ANALISI DI COMPATIBILITA' AMBIENTALE DEL PROGETTO D'AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA "LA BALANZONA"
(comune di Soragna, Parma)


DAVIDE TONNA e MARIA PIA APPIA

 

INDICE

1. Introduzione
- Breve storia dell'impianto
- Caratteristiche della discarica già esistente

2. Analisi climatica
- Piovosità
- Umidità
- Temperatura
- Direzione ed intensità dei venti
- Eventi calamitosi

3. Morfologia, litologia ed idrografia del territorio
- Morfologia ed idrografia superficiale
- Litologia
- Caratterizzazione geotecnica
- Caratterizzazione idrogeologica
- Acque superficiali e rischio d'esondazione

4. Rete stradale

5. Impatto previsto sull'ecosistema

6. Verifica vincolistica

7. Descrizione tecnica del progetto d'ampliamento della discarica
- Piani di prevenzione
- Controlli e monitoraggio
- Piani di ripristino

8. Impianto di deodorizzazione

9. Pareri ed osservazioni
- Osservazioni al progetto d'ampliamento della discarica "La Balanzona" da parte del comitato civico contro la riapertura della stessa
- Pareri

10. Considerazioni finali
- Considerazioni a favore del progetto d'ampliamento della discarica "La Balanzona"
- Considerazioni contro la riapertura della discarica
- Rapporto costi ­ benefici

Bibliografia

Ringraziamenti




1. INTRODUZIONE

- BREVE STORIA DELL'IMPIANTO

L'impianto di discarica, sito nel Comune di Soragna in località Balanzona, iniziò la sua attività il 27/11/1981. La durata d'utilizzo della discarica fu inizialmente ipotizzata per quattro anni, nonostante ciò essa fu chiusa nel 1993 dopo l'interramento totale di circa 500.000 ton di Rifiuti Solidi Urbani (RSU) ed assimilabili.

Tra il 1989 e il 1993 furono presentate alla pubblica autorità numerose lamentele dovute soprattutto alla diffusione d'odori sgradevoli provenienti dall'impianto. Dopo la chiusura della discarica, si sono verificati casi di problemi igienico-sanitari dei quali si farà riferimento in seguito.

Nel 1998, un ordinanza del presidente della provincia di Parma ha ordinato al Consorzio Intercomunale per lo Smaltimento dei Rifiuti di dare esecuzione al progetto approvato dall'assemblea consortile dello stesso ente nel 1995. Il progetto prevede l'ampliamento della discarica "la Balanzona" per lo smaltimento di 60.000 t di RSU (circa 75.000 mc di volume). A tale progetto si è opposto un comitato civico formato da cittadini del Comune di Soragna; le argomentazioni avanzate dal comitato saranno trattate più avanti.

Legambiente, dalla sua sezione di Fidenza, ha reso noto al Comune di Soragna la sua opposizione al progetto, individuando nell'ordinanza provinciale un errore di presupposto. In tale ordinanza si afferma, infatti, che l'impianto in questione rientra fra le "scelte prioritarie del p.i.s.r.". Nel piano citato, però, non è fatta menzione d'ampliamenti o d'altri interventi a proposito dell'impianto di Soragna. Inoltre, nel documento in oggetto, si giustifica la riapertura della discarica "la Balanzona" con una situazione di "urgente ed eccezionale necessità di tutela della salute pubblica e dell'ambiente" alla quale non si possa altrimenti provvedere". Si vedrà in fase conclusiva come tale situazione sia difficilmente dimostrabile.

Il Comune di Soragna, sulle stesse basi, ha impugnato il provvedimento d'ordinanza della giunta provinciale presentando ricorso al TAR di Parma.

 

- CARATTERISTICHE DELLA DISCARICA GIA' ESISTENTE

La discarica di prima categoria "la Balanzona" è sita nel territorio del Comune di Soragna nella bassa pianura parmense. Tale zona è individuata nella tavoletta 4 nord-est del foglio 73 della carta d'Italia ed è a circa due chilometri ad ovest di Soragna, lungo il confine con il Comune di Busseto.
L'area di discarica ha una superficie di circa 144.000 mq. La zona è collegata alla strada provinciale Fidenza-Soragna dalla strada "Chiusa Viarola" e dalla strada "Comunale di Campagna".

L'impianto è stato gestito, in passato, dal Consorzio d'Incenerimento per RSU fra i comuni di Fidenza e Salsomaggiore Terme (ora Consorzio Intercomunale per lo Smaltimento dei Rifiuti) e dall'AMNU di Parma.
L'utilizzazione della discarica ebbe inizio nel 1981 con l'effettuazione dei primi sondaggi e la predisposizione del primo invaso. Lo smaltimento dei rifiuti ebbe inizio nel 1982 e continuò, per lotti successivi, formati da trincee scavate a profondità variabile fra i 2,5 m e 5 m dal piano di campagna (p.c.).

 

Tali fosse furono riempite di rifiuti fino al p.c.; esse sono caratterizzate da scarpate con angoli di 45° e sono tra loro compartimentate da argini che si elevano sino al p.c. originario. Tutta l'area dei diversi invasi è stata ricoperta da uno strato continuo di terreno del luogo di tipo argilloso, proveniente dalla costruzione degli invasi stessi, avente uno spessore compreso tra 1,6 m e 2 m. Quindi il paesaggio si presenta di poco modificato, infatti, vi è un rialzo massimo del terreno di circa 2 m, con scarpate a bassa inclinazione, utile per allontanare l'acqua d'origine meteorica e proteggere il sito da eventuali allagamenti dovuti da esondazione del limitrofo Scolo "Fontana".

Nel settore sud, in prossimità della Strada Comunale di Campagna, si eleva, per un'altezza massima di 7 m, un accumulo di terreno argilloso, anch'esso proveniente dallo scavo delle trincee: la sua forma è complessa, con geometrie non preordinate; mediamente le sue scarpate presentano angoli di 15°. Tale accumulo deve intendersi provvisorio e funzionale al progetto di completamento e ripristino attualmente in corso d'esecuzione.

Gli invasi del settore sud (contraddistinti dai numeri 1,2,3,4,7) furono predisposti direttamente sul terreno argilloso, quindi privi di sottotelo plastico a protezione della falda idrica; al contrario, le trincee scavate nella parte nord-est sono provviste d'impermeabilizzazione artificiale sul fondo e sui fianchi delle stesse. Un sistema di fossi di scolo perimetrali assicura la raccolta delle acque superficiali ed una serie di fosse drenanti, profonde circa 4,5 m, furono predisposte per intercettare eventuali acque di percolazione derivanti dal terreno naturale. Il fondo delle trincee, opportunamente inclinato sia in senso trasversale che longitudinale, è provvisto di un sistema drenante costituito da un solco centrale con bracci laterali.

Tutti gli invasi sono (e saranno secondo il nuovo progetto di ripristino ambientale) dotati di sistema drenante per la raccolta del percolato e del biogas. Come si è già accennato è stato redatto, assieme al progetto di riapertura ed ampliamento della discarica, un progetto di ripristino ambientale, esso si prefigge di intervenire sul vecchio impianto al fine di tutelare l'ambiente e, in modo particolare, il progetto prevede:

- Asportazione preliminare dello strato di terreno argilloso a copertura di tutti gli invasi.
- Rimozione dei rifiuti accumulati negli invasi sud (1,2,3,4,7), posa in opera di un sottotelo plastico con funzione di prevenzione da possibili infiltrazioni di percolato; successiva nuova messa a dimora dei rifiuti, con ripristino dei sistemi drenanti del percolato del biogas.
- Ampliamento delle capacità d'invaso della discarica aumentando lo spessore dei rifiuti sul p.c. di 1,6-2 m, facendo assumere alla discarica una soluzione finale ad accumulo misto, per circa 2/3 in trincea e per circa 1/3 sul p.c.
- Ricopertura finale dei rifiuti con materiale argilloso naturale derivante dall'attuale copertura e dall'accumulo provvisorio esistente nel settore sud.
- Adeguamento della rete piezometrica (in parte non più funzionante) per il monitoraggio dinamico e qualitativo della falda idrica sottostante la discarica.


I maggiori problemi sorti durante l'attività della discarica furono causati dalla diffusione in atmosfera di cattivi odori. Dopo la chiusura dell'impianto sorsero diversi problemi, l'ultimo, che risale a qualche mese fa, è l'emissione di biogas causato dal cattivo funzionamento della torcia che dovrebbe provvedere alla combustione dello stesso.

Nell'aprile del 1995, a seguito di verifiche analitiche, fu notato un peggioramento nella qualità delle acque chiare provenienti dal drenaggio laterale delle fosse dei rifiuti. Fu individuata, nei serbatoi di raccolta delle acque chiare, un evidente disgregazione del calcestruzzo, provocata da alterazione chimica. Il serbatoio di raccolta in oggetto fu impermeabilizzato e ciò risolse il problema delle infiltrazioni esterne diminuendo il volume d'acqua da trattare. Però rimase il problema della qualità delle acque chiare che tuttora devono essere trasportate ad impianti di trattamento, visto che la qualità delle stesse non ne consente lo scarico diretto. S'ipotizza che il problema sia causato dalla disgregazione di distinte tubazioni in calcestruzzo deputate al trasporto d'acque chiare e nere. Queste tubazioni, situate sotto le prime trincee eseguite (dal 1981 al 1989), corrono parallelamente e sono interrate nello stesso scavo, sovrapposte tra loro. E' evidente che la situazione descritta può rappresentare i possibili punti di contatto fra la rete delle acque chiare e quella delle acque nere.

Questa situazione, assieme all'assenza d'impermeabilizzazione artificiale sotto le prime trincee, il cattivo funzionamento della torcia deputata alla combustione del biogas, e la parziale inefficienza della rete piezometrica, rappresenta sufficiente motivo per richiedere al più presto l'attuazione del progetto di ripristino ambientale della discarica.

 

2. ANALISI CLIMATICA

- PIOVOSITA'

Per la ricostruzione delle condizioni meteo-climatiche della località "la Balanzona", bisogna fare riferimento ai dati rilevati dalla stazione Parma-Università. Inoltre, per avere informazioni sulla piovosità, si è fatto riferimento ai dati rilevati dal pluviometro del Magistrato per il Po in località Carzeto, distante 6 km dalla zona presa in esame. Si è fatto riferimento ai dati di questo pluviometro risalenti all'intervallo 1951-1974, per gli anni dal 1931 al 1950 si riportano i dati del pluviometro di Roccabianca.

Dai dati presi in considerazione, emerge che la piovosità media della zona è di 780 mm/Anno con massimo di 1162 mm nell'anno 1951 e minimo di 554 mm nell'anno 1956. I mesi in assoluto più piovosi sono quelli autunnali e primaverili con valore massimo di 118 mm nel mese d'ottobre e massimo secondario in primavera nei mesi aprile-maggio con 89-90 mm. Il mese più piovoso nel periodo 1951-79 (Carzeto) è stato l'aprile del 1958 con 304 mm. Da rilevare, come eventi eccezionali, la caduta di 90 mm in un solo giorno (28/10/1964) e di 67 mm in un'ora (14/04/1958).

- UMIDITA'

L'area presa in esame è particolarmente umida, essa, infatti, presenta valori di umidità relativa spesso superiori al 90%. Specie nel periodo invernale, infatti, a causa della scarsa ventilazione, in sinergia con la presenza di alta pressione, si hanno massimi di umidità con frequenti formazioni nebbiose.

- DIREZIONE ED INTENSITA' DEI VENTI

Sono stati considerati i dati di Parma Università (1966-70) ed i dati ricavati dalla "Analisi di compatibilità ambientale dell'impianto di essiccamento termico dei fanghi di origine civile" elaborata dall'AGAC di Reggio Emilia nel giugno 1990.
Si nota che, durante l'anno, non si manifesta un vento dominante in quanto le velocità giornaliere sono distribuite con valori moderati ed i valori delle calme rappresentano il 70% in inverno il 57% nell'anno medio. I venti più frequenti si sviluppano lungo la direttrice SW-NE in entrambi i versi con frequenza massima in primavera ed in estate. Nell'anno medio, la direzione che prevale è SW.

 

- EVENTI CALAMITOSI

Sono stati presi in esame i dati provenienti dalla già citata analisi di compatibilità ambientale redatta dall'AGAC di Reggio Emilia. Tali dati indicano che la probabilità annuale del passaggio di una tromba d'aria, nella regione considerata, è pari a 1*10 E ­4. Si riscontra, inoltre, che l'attività temporalesca della zona è modesta (20 casi medi annuali).

 

3. MORFOLOGIA, LITOLOGIA ED IDROGRAFIA DEL TERRITORIO

- MORFOLOGIA ED IDROGRAFIA SUPERFICIALE

Il sito considerato si trova in un'area pressoché pianeggiante che, nel suo insieme, degrada verso NNE con pendenze non superiori allo 0,4%.L'area è delimitata ad ovest dallo Scolo Fontana: questo è impostato in corrispondenza di un paleoalveo del Torrente Stirone ed è derivante dall'unione di canali minori. Il Cavo Fontana è notevolmente abbassato rispetto al p.c. (in media ­3,8 m) e rappresenta l'elemento geomorfologico più evidente della zona presa in esame.

Un secondo elemento morfologico, presente nelle immediate vicinanze della zona, è rappresentato dalla Strada Comunale che corre a circa 0,5 m dal p.c. L'area presenta quote decrescenti da circa 50 m s.l.m. e 39 m s.l.m.

Ad est, presso l'abitato di Soragna, decorre l'alveo (pensile rispetto al p.c.) a meandri del Torrente Stirone, delimitato da rilevati arginali che si elevano di 5 m sul p.c. Lo spartiacque fra lo Scolo Fontana ed il Torrente Stirone corrisponde ad un dosso posto fra Soragna e "la Balanzona" (probabilmente un paleoalveo del Torrente Stirone di epoca romana). Sopra tale dosso decorrono la strada "Stradello Levi" e la strada "Maestà dei violini". Quindi la zona è sottesa dal sottobacino dello Scolo Fontana che, con il canaletto della Roncole è affluente della Fossa Parmigiana che, a sua volta, è tributaria del Torrente Taro.

La rete idrografica secondaria è caratterizzata da canali artificiali ad uso promiscuo: essi svolgono il doppio ruolo di scolo per le acque meteoriche e di fonte di attinzione d'acqua per usi irrigui. La configurazione del reticolo idrografico secondario è stata impostata dall'uomo nel corso degli anni a scopo di bonifica del territorio un tempo soggetto a fenomeni alluvionali e caratterizzato dalla presenza di numerose zone umide (le paludi).

 

- LITOLOGIA

Il substrato roccioso della zona considerata è caratterizzato prevalentemente da depositi alluvionali e/o di transizione marina, aventi uno spessore di circa 200 m. Il substrato è costituito da formazioni marine. I depositi alluvionali sono composti, in prevalenza da materiali limo-argillosi, entro i quali s'intercalano livelli lenticolari di sabbie e ghiaietto il cui spessore totale non supera il 15% dell'intero spessore di depositi alluvionali.

Al di sotto della coltre pedogenizzata, vi è la presenza di un banco superiore dello spessore compreso tra 8,7­10,8 m caratterizzato dalla presenza di litofacies argilloso­limose e limoso­argillose con sostanze organiche e noduli calcarei. Sotto il banco superiore è presente uno strato di sabbie e sabbie-limose con intercalazione di lenti decimetriche di ghiaie e limo­sabbioso. La presenza del banco limo­argilloso superficiale è caratteristica in una sequenza di piana alluvionale entro la quale si possono riconoscere paleoalvei sabbiosi e sabbioso­ghiaiosi del Torrente Stirone e di altri scolatori minori.

La successione litostratigrafica è caratterizzata, dunque, dalla presenza di due unità:
- unità prevalentemente argillosa (A)
- unità prevalentemente ghiaiosa (B)

L'unità A è costituita da una gran percentuale da argille (dato confermato da analisi granulometrica effettuata in campagna personalmente) di colore grigio (prevalentemente smectitiche) a varia tonalità (dal verde all'ocracea) con stratificazione poco marcata. Superficialmente l'unità A forma un vertisuolo di colore grigio scuro. In essa sono raramente intercalate lenti di spessore decimetrico costituite da limi sabbiosi e/o argillosi, ininfluenti dal punto di vista della caratterizzazione geotecnica sia per discontinuità sia per spessore. Le prove sperimentali riportate dal dott. Pellegrini e dal dott. Vergiati dimostrano che l'unità A è costituita da argille con un coefficiente di permeabilità K che varia da valori (raramente riscontrati) dell'ordine di 10 E ­7 cm/s a valori (più frequenti) dell'ordine di 10 E ­9 cm/s. Il valore riscontrato di K dell'ordine di 10 E ­7 cm/s è da imputare alla presenza delle lenti limose e/o sabbiose caratterizzate da una maggiore permeabilità. L'unità A può essere quindi considerata impermeabile (K dell'ordine di 10 E ­8, 10 E ­9 cm/s).

L'unità S posta al di sotto dell'unità A è caratterizzata da sabbie fini e grossolane, talora intercalate da ghiaietto o ghiaia con matrice sabbiosa. La distribuzione spaziale delle diverse granulometrie è quanto mai variabile. L'unità S è altamente permeabile (K dell'ordine di 10 E ­3 cm/s). Questo strato sabbioso costituisce l'acquifero principale, sede di una falda confinata, ed ha uno spessore di circa 25 m.

 

- CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA

Per eseguire le opportune verifiche di stabilità del terreno e dei cumuli di rifiuti, è stato necessario eseguire tutti i calcoli statici di compressione e di taglio che garantiscono la realizzazione del progetto nelle condizioni di massima sicurezza.
S'individuano tre diverse unità costituenti la discarica ed i relativi terreni di appoggio:
- unità AR: terreno naturale argilloso rimaneggiato utilizzato per la copertura
- unità R: RSU già accumulati
- unità A: come nel paragrafo precedente

AR: argille di elevata plasticità dotate di un peso specifico leggermente inferiore all'unità A, di una minore coesione e di una maggiore compressibilità.
R: rifiuti già accumulati caratterizzati da un peso specifico superiore a quello dei RSU "freschi" dovuto alla maggiore compressione e degradazione della frazione organica. L'unità R è dotata di una coesione di picco paragonabile a quella dell'unità AR.
A: argille ad alta plasticità con peso specifico superiore ad AR dovuto alla maggiore compressione. L'unità A per sua natura ha una maggiore coesione dell'unità AR ed è meno comprimibile di quest'ultima.

In una discarica per RSU si possono verificare diversi tipi di cedimento da compressibilità:
- compressibilità del terreno naturale d'appoggio
- diminuzione di volume dello strato di rifiuti per compattazione e degradazione della frazione organica
- compattazione del terreno di copertura

Mentre gli ultimi due casi sono fenomeni che non influiscono sulla funzionalità dell'impianto, il primo caso può creare seri problemi al sistema di impermeabilizzazione e drenaggio della discarica. Quindi è stato necessario fare i dovuti calcoli ed accertamenti sperimentali per individuare i possibili cedimenti dell'unità.

 

- VERIFICA DELLO STATO DI FATTO DELLE TRINCEE DEL SETTORE NORD DELLA DISCARICA

Assumendo uno spessore dei rifiuti accumulati in trincea di 4 m, ed uno spessore dell'unità AR di 2 m, si determinano le variazioni di pressione sull'unità A. (schema 1)

Secondo i calcoli eseguiti dal dott. Pellegrini, non vi sono variazioni di pressione sull'unità A in questo caso, in quanto l'incremento di spessore (2 m di unità AR sul p.c.) è bilanciato dalla differenza di peso specifico dell'unità AR e R rispetto all'unità A. I cedimenti, in questo caso, dell'unità A sono in sostanza nulli, anche perché l'unità A è composta da argille sovraconsolidate con un'alta resistenza alla compressione (coefficiente di compressibilità mv=0,00016). Nella situazione finale di progetto, che prevede un innalzamento dello strato di rifiuti di 2 m al di sopra del p.c. e la successiva copertura con 1,5 m di terreno dell'unità AR, è stato calcolato un aumento netto della pressione di 11,75 kpa sull'unità A.

Tenendo conto di un massimo spessore comprimibile di unità

A (12 ­ 4) = 8 m

è stato calcolato un cedimento massimo

dh = h * dp * mv

h = altezza (m), dp = cambiamento di pressione (kpa), mv = compressibilità dell'unità A (1/kpa)


dh = 8*11,25*0,00016 = 0,0144 m


Quindi si ha un dh minore di 1,5 cm.

Tale possibile cedimento può ritenersi nullo ai fini della valutazione di stabilità della discarica. Le analisi effettuate, per valutare la stabilità delle scarpate esistenti (con angoli di 45°) e di quelle in progetto (con angoli di 30°), hanno fornito fattori di sicurezza ampiamente superiori al limite previsto dalla normativa vigente, sia in condizioni statiche sia dinamiche (eventi sismici).

 

- CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA

L'area è caratterizzata da un acquifero uniformemente esteso, costituito da strati localmente a compartimentazione ben individuata, corrispondente ai depositi alluvionali del Torrente Stirone e del fiume Po.
Il primo orizzonte acquifero significativo (unità S) si rinviene a circa 10 m di profondità e presenta uno spessore di 25 m. Vi sono orizzonti acquiferi noti fino a 200 m di profondità. La falda idrica, corrispondente al primo orizzonte acquifero, risulta, sino all'alveo del fiume Po, nettamente confinata, con coperture costituite dall'unità A. La suddetta falda è in pressione e la sua zona di ricarica è individuata nell'area collinare appenninica parmense caratterizzata dalla presenza di conoidi alluvionali. Il campo di moto della falda risulta caratterizzato da un senso di flusso diretto verso NNE in direzione del fiume Po. La maggioranza dei pozzi ad uso irriguo e zoo-agricolo della zona fanno riferimento al primo orizzonte acquifero.

Le acque sotterranee della bassa pianura parmense risultano di alimentazione remota e sono caratterizzate da lunghi tempi di permanenza nel sottosuolo, anche di migliaia di anni. Essendo caratterizzate da potenziali di ossidoriduzione bassi o negativi, essi presentano concentrazioni molto elevate di ferro, manganese, ammoniaca, sostanze organiche. Vi è un'intensa attività batterica di ceppi solfo-ferro riduttori. In alcuni casi ciò rende le acque naturalmente non potabili. La falda presente nell'unità S, grazie al confinamento determinato dall'unità A e tenendo in considerazione il coefficiente K di quest'ultima, è caratterizzata da una bassissima vulnerabilità.

 

- ACQUE SUPERFICIALI E RISCHIO DI ESONDAZIONE

Il principale corso d'acqua che interessa più da vicino la zona della Balanzona è lo Scolo Fontana che la separa, sul lato ovest, dal Comune di Busseto. Il bacino imbrifero dello Scolo Fontana inizia nel Comune di Fidenza a 3 km ad ovest della frazione Fornio. Lo Scolo Fontana è stato in parte modificato per essere utilizzato a scopi irrigui e di bonifica. La quota più alta del bacino è 172 m s.l.m. (località Ronchi). In località Rivarolo ­ Case Fontana, il canale si sdoppia, un ramo si dirige verso la Balanzona e l'altro si dirige verso Busseto. Il fondo dello scolo è, come si è già visto, sotto il p.c. Le sponde e gli argini dello scolo sono sopraelevati, seppur di poco, sul piano di campagna. Alla località Balanzona, dopo un percorso di 15 km, il bacino imbrifero è di circa 25 kmq. E' difficile stabilire la percentuale delle acque meteoriche che arriveranno in località Balanzona a causa della complessità del reticolo idrografico.

Sono state effettuate ricerche storiche per individuare la possibilità d'esondazione da parte dello scolo Fontana verso l'area in esame. Dalle ricerche è emerso che il canale ha allagato in passato (senza arrecare danni) particolari zone della sponda sinistra, ma mai (a memoria) ha superato l'argine in sponda destra. La cosa si spiega osservando che sia l'argine sia il p.c., verso la sponda sinistra, sono più bassi rispetto alla sponda destra di oltre 1 m. Pertanto è da escludere che l'area in cui è situata la discarica possa essere allagata a causa d'esondazione dello scolo Fontana. Questo anche perché la strada Comunale di Campagna, che decorre a sud della discarica, funziona da barriera naturale (+0,5 m sul p.c.) indirizzando le acque verso valle in sponda sinistra.

Dagli studi effettuati dall'AUSL di Reggio Emilia è risultato che anche in caso di sopraelevazione e pareggio degli argini la discarica sarebbe ben protetta ugualmente. E' emerso anche che lo scolo Fontana è incapace di far fronte ad eventi meteorici anche con tempi di ritorno relativamente bassi, considerando anche lo stato di scarsa manutenzione del suo letto.

Sarebbe quindi auspicabile, a fini preventivi, un intervento di manutenzione dello scolo anche a monte della zona considerata e la costruzione di un'arginatura perimetrale alla discarica alta 1,5 m dal p.c. Quest'ultima misura va intesa soprattutto come sistema precauzionale e di estrema sicurezza nel caso di apertura di una nuova trincea. Infatti, la discarica già utilizzata è stata ricaricata con uno strato di terreno avente un'altezza pari a 1,80 m sul p.c. che costituisce di per se un argine più che consistente nel caso di allagamenti.

Per quanto riguarda il Torrente Stirone, il più importante corso d'acqua della zona, esso non ha mai allagato l'area "la Balanzona" nei rari casi in cui si è verificata la rottura degli argini. Tenendo conto dell'altezza degli argini (5 m sul p.c.), della capacità di portata e delle testimonianze riguardanti eventi alluvionali del passato, si può ritenere, con sufficiente sicurezza, che il Torrente Stirone non comporta un reale pericolo di allagamento dell'area "la Balanzona".

 

4. LA RETE STRADALE

Di rilevante importanza, è l'analisi della rete stradale della zona interessata, al fine di prevedere quali saranno le conseguenze dell'impianto sul traffico, per verificare se ci sia la necessità di costruire nuove infrastrutture onde facilitare il raggiungimento della discarica da parte degli automezzi adibiti al trasporto dei rifiuti.
Le strade Comunali "Chiusa Viarola" e "di Campagna" che, partendo dall'incrocio con la provinciale "Fidenza ­ Soragna", conducono alla discarica, registrano attualmente un traffico modesto.

Le strade sono bitumate ed hanno una larghezza rispettivamente di 6 m e 4 m. Nel caso di apertura della discarica, il traffico su queste strade aumenterebbe, ciò comporterebbe la necessità di una più frequente manutenzione dello strato superficiale delle stesse. Esse dovrebbero, in tal caso, essere comunque risistemate, in via preventiva, le esistenti piazzole di sosta e scambio degli automezzi.

 

5. IMPATTO PREVISTO SULL'ECOSISTEMA

I rischi maggiori di impatto sull'ecosistema locale, derivanti dalla costruzione di una discarica, sono connessi principalmente alla riserva di cibo che essa rappresenta per alcune specie animali; inoltre, la presenza di materiale organico in degradazione può offrire ospitalità a larve di insetti. Quindi possono nascere problemi per la presenza di muridi, alcuni volatili come laridi e corvidi, senza escludere topi, cani, gatti randagi, insetti come mosche e moscerini. Per quanto riguarda gli invertebrati si possono riscontrare ditteri (muscidi e culicidi) in relazione al formarsi di ristagni e liquami.

Per limitare tali presenze è fondamentale la copertura quotidiana dei rifiuti ed il drenaggio costante del percolato per garantire buone condizioni di fermentazione dei rifiuti. Infatti, se la temperatura che si sviluppa nella massa è di 40-60°C può inibire la proliferazione di larve e l'insediamento di topi.
La presenza di volatili (specialmente dei gabbiani) è particolarmente difficile da impedire, in particolare durante l'inverno. Comunque un'adeguata copertura quotidiana e la semplice attività delle macchine operatrici (di giorno) può essere sufficiente per tenere lontano i volatili. La presenza di cani randagi è impedita dalla recinzione perimetrica della discarica. E' necessario tenere bonificata la discarica aperta onde evitare la formazione di ristagni.

Per quanto riguarda invece l'allontanamento di specie presenti nella zona, le principali fonti di impatto sono l'attività ed il rumore delle macchine operatrici nella discarica. Va tuttavia rilevato che la zona è attualmente utilizzata per scopi agricoli e perciò già soggetta alla presenza dell'uomo e di macchine operatrici.
L'unico elemento di naturalità vegetale della zona è rappresentato dall'alveo del cavo Fontana nel quale vi è la presenza di specie annuali e perenni (robinia pseudoacacia, salix viminalis, ecc.) di consistenti dimensioni. Nel caso di ampliamento della discarica questo corridoio non sarebbe intaccato.

 

6. VERIFICA VINCOLISTICA

Dal punto di vista del vincolo paesistico, la zona è stata esaminata, alla luce del Piano Paesistico Regionale, ed essa non è interessata a vincoli. Tale zona è definita dal citato Piano Paesistico "zona a scarso grado di sensibilità ambientale". Nella scheda specifica del Comune di Soragna è riferito il particolare interesse storico testimoniale del centro di Soragna.

Oltre al vincolo relativo alle aree spondali del torrente Stirone, appaiono individuate come "insediamenti urbani storici" l'abitato di Castellina S.Maria ed il già citato centro storico di Soragna; figura inoltre come corso d'acqua da tutelare, il canale dei Lupi di Soragna.

E' stata recepita una lettera della sovraintendenza archeologica di Parma indirizzata al Sindaco di Soragna in data 4/8/1989 avente per oggetto: "Planimetria giacimenti archeologici" che, fra diverse localizzazioni, inserisce "Soragna ­ La Balanzona ­ affioramenti laterizi d'epoca romana". Non è, tuttavia, mai affiorato nessun significativo ritrovamento durante gli scavi precedenti effettuati in località "La Balanzona". Non risultano, allo stato attuale, impedimenti di sorta alla gestione della discarica esistente ed al suo eventuale ampliamento da parte di strumenti di pianificazione e programmazione disposti ai sensi della Legge Regionale n. 7/78.

 

7. DESCRIZIONE TECNICA DEL PROGETTO DI AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA

La nuova fossa sarà scavata su un'area adiacente alla discarica esaurita, dalla quale è separata dalla strada poderale esistente. La superficie complessiva a servizio della nuova fossa comprende, oltre all'area occupata dall'invaso, anche un'area per il deposito della terra di scavo che sarà successivamente utilizzata per la copertura finale.

Il nuovo invaso avrà capacità complessiva di 60.000 ton. (75.000 mc). La superficie occupata dalla nuova discarica sarà di 23.500 mq, con una profondità media delle fosse di 3m dal p.c. ed un sovralzo dei rifiuti dal p.c. di 1 m. Nella realtà i rifiuti avranno un sovralzo iniziale di 1,5 m dal p.c. ed in seguito questo si ridurrà ad 1 m a causa del calo dovuto a addensamento dei rifiuti.

Le operazioni di predisposizione della nuova fossa saranno precedute dalla recinzione di tutta l'area interessata con rete metallica alta 2 m. La trincea sarà ottenuta mediante scavo di sbancamento; le pareti dello scavo avranno inclinazione di 45° fino alla profondità media di 3 m il fondo della fossa sarà opportunamente sagomato in modo da favorire lo scorrimento del percolato verso il drenaggio di raccolta con pendenza di 1,5 % in senso trasversale e di 0,5 % in senso longitudinale (2 % in senso trasversale e 1 % in senso longitudinale secondo il parere del dott. Mazza e del dott. Pellegrini).

La nuova fossa sarà impermeabilizzata sul fondo e sui fianchi con la stesura di un telo saldato in polietilene ad alta densità dello spessore di 2 mm. Al di sopra del telo in polietilene sarà stesa la rete di raccolta del percolato formata da tubazioni fessurate dello stesso materiale. Queste tubazioni, collegate a pozzetti di raccordo, permetteranno l'accumulo del percolato in nuovi serbatoi, di capacità adeguata, in calcestruzzo vetrificato all'interno. La geomembrana impermeabilizzante sarà protetta da circa 20-30 cm di sabbia posta sopra di essa e da pneumatici opportunamente disposti sui fianchi, onde evitare il contatto diretto con i mezzi di stesa e compattazione del rifiuto.

Durante la fase di utilizzazione, man mano che procede la colmata della fossa, sarà posto in opera l'impianto di captazione del biogas che sarà formato da tubazioni microfessurate in Pe.A.D.; queste ultime saranno disposte con andamento sub-orizzontale nel corpo e sui fianchi delle fosse. Il biogas sarà intercettato anche nel serbatoio di raccolta del percolato. Tutte le sonde di captazione del biogas saranno collegate ad un pozzetto in calcestruzzo dotato di appositi tronchetti di regolazione e misura così da poter procedere ad una più fine taratura dell'impianto. Le varie sonde saranno collegate ad un collettore dal quale il gas sarà convogliato alla torcia di combustione.

Infine, a scarichi ultimati, sarà posto un sottile strato impermeabile sommitale che, protetto dalla terra di copertura soprastante, impedirà l'ingresso delle acque meteoriche nel corpo della discarica, le quali sono le maggiori responsabili della produzione di percolato. La membrana, con trama in polietilene, sarà srotolata in sommità ed i vari teli saranno fissati mediante saldatura a caldo prima della copertura finale con terra.

L'impianto sarà dotato di canali di drenaggio delle acque superficiali. La copertura di terra finale dovrà avere una forma a "schiena d'asino" con pendenze di circa 1-2 % onde evitare il più possibile ristagni ed infiltrazioni d'acqua.

E' stata inoltre prevista, come per la discarica esistente, una trincea drenante, a cingere l'area della discarica, con drenaggio in profondità. Il materiale arido, in essa contenuto, dovrà essere preservato il più possibile da contaminazioni ed intasamenti. L'acqua chiara, accumulata nei fossi di drenaggio, sarà sottoposta a periodica analisi onde individuare eventuali contaminazioni e scaricata direttamente nello scolo Fontana. Saranno inoltre posti, al di sotto della geomembrana impermeabilizzante, tubi "spia" per individuare e sollevare eventuali acque di infiltrazione.

Ricordando il rischio esistente di esondabilità del cavo Fontana, si ritiene opportuno (secondo il parere del dott. Pellegrini) realizzare un rilevato in argilla, perimetrale alla discarica in uso, avente un'altezza di 1,5 m. dal p.c. E' prevista l'installazione di un impianto di deodorizzazione che sarà trattato più avanti.

 

- PIANI DI PREVENZIONE

Quale misura di emergenza, in caso di un improvviso ed ingiustificato aumento di livello del percolato nei serbatoi, si dovrà pompare il liquame nell'invaso libero, dopo averne otturato il drenaggio. Dall'invaso, poi, il liquame dovrà essere prelevato e portato alla depurazione. Nei serbatoi sarà installato un allarme contro il rischio di tracimazione in modo da minimizzare i possibili danni sui terreni adiacenti. In caso di tracimazione e fuoriuscita del percolato, sarà sufficiente scarificare ed interrare in discarica il terreno su cui sarà avvenuto lo spargimento del percolato.

In caso d'aria stagnante e di esalazioni moleste potrà rimanere in esercizio l'impianto di nebulizzazione di deodorante previsto.
I rischi d'incendio saranno affrontati con normali mezzi antincendio (schiumogeni ecc.). Nel caso d'incendio del fronte della discarica, l'unico sistema pratico di intervento è la ricopertura con materiale inerte (sabbia) della linea fuoco. E' da evitare l'intervento con acqua.

Nel caso di proliferazione di topi ed insetti, è opportuno prevedere un intervento d'urto di disinfestazione e derattizzazione. Dovranno essere utilizzate sostanze compatibili col successivo trattamento del percolato. E' tuttavia ritenuta sufficiente, come mezzo di prevenzione di tali inconvenienti, la ricopertura quotidiana dei rifiuti.

 

- CONTROLLI E MONITORAGGIO

Per la protezione della falda, è necessario ripristinare il sistema di pozzi piezometrici già esistenti e non più funzionanti, mettere in opera i nuovi piezometri previsti ai confini del nuovo invaso. E' opportuno, inoltre, monitorare la qualità delle acque dei pozzi a valle dell'impianto. Si dovranno eseguire periodici controlli analitici delle acque del cavo Fontana onde evitare che in esso finisca percolato di discarica. Si dovrà provvedere anche al monitoraggio della fauna all'interno ed all'esterno della discarica.

Il principale controllo dovrà essere fatto sulla qualità e quantità dei rifiuti in entrata: dovrà essere tenuto un apposito registro che indichi i giorni d'arrivo, provenienza, peso ecc. dei rifiuti. Per quanto riguarda il controllo di qualità, questo dovrà concentrarsi sulla presenza di eventuali rifiuti tossico­nocivi.

 

- PIANI DI RIPRISTINO

A fine esercizio, si procederà ad una piantumazione compatibile con la sistemazione definitiva che potrà essere in seguito adottata, come indicato in un'apposita tavola di progetto, nella quale sono indicate le essenze e la posizione delle varie piante, cespugli, zone a prato.

 

8. IMPIANTO DI DEODORIZZAZIONE

L'impianto si basa sull'installazione di nebulizzatori alimentati da aria compressa a bassa pressione in grado di diffondere nell'atmosfera prodotti allo stato liquido.
L'impianto è composto da:
- compressore d'aria
- linea di distribuzione aria compressa
- nebulizzatori

I nebulizzatori sono dotati di serbatoi contenenti liquido nebulizzabile che potrà essere di due tipologie differenti. Si avrà quindi un'ottimizzazione del trattamento mediante l'uso di prodotti specifici per un tipo di intervento. Si potranno realizzare trattamenti "intensivi" con erogazione di liquido deodorizzante diluito con acqua per lunghi periodi della giornata.

Il sistema permette una grande flessibilità di posizionamento dei punti di erogazione. La linea di distribuzione aria compressa sarà realizzata con tubazioni in polietilene ad alta densità, con attacchi di tipo "rapido" per l'allacciamento dei punti di distribuzione.

Il liquido nebulizzato è un prodotto detergente formato da 1/4 di prodotto ossidante e 3/4 di diluente; le percentuali possono essere variate a seconda della necessità. Tale prodotto dovrà avere caratteristiche completamente naturali, essere privo di solventi di sintesi, prodotti clorurati e altri prodotti chimici nocivi; non dovrà contenere fosfati e dovrà essere biodegradabile almeno al 90%.

Il prodotto ossidante consentirà la rapida degradazione delle molecole organiche causa di odori sgradevoli mediante un processo simile alla fagocitosi. I nebulizzatori possono variare la gittata da un l/h a 1,5 l/h con consumo di aria di circa 3 mc/h. il funzionamento dell'impianto è controllato da una centralina di gestione.
Vista la direzione prevalente dei venti (SW) è stata prevista l'installazione di 3 nebulizzatori sul lato corto e di 5+5 nebulizzatori sui due lati lunghi della fossa. Le apparecchiature poste sul lato lungo potranno essere spostate man mano che procederà il riempimento della fossa in modo da utilizzarle sempre sul luogo di spargimento dei rifiuti.

 

9. PARERI ED OSSERVAZIONI

- OSSERVAZIONI AL PROGETTO D'AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA "LA BALANZONA" DA PARTE DEL COMITATO CIVICO CONTRO LA RIAPERTURA DELLA STESSA

Il comitato civico sorto contro la riapertura della discarica pone una serie di osservazioni in opposizione al progetto sopra descritto; alcune di queste sono:

1) la presenza sul territorio di altri due impianti (Borgotaro e Fornovo) non giustifica l'emergenza a breve termine di cui parla la Provincia

2) la potenziale esondabilità dello scolo Fontana

3) la presenza nella zona di colture potenzialmente sensibili alle varie fasi di smaltimento rifiuti, in particolare agli interventi d'urto ipotizzate per le fasi di disinfestazione e derattizzazione

4) potenziale cambiamento del microclima batterico della zona con potenziale danno alla produzione del Parmigiano­Reggiano

5) l'altra densità abitativa della zona (40 abitazioni nel raggio di un Km)

6) la non giustificata espropriazione di una superficie totale troppo grande (120.000 mq) per aprire una fossa di soli 23.500 mq lascia pensare che in realtà la Provincia voglia aprire in futuro altre fosse

7) i problemi connessi alla diffusione di odori sgradevoli

8) la considerazione etica che riguarda il costo già pagato dalla cittadinanza in 11 anni di esercizio della discarica.

Per quanto riguarda il punto 2, si rimanda alla trattazione precedente sul rischio di esondabilità. Il rischio di allagamento della zona esaminata è risultato molto basso a causa della maggiore altezza dell'argine destro dello scolo Fontana. Inoltre, in seguito ad un'adeguata manutenzione dello scolo ed alla costruzione di un argine perimetrale alla discarica, tale rischio è scongiurato.
Nel punto 6 è preso in causa l'alta densità abitativa. Visto che il principale disagio ai cittadini è il cattivo odore si rende necessario l'installazione dell'impianto di deodorizzazione.

Per quanto riguarda il punto 4, è stato chiesto il parere pro veritate al prof. Roberto Massini (cattedra di 'Operazioni unitarie della tecnologia alimentare' presso l'università di Bari). Il prof. Massini a tal proposito sottolinea che "il controllo della flora microbica filo casearia è ottenuto essenzialmente attraverso la corretta applicazione delle temperature di sieroinnesto e di trattamento del latte e delle cagliate, nonché dalle condizioni di fornatura e di salatura. D'altra parte la corretta evoluzione della microflora lattica è normalmente in grado di inibire (con l'abbassamento del pH e con la produzione di batteriocine) la proliferazione di forme microbiche non filocasearie derivanti dal latte e/o dall'ambiente di caseificazione". E si aggiunge che eventuali difetti del formaggio possono derivare da spore e batteri anaerobi derivanti dalla contaminazione fecale del latte. E' necessario quindi, per ottenere un buon prodotto, rispettare innanzi tutto alcune norme igieniche precauzionali.

"In una discarica di RSU avvengono gli stessi processi metabolici, seppur con intensità più elevata, di un terreno con apporto naturale od agricolo di materiali organici. In particolare, a seguito dei processi di decomposizione batterica anaerobia, si avranno elevate concentrazioni delle corrispondenti forme sporali nel compost residuo e, se tale compost dovesse entrare nel sistema di produzione del formaggio Parmigiano-Reggiano, ne potrebbero derivare difetti su prodotto stesso. Non è invece possibile che una veicolazione aerea delle spore anaerobiche, eventualmente emerse dalla superficie della discarica, possa contaminare le attrezzature di un caseificio, mantenute nelle normali condizioni igieniche, in misura tale da comportare difetti sul formaggio".

Quindi, conclude il prof. Massini, "non esistono presupposti, di fatto, che possono dare l'osservazione sottoposta al suo giudizio alcuna fondatezza empirica a prescindere dallo stato attuale delle conoscenze tecnico­scientifiche in materia".

 

- PARERI

Sono pervenuti all'Amministrazione Provinciale i pareri di ARPA e USL sul progetto di riapertura della discarica. Entrambi sono favorevoli con condizioni. Tali condizioni riguardano la tipologia dei rifiuti, le caratteristiche del percolato ed alcune caratteristiche tecniche della discarica già citate.
L'USL ha fatto pervenire, inoltre, al Sindaco di Soragna le analisi di alcuni pozzi adiacenti alla zona della discarica utilizzati come rete di monitoraggio per la qualità delle acque sotterranee. Tali analisi hanno rilevato una bassa qualità delle acque di falda della zona dovute a ragioni naturali (eccesso di ferro ed ammoniaca) e non hanno evidenziato variazioni significative dei parametri più sensibili all'inquinamento (piombo, conducibilità, cloruri, solfati).

 

10. CONSIDERAZIONI FINALI

- CONSIDERAZIONI A FAVORE DEL PROGETTO D'AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA "LA BALANZONA"

A favore della riapertura della discarica vanno innanzi tutto citati i pareri favorevoli di ARPA, USL, le perizie geologiche e, in generale, l'analisi di compatibilità ambientale affrontata nel complesso di tutta la relazione.
E' importante rilevare che, dal punto di vista idrogeologico, è preferibile localizzare nuove discariche nella bassa pianura piuttosto che nella zona collinare della provincia. Questo per due motivi principali: innanzi tutto gli acquiferi della bassa sono caratterizzati da una bassissima vulnerabilità grazie agli strati litologici di argilla affioranti. Nei pressi della discarica, si tratta di strati composti per almeno il 50% da argilla costituita (almeno per il 50%) da argilla smectitica. Quest'ultima conferisce al terreno, in condizioni di elevata umidità, una forte impermeabilità. Al contrario, nella zona collinare, dove i fiumi (dotati di minore energia di trasporto) hanno depositato materiale più grossolano formando grandi "conoidi alluvionali", le falde hanno una maggiore vulnerabilità in quanto il più delle volte non sono protette da strati soprastanti d'argilla. Nella zona collinare, infatti, si individuano le principali zone di ricarica delle falde.

Queste informazioni si possono ricavare anche empiricamente osservando la carta della variazione dei nitrati negli acquiferi della provincia di Parma. Come si può notare, nella bassa non si ha nessuna variazione. Questo, non perché nella zona ci sia una minore attività agricola e zootecnica (prime cause d'inquinamento da nitrati della falda), ma perché la vulnerabilità della falda è minore.
A questo si aggiunge la particolare forma assunta dal substrato geolitologico della pianura parmense. Come si vede nella figura, un'eventuale inquinamento della falda nella zona rosa non avrebbe una via di sfogo; questo perché in tale zona il substrato forma una conca che non lascia defluire la falda a valle. Un eventuale inquinamento nella zona azzurra, invece, pur creando problemi a causa dei bassissimi tempi di ricambio delle falde, sarebbe più facilmente smaltibile grazie al deflusso sotterraneo delle acque in direzione dell'alveo del Po.

Ciò che va maggiormente a favore della discarica è l'analisi dell'ambiente in cui questa andrebbe a situarsi. Tale territorio è ad uso prevalentemente agricolo e si riscontra nella zona un'intensa attività zootecnica. Oltre ai "normali" allevamenti di bovini connessi all'attività agricola, si segnala l'allevamento suinicolo "Bianca Sorgente" censito per 1.700 capi situato a nord rispetto alla discarica, al quale si aggiunge l'allevamento avicolo "Mambriani" situato a SE della discarica.

1 capo Abitanti
equivalenti Kg deiezioni solide al giorno Kg deiezioni liquide al giorno Kg fosforo prodotti in un anno Kg azoto prodotti in un anno
BOVINI 16,4 27 9,3 15,7 112,5
SUINI 3 5,5 1,5 5,6 15,5

Un allevamento di 1.700 suini produce fino a 9.520 Kg di fosforo e 26.350 Kg di azoto all'anno. I residui metabolici di origine zootecnica sono in parte soggetti a depurazione, in parte hanno come destinazione il suolo. Gli scarichi nelle acque superficiali delle aziende zootecniche devono rientrare fra le concentrazioni disciplinate dalla legge Merli.

In pianura padana le attività zootecnica è la principale fonte d'inquinamento da fosforo e azoto delle acque superficiali. Lo spargimento liquami sul suolo, inoltre, è considerata la principale fonte d'inquinamento delle acque sotterranee (nitrati).
L'ambiente preso in esame è caratterizzato da una bassissima complessità determinata dall'uso agricolo del suolo che, condotto come avviene nei paesi industrializzati (assenza di una naturalità diffusa: mancanza di siepi, zone umide, ecc.), riduce a livelli drammatici la biodiversità.

Fino dagli anni '50, l'agricoltura ha iniziato ad ignorare i principi biologici più elementari quali l'oculata conservazione della sostanza organica del suolo, perseguito tramite l'osservanza della rotazione delle colture ed attraverso i sistematici apporti di letame. La stessa rotazione delle colture provvedeva, inoltre, al controllo biologico delle erbe infestanti e dei fitoparassiti. D'altra parte la diversità biologica insita in un paesaggio agrario a mosaico, impostato sulla promiscuità delle colture, con appezzamenti di terreno a misura d'uomo, delimitata da siepi arborescenti (serbatoi di vita animale) dava ampiamente garanzie per il mantenimento degli equilibri ecologici.

Invece, l'agricoltura contemporanea, seguendo un modello ad alto input tecnologico, prevede l'immissione nei processi produttivi di un flusso di energia ausiliaria (macchine, combustibili, concimi chimici, fitofarmaci e pesticidi) che si è rivelato superiore a quello ritraibile dalle derrate alimentari. Inoltre, la meccanizzazione ha reso possibile estendere le singole colture rendendo più semplificato il paesaggio agricolo a seguito anche dell'eliminazione o riduzione di molte specie arboree.
I contraccolpi ambientali di un siffatto modo di condurre l'agricoltura sono agli occhi di tutti. Gli aspetti più dannosi riguardano le interferenze con i cicli biogeochimici (azoto e fosforo in primis) e l'immissione nell'ambiente di molecole biocide.

L'effetto principale dell'accumulo d'azoto totale nell'ambiente è l'eutrofizzazione delle acque superficiale e l'inquinamento da nitrati nelle falde. In merito alle molecole di biocidi, altre ai rischi di tossicità per gli operatori, si lamentano possibili danni ad ogni espressione di vita sia per tossicità a livello somatico che genetico, sia a livello locale sia di biosfera. Inoltre, l'insorgenza di popolazioni animali e vegetali resistenti, obbliga l'uso di dosi crescenti di composti chimici ed all'immissione di nuovi principi attivi.

Si è giunti, nel mondo scientifico ed in particolare in campo ecologico, alla consapevolezza che gli effetti degli interventi colturali vanno ben oltre i confini dell'azienda agraria causando costi ecologici che gravano sulla collettività e che, per ora, non si è in grado di calcolare. Da qui si è sviluppata la convinzione che non può essere più sottovalutato l'impatto di pratiche agricole che presuppongono costi ambientali a lungo termine.

Per rendere più facilmente leggibile questo discorso, è opportuno schematizzare, tramite matrice coassiale, il diverso impatto che hanno, sui diversi fattori ambientali, una discarica, l'agricoltura e ala zootecnia.

Discarica Agricoltura Allevamento
Aria ?1 (temporaneo) 1 2
Acque Superficiali 2 2
Sotterranee 2
Suolo 2
Paesaggio (landscape) Trascurabile e temporaneo 3
Biodiversità Trascurabile 3
1 = impatto moderato 2 = impatto medio 3 = impatto forte

Per quanto riguarda l'impatto ambientale della discarica, questa è stato valutato sulla base delle emissioni odorose che dovrebbero essere moderate grazie al previsto impianto di deodorizzazione.

Il punto interrogativo presente sulla matrice è dovuto ai grossi dubbi che sono sorti in noi riguardo quest'ultimo impianto. Nella descrizione dell'impianto di deodorizzazione, infatti, non è specificato il reagente che sarà utilizzato per ossidare le molecole causanti i cattivi odori. Ipotizziamo che il composto da utilizzare possa essere l'ossido di etilene. Tale reagente, infatti, innocuo a basse concentrazioni, è molto reattivo e, grazie a quest'ultima caratteristica, non permane a lungo nell'ambiente.

Un secondo dubbio riguarda le condizioni in cui la reazione dovrebbe avvenire. Le molecole che provocano cattivi odori agiscono a concentrazioni bassissime. Tali molecole, infatti, risultano fastidiose già a concentrazioni di parti per bilione. Noi ci chiediamo come si possa, in fase gassosa dispersa nell'atmosfera, far avvenire una reazione chimica con un rendimento così elevato da eliminare quasi totalmente uno dei reagenti.

Per quanto riguarda la discarica, non vi sono altri significativi impatti, oltre a quello già citato, ma soltanto rischi di cui abbiamo già trattato. Per l'agricoltura, s'individua un lieve impatto dovuto alla emissione di odore durante lo spargimento di liquami. A questo si aggiunge l'inquinamento delle acque dovuto all'eccessivo apporto di azoto e fosforo, nonché di molecole biocide. Queste ultime forme d'impatto sono prese in considerazione unendo agricoltura ed allevamento poiché la fonte (deiezioni animali), che provoca tale inquinamento, è prodotta dalla zootecnia e utilizzata in agricoltura.

Per quanto riguarda il suolo, oltre all'eccesso d'azoto e fosforo, può essere dannoso anche l'uso di potassio ricavato per sintesi chimica. I suoli della pianura padana sono composti per alta percentuale da argille caratterizzate da un elevato tasso di scambio cationico. Il potassio può inserirsi a livello interplanare nei minerali argillosi legandosi con questi definitivamente. In questo modo, argille a reticolo espandibile dotate di un buon tasso di scambio cationico (quindi fertili) possono trasformarsi in argille inerti con bassissimo tasso di scambio cationico. L'agricoltura ha anche un forte impatto sul paesaggio inteso non come mero valore estetico, ma come fattore contenente importanti indici ecologici.

Alla luce di quest'analisi, si può asserire che l'impatto di fondo della zona considerata, ha causa dell'attività esistenti, è di tal entità da rendere pienamente accettabile il potenziale impatto temporaneo della discarica in progetto.
Questo discorso non vuole semplicemente giustificare la possibile riapertura della discarica in oggetto. Esso vuol essere principalmente uno stimolo a sensibilizzare maggiormente la cittadinanza nei confronti di quelli che sono i principali problemi ambientali della nostra zona. Sarebbe quindi auspicabile che le fondate ed in parte giustificabili crociate degli abitanti della bassa non si concentrassero solo sul problema "discariche", ma avessero una visione a 360° delle problematiche ambientali. Questo vorrebbe dire condurre una più credibile e coerente politica ambientale, andando ad individuare e cercando di attenuare le principali fonti d'impatto che minano sempre più alla base il nostro fragile ecosistema.
E' fondamentale che i cittadini capiscano profondamente che una politica di protezione ambientale radicale e puramente settoriale è destinata a fallire perché non credibile e, alla lunga, controproducente. A che serve pretendere una protezione totale della falda dalla discarica, se poi la principale fonte d'inquinamento delle acque sotterranee è ignorata ?

Visti gli indispensabili ed attenti accorgimenti tecnici imposti da un evoluto sistema normativo in tema discariche, è auspicabile che, con gli stessi scrupoli, siano affrontati molti altri problemi ambientali causati da attività private, magari dietro l'impulso d'una presa di coscienza dei cittadini in tal senso.

 

- CONSIDERAZIONI CONTRO LA RIAPERTURA DELLA DISCARICA

Una prima considerazione di carattere etico è che il comune di Soragna, avendo già "accettato" per 11 anni una discarica sul proprio territorio, si sia guadagnato a pieno titolo il diritto di evitare la riapertura della stessa.
Per quanto riguarda il ricorso legale del Comune di Soragna nei confronti della Provincia per il supposto eccesso di potere di quest'ultima, non è di certo questa la sede adatta per discuterne. In ogni modo, se quest'accusa si dovesse rilevare fondata, ciò potrebbe essere un sintomo degli sforzi che la Provincia sta facendo per assicurarsi nuovi siti per la realizzazione di discariche.

Collegando a questo dubbio il fatto che è stato previsto l'esproprio di un'area di 120.000 mq per ottenere una fossa di 23.500 mq, il sospetto che ci sia la volontà di ampliare ulteriormente la discarica per "risolvere" il problema rifiuti nel medio e lungo periodo in modo semplice è grande. Infatti, è pienamente giustificabile l'apertura di una discarica per sopperire ad emergenze di breve termine (anche se questo mette in luce anni di mancata pianificazione razionale sui modi di affrontare il problema rifiuti), non è assolutamente giustificabile ridurre il problema dei rifiuti al problema delle discariche nel medio e lungo termine. Infatti, il vero problema non sono le discariche, queste sono un effetto del più grande e complesso problema dei rifiuti, inquadrato in un sistema di produzione e di consumo cresciuto a livelli eccessivi.

Ora, con il decreto Ronchi, è diventato anche un imperativo d'ordine giuridico potenziare al massimo la raccolta differenziata, ridurre la produzione di rifiuti accollando i costi di smaltimento ai produttori (imballaggi) e pretrattare i rifiuti prima della messa a dimora in discarica onde ridurne la pericolosità.
Una considerazione, più che altro d'ordine amministrativo, va fatta riguardo ai possibili disagi o danni ambientali a scapito dei cittadini del comune di Busseto.

Un potenziale rischio di danno ambientale a quest'ultimo è costituito dalla possibilità di inquinare la falda idrica presente nel suo sottosuolo. Infatti, come si nota dall'andamento delle isopieze, proprio in corrispondenza della discarica, si ha un flusso netto della falda in direzione N ed un flusso generale in direzione NNE. Il comune di Busseto è limitrofo alla discarica ed il suo confine decorre da SE a NW.

Per quanto riguarda gli odori questi non sembrano costituire un potenziale disagio per il comune di Busseto perché i principali venti soffiano quasi parallelamente al confine amministrativo di tale comune.

 

- RAPPORTO COSTI­BENEFICI

Già durante lo studio della discarica utilizzata in passato, il progettista rivelò un rapporto costi ­ benefici non entusiasmante. Includendo nei costi anche quelli che sono dovuti ai disagi provocati ai cittadini (40 abitazione nel raggio di un Km) ed ai costi dei potenziali rischi ambientali, tale rapporto tende a crescere ulteriormente.

Purtroppo la realizzazione di discariche è dovuta ad esigenze definite "improcrastinabili" come nel nostro caso la riapertura della discarica "La Balanzona" è giustificata dalla Provincia con un'emergenza di tutela sanitaria.

C'è da notare che la realizzazione di nuove discariche non riesce più a tenere dietro alla produzione di rifiuti costantemente in aumento; di conseguenza i costi di smaltimento rifiuti stanno lievitando di giorno in giorno al punto che, per le pubbliche amministrazioni, il solo fatto di possedere una discarica autorizzata sembra essere beneficio impagabile.


FONTI BIBLIOGRAFICHE

- "Ecologia applicata" a cura di Roberto Marchetti
- "Il territorio provinciale" dispensa del prof. Roberto Chiari
- "Parere sul progetto d'ampliamento della discarica 'La Balanzona'" ARPA
- "Analisi pozzi privati nei pressi della discarica" USL
- "Relazione geologica" del dott. Carlo Vergiato
- "Valutazione rischio d'esondabilità, approfondimento relazione idraulica" studio progettazione AISE
- "Relazione geologica preliminare" del prof. Maurizio Pellegrini
- "Studio geologico e territoriale per il progetto d'ampliamento della discarica 'La Balanzona'"
- "Relazione di compatibilità ambientale" Consorzio Intercomunale per lo Smaltimento dei Rifiuti
- "Relazione conclusiva" del prof. Pellegrini e ing. Mazza
- "Progetto e direzione lavori d'ampliamento della discarica 'La Balanzona'" Consorzio Intercomunale per lo Smaltimento dei Rifiuti
- "Progetto impianto di deodorizzazione" CISR
- "Ricorso presso il TAR di Parma da parte del comune di Soragna"
- "Parere pro-veritate" del prof. Roberto Massini
- "Osservazioni al progetto d'ampliamento della discarica 'La Balanzona'" Comitato civico contro la riapertura della discarica della Balanzona.


RINGRAZIAMENTI

Si ringrazia vivamente il Comune di Soragna per la gentile collaborazione.
Un ringraziamento particolare al Sindaco Dott. Garbi ed all'Assessore all'ambiente Andrea Fellini, grazie ai quali è stato possibile realizzare questa relazione.