Art for Art's Sake
Folio ufficiale del Movimento Estetico Moderno
Avvertenza per i gentili lettori
A causa dell'impossibilità di aggiornare il sito "Art for Art's Sake", il folio ufficiale del Movimento Estetico Moderno continuerà a vivere e a diffondere le sue idee direttamente dalle "Pagine di Coventry". La presenza di nuovi collaboratori e la linfa vitale della sincerità non tarderanno a dare i succosi e aspri frutti del successo.
Coventry
Simbolo e macchie dell'anima: Egon Schiele
"Era da Novembre che pensavo di scrivere qualcosa su Egon Schiele: sono stato sempre affascinato da quei disegni, senza spiegarmi il perché. Rispecchiavano qualcosa di me, e ancora non avevo compreso che il rapimento scaturiva esattamente da questa strana forma di confronto. Purezza e peccato trasudavano da ogni tratto apparentemente scarno e insignificante: le strade e i vicoli dell'anima."
Premesso ciò, valutare l'arte di Egon Schiele significa innanzitutto penetrare l'opera attraverso la quale l'autore si esprime: e in questo caso, trovandoci dinanzi a una mole spropositata di autoritratti, non possiamo far altro che rimandare la nostra attenzione alla personalità dell'artista. Molteplici potrebbero essere le risposte di carattere psicologico atte a spiegare il presunto "narcisismo" di cui era afflitto Schiele, e nessuna di queste porterebbe a valide o definitive conclusioni: lo studio del proprio corpo, delle espressioni e della gestualità, affrontato con tecnica e, paradossalmente, spregiudicata malizia, induce a pensare a come in realtà Schiele abbia avuto la capacità di…graficizzare l'anima dell'estetismo: ovvero, redivivo Dorian Gray, ha lasciato che i suoi autoritratti parlassero di se stesso, mostrandolo senza pudori come uno specchio non avrebbe mai potuto.
Se il giovane Schiele avesse ritratto se stesso in modo accademico, secondo i canoni e i rigori del tempo, probabilmente a tutt'oggi conserveremmo un unico disegno raffigurante questo pittore austriaco dai modi "dandy": l'esistenza di più autoritratti testimonia la necessità di "fermare" se stesso sul foglio con le pose e le espressioni più grottesche, modificando in gran parte la fisionomia, tale da rendere la somiglianza difficilmente rintracciabile.
Con tale premessa, sembra che le distanze dal credo wildiano siano tali da scoraggiare qualsiasi forma di raffronto, ma solo apparentemente è così: l'estetismo pone nel "nascondimento" il proprio punto di forza, naturalmente, solo una volta oltrepassato il simbolo.
Chiunque senta la necessità, peraltro ingiustificata, di andare oltre, lo fa solamente a proprio rischio e pericolo (parafrasando un verso della "Preface" di Oscar Wilde), ma così come ne "Il ritratto di Dorian Gray", i sinistri significati, le tragiche conclusioni, le amare verità coronano il senso ultimo di vite e sistemi che dell'estetismo erano cultori.
Ne è prova la stessa vita di Wilde, improntata all'Arte, e terminata in sublime, decadente tragedia, e le "macchie d'anima" di Schiele, che parlano di tutta la sua vita interiore.
Un narcisismo scomodo, lontano programmaticamente dal decorativismo klimtiano, piuttosto proteso, con le sue figure ridotte all'osso, i fondali neutri, le angolazioni inusuali, a conferire spirituale solitudine al soggetto raffigurato, circondandolo di un'aura di solenne importanza.
Schiele ha brutalmente mostrato lo scheletro dell'estetismo, il suo ultimo approdo…ma aspettate! Non si dimentichi Arthur Beardsley (1872-1898) e il suo modo elegante di suggerire solamente gli indizi per andare oltre…a proprio rischio e pericolo…?
Coventry
Il valore della poesia
Questo non è un articolo: è una pretesa; la pretesa di dire la verità. La verità cerca sempre grandi piazze affollate; la voglia di comunicare supera il timore di sembrare vacuo o ripetitivo. Non ho timori del genere, ma comunque ho una grande voglia di comunicare; per questa ragione scrivo poesie e ogni tanto qualche racconto. Mi riesce difficile resistere alla tentazione di mettermi in discussione, e provo a superare me stesso capendomi; ma capire me stesso risulta una schiavitù di me stesso. Eppure devo farlo, e con l'unico mezzo che ho a disposizione: la scrittura. La parola è una sorta di ossessione inguaribile. Al di là del suo significato, la parola è un'esistenza indipendente da ciò che la lega al nostro mondo che noi chamiamo significato.
La poesia ha il valore di creare i significati e non di rafforzare quelli già accettati. Il poeta accetta la sfida di ricreare una condizione metalinguistica; anzi, direi una metafisica dotata di un suo proprio linguaggio.
I contenuti della poesia variano da lettore a lettore. ''La Bellezza è una forma di genio, anzi, è più alta del genio[...]ma almeno non è così superficiale come il Pensiero'; queste parole di Wilde sono suscettibili di svariate interpretazioni, ma credo che pensare ad un Wilde avverso alle riflessioni sia molto riduttivo. Forse è il rapporto tra arte e pensiero l'oggetto di queste affermazioni; o un'attacco contro l'eccessivo tardoromanticismo imperante alla fine dell'Ottocento. Tutto ciò è comprensibile; ed è encomiabile il gesto forte di Wilde contro la banalizzazione dei contenuti di un'opera d'arte. Romanzi come ''La signora delle camelie' di A.Dumas mortificano l'importanza della sfera dei contenuti di un romanzo; una trama storicamente convenzionale e quindi non di certo bella, e una condizione emotiva stilizzata creano la sensazione di un'assenza di significati. Wilde era attento a tutto ciò: rivendicava una maggiore attenzione al dato estetico; fare di un'opera d'arte un momento di bellezza e non una velleità filosofica.
Il significato di un'opera d'arte è inevitabile; creando un'opera d'arte in cui ci sia la propria umanità risulta evidente una propria condizione rispetto al mondo circostante. Si finisce per dare una propria interpretazione di ciò che compone l'anima degli uomini, o della società.
Bisogna scegliere tra un classicismo nostalgico ed un classicismo nuovo; nel primo caso basta semplicemente riprendere il passato più illustre mentre nel secondo caso l'elaborazione diventa sicuramente più complessa. Come possiamo ignorare ciò che esiste oggi? E' davvero necessario negare tutto ciò che è nuovo? Lungi da me un ottimismo tecnocratico, ma in quanto poeta sento la necessità di decifrare quello che mi circonda, rendendomi conto che questa mia analisi, in quanto artistica, deve essere libera da qualsiasi fine sociale:''Tutta l'Arte è perfettamente inutile'. Un paradosso wildiano? Una provocazione irriverente? Forse è la presa di coscienza di quanto l'arte non possa e non debba cambiare le coscienze umane in un senso sociale.
La poesia come preghiera, nel senso più ipnotico della parola; un testo che, oltre al significato, abbia anche la capacità di concentrare la mente del lettore, rendendo possibile una riflessione su qualcosa che sia anche diverso dal senso della poesia.
È più profondo il pensiero in sè o qualcosa che stimoli la mente umana, pur non avendo un significato decodificabile?
Un aspetto ipnotico èla bellezza estetica di una poesia; curandola in un modo approfondito è possibile renderla un significato a sé, la cui forza evocativa riesca a concentrare la mente del lettore su un certo pensiero, che potrebbe essere presente nella sua anima anche prima della lettura; quindi religiosità non dogmatica ma profondamente interiore.
La mia pretesa di dire la verità finisce qui.
Alessandro Zampino
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