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SAN TOMMASO DI FRONTE AL PENSIERO MODERNO (II)

 

Scienza e filosofia

Anzitutto - è la prima osservazione - bisogna affermare la netta distinzione fra scienza e filosofia. Esse appartengono a prospettive intenzionali radicalmente diverse: la scienza cerca le leggi del comportamento degli eventi nello spazio e nel tempo, in vista di un eventuale trasformazione dei processi naturali a servizio della vita dell'uomo; la filosofia indaga il significato ultimo della realtà della verità - dell'essere e della vita - e dell'uomo in essa, nella sua qualità di coscienza riflettente sul significato del suo essere e del suo ultimo fine. In questo senso, bisogna affermare che i progressi della scienza moderna non dipendono direttamente dall'orientamento e dai principii della filosofia moderna, ma dai metodi sempre più adatti escogitati dalla scienza per la sua indagine, che si è venuta costruendo mediante schemi e modelli matematici in modo sempre più autonomo. Pertanto i progressi della scienza moderna non sono affatto una prova o una conferma della filosofia moderna (una simile tesi della dipendenza diretta della scienza dalla filosofia e viceversa, che affiora spesso fra i settori più stanchi della cultura contemporanea, non solo limita la scienza ma annienta la stessa filosofia, che avrebbe fuori di sé il suo fondamento, in un settore intenzionale a essa inferiore).

La riprova di quest'osservazione è nello stesso sviluppo della filosofia moderna, che si è venuta frantumando di secolo in secolo sul concetto stesso di realtà e di verità fino a dichiarare l'uomo, nel marxismo ateo, un semplice mezzo per la lotta di classe, mentre nell'esistenzialismo ateo è ridotto ad una "inutile passione" (Sartre). Ma la distinzione in linea di principio fra scienza e filosofia è di valore intrinseco e vale per ogni civiltà, anche per la civiltà antica e medioevale: anche per queste epoche la filosofia non va presa come una valenza della scienza, e sta il fatto incontrastato dell'enorme sviluppo della filosofia in quei secoli a confronto dell'esiguo cammino della scienza. Non è vero allora - come subito si è detto all'apparire della Aeterni Patris  - che il richiamo della Chiesa a san Tommaso sia anacronistico, perché il mondo in cui egli viveva è stato superato dalla scienza moderna: il problema fondamentale dell'umana coscienza non riguarda la scienza, ma la determinazione del concetto di verità, su cui fondare e illuminare l'essenza e i diritti della libertà, che sta al fondo della stessa scienza. La scienza, sia nel suo indagare come nei metodi d'indagine, è in continua evoluzione e progresso: la nozione invece della verità e della libertà nella loro essenza e del rapporto fondamentale dell'uomo all'essere non può essere aleatoria, perché è costitutiva per la coscienza umana; deve perciò poter essere assunta fin dal principio nella piena consapevolezza e responsabilità. La nozione della verità in san Tommaso può allora ben essere riconosciuta valida, anche se la fisica o la biologia del suo tempo sono inadeguate e non appartengono più alla scienza. San Tommaso stesso - è necessario ripeterlo con forza - considerava le teorie fisiche scientifiche del suo tempo (6) - e l'osservazione vale per la scienza di ogni tempo - come ipotesi suscettibili di essere sempre sostituite da altre ipotesi più adeguate e comprensive.

 

Si tratta di questo: la determinazione del concetto di verità abbraccia il primo atteggiamento dell'uomo verso l'essere come tale e attinge l'essenza della libertà dell'uomo per la scelta del suo ultimo fine. La scienza invece - si tratti delle scienze della natura (Naturwissenschaften) come delle scienze dello spirito (Geisteswissenschaften) - opera su settori specifici della realtà fisica e spirituale, dove il cammino verso i rispettivi oggetti esige tecniche e procedimenti particolari. La filologia, la storia civile ed ecclesiastica, l'archeologia, la stessa storia della filosofia e della morale, per esemplificare, sono una valida conquista della cultura, moderna, e oggi san Tommaso sarebbe il primo a rallegrarsene e ad accoglierne i validi risultati. Coloro che nei secoli passati hanno impugnato nel nome di san Tommaso i progressi obiettivi della scienza, non hanno soltanto nuociuto alla civiltà cristiana - oggi lo si può francamente riconoscere - ma hanno frainteso lo spirito del tomismo nel momento più cruciale. Una sociologia della cultura, condotta senza pregiudizi di qualsiasi genere, potrebbe mettere in luce gli errori di metodo e i fattori negativi che hanno portato a quelle situazioni ed episodi incresciosi, che avrebbero potuto e dovuto essere evitati: un eccessivo contatto tra filosofia e scienza, così come una dipendenza troppo diretta tra teologia e filosofia, fra autorità e sapere in generale, possono aver causato in passato preoccupazioni che oggi più non sussistono, grazie al progresso della metodologia scientifica e alla distinzione più evidente dei piani oggettuali. Gli errori perciò che certi scolastici e tomisti possono aver commesso - in passato - nel campo scientifico, non possono intaccare la consistenza della determinazione fondamentale del concetto di verità tramandato dal realismo classico e formulato da Tommaso. Del resto, soprattutto nel nostro secolo, quando la scienza si è nettamente staccata dalla filosofia, la cultura cattolica non solo non ha mostrato alcuna pregiudiziale ma ha collaborato e collabora direttamente a fianco dei massimi istituti dì ricerca. La seconda e altrettanto decisiva osservazione, quindi, è che il confronto non si pone né può essere posto tra scienza moderna e filosofia classica, ma unicamente tra filosofia classica e filosofia moderna, e più precisamente tra le due prospettive antitetiche che rispondono al principio dell'immanenza e al principio della trascendenza. Per questo il momento decisivo per afferrare il punto critico dell'opposizione, ossia di quella che lo Eucken ha chiamata la "battaglia di due mondi" (ein Kampf zweier Welten), nella sua controrisposta alla Aeterni Patris. Espresso con una formula ovvia, proposta dallo stesso Hegel nella Einleitung alla Phanomenologie des Geistes, il carattere fondamentale della filosofia è il superamento dell'opposizione tra pensiero ed essere che costituisce il supremo sdoppiamento (die hóchste Entzweiung) della coscienza (7). Di qui la denominazione per l'appunto di immanentismo e di filosofia dell'identità, ossia di trascendentalismo e umanesimo per il pensiero moderno, e di realismo, ossia di dualismo e trascendentismo, per la filosofia classica. Quest'opposizione circola, come è da aspettarsi, in tutti ì momenti e piani dell'attuarsi della coscienza.

 

Note:

(6) Circa le teorie dell'antichità sul moto degli astri e sul contrasto fra Aristotele e Tolomeo, san Tommaso taglia corto, affermando il carattere puramente ipotetico di tali teorie: Unde hoc non est demonstratio, sed suppositio quaedam (In I De caelo et mundo, 1, 1; n. 28). E più compiutamente in un testo di data precedente: Alio modo inducitur ratio non quae sufficienter probat radicem, sed quae radici iam positae ostendat congruere consequentes effectus. Sicut in astrologia ponitur ratio excentricorum et epicyclorum ex hoc quod, hac positione facta, possunt salvari apparentia sensibilia circa motus caelestes; non tamen ratio haec est sufficienter probans, quia etiam forte alia positione facta salvari possent (S. th., 1, 32, 1 ad 2).

(7) G.W.F. HEGEL, PhánomenoIogie des Geistes, ed. Jo, Hoffmeister, Leipzig 1937, pp. ss. (Vorrede).