Poetico intento

 

Quattro anni di poesie, lasciando debito spazio a un romanzo ancora incompiuto. Quattro anni per cambiare senza approdi, al fine di sperimentare ancora nuove forme di vitalità artistica. Qualche breve racconto lasciato per sempre nei cassetti, espressione di momenti dimenticati per sempre, in bene e in male. Un pugno di fogli, di quelli per fotocopia, con tratti a penna o a matita di me stesso: autoritratti allo specchio adatti per le notti insonni.

Molteplici espressioni per un solo intento: gustare poesia, anche se presentata su tela o sommersa nel marmo. E' il momento a consigliarmi cosa prendere, se la penna, il pennello, o il violino: si tratta di una necessità d'espressione creativa, insopprimibile e primigenia, istintiva e selvaggia.

Così nasce dalle profondità dell'anima, fuoco demonico: con spirituali movenze prende forma, gentile e sofisticato, ponderato e decadentemente terso, in questo magico equilibrio dinamico tra istinto e concetto. Prede di questo incantesimo, condizioni d'animo e sentimenti, situazioni vissute o percepite di rimando, e quant'altro possa prendere forma in quell'agenda che porto sempre con me.

Erano tempi di dolce romanticismo, all'origine del primo ciclo di poesie "Elegie d'amore": una modesta raccolta di componimenti ovidiani diede lo spunto e il coraggio di riproporre, attraverso moduli metrici aggiornati, temi e figure appartenenti alla dolcezza e alla solennità del lirismo classico. Di quei momenti sofferti e della poesia scaturita come delirio in pomeriggi votati alle attese vuote e alle false speranze, Coventry scriveva nella prefazione alle "Elegie d'amore":

"Se le Elegie di Coventry vi appaiono sterili, o peggio, stilisticamente formali, avrò fallito miseramente: se al contrario considererete lo stile come migliore mezzo espressivo per esaltare un sì grande sentimento e l’uso di termini poetici vagamente arcaici come recupero del mondo classico in qualità di supremo cantore dell’Amore in ogni sua forma, allora il mio lavoro avrà giusto riconoscimento e io stesso sarò soddisfatto per avervi donato almeno un alone delle mie sensazioni..."

Maturava, comunque, il momento della conversione, per giungere a risultati più consapevoli e incisivi: il fascino del decadentismo iniziava a dare i suoi contributi. Segno distintivo di tale superamento fu la seconda raccolta di poesie, ovvero i "Romantici Notturni", di cui Coventry scriveva, nella prefazione dell'opera:

"Dopo l’introduzione elegiaca, in parte consacrata alla sperimentazione, è l’ora di riaprire i cancelli della notte per contemplare l’infinito e perdersi in dolci e inquietanti sensazioni. Rimane il ricordo come molla scatenante, ma lo sfondo è ora diverso: l’impronta preromantica è visibile nella maggior parte dei componimenti, sempre dando importanza alla componente decadente, sapientemente mescolata a dolci immagini scaturite da rinnovato spleen e incoffessato languore.[…] Sembrava che, svanite le premesse di un idillio amoroso o chissà cosa, potesse rimanere solo la divertita e un po’ amara esperienza da ricordare nei giorni futuri: ma così non è stato, e nuovamente scrivo di quello che a me è più caro. Quasi come aver acceso una miccia senza fine, questo è il mio viaggio del poeta fra gioie e pene improvvise, senza conoscere soste o ripensamenti. Come posso ritornare sui passi di ieri? La strada rimane aperta: non resta che percorrerla."

Continuare a scrivere rendendo sempre più salde le nuove tematiche e le relative forme espressive non fu che un passaggio obbligato: la trasformazione, completamente attuata, è riscontrabile nel nuovo capitolo poetico "Notturni solitari", dove spesso le tinte forti e, non a caso, violente, determinano la "cosidetta discesa dai Campi Elisi", come nota Coventry con una nota di ironico dispiacere…

Dopo una pausa forzata, dovuta innanzitutto a impegni urgenti ma anche a un travolgente flusso di emozioni di cui si è preferito godere senza lasciarne traccia scritta, l'attenzione si è rivolta alla riabilitazione dei "vuoti formalismi" attraverso riempimento con nuovi significati e neologismi coniati appositamente per la tematica prescelta, nonché all'ampliamento delle situazioni analizzate poeticamente, restringendo il campo d'azione del ricordo e concedendo spazio all'eterospezione, ovvero una ricerca poetica scissa dalla propria soggettività. Da queste premesse, l'intimità si carica spesso di sfumature spiritualiste; a tale riguardo, la prefazione di Coventry alla raccolta "Momenti", non lascia spazio a dubbi:

"Tra odio e amore, una lotta continua di sapore manicheo, in nome di un dualismo che mai troverà pace. E su questo campo di battaglia sembra che io sia l’unico immortale, che continua a combattere e fuggire nonostante abbia già versato tutto il suo sangue sui cadaveri di chi pretendeva una vittoria finale e duratura. Momenti di questa battaglia, quindi, che ancora impazza da qualche parte, ma che non ha più ragione di essere narrata."

Viaggi e una nuova agenda porteranno a termine il capitolo che non ho ancora terminato, del quale, per ora, mi riservo di scrivere.

 

 

 

 

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