ASSAGGI.

RECENSIONE 2: TRANS_PORTS 2001

Trans_Ports 2001 è un macroprogetto che a prima vista ricorda un raro mammifero marino e poiché tratta di una struttura che produce informazioni sulle attività legate al mondo del mare, la relazione con il mondo degli abissi non è casuale. Attraverso complesse connessioni multimediali ci si trova immersi in un ambiente di pura informazione, trasmessa dalle hypersurface (superfici assimilabili al concetto di schermo), che cambiano forma in base all’intensità delle informazioni oltre che all’intorno sonoro e visuale. Il progetto dell’olandese Kas Oosterhuis è incentrato sul rapporto fra struttura reale e ambiente virtuale: il tema dell’architettura non è più lo spazio ma la superficie che produce percezioni tridimensionali trasformando lo spazio reale in percezione mentale.

Il progetto consiste di una serie di strutture installate in tutto il mondo e collegate a strutture virtuali che si trovano su Internet. I visitatori del sito possono navigare e manipolare le strutture virtuali  attraverso un gioco e tutto si riflette in un padiglione che cambia forma e contenuti in tempo reale a seconda dei dati. Questa rete di padiglioni reali e virtuali produce l'impressione di un grande organismo unico formato da un insieme di cellule collegate: si può passare dal reale al virtuale e dal virtuale al reale con estrema semplicità mentre i cambiamenti della realtà incidono sui contenuti del virtuale e vice versa. In questo modo il complesso delle strutture reali e virtuali viene vissuto come un iper-corpo coerente: la visione di un determinato padiglione è proiettata internamente in tutti gli altri padiglioni ed è fusa nel padiglione virtuale su internet. Il padiglione locale contiene un insieme di finestre virtuali collegate in tempo reale ad una molteplicità di attività marittime globali: le immagini vengono captate attraverso macchine fotografiche disposte a distanza nei punti cruciali del porto e trasmesse in linea dai canali di navigazione e dai proiettori che si trovano all'interno e all'esterno dei padiglioni. Attraverso i sensori ed i pannelli a cristalli liquidi il pubblico locale attiva la macchina fotografica a distanza e fornisce ai siti web le informazioni dell'esposizione sui porti e sulle attività marittime. Le finestre virtuali si modellano e si piegano in base ai cambiamenti della figura fisica del padiglione che è sorretto da una struttura attiva. Una struttura attiva è una struttura che risponde ad un programma e va al di la del concetto di struttura statica calcolata per resistere prettamente alle forze che agiscono su di essa. La struttura attiva è un dispositivo che si distende quando le forze esterne o interne sono modeste e contrae quando le forze sono maggiori comportandosi come un muscolo: nel concetto 2001 dei trans_PORTs le forze esterne vengono da Internet. Le strutture locali possono quindi modificare la loro forma in funzione delle circostanze locali del porto ma anche in base ai dati ricevuti dal gioco in tempo reale. Questo avviene grazie a un sistema composto da barre pneumatiche che possono registrare la loro lunghezza riducendosi o allungandosi e funzionando come i filamenti in un muscolo: tutte le barre sono controllate individualmente dal software strutturale che analizza i cambiamenti nella figura e calcola in tempo reale le nuove dimensioni delle barre pneumatiche. Sia la pelle interna che la pelle esterna devono seguire i cambiamenti della forma del progetto: le pelli, impermeabili, devono essere flessibili in due sensi allo stesso tempo e quindi deve essere sviluppato un nuovo tipo di membrana per rispondere a queste esigenze. La ricerca ha messo a disposizione un sistema basato sul concetto di un rubbersheet modellato tridimensionale, in cui piccoli fogli di gomma sono vulcanizzati insieme per formare una pelle continua. Ecco come il progettista descrive l’opera in uno stralcio di intervista pubblicata su arch’it:

            “Il progetto ha preso avvio da una semplice conversazione avuta con il mio ingegnere strutturista, il quale mi disse che aveva realizzato un sistema pneumatico controllato da un computer in grado di rispondere ai carichi dinamici del vento. Questo significa che l'edificio è in qualche modo rilassato quando non c'è vento, e che si irrobustisce quando il vento si alza. Si comporta come un muscolo che aumenta di potenza quando deve sollevare qualcosa. L'edificio reagisce in tempo reale alle forze esterne. Ma gli ingegneri strutturisti usano questa tecnologia per resistere alla deformazione. Essi calcolano la deformazione, ma il piano segreto (o confessato) prevede di fornire una risposta alle forze, per ridurre al minimo le deformazioni. Allora io in quel momento pensai di usare questa tecnologia per creare delle forze dall'interno. L'edificio, in tal modo, non reagisce più a delle forze esterne, ma agisce in tempo reale per generare all'interno dei campi di tensione. Ero entusiasta di quest'idea che fu pienamente sostenuta dal mio ingegnere strutturista. La tecnica di calcolo in tempo reale era alla base dell'idea di progetto. Se gli edifici possono diventare attivi e se le loro azioni vengono connesse a un database, ecco allora che cominciano a sviluppare un sistema per agire autonomamente. Non dovranno più resistere a delle deformazioni ma si deformeranno in tempo reale per creare delle specifiche configurazioni, legate alle differenti specificità d'uso.

            Quando la struttura attiva, concepita come un sistema spaziale consistente in un certo numero di pistoni pneumatici a controllo numerico, cambia forma, la superficie esterna e quella interna scorrono lungo lo scheletro. Dovremo sviluppare una sorta di pelle gommosa tridimensionale, flessibile e continua che permetta queste deformazioni. Anche la superficie interna, dove l'informazione si materializza attraverso migliaia di LED programmabili, dev'essere flessibile e capace di seguire i movimenti della struttura. Ciò che facciamo come architetti è determinare l'ampiezza delle deformazioni. Non possiamo prestabilire alcuna configurazione specifica, né un suo contenuto fisico, così come in quello informativo. Ma sappiamo qual è la sua massima deformazione, conosciamo lo spazio di lavoro dell'ufficio. Qui l'edificio per la prima volta assumerà un processo in corso di trasformazione, e si riconfigurerà in tempo reale; le sue esatte sembianze sono sostanzialmente indescrivibili, in movimento è inarrestabile. Le configurazioni saranno sono diverse. Quando l'edificio riposa, i suoi movimenti sono impercettibilmente lenti, ma si muove lo stesso; il movimento è la modalità standard, l'immobilità è movimento allungato nel tempo al punto da farlo sembrare in quiete.”

            Icona cyber; l'immagine dell'architetto immerso nello spazio virtuale mentre crea la sua architettura, sprigionando energia attraverso il proprio sguardo, è forse l'immagine che più rappresenta l'architettura contemporanea e i suoi futuri scenari.


Intervista a Kas Oostrehuis

http://architettura.supereva.it/interview/19991100/

Sull'architetto

http://www.oosterhuis.nl/oosterhuis.html

Sull'opera

http://www.azw.at/aust/soft_structures/oosterhuis/trans_PORTs.htm     (tempo di caricamento lungo)

http://www.trans-ports.com/trans-ports.html

Articolo sulle nuove architetture

http://www.newitalianblood.com/testi/testo10.html