Approfondimento a "NUOVE SOSTANZE, manifesto per un'architettura dell'informazione"
"I messaggi dell'epoca industriale erano dichiarativi, assertivi, certi. Pensiamo alla pubblicità. Quella della società industriale cercava di dimostrare la bontà del prodotto attraverso le sue caratteristiche, quella della società dell'informazione invece trasmette "una narrazione" una storia del prodotto, dando assolutamente per scontato che il prodotto funzioni. In un caso il messaggio tende ad essere oggettivo nell'altro soggettivo e sostituisce ai meccanismi certi della "causa ed effetto" le immagini dinamiche e polidirezionate delle figure retoriche."
da A. Saggio - Nuove sostanze
Questo stesso andamento avviene anche nel passaggio dall’architettura del movimento moderno a quella propria del nostro tempo.
All’architettura “industriale” del movimento moderno, sostanzialmente preoccupata di dimostrare che quello che si produceva funzionasse e completamente rivolta a produrre edifici che dimostrassero coerenza fra forme e funzioni, si contrappone un’architettura “dell’informazione” che più che preoccuparsi della funzionalità del proprio prodotto si preoccupa del messaggio che questo esprime. Proprio come nella pubblicità si da per scontato che il prodotto funzioni e tutta l’attenzione è rivolta al messaggio che si vuole esprimere.
Il problema che si presentava nella prima società industriale era quello di dimostrare che teorie e metodi proposti fossero il “valore nuovo” che avrebbe risolto la crisi portata dall’uso dei nuovi materiali; i problemi che si presentano oggi sono legati invece al fatto di comprendere e decifrare i messaggi che si vogliono esprimere: tutto s’è spostato dall’oggetto al soggetto.
Ma tutto questo è direttamente conseguenza di un lungo e profondo cambiamento che ha mutato completamente la nostra vita portandoci dalla “terra” al “ferro” all’”informazione”. Quello che voglio dire è che oggi la maggioranza delle persone è impiegata in un settore che elabora informazioni e impiegati, consulenti, giornalisti, docenti universitari… e tanti altri lavoratori si occupano di informazione così come i nostri padri lavoravano il ferro e i nostri nonni la terra: quello che prima era il ferro e ancora prima la terra oggi prende il nome di dati, informazioni, comunicazioni.
L’architettura risponde quindi a questi nuovi impulsi dati dalla società dell’informazione e cerca nuovi valori che ci permettano di ridefinire le pratiche architettoniche tradizionali per confrontarle con il dinamismo e il flusso di informazioni presenti nella società contemporanea; nella mediateca di Sendai vi sono elementi tubolari che penetrano nei pavimenti dei diversi piani, così come gli individui si muovono in modo dinamico nella struttura sociale.
Toyo Ito compie un attento studio sui supporti costruttivi per sfruttarne al meglio le potenzialità e ridurne al massimo le strutture e attraverso l’uso del vetro riesce ad astrarre gli edifici dalla loro materialità per creare una comunicazione “ibrida” tra interno e esterno. Queste sue scelte intendono rispecchiare la complessità della società contemporanea, attraversata da molteplici flussi di energia e di informazioni che si sovrappongono tra loro. Lo stesso Toyo Ito in occasione della mostra allestita all’interno della Basilica Palladiana a Vicenza dice: “Quello che a me interessa non è tanto l’oggetto architettonico finale, quanto il processo ideativo e comunicativo che ha permesso la realizzazione dell’opera. Nei miei edifici questo è molto importante, faccio sempre lunghe riunioni con i miei collaboratori che mi permettono di identificare nuovi aspetti e “possibilità” del progetto. Così come sono da sempre interessato al flusso e al movimento. Una delle cose su cui ho spesso riflettuto è il fatto che lo spazio urbano è composto da strutture architettoniche “statiche”, attraversate però da flussi eterogenei di informazioni, come persone, oggetti o elementi naturali, come l’acqua e il vento che creano uno spazio ibrido e immateriale. Nessuna immagine può racchiudere i suoi infiniti linguaggi, divenuti sempre più “immateriali”. “
Toyo lto propone, con questo allestimento, una variazione sul tema della "trasparenza", già sperimentato nelle sue architetture e in particolare nella mediateca di Sendai. Una serie di 19 tubi sospesi, in tessuto traslucido leggero, alti 11 metri, illuminati dall'alto, costituiscono gli elementi caratterizzanti lo spazio espositivo: "colonne luminose" all'interno delle quali si trova un tavolo trasparente che diventa schermo per la proiezione di immagini e supporto per i modelli. In questo modo emerge uno dei temi più cari a Toyo Ito: l'uso di forme di comunicazione multimediali. Al centro della mostra è collocata, infatti, una sala di proiezione a pianta ovale, all'interno della quale vengono riprodotti gli elementi architettonici tratti dal repertorio linguistico dell'architetto giapponese, dalla "Torre dei Venti" a Yokohama, del 1986, al museo di Yatsushiro, del 1991, alla cupola di Odate, del 1997, fino alla recentissima mediateca di Sendai.
Toyo Ito, biografia:
http://www.abacoarchitettura.org/ita/mos_toyo_biografia.htm
http://members.fortunecity.it/ossimoro/articoli/pittura.htm
Sulla mostra allestita a
Vicenza:
http://www.loopdesign.it/pagine/architettura.asp?IDArticolo=35
http://www.nipponico.com/dizionario/i/itotoyo.php
Sulle realizzazioni e sul
linguaggio:
http://www.bta.it/txt/a0/02/bta00289.html
contiene una ricca bibliografia e link utili
http://architettura.supereva.it/files/20010314/ al paragrafo 6