Testo di Adam F. Duritz
Musica di Adam F. Duritz & Charles Gillingham

Album: This desert life, 1999
Durata: 3' 23''
Traduzione di Gianni Festa

 

Colorblind *

I am colorblind
Coffee black and egg white
Pull me out from inside
I am ready
I am ready
I am ready
I am...

Taffy stuck, tongue tied
Stuttered shook and uptight
Pull me out from inside
I am ready
I am ready
I am ready
I am... fine

I am covered in skin
No one gets to come in
Pull me out from inside
I am folded,
and unfolded,
and unfolding
I am...

Colorblind
Coffee black and egg white
Pull me out from inside
I am ready
I am ready
I am ready
I am... fine
I am....fine
I am fine

Cieco ai colori

Io sono cieco ai colori.
Nero del caffè e bianco d'uovo.
Tirami fuori da qui dentro.
Io sono pronto,
sono pronto,
sono pronto,
io sono…

...Impiastrato e con la lingua legata,
scosso fino alla balbuzie e preoccupato.
Tirami fuori da qui dentro.
Io sono pronto,
sono pronto,
sono pronto.
Io sto... bene.

Io sono coperto di pelle,
e nessuno prova ad entrare.
Tirami fuori da qui dentro,
sono piegato,
e non piegato
e ripiegabile,
io sono…

...cieco ai colori.
Nero del caffè e bianco d'uovo.
Tirami fuori da qui dentro.
Io sono pronto,
sono pronto,
sono pronto.
Io sto bene.
Io sto bene.
Io sto bene.

 

Significato

La canzone risale al periodo in cui Adam frequentava l'attrice Monica Potter: "Lei stette fuori città un paio di giorni e io scrissi 'Colorblind' a casa, pensando a quanto fortemente volessi essere tirato fuori da me stesso da qualcuno, credendo che ormai fossi pronto per qualcosa di diverso".

Curiosità

La canzone fa parte della colonna sonora del film di R. Kumble "Cruel intentions" (1999), con Sarah Michelle Gellar. Nell'incisione Adam suona anche i campanelli.

Note

* "Colorblind" in inglese sta anche per "daltonico", ed è così che all'inizio avevo tradotto il titolo della canzone. Dopo qualche discussione con i fan, mi sono deciso ad usare la locuzione "cieco ai colori", riconoscendo che renda decisamente meglio il significato della canzone.

Le 4 "canzoni dell'Ohio"

"Ho scritto il ritornello [di Mrs. Potter] dopo aver visto un film. Stavo vivendo la mia solita infatuazione senza speranza per un'attrice. Andai a casa e tutti stavano lavorando, così entrai nella sala del piano e cominciai a scrivere. Iniziai con la musica e le parole del primo ritornello. Poi mi fermai e mi dissi: 'Come posso scivere un'intera canzone su qualcuno che nemmeno conosco? Non mi porterà a niente, è un vicolo cieco. È automaticamente trito e falso'. Ma ero affascinato dall'idea, così mi chiesi cos'altro potessi fare. Beh, se volevo incontrare una persona che non conoscevo, avrei prima di tutto dovuto presentarmi. Così pensai che avrei scritto una canzone su tutto quello che mi era passato per la testa negli ultimi mesi: tutti i modi in cui mi ero sentito, com'era la mia vita, tutte le possibilità… e tutta quella sorta di romanzo che mi frulla in mente anche adesso. E ho centrato tutto intorno all'idea di parlare a qualcuno che fosse su uno schermo. Ho finito di scrivere la canzone e l'ho suonata per un mio amico. Il caso volle che lui conoscesse un amico di questa attrice e che gli parlasse di questa cosa. E un giorno, credo fosse un lunedì… la sera avremmo dovuto registrare 'Mrs. Potter'… quel giorno ricevetti una telefonata del mio amico che mi chiedeva se mi sarebbe piaciuto cenare con lei ed un altro quella stessa sera. 'Ti vuole incontrare, è totalmente affascinata dalla cosa della canzone, ma ti vuole vedere in una situazione confortevole'. Così noi quattro ce ne andammo a cena quella sera, e fu bizzarro. Andavamo perfettamente d'accordo: lei è davvero una gran ragazza. E mi disse: 'Così, com'è la storia con questa canzone?'. Ed io: 'Ho qui un nastro di me che la suono al piano. Però, se davvero ti va di sentirla, stiamo proprio per registrarla, ed è a solo mezzo miglio da qui'. Infatti dovevo cenare nelle vicinanze per poter tornare presto al lavoro. Non appena fossi tornato avremmo cominciato. E così lei, il suo amico, il mio compare e io entrammo nello studio, ed io dissi a tutti: 'Hey, questa è la signora Potter. Incideremo la canzone adesso!' Loro mi guardarono come fossi matto, perché non sapevano ancora le loro parti, ma io dissi a tutti di star zitti e incominciammo. E in principio tutti entrarono insieme nella stanza e la suonammo per la prima volta come una band. Finii di cantarla e andai a parlare con Dennis. Gli chiesi: 'Dov'è…?'. 'È fuori che piange'. Lei mi disse: 'Questa è la cosa più carina che qualcuno abbia mai fatto per me. Ma non voglio ascoltarla qui fuori. Posso venire nella sala del piano con te? Mi sento strana a sedere fuori, di fronte a tutta questa gente'. Così venne al piano con me e continuammo a suonare, ed era terribile: tutti stavano suonando per conto proprio. In seguito, lei stette fuori città un paio di giorni [Monica era andata in Ohio a trovare la famiglia], e io scrissi Colorblind a casa, pensando a quanto fortemente volessi essere tirato fuori da me stesso da qualcuno, credendo che ormai fossi pronto per qualcosa di diverso. Poi, non la sentii per quattro giorni, e scrissi Four days sul sentirsi male, sul volere che accada qualcosa di meglio e sul calmarsi per non crollare. E alla fine lei chiamò, e facemmo questa lunga chiacchierata, ed io mi sentii come se avessi avuto sedici anni. Così le dissi: 'Questo non ti ricorda quelle telefonate di quando avevamo sedici anni ed eravamo così eccitati mentre parlavamo con qualcuno distesi sul letto?'. Io stavo giusto lavorando a una canzone, e dissi alla band che ce l'avevo, sapevo come avrebbe dovuto suonare, e ogni cosa era già al suo posto nella mia testa. Andai al piano e scrissi Kid things, nascosta alla fine dell'album, che parla proprio di queste cose. E questa fu l'ultima canzone che scrissi per il disco. Un po' di tempo dopo stavamo lavorando su Mrs. Potter, e sembrava proprio merda. All'epoca la stavo vedendo, ma la canzone 'Mrs. Potter' puzzava. Tutte le sovraincisioni che avevamo fatto e il resto, era tutto cattivo. Ero a casa sua un giorno, e lei stava ascoltando una registrazione di questa canzone, ed io la trovavo stupenda. Quando le chiesi dove l'avesse presa mi disse che la prima volta che era venuta, nell'andar via Dennis le aveva dato la cassetta di una delle incisioni di quella sera. La estrassi, la guardai: era l'incisione numero quattro. La feci ascoltare a tutti e ci meravigliammo di aver dimenticato di averla registrata. Ci stavamo arrovellando con il sound in ogni stupido modo, snaturando la canzone. Ci bastò fare il master con questa piccola cassetta, mettere qualche sovraincisione da altre tracce e lasciare che Dan ci suonasse sopra le armonie… Ed essenzialmente era l'incisione numero quattro!". - A.D.


 

INDICE delle CANZONI

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