Interviste ai membri della band

Ben Mize

Ben Mize, batteristaMolti patiti della strumentazione hanno chiesto una lista definitiva di tutti gli strumenti che usi.
Quando incido di solito preferisco usare una Rogers del '50 con grancassa da 20 pollici e tom da 13 e 16 pollici presi da una Ludwig del '60. Per certe cose uso anche una Leedy del 20 con grancassa da 28 pollici in pelle di vitello. Ho una buona collezione di belle batterie, niente di così esorbitante, tranne che per una vecchia Ludwig color mogano del 1924 che ho comprato per 50 dollari! Vado in tour con tutta roba della Ludwig: tamburi e accessori. Sto finalmente per prendere un nuovo kit dopo circa cinque anni. Forse rosso psichedelico. Non sono mai stato troppo fissato con l'equipaggiamento perché non me lo potevo permettere fino a qualche tempo fa, e il risultato è che non mi piace enfatizzarlo, perché non voglio perpetuare il mito del mercato secondo il quale i musicisti devono spendere i loro soldi su belle batterie per competere: il suono è nelle tue mani. Il solo prodotto dal quale sono arrivato a dipendere sono i grandi piatti, e amo la serie Constantinople della Zildjian.

Prima dei Counting Crows, con quali altre band hai suonato?
Ad Athens [Georgia] con Marlee Macleod, che ora è a Minneapolis e ancora scrive, incide e tiene un corso per cantautori. Una band chiamata Daisy, solo per pochi mesi prima di lasciarla ed entrare nei Counting Crows. Con Syd Straw per uno show. Lei ha vissuto ad Athens per circa un anno. Una specie di pesante cosa strumentale chiamata Clamp. Una band chiamata Greenhouse: quei ragazzi sono ancora lì ad Athens che scrivono e incidono. Ho cominciato ad Athens con una surf band chiamata New Invincibles.

Quali artisti consideri come tuoi mentori, idoli, ispirazioni e influenze?
John Lennon, un tipo genuino e conscio di sé che diceva le cose più semplici. Bob Dylan e la sua apparente ossessione per la scrittura come opposizione al voler essere scrittore. Vic Chestnutt di Athens per tutte queste ragioni insieme. I Nirvana, Willie Nelson e tutte quelle persone che lo fanno perché devono farlo, indipendentemente dal fatto che ci siano o no abbastanza persone che impazziscano ad ascoltarli. Daniel Johnston per la canzone: "True love will find you in the end". Suona come un discorso da premiazione, mi spiace…

Qualche piacere musicale inconfessabile? Nsync? Shakira? Slayer?
Non posso più dire Ozzy da quando ha lavorato alla sua maniera per riuscire simpatico a tutti. Credo di aver capito il grande pubblico un po' di più ora che tutti stanno parlando di lui e del suo show televisivo.

Qual è la parte più bella dell'essere in una band per te? Cosa ti piace o non ti piace di più di questo?
La parte più bella è poter pensare alla musica tutto il tempo e il fatto che questo sia un modo legittimo di spendere il mio tempo, non foss'altro perché vivo di questo. Se stessi facendo questo e contemporaneamente stessi lavorando da qualche altra parte, quella stessa cosa potrebbe essere considerata una perdita di tempo o una distrazione. La parte che meno mi piace è star lontano dalla famiglia, che sta diventando sempre più difficile man mano che questa relazione si consolida [Mize è da poco convolato a nozze]. Purtroppo sulla strada non ho nemmeno una piccola stanzetta per conto mio per lavorare o per passarci il tempo libero (e non sto parlando di camere d'hotel, parlo di un posto fisso dove tutte le mie cianfrusaglie stiano sparpagliate ovunque).

Che consiglio daresti agli aspiranti artisti?
Per quanto possa suonare noioso: credere in se stessi e a quello che si sta facendo. Non dipendere dall'approvazione esterna per la propria auto-stima. Sono felice adesso di non aver mollato quando a una band non piaceva il mio modo di suonare per ragioni stilistiche, anche se quando si è più giovani questo può sembrare tanto pesante quanto un "fai schifo". E non te ne liberi mai davvero - anche i musicisti super completi trovano situazioni in cui non sono all'altezza e non vengono ingaggiati, o cose del genere. L'autocritica, comunque, se non finisce coll'aumentare i dubbi su te stesso può condurti a lavorare più sodo e ad imparare quanto più puoi da ogni situazione. Sono contento di essermi tuffato in ogni situazione solo per suonare. Country, surf, qualsiasi cosa per imparare stili diversi e suonare con gente diversa. Perciò suggerirei di andar fuori e suonare. È davvero tutta una questione di relazioni alla fine: relazioni musicali, con la tua band o con il pubblico o tutto il resto. E si impara di più in un'ora dell'altra gente intorno, che standosene rinchiusi per qualche anno con un pubblico immaginario.

Riempi lo spazio vuoto: "Se non fossi il batterista di una band famosa, sarei…"
Un barista. Per le storie "caffeinate" delle persone, e perché mi piace fare lanci perfetti e avere tempo per pensare.

Adam una volta ha detto in un'intervista che quando ti sei unito alla band tu eri uno di quei batteristi che suonano davvero forte. L'approccio più soft dei Crows ha comportato per te un drastico cambiamento?
In realtà era il contrario. Non mi sono mai sentito a mio agio a suonare forte. Ma la band era così all'epoca in cui mi sono unito a loro ed era quello che ci si aspettava da me. Suonare forte o picchiare duro non è certo quello che facevo prima o faccio adesso per divertirmi.

Quale altro membro della band ha la maggiore influenza musicale su di te?
Adam, per la scrittura e la composizione a tutto campo, ma specialmente per il suo talento nelle liriche (che alla fin fine sono praticamente tutto quello che c'è).

Quale album dei Counting Crows ti piace di più?
August, probabilmente perché non ci ho suonato e così sono più capace ad ascoltarlo obiettivamente. E ho dei ricordi di me che lo ascoltavo prima di conoscere quelli che vi erano coinvolti.

C'è una canzone dei Counting Crows che ti piaceva molto e che non è finita su nessuno degli album? Cosa ti piaceva di essa e perché non è finita nei dischi?
Ce ne sono due. "Margery" [dreams of horses], una canzone che abbiamo provato per Satellites. Non era ancora stata incisa quando mi sono unito alla band, durante il tour di August. La suonavamo ogni sera, credo, programmando di inciderla per il prossimo album. Sognavo che diventasse un grande hit, la mia prima cosa alla radio, tant'è che ancora mi capita di pensarci. L'incisione non era abbastanza buona, ma sarebbe una bella cosa disseppellirla un giorno. Abbiamo fatto una canzone intitolata "Barely out of tuesday" all'inizio del tour di Satellites, sulla quale avevo delle speranze. Sono semplicemente sparite come credo è giusto che facciano le canzoni. Adam e Immy hanno fatto una grande cover durante queste registrazioni che spero venga fuori. Altrimenti, sarà una delle canzoni adatte a questa domanda fra qualche anno. Credo si chiami "Blues run the game" [canzone di Jackson C. Frank incisa anche da Sandy Denny].

Quale canzone dei Crows ti stanca di più dal vivo?
In che senso?… Devo ammettere che ci sono alcune canzoni che certe sere non sono così eccitato di vedere in scaletta, ma di solito è perché ho bisogno di una pausa da esse. Tuttavia, da un punto di vista fisico direi "A murder of one".

Qual è stato il concerto più memorabile?
Forse all'inizio del tour di Satellites. È stato al Greek Theatre di Los Angeles, pioveva e faceva caldo, ma la folla era in qualche modo più ispirata da questo invece di esserne frustrata e andarsene via. È stato un buon concerto, ma è diventato più memorabile perché il mio amico e compagno di band per un po', Johnny Hickman [chitarrista dei Cracker], è emerso dal pubblico per suonare con noi. Suonare con i Cracker ha significato tanto per me, e i miei rapporti con loro mi hanno portato a suonare con i Counting Crows, così mentre lui se ne stava sulla mia pedana a picchiare la sua Les Paul, o quella di Dan, sul mio ride [un piatto della batteria], esattamente come aveva fatto durante la mia breve parentesi con i Cracker, mi sono emozionato molto: lacrime di gioia o qualcosa del genere. Devo anche menzionare tutti gli show a cui sono venuti i miei genitori e gli altri. Forse i concerti possono sembrare un po' impersonali qualche volta, ma non quando qualcuno a cui ti senti vicino è là. E il mio pazzo nonno, che ci seguirebbe ovunque se potesse.

Ci sono canzoni in cui ritieni ci sia di più la tua firma?
"A long december". Con tutti i pensieri che ho messo dentro le parti di quell'album, quella è venuta fuori in maniera puramente istintiva e ha finito con l'essere la mia preferita. È lo stesso per "Goodnight L.A." su questo nuovo disco. Probabilmente sono le due che suonerei per prime ai miei nipotini.

Quando hai cominciato a suonare? Hai cominciato con la batteria, o ti sei fatto le ossa su un altro strumento?
Il piano, per breve tempo. Ma presto ho realizzato che la batteria si adattava al mio livello di energia e soddisfava il mio bisogno di attenzione.

Dove sei stato educato? Consideri la tua educazione fondamentale per la tua vita di tutti i giorni come musicista?
Non musicalmente. Ma ho finito il college. Mi è piaciuto il college e penso spesso all'università. L'educazione è fondamentale nella mia vita quotidiana come persona.

Cosa c'è attualmente nel tuo lettore CD?
Daniel Johnston, Bonnie Prince Billy, John Lennon, Plastic Ono Band, un cd di lezioni vocali ed ogni compilation che il mio amico Clay mi prepara esponendomi a roba come Daniel Johnston, Bonnie Prince Billy, John Lennon ecc.

 

Da CountingCrows.com , aprile 2002 - Traduzione di Gianni Festa

Torna all'indice


Vai alla homepage