Speculazione
Dal latino speculatio; indica
l’atto dello spirito in quanto pensiero volto a vedere o contemplare la
verità, distinto dalla azione (agire morale) e dalla produzione tecnica e
artistica. Per Aristotele la speculazione è caratteristica di tre scienze: la
matematica, la fisica e la teologia o filosofia prima (Metaf. 1026a, 18-19). Anche
l’atto dell’intelligenza divina è speculazione, perché contempla
eternamente se stesso e non altro (Metaf. 1072b, 24-25).
S. Tommaso riprende il concetto aristotelico e lo svolge con una tipica
etimologia medioevale: Speculazione viene da specchio (speculum) e non da specula. Ora, vedere una cosa attraverso lo
specchio equivale a vedere la causa attraverso gli effetti, in cui si riflette
una immagine di essa. Perciò la speculazione si riduce alla meditazione (speculatio
ad meditationem reduci videtur)" (II-II, q. 180, a. 3, ad 2). Si tratta
pertanto di un procedimento discorsivo e non ancora propriamente
contemplativo. La speculazione prepara la contemplazione ma non è ancora
contemplazione. E' un procedimento proprio degli uomini e non degli angeli.
Infatti "l’angelo intuisce la verità mediante una semplice apprensione (simplici
apprehensione veritatem intuetur), l’uomo invece arriva all’intuizione
della semplice verità (ad intuitum
simplicis veritàtis) mediante molteplici operazioni" (II-II, q. 180,
a. 3).
Anche S. Tommaso, al seguito di Aristotele, divide le scienze in
speculative (teoretiche) e pratiche (etiche). Al primo gruppo appartengono la
matematica, la fisica e la metafisica; al secondo la morale e la politica. Le
prime sono guidate dalla virtù della sapienza; le seconde dalla virtù della
prudenza (v. SCIENZA).
(V. CONOSCENZA, CONTEMPLAZIONE)