AMICIZIA
Inclinazione affettiva
reciproca, che nasce da una perfetta conformità di sentire e dalla conseguente
disponibilità reciproca a svelare anche gli aspetti più reconditi della
propria personalità. Nella Bibbia
l’amicizia è considerata come la forma perfetta dell’amore gratuito,
caratterizzata dalla partecipazione e dalla solidarietà incondizionate. Dio è
amico dell’uomo, come rivela in modo privilegiato a coloro che ha scelti
come cooperatori determinanti della storia della salvezza. Aristotele ammette
tre tipi di amicizia che si suddividono a loro volta per numerose sfumature:
quella che si fonda sul piacere; quella che si fonda sull’interesse e quella
che si fonda sul bene morale (Etica 1156b, 7).
Secondo San Tommaso l’amicizia consiste essenzialmente in un amore
scambievole tra simili: è un rapportarsi ad altri come a se stessi.
"L’amore col quale uno ama se stesso è
forma e radice dell’amicizia: abbiamo infatti amicizia per gli altri
in quanto ci comportiamo con loro come verso noi stessi" (II-II, q. 24, a.
4).
L’amicizia si
distingue sia dall’amore sia dalla
carità. San Tommaso chiarisce che c’è distinzione tra amicizia e amore
mostrando come non qualsiasi amore si possa chiamare amicizia: "Non un
amore qualsiasi ma soltanto quello accompagnato dalla benevolenza ha natura (rationem) di amicizia: quando cioè amiamo uno così da volergli del
bene. Se invece non vogliamo del bene alle cose amate, ma il loro stesso bene
stesso bene lo vogliamo a noi, come quando amiamo il vino o altre cose del
genere, non si ha un amore di un amore di amicizia ma di concupiscenza. Infatti
è ridicolo dire che uno ha amicizia per il vino o per il cavallo. Anzi, per
l'amicizia non basta neppure la benevolenza ma si richiede l’amore
scambievole; poiché un amico è amico per l’amico. E tale mutua
benevolenza è fondata su qualche comunanza" (II-II, q. 23, a. 1).
Ma c’è distinzione anche tra amicizia e carità.
Infatti l’ambito dell’amicizia è più grande di quello della carità, tanto
che si può dire che la carità è una sottospecie dell’amicizia: "La
carità è l’amicizia dell’uomo con Dio principalmente e quindi con gli
esseri che a Lui appartengono" (II-II. q. 25, a. 4), e tra gli esseri che
appartengono a Dio anzitutto con gli uomini. ma poi anche con gli angeli (cfr.
II-II, q. 25. a. 10). Però solo l’uomo buono può avere amicizia con Dio (I-II.
q. 99, a. 2). e questa amicizia esige l’obbedienza (II-II, q. 24, a. 12).
L’amicizia è anzitutto virtù di
Dio nei confronti delle sue creature dotate di intelligenza. "E'
dell’essenza dell’amicizia che l’amante voglia sia esaudito il
desiderio dell’amato, in quanto appunto vuole il bene e la perfezione di lui;
e perciò si dice che gli amici siano un medesimo cuore (Sallustio, Catil.. 20).
Ora, si è visto (Libro I. c. 75) che Dio ama la sua creatura e tanto
maggiormente l'ama quanto più partecipa alla sua bontà che è il primo e
principale oggetto da Lui amato. Vuole pertanto che siano adempiuti i desideri
della creatura ragionevole, la quale tra tutte le creature partecipa in modo
perfettissimo alla bontà divina"(C. G., III. c. 95).
L'amicizia può fondarsi o su una comunanza di vita (II-II, q. 75, a. 3)
o di beni (II-II. q. 26, a.2) oppure. sulla virtù (II-II, q. 106, a. I, ad 3).
L’amicizia si basa essenzialmente sulla comunione e condivisione.
Perciò si danno tanti tipi di amicizia, quanti sono i tipi di comunione e di
condivisione. San Tommaso elenca quattro tipi di amicizia: amicizia tra
consanguinei (amicitia patris et filii et aliorum consanguineorurn) fondata
sulla comunione naturale dovuta alla stessa discendenza; amicizia tra "lavoratori",. fondata sulla condivisione economica,
in quanto partecipano alla stessa attività produttiva; amicizia tra
concittadini, in quanto partecipano alla stessa vita politica: infine
amicizia tra credenti, cioè tra i
cristiani: "consiste nella comunione divina grazie alla quale essi
fanno parte del corpo della Chiesa o in atto o in potenza". (III Sent., d.
29, q. 1, a. 6). L‘ ultima è l'amicizia
di carità (amicitia caritatis)
e la si deve anche ai nemici (ibid.)
Per l’amicizia ci vuole una certa eguaglianza tra i due termini: solo
una certa eguaglianza, non una perfetta eguaglianza; amicitia
non requirit aequaliatem aequiparantiae, sed aequa1itatem proportionis (III
Sent., d. 28, q. 1, a. 3. ad 3). Una sproporzione troppo grande tra i due
termini annulla l’amicizia e la rende impossibile. Occorre quanto meno una
affinità analogica. E tra l’uomo e Dio, secondo San Tommaso tale affinità
(analogia) c’è, e così può affermare che "l’uomo ama naturalmente
Dio di amore di amicizia. ancor più che se stesso" (III Sent.. d. 29. q.
1. a. 3).
La sola eguaglianza però non basta: non basta che si tratti di due
quaderni uguali, di due piante uguali: occorre che tra i due termini si possa
stabilire una certa comunicazione, uno scambio. Da ciò risulta che l'uomo non
può trattare da amici gli animali o le cose e
neppure le virtù o le belle qualità: "infatti non comunicano nella
nostra vita umana né quanto all’essere né quanto all'agire; perciò non
possiamo nutrire nel loro confronti la benevolenza che si deve a un amico"
(III Sent. d. 28. q. 1, a. 2).