L’utilizzo della parola “moderno” all’interno del contesto in cui ci stiamo per inserire non è legato a un concetto di cronologia, ma è del tutto atemporale. Con moderno si definisce un modo di porsi rispetto al mondo, in particolare rispetto al mondo che cambia e per riconoscere la modernità di un atteggiamento rispetto a un altro dobbiamo servirci di due importanti concetti che sono il concetto di CRISI e il concetto di VALORE NUOVO. La migliore definizione di modernità è riconosciuta al sociologo francese Jean Baudrillard, il quale sostiene che “modernità è ciò che trasforma la crisi in valore”. Per comprendere meglio questo concetto facciamo un esempio: la rivoluzione industriale con le sue innumerevoli scoperte modificò in modo sostanziale il modo di vita delle persone. Queste complesse trasformazioni generarono una crisi per gli artisti dell’epoca, che si scoprivano incapaci di rispondere a questi grandi cambiamenti. La crisi durò quasi un secolo e le risposte arrivarono solo nei primi anni del secolo successivo: in pittura nel 1907 con “Demoiselles d'Avignon” di Picasso e in architettura nel 1926 con l’ultimazione del Bauhaus. Alla società industriale e alle sue crisi si rispose con un’architettura non più legata a schemi tipologici prefissati, ma una libera e funzionale disposizione dei corpi; alle strutture continue si sostituirono sistemi puntiformi e la trasparenza divenne l’elemento catalizzatore di tutto il sistema.
Oggi si ripropone il medesimo problema di fronte ai numerosi cambiamenti avvenuti nella nostra società e gli artisti come gli architetti sono alla ricerca di un'estetica adeguata alle modifiche che sono state apportate alla società dalla rivoluzione “informatica”. Per comprendere al meglio i cambiamenti che stanno avvenendo in architettura è necessario fare alcune considerazioni sul mondo della comunicazione e sui cambiamenti che sono avvenuti durante gli anni in questo settore. I messaggi dell’era industriale erano messaggi “assertivi” e cercavano di dimostrare le qualità e la bontà dei prodotti; il messaggio dell’era informatica è un messaggio “traslato” che rimanda a un’associazione, a una metafora, spesso senza descrivere il prodotto nelle sue qualità poiché se ne da per scontata la bontà e l’efficienza. Si è passati dall’oggettività del messaggio alla soggettività in una società in cui sull’informazione ha un ruolo fondamentale, in cui si richiedono sistemi sintetici, figurativi e quindi anche metaforici, per far giungere a destinazione quanto prima l’informazione stessa, considerando anche il volume di informazione circolante. In architettura avviene più o meno la stessa cosa: l’architettura industriale (movimento moderno), aveva il problema di dimostrare la funzionalità del prodotto e l’immagine che ne derivava era la conseguenza di questa funzionalità. Tutto era regolato da logiche oggettive e quello che veniva fatto era fatto così perché funzionava: oggi l’architettura non si pone più il problema di dimostrare che ciò che viene fatto funzioni poiché si da per scontato che il prodotto sia funzionale, e tutto l’interesse s’è spostato verso l’informazione. L’edificio dell’era informatica deve comunicare sinteticamente attraverso metafore e figure che sono però soggettive: nascono così edifici come il museo della scienza di Piano ad Amsterdam che da l’idea di una nave incagliata fra le banchine del porto, o il museo ebraico di Libeskind a Berlino che rimanda a una stella di David aperta e induce a una riflessione sulle vittime dell’olocausto, o il museo Guggenheim di Bilbao di Gehry che come una moderna cattedrale diviene simbolo della comunicazione, o la mediateca di Sendai di Toyo Ito che ripropone il movimento dei flussi all’interno della società contemporanea, o il museo Kiasma di Steven Holl a Helsinky che ripropone la sovrapposizione dei nervi ottici nel cervello, o gli innumerevoli edifici che si propongono nel panorama architettonico attuale.
Dal punto di vista delle arti l’informazione si trasmette in coscienza estetica e il problema diviene come incorporare il mondo dell’informazione all’interno del proprio bagaglio di ricerca. Da una parte l’architettura di oggi vive del fatto che è coinvolta nell’informazione ma è anche veicolo di essa e per questo ne risente a 2 livelli, uno interno e uno esterno (come un guanto che si risvolta): Marsupiale è quindi la capacità del prodotto di essere esso stesso informazione con la capacità critica di essere consapevoli di questo.
L’architettura della modernità tra crisi e rinascite di Cesare de Seta
http://www.archimagazine.com/ldeseta.htm contiene la recensione l'introduzione al libro
L'età inquieta: alla ricerca della nuova modernità. Di Antonio Cacciola
http://web.tiscali.it/Architettura_Amica/afcPagNuovo/modernov01.html
un articolo sui tratti essenziali dell'identità dell'architettura contemporanea.
La nascita della modernità, palazzo Forti, Verona
http://www.palazzoforti.it/Modernita/home.html con una piccola mostra virtuale sul web