produzione
EDIZIONI
IGNAZIO MASCAGNA
CAPRAROLA
a
cura di Luciano
Passini
in
collaborazione con:
Assessorato cultura, turismo e ambiente
Centro Studi e Ricerche di Caprarola
1998
PREMESSA STORICA
Nei pressi dei monti Cimini, in uno scenario naturale molto suggestivo, che
spazia tra la campagna romana ed i monti dell’Appennino centrale, si è
formato il primo nucleo abitativo di Caprarola (520 m.l.m.), sopra un banco
tufaceo di origine vulcanica compreso tra due profondi valloni e contornato da
imponenti foreste di faggio, di cerri, di castagni e di querce; in un ambiente
naturale stupendo e quasi incontaminato, tra monti boscosi, valli e lago (la cui
altitudine di 507 metri sul livello del mare ne fa il più alto lago vulcanico
d’Italia),
Questa
cittadina raggiunse il massimo del suo splendore nell’arco di tutto il XVI
secolo quando, la nobile famiglia dei Farnese - della quale fecero parte papa
Paolo III, il grande mecenate cardinale Alessandro Farnese, il valoroso
condottiero duca Alessandro Farnese ed infine Elisabetta Farnese regina di
Spagna - la inclusero tra i territori del Ducato di Castro e Ronciglione, creato
nel 1537 proprio da Paolo III a favore di tutta la sua discendenza. Il paese di
Caprarola fu scelto come residenza di villeggiatura prima dal cardinale
Alessandro e poi dal nipote cardinale Odoardo.
In epoca etrusca la parte alta dei Cimini era coperta
da foreste inesplorate che per secoli rappresentarono un baluardo
all’espansione della cività romana. In quel periodo - probabilmente - la zona
era abitata da sparuti gruppi di pastori che riunendosi costruirono piccoli
tuguri in modo da formare il nucleo originario del Borgo di Caprarola.
Il
primo documento noto che riguarda Caprarola è una pergamena del 1223 e nel 1275
il paese si trovava sotto il dominio degli Orsini i quali avevano un castello
del quale rimane soltanto una parte di torre. In quei tempi iniziò la lunga
dominazione della famiglia di Vico, Prefetti di Roma, che possedevano un
castello sulle rive del lago omonimo.
Il paese fino al 1400 continuò ad espandersi
divenendo un centro abitato conosciuto.
Nella lotta fra i di Vico, gli Anguillara, gli Orsini
ed i della Rovere, il paese si trovò spesso esposto a gravi distruzioni,
soprattutto quando fu espugnata definitivamente la rocca dei di Vico. Nel 1450,
sotto il dominio degli Anguillara, fu costruito un nuovo imponente castello il
quale - dopo essere stato completamente trasformato in elegante palazzo - passò
ai Riario quando questa famiglia ottenne il Vicariato della zona. Nel 1504 i
Riario cedettero ogni loro diritto al card. Alessandro Farnese (Paolo III) e
sotto il dominio di questa munifica e potente famiglia cominciò per Caprarola
quel periodo storico che la pose per nobiltà e per arte fra i più progrediti
paesi del Lazio.
Il card. Alessandro Farnese (nipote di Paolo III),
venuto a sua volta in possesso di Caprarola, incaricò l’architetto Jacopo
Barozzi da Vignola di costruirvi un grandioso palazzo ed una meravigliosa villa
sulle fondamenta di una rocca medioevale
pentagonale, progettata da Antonio da Sangallo ed iniziata intorno al
1530 per volere del nonno Paolo III. Il Vignola adempì meravigliosamente al suo
compito riuscendo a creare il suo capolavoro; egli seppe associare con perfetta
aderenza le bellezze del paesaggio circostante con l’invenzione architettonica
in modo da ottenere un’opera che per la sua originalità ed imponenza non ha
eguali.
Contemporaneamente alla costruzione del Palazzo,
tutto l’assetto urbanistico di Caprarola venne trasformato in funzione di una
nuova grande strada di accesso sopraelevata, in asse con il Palazzo, chiamata
“via Diritta”.
I
Farnese e la loro prestigiosa Corte diedero grande impulso ad ogni attività
locale portando nuova vita alla piccola cittadina, ove sorsero eleganti palazzi
ed artistiche Chiese.
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Al principio della via Filippo Nicolai fu costruito
il palazzo Gherardi, oggi sede del
Municipio, fu ristrutturato il castello
dei di Vico per essere utilizzato come Cancelleria, e nei pressi fu
costruito il palazzo Sebastiani ove
nel 1740 alloggiò Carlo Edoardo principe di Galles e nel 1809 Carlo Emanuele IV
re di Sardegna. Vicino alla Chiesa
Collegiata di S. Michele Arcangelo ed al medioevale palazzo Riario si trova il palazzo
Pettelli ove nel 1700 alloggiarono Giacomo III re d’Inghilterra e la
regina Clementina. Proseguendo lungo la via principale, in una piazza abbellita
da una elegante fontana, si trova il palazzo
Restituti e più avanti il vignolesco Ospedale
di S.Giovanni Evangelista. Tra le Chiese più artistiche di Caprarola sono
da citare, oltre alla medioevale Chiesa
di S.Maria Assunta, inglobata nell’ex castello dei di Vico, alla
rinascimentale Chiesa di S.Marco ed
alla seicentesca Chiesa della Madonna
delle Grazie:
-
la Chiesa di S. Silvestro e S.Teresa.
Facente parte del Convento dei frati Carmelitani, risale agli inizi del XVII
secolo. All’interno si trovano importanti tele tra le quali la pala d’altare
realizzata da Guido Reni nel 1623;
-
la Chiesa della Madonna della
Consolazione. Risalente agli inizi del XVI secolo è ricca di preziose tele.
Una spiccata originalità riveste il soffitto a cassettoni dipinto ove sono
scolpite scene e figure sacre. Di notevole interesse anche il portale
d’ingresso in legno, ricco di bassorilievi;
-
la Chiesa di S.Rocco (XVI secolo),
ricca di affreschi, stucchi e dorature, con un bel soffitto a cassettoni
dipinto. Viene utilizzata come Sacrario militare dei caduti.
Nel 1660 la Camera Apostolica tornò in possesso del
Ducato di Castro e quindi Caprarola entrò a far parte dell’organizzazione
amministrativa e civile dello Stato Pontificio. Questo fatto causò una lenta
decadenza che si protrasse fino al secondo dopoguerra allorquando il Presidente
della Repubblica Luigi Einaudi scelse il Palazzo Farnese come propria residenza
estiva. Tale avvenimento pose le basi per una certa ripresa sia economica che
sociale del paese.
IL
PALAZZO FARNESE
La prima notizia documentata di una ripresa dei lavori per il Palazzo risale al
1555. Il Vignola non si limitò alla continuazione di una struttura già
stabilita dal Sangallo, ma eseguì una rielaborazione del tutto originale.
Questo fatto comportò numerose innovazioni architettoniche.
Artisti di notevole valore lavorarono, negli anni,
alla realizzazione di quest’opera: i fratelli Zuccari, Antonio Tempesti,
Raffaellino da Reggio, Giacomo del Duca, Giovanni De Vecchi, Jacopo Bertoia,
Giovanni Antonio da Varese, ecc.; tutti sotto la guida di grandi letterati tra
cui Annibal Caro. I lavori furono terminati intorno al 1575, anche se continue
modifiche ed abbellimenti si susseguirono per oltre un cinquantennio.
Il
complesso del Palazzo Farnese (compresi i giardini), si sviluppa su di una
superfice totale di circa 18 ettari. L’edificio si compone di cinque piani
(compresi i sotterranei) ed è circondato da un largo fossato. Ha una forma
pentagonale ed un cortile interno circolare. A ricordo dell’originaria
destinazione a fortezza, quattro angoli sono rinforzati da bastioni che
terminano a terrazza all’altezza del Piano Nobile, mentre il quinto ha un
torrione che sovrasta il tetto.
Al
palazzo si accede mediante una doppia scalea le cui rampe prima sono divergenti
e poi convergono verso il portone principale che si trova al piano rialzato. Al
vasto piazzale antistante si sale mediante due scalee semicircolari. Da questo
piazzale, mediante un portone chiamato “del
Facchino” si accede nei Sotterranei
ove sono una grande quantità di locali, scavati nel tufo, adibiti a dispense,
cucine, tinelli, forni, granai, mulino, ecc.
I
piani del palazzo prendono il nome da chi li utilizzava e le stanze che li
compongono dai soggetti che vi sono affrescati, pertanto si trova: il
Piano dei Prelati, composto da varie stanze - i cui affreschi risultano
effettuati intorno al 1561-1562 - tra cui il Salone d’Ingresso, dal quale ci si immette nel cortile, nella Scala
Regia e nella stanza circolare detta Prima
Guardia. Nel Cortile Interno,
abbellito da eleganti affreschi con una serie di stemmi araldici appartenenti a
famiglie imparentate con i Farnese, si trovano gli ingressi alle altre stanze
del Piano dei Prelati suddivise in due appartamenti ricchi di
affreschi, stucchi e grottesche chiamati Appartamento dell’Estate (la cui stanza principale è la Sala
di Giove) e dell’Inverno (la cui stanza principale è la Sala dei Cigni).
Da questo piano si passa al soprastante Piano Nobile mediante la Scala
Regia. Trattasi di una scala elicoidale realizzata in peperino con trenta
colonne doriche binate. Questo capolavoro di architettura, progettato dal
Vignola, termina con una volta completamente affrescata.
Sul secondo
ordine di porticato, che segue le linee di quello sottostante, vi sono gli
ingressi a tredici sale: la Sala
d’Ercole, ove cinque grandi finestroni si aprono su un panorama
bellissimo. La volta è dipinta con vari fatti relativi alla mitologia di
Ercole, nonchè alla leggenda della nascita del lago di Vico. In altri riquadri
delle pareti si vedono le scenografie delle città principali dei Ducati
farnesiani. Addossata alla parete di destra si trova una bellissima fontana in
mosaico. Proseguendo si accede alla Cappella
circolare la cui volta è dipinta con scene tratte dalla Genesi. Sulla parete
sono dipinti gli Apostoli e dietro l’altare è affrescato Gesù deposto dalla
croce. La sala successiva è chiamata dei Fasti
Farnesiani in quanto sulla volta e nelle pareti, tra stucchi e fregi, sono
raffigurate le imprese storiche, politiche e familiari dei Farnese. Segue l’Anticamera
del Concilio di Trento l’iconografia della quale è dedicata al
pontificato di Paolo III.
Dopo questa
sala inizia la zona privata del Piano Nobile, i cui ambienti risultano
affrescati soltanto nelle volte. La Camera
dell’Aurora veniva utilizzata dal Cardinale come camera da letto
nell’appartamento d’estate.
Segue la Camera
dei Lanifici dalla quale si accede al giardino dell’estate mediante un
ponte. La stanza successiva viene chiamata della
Solitudine o dei Filosofi. Proseguendo si trova la Stanza del Torrione, così chiamata perchè è posizionata
all’interno del bastione che
funge da torre.
E’ l’unico
ambiente, in tutto il Palazzo, ad avere un soffitto in legno a cassettoni con
dei bassorilievi dorati che rappresentano le imprese araldiche e lo stemma del
card. Alessandro Farnese. E’ adiacente alla sala da pranzo chiamata Camera
della Penitenza. Segue la Camera dei
Giudizi, dalla quale si passa al giardino dell’inverno mediante un ponte.
L’ultima stanza degli appartamenti privati è quella dei Sogni ove è dipinto il sogno di Giacobbe. Da questa si passa
alla Sala degli Angeli la quale, per
alcuni curiosi effetti acustici, viene chiamato Sala dell’Eco. Nella volta e nelle pareti sono dipinti eventi
miracolosi che hanno per protagonisti gli angeli.
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Segue la Sala
del Mappamondo, così chiamata perchè vi sono dipinti argomenti riguardanti
l’astronomia e la geografia. Nella volta è affrescato il sistema stellare,
con le figure dello zodiaco. Sulle pareti sono dipinte le carte geografiche di
tutti i continenti a quel tempo conosciuti. Gli affreschi di questa sala furono
eseguiti tra il 1574 ed il 1575, concludendo così il ciclo pittorico del Piano
Nobile.
Agli altri due piani, chiamati dei Cavalieri e degli
Staffieri, si sale mediante delle piccole scale a chiocciola ricavate
all’interno dei muri del cortile e venivano utilizzati dalla Corte, dalla
servitù e dagli ospiti.
Dalla
Camera dei Giudizi si accede al Giardino
dell’Inverno e dalla Camera dei Lanifici a quello dell’Estate.
Questo primo ordine di giardini è composto da due grandi ripiani sopraelevati,
ripartiti in riquadri da siepi di bosso. Vi sono alcune fontane; la più
spettacolare delle quali è la grande Grotta
dei Tartari con un laghetto interno abbellito da stalattiti e stalagmiti.
Dai Giardini Bassi, percorrendo magnifici viali alberati, si giunge al primo
ripiano dei Giardini Alti ove nel
mezzo vi è la fontana del Giglio dal centro della quale, scaturisce un altissimo
getto d’acqua. Una larga scalinata, nel mezzo della quale è posta una Catena
di Delfini in peperino, conduce al secondo ripiano ove la fontana
dei Fiumi si trova alla congiunzione di due scalee semicircolari che portano
al terzo ripiano. Questo è circondato da alte Cariatidi;
piccole fontane in peperino con cavalli e mostri marini, si trovano nei riquadri
composti dalle siepi. Nel centro si innalza la Palazzina (ove recentemente ha soggiornato il principe di Galles nel
corso di una sua breve visita). Realizzata tra il 1584 ed il 1586, il suo
progetto viene attribuito a Giovanni Antonio Garzoni da Viggiù, mentre al
siciliano Giacomo del Duca viene attribuita la sistemazione di gran parte dei
giardini.
Salendo una
doppia scala, con un parapetto abbellito da Tritoni in peperino, si accede
all’ultimo ripiano il quale è composto da una vasta platea, al centro della
quale si trova una elegante fontana in marmo. Seguono, a varie quote, dei
ripiani che un tempo erano pieni di fiori. Un lungo viale centrale, porta all’Emiciclo
delle Ninfe che segna il termine del ciclo di fontane.
Gli orari delle visite al palazzo sono:
·
dal 1° novembre al 28
febbraio: dalle ore 9 alle 16
·
dal 1° marzo al 15 aprile:
dalle ore 9 alle 16:30
·
dal 16 aprile al 15
settembre: dalle ore 9 alle 18:30
·
dal 16 settembre al 31
ottobre: dalle ore 9 alle 16:30
Gli orari delle visite ai giardini sono:
·
feriali: alle ore 10, 11,
12 e 15
·
festivi: alle ore 10:30, 12
e 15
- UFFICIO CUSTODI - Tel. 0761/646052
RISERVA NATURALE LAGO DI VICO
A
circa 2 km dal paese si trova il lago di Vico, il quale fa parte del sistema dei
Parchi e Riserve Naturali della Regione Lazio. Nel 1982, la creazione della
Riserva Naturale fu dettata dalla necessità di proteggere e valorizzare
ambienti ed equilibri naturali di fondamentale interesse. Si estende per circa
3.300 ettari e comprende vari ecosistemi di grande valore naturalistico quali
quello palustre, quello boschivo e quello lacustre.
Un notevole interesse
naturalistico presentano la flora e la fauna esistenti nel comprensorio della
Riserva, la quale è opportunamente attrezzata ed organizzata per la ricezione
turistica.
-
UFFICI RISERVA NATURALE - Tel. 0761/647444