in futuro altre fosse
7) i problemi connessi alla diffusione di odori sgradevoli
8) la considerazione etica che riguarda il costo già pagato dalla cittadinanza in 11 anni di esercizio della discarica.
Per quanto riguarda il punto 2, si rimanda
alla trattazione precedente sul rischio di esondabilità.
Il rischio di allagamento della zona esaminata è risultato
molto basso a causa della maggiore altezza dell'argine destro
dello scolo Fontana. Inoltre, in seguito ad un'adeguata manutenzione
dello scolo ed alla costruzione di un argine perimetrale alla
discarica, tale rischio è scongiurato.
Nel punto 6 è preso in causa l'alta densità abitativa.
Visto che il principale disagio ai cittadini è il cattivo
odore si rende necessario l'installazione dell'impianto di deodorizzazione.
Per quanto riguarda il punto 4, è stato chiesto il parere
pro veritate al prof. Roberto Massini (cattedra di 'Operazioni
unitarie della tecnologia alimentare' presso l'università
di Bari). Il prof. Massini a tal proposito sottolinea che "il
controllo della flora microbica filo casearia è ottenuto
essenzialmente attraverso la corretta applicazione delle temperature
di sieroinnesto e di trattamento del latte e delle cagliate, nonché
dalle condizioni di fornatura e di salatura. D'altra parte la
corretta evoluzione della microflora lattica è normalmente
in grado di inibire (con l'abbassamento del pH e con la produzione
di batteriocine) la proliferazione di forme microbiche non filocasearie
derivanti dal latte e/o dall'ambiente di caseificazione".
E si aggiunge che eventuali difetti del formaggio possono derivare
da spore e batteri anaerobi derivanti dalla contaminazione fecale
del latte. E' necessario quindi, per ottenere un buon prodotto,
rispettare innanzi tutto alcune norme igieniche precauzionali.
"In una discarica di RSU avvengono gli stessi processi metabolici, seppur con intensità più elevata, di un terreno con apporto naturale od agricolo di materiali organici. In particolare, a seguito dei processi di decomposizione batterica anaerobia, si avranno elevate concentrazioni delle corrispondenti forme sporali nel compost residuo e, se tale compost dovesse entrare nel sistema di produzione del formaggio Parmigiano-Reggiano, ne potrebbero derivare difetti su prodotto stesso. Non è invece possibile che una veicolazione aerea delle spore anaerobiche, eventualmente emerse dalla superficie della discarica, possa contaminare le attrezzature di un caseificio, mantenute nelle normali condizioni igieniche, in misura tale da comportare difetti sul formaggio".
Quindi, conclude il prof. Massini, "non esistono presupposti, di fatto, che possono dare l'osservazione sottoposta al suo giudizio alcuna fondatezza empirica a prescindere dallo stato attuale delle conoscenze tecnicoscientifiche in materia".
- PARERI
Sono pervenuti all'Amministrazione Provinciale
i pareri di ARPA e USL sul progetto di riapertura della discarica.
Entrambi sono favorevoli con condizioni. Tali condizioni riguardano
la tipologia dei rifiuti, le caratteristiche del percolato ed
alcune caratteristiche tecniche della discarica già citate.
L'USL ha fatto pervenire, inoltre, al Sindaco di Soragna le analisi
di alcuni pozzi adiacenti alla zona della discarica utilizzati
come rete di monitoraggio per la qualità delle acque sotterranee.
Tali analisi hanno rilevato una bassa qualità delle acque
di falda della zona dovute a ragioni naturali (eccesso di ferro
ed ammoniaca) e non hanno evidenziato variazioni significative
dei parametri più sensibili all'inquinamento (piombo, conducibilità,
cloruri, solfati).
- CONSIDERAZIONI A FAVORE DEL PROGETTO D'AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA "LA BALANZONA"
A favore della riapertura della discarica vanno
innanzi tutto citati i pareri favorevoli di ARPA, USL, le perizie
geologiche e, in generale, l'analisi di compatibilità ambientale
affrontata nel complesso di tutta la relazione.
E' importante rilevare che, dal punto di vista idrogeologico,
è preferibile localizzare nuove discariche nella bassa
pianura piuttosto che nella zona collinare della provincia. Questo
per due motivi principali: innanzi tutto gli acquiferi della bassa
sono caratterizzati da una bassissima vulnerabilità grazie
agli strati litologici di argilla affioranti. Nei pressi della
discarica, si tratta di strati composti per almeno il 50% da argilla
costituita (almeno per il 50%) da argilla smectitica. Quest'ultima
conferisce al terreno, in condizioni di elevata umidità,
una forte impermeabilità. Al contrario, nella zona collinare,
dove i fiumi (dotati di minore energia di trasporto) hanno depositato
materiale più grossolano formando grandi "conoidi
alluvionali", le falde hanno una maggiore vulnerabilità
in quanto il più delle volte non sono protette da strati
soprastanti d'argilla. Nella zona collinare, infatti, si individuano
le principali zone di ricarica delle falde.
Queste informazioni si possono ricavare anche empiricamente osservando
la carta della variazione dei nitrati
negli acquiferi della provincia di Parma. Come si può notare,
nella bassa non si ha nessuna variazione. Questo, non perché
nella zona ci sia una minore attività agricola e zootecnica
(prime cause d'inquinamento da nitrati della falda), ma perché
la vulnerabilità della falda è minore.
A questo si aggiunge la particolare forma assunta dal substrato
geolitologico della pianura parmense. Come si vede nella figura,
un'eventuale inquinamento della falda nella zona rosa non avrebbe
una via di sfogo; questo perché in tale zona il substrato
forma una conca che non lascia defluire la falda a valle. Un eventuale
inquinamento nella zona azzurra, invece, pur creando problemi
a causa dei bassissimi tempi di ricambio delle falde, sarebbe
più facilmente smaltibile grazie al deflusso sotterraneo
delle acque in direzione dell'alveo del Po.
Ciò che va maggiormente a favore della discarica è
l'analisi dell'ambiente in cui questa andrebbe a situarsi. Tale
territorio è ad uso prevalentemente agricolo e si riscontra
nella zona un'intensa attività zootecnica. Oltre ai "normali"
allevamenti di bovini connessi all'attività agricola, si
segnala l'allevamento suinicolo "Bianca Sorgente" censito
per 1.700 capi situato a nord rispetto alla discarica, al quale
si aggiunge l'allevamento avicolo "Mambriani" situato
a SE della discarica.
1 capo Abitanti
equivalenti Kg deiezioni solide al giorno Kg deiezioni liquide
al giorno Kg fosforo prodotti in un anno Kg azoto prodotti in
un anno
BOVINI 16,4 27 9,3 15,7 112,5
SUINI 3 5,5 1,5 5,6 15,5
Un allevamento di 1.700 suini produce fino
a 9.520 Kg di fosforo e 26.350 Kg di azoto all'anno. I residui
metabolici di origine zootecnica sono in parte soggetti a depurazione,
in parte hanno come destinazione il suolo. Gli scarichi nelle
acque superficiali delle aziende zootecniche devono rientrare
fra le concentrazioni disciplinate dalla legge Merli.
In pianura padana le attività zootecnica è la principale
fonte d'inquinamento da fosforo e azoto delle acque superficiali.
Lo spargimento liquami sul suolo, inoltre, è considerata
la principale fonte d'inquinamento delle acque sotterranee (nitrati).
L'ambiente preso in esame è caratterizzato da una bassissima
complessità determinata dall'uso agricolo del suolo che,
condotto come avviene nei paesi industrializzati (assenza di una
naturalità diffusa: mancanza di siepi, zone umide, ecc.),
riduce a livelli drammatici la biodiversità.
Fino dagli anni '50, l'agricoltura ha iniziato ad ignorare i principi
biologici più elementari quali l'oculata conservazione
della sostanza organica del suolo, perseguito tramite l'osservanza
della rotazione delle colture ed attraverso i sistematici apporti
di letame. La stessa rotazione delle colture provvedeva, inoltre,
al controllo biologico delle erbe infestanti e dei fitoparassiti.
D'altra parte la diversità biologica insita in un paesaggio
agrario a mosaico, impostato sulla promiscuità delle colture,
con appezzamenti di terreno a misura d'uomo, delimitata da siepi
arborescenti (serbatoi di vita animale) dava ampiamente garanzie
per il mantenimento degli equilibri ecologici.
Invece, l'agricoltura contemporanea, seguendo un modello ad alto
input tecnologico, prevede l'immissione nei processi produttivi
di un flusso di energia ausiliaria (macchine, combustibili, concimi
chimici, fitofarmaci e pesticidi) che si è rivelato superiore
a quello ritraibile dalle derrate alimentari. Inoltre, la meccanizzazione
ha reso possibile estendere le singole colture rendendo più
semplificato il paesaggio agricolo a seguito anche dell'eliminazione
o riduzione di molte specie arboree.
I contraccolpi ambientali di un siffatto modo di condurre l'agricoltura
sono agli occhi di tutti. Gli aspetti più dannosi riguardano
le interferenze con i cicli biogeochimici (azoto e fosforo in
primis) e l'immissione nell'ambiente di molecole biocide.
L'effetto principale dell'accumulo d'azoto totale nell'ambiente
è l'eutrofizzazione delle acque superficiale e l'inquinamento
da nitrati nelle falde. In merito alle molecole di biocidi, altre
ai rischi di tossicità per gli operatori, si lamentano
possibili danni ad ogni espressione di vita sia per tossicità
a livello somatico che genetico, sia a livello locale sia di biosfera.
Inoltre, l'insorgenza di popolazioni animali e vegetali resistenti,
obbliga l'uso di dosi crescenti di composti chimici ed all'immissione
di nuovi principi attivi.
Si è giunti, nel mondo scientifico ed in particolare in
campo ecologico, alla consapevolezza che gli effetti degli interventi
colturali vanno ben oltre i confini dell'azienda agraria causando
costi ecologici che gravano sulla collettività e che, per
ora, non si è in grado di calcolare. Da qui si è
sviluppata la convinzione che non può essere più
sottovalutato l'impatto di pratiche agricole che presuppongono
costi ambientali a lungo termine.
Per rendere più facilmente leggibile questo discorso, è
opportuno schematizzare, tramite matrice coassiale, il diverso
impatto che hanno, sui diversi fattori ambientali, una discarica,
l'agricoltura e ala zootecnia.
Discarica Agricoltura Allevamento
Aria ?1 (temporaneo) 1 2
Acque Superficiali 2 2
Sotterranee 2
Suolo 2
Paesaggio (landscape) Trascurabile e temporaneo 3
Biodiversità Trascurabile 3
1 = impatto moderato 2 = impatto medio 3 = impatto forte
Per quanto riguarda l'impatto ambientale della
discarica, questa è stato valutato sulla base delle emissioni
odorose che dovrebbero essere moderate grazie al previsto impianto
di deodorizzazione.
Il punto interrogativo presente sulla matrice è dovuto
ai grossi dubbi che sono sorti in noi riguardo quest'ultimo impianto.
Nella descrizione dell'impianto di deodorizzazione, infatti, non
è specificato il reagente che sarà utilizzato per
ossidare le molecole causanti i cattivi odori. Ipotizziamo che
il composto da utilizzare possa essere l'ossido di etilene. Tale
reagente, infatti, innocuo a basse concentrazioni, è molto
reattivo e, grazie a quest'ultima caratteristica, non permane
a lungo nell'ambiente.
Un secondo dubbio riguarda le condizioni in cui la reazione dovrebbe
avvenire. Le molecole che provocano cattivi odori agiscono a concentrazioni
bassissime. Tali molecole, infatti, risultano fastidiose già
a concentrazioni di parti per bilione. Noi ci chiediamo come si
possa, in fase gassosa dispersa nell'atmosfera, far avvenire una
reazione chimica con un rendimento così elevato da eliminare
quasi totalmente uno dei reagenti.
Per quanto riguarda la discarica, non vi sono altri significativi
impatti, oltre a quello già citato, ma soltanto rischi
di cui abbiamo già trattato. Per l'agricoltura, s'individua
un lieve impatto dovuto alla emissione di odore durante lo spargimento
di liquami. A questo si aggiunge l'inquinamento delle acque dovuto
all'eccessivo apporto di azoto e fosforo, nonché di molecole
biocide. Queste ultime forme d'impatto sono prese in considerazione
unendo agricoltura ed allevamento poiché la fonte (deiezioni
animali), che provoca tale inquinamento, è prodotta dalla
zootecnia e utilizzata in agricoltura.
Per quanto riguarda il suolo, oltre all'eccesso d'azoto e fosforo,
può essere dannoso anche l'uso di potassio ricavato per
sintesi chimica. I suoli della pianura padana sono composti per
alta percentuale da argille caratterizzate da un elevato tasso
di scambio cationico. Il potassio può inserirsi a livello
interplanare nei minerali argillosi legandosi con questi definitivamente.
In questo modo, argille a reticolo espandibile dotate di un buon
tasso di scambio cationico (quindi fertili) possono trasformarsi
in argille inerti con bassissimo tasso di scambio cationico. L'agricoltura
ha anche un forte impatto sul paesaggio inteso non come mero valore
estetico, ma come fattore contenente importanti indici ecologici.
Alla luce di quest'analisi, si può asserire che l'impatto
di fondo della zona considerata, ha causa dell'attività
esistenti, è di tal entità da rendere pienamente
accettabile il potenziale impatto temporaneo della discarica in
progetto.
Questo discorso non vuole semplicemente giustificare la possibile
riapertura della discarica in oggetto. Esso vuol essere principalmente
uno stimolo a sensibilizzare maggiormente la cittadinanza nei
confronti di quelli che sono i principali problemi ambientali
della nostra zona. Sarebbe quindi auspicabile che le fondate ed
in parte giustificabili crociate degli abitanti della bassa non
si concentrassero solo sul problema "discariche", ma
avessero una visione a 360° delle problematiche ambientali.
Questo vorrebbe dire condurre una più credibile e coerente
politica ambientale, andando ad individuare e cercando di attenuare
le principali fonti d'impatto che minano sempre più alla
base il nostro fragile ecosistema.
E' fondamentale che i cittadini capiscano profondamente che una
politica di protezione ambientale radicale e puramente settoriale
è destinata a fallire perché non credibile e, alla
lunga, controproducente. A che serve pretendere una protezione
totale della falda dalla discarica, se poi la principale fonte
d'inquinamento delle acque sotterranee è ignorata ?
Visti gli indispensabili ed attenti accorgimenti tecnici imposti
da un evoluto sistema normativo in tema discariche, è auspicabile
che, con gli stessi scrupoli, siano affrontati molti altri problemi
ambientali causati da attività private, magari dietro l'impulso
d'una presa di coscienza dei cittadini in tal senso.
- CONSIDERAZIONI CONTRO LA RIAPERTURA DELLA DISCARICA
Una prima considerazione di carattere etico
è che il comune di Soragna, avendo già "accettato"
per 11 anni una discarica sul proprio territorio, si sia guadagnato
a pieno titolo il diritto di evitare la riapertura della stessa.
Per quanto riguarda il ricorso legale del Comune di Soragna nei
confronti della Provincia per il supposto eccesso di potere di
quest'ultima, non è di certo questa la sede adatta per
discuterne. In ogni modo, se quest'accusa si dovesse rilevare
fondata, ciò potrebbe essere un sintomo degli sforzi che
la Provincia sta facendo per assicurarsi nuovi siti per la realizzazione
di discariche.
Collegando a questo dubbio il fatto che è stato previsto l'esproprio di un'area di 120.000 mq per ottenere una fossa di 23.500 mq, il sospetto che ci sia la volontà di ampliare ulteriormente la discarica per "risolvere" il problema rifiuti nel medio e lungo periodo in modo semplice è grande. Infatti, è pienamente giustificabile l'apertura di una discarica per sopperire ad emergenze di breve termine (anche se questo mette in luce anni di mancata pianificazione razionale sui modi di affrontare il problema rifiuti), non è assolutamente giustificabile ridurre il problema dei rifiuti al problema delle discariche nel medio e lungo termine. Infatti, il vero problema non sono le discariche, queste sono un effetto del più grande e complesso problema dei rifiuti, inquadrato in un sistema di produzione e di consumo cresciuto a livelli eccessivi.
Ora, con il decreto Ronchi, è diventato
anche un imperativo d'ordine giuridico potenziare al massimo la
raccolta differenziata, ridurre la produzione di rifiuti accollando
i costi di smaltimento ai produttori (imballaggi) e pretrattare
i rifiuti prima della messa a dimora in discarica onde ridurne
la pericolosità.
Una considerazione, più che altro d'ordine amministrativo,
va fatta riguardo ai possibili disagi o danni ambientali a scapito
dei cittadini del comune di Busseto.
Un potenziale rischio di danno ambientale a quest'ultimo è costituito dalla possibilità di inquinare la falda idrica presente nel suo sottosuolo. Infatti, come si nota dall'andamento delle isopieze, proprio in corrispondenza della discarica, si ha un flusso netto della falda in direzione N ed un flusso generale in direzione NNE. Il comune di Busseto è limitrofo alla discarica ed il suo confine decorre da SE a NW.
Per quanto riguarda gli odori questi non sembrano costituire un potenziale disagio per il comune di Busseto perché i principali venti soffiano quasi parallelamente al confine amministrativo di tale comune.
- RAPPORTO COSTIBENEFICI
Già durante lo studio della discarica utilizzata in passato, il progettista rivelò un rapporto costi benefici non entusiasmante. Includendo nei costi anche quelli che sono dovuti ai disagi provocati ai cittadini (40 abitazione nel raggio di un Km) ed ai costi dei potenziali rischi ambientali, tale rapporto tende a crescere ulteriormente.
Purtroppo la realizzazione di discariche è dovuta ad esigenze definite "improcrastinabili" come nel nostro caso la riapertura della discarica "La Balanzona" è giustificata dalla Provincia con un'emergenza di tutela sanitaria.
C'è da notare che la realizzazione di nuove discariche non riesce più a tenere dietro alla produzione di rifiuti costantemente in aumento; di conseguenza i costi di smaltimento rifiuti stanno lievitando di giorno in giorno al punto che, per le pubbliche amministrazioni, il solo fatto di possedere una discarica autorizzata sembra essere beneficio impagabile.
- "Ecologia applicata" a cura di
Roberto Marchetti
- "Il territorio provinciale" dispensa del prof. Roberto
Chiari
- "Parere sul progetto d'ampliamento della discarica 'La
Balanzona'" ARPA
- "Analisi pozzi privati nei pressi della discarica"
USL
- "Relazione geologica" del dott. Carlo Vergiato
- "Valutazione rischio d'esondabilità, approfondimento
relazione idraulica" studio progettazione AISE
- "Relazione geologica preliminare" del prof. Maurizio
Pellegrini
- "Studio geologico e territoriale per il progetto d'ampliamento
della discarica 'La Balanzona'"
- "Relazione di compatibilità ambientale" Consorzio
Intercomunale per lo Smaltimento dei Rifiuti
- "Relazione conclusiva" del prof. Pellegrini e ing.
Mazza
- "Progetto e direzione lavori d'ampliamento della discarica
'La Balanzona'" Consorzio Intercomunale per lo Smaltimento
dei Rifiuti
- "Progetto impianto di deodorizzazione" CISR
- "Ricorso presso il TAR di Parma da parte del comune di
Soragna"
- "Parere pro-veritate" del prof. Roberto Massini
- "Osservazioni al progetto d'ampliamento della discarica
'La Balanzona'" Comitato civico contro la riapertura della
discarica della Balanzona.
RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia vivamente il Comune di Soragna per la gentile collaborazione.
Un ringraziamento particolare al Sindaco Dott. Garbi ed all'Assessore
all'ambiente Andrea Fellini, grazie ai quali è stato possibile
realizzare questa relazione.