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S.
TOMMASO DI FRONTE AL PENSIERO MODERNO (VI)
Per
un tomismo essenziale
Un
'tomismo essenziale' trascende qualsiasi sistema chiuso o 'figura storica'
particolare, compresa quella stessa di san Tommaso nei punti in cui essa
resta legata ai limiti della cultura del suo tempo; tanto più esso deve
anche superare il limite storico del 'sistema' della sua scuola, qualora
esso avesse qua e là sfocato il centro specifico del tomismo originario o
comunque fosse un ostacolo per il cammino naturale del pensiero, o
nascondesse e velasse l'orizzonte infinito della libertà. Un tomismo
essenziale ancora deve sapere non solo inserirsi nella problematica della
cultura moderna, ma soprattutto deve poter interpretare dall'intimo le
istanze nuove di libertà: per questo esso deve dare maggior considerazione
alla soggettività costitutiva nel senso nuovo ch'essa ha assunto - e in
profondo accordo con la concezione tomistica del soggetto spirituale libero
- come caratteristica fondamentale della vita dello spirito, a differenza
della soggettività trascendentale, cioè negativa e negativizzante, della
filosofia moderna.
Un tomismo essenziale infine deve approfondire il "problema del
cominciamento" del pensiero mediante l'apprensione originaria dell'ens
e avviarne con risolutezza l'itinerario speculativo all'interno della
dialettica di essenza e di atto di esse, così da mostrare di volta
in volta che è in questa tensione che si propone e si svolge l'esigenza
propria per il pensiero, nella concretezza e pienezza insieme ultima
dell'esse, in modo che in questo riferimento ogni problema può avere il suo
senso definitivo ed il proprio locus theoreticus. Tale riferimento
all'esse, intravisto e descritto in pagine potenti da Fichte, Schelling e
specialmente da Hegel, è stato poi intensamente, seppur vagamente,
auspicato da Heidegger (26): ma in loro esso non può avere alcun esito,
perché in virtù del principio d'immanenza l'essere rimanda e si fonda sul
nulla e sul continuo dileguarsi del l'atto di coscienza, mentre per san
Tommaso l'ente rimanda all'esse che è l'atto di ogni atto e l'esse
partecipato rimanda all'Esse per essenza che è Dio, Causa prima
del Tutto. Allora la scelta di san Tommaso non ha carattere personale o
confessionale, ma universale e trascendentale, perché -vuol essere
l'espressione più vigorosa delle possibilità della ragione nei suoi
compiti verso la fondazione della scienza e della fede. Non tocca qui
indicare le forme concrete di attuazione di tale tomismo, a cui
s'impegneranno gli studiosi del prossimo futuro, come sinceramente ci
auguriamo. Comunque, dev'essere saldo che l'essenzialità di cui si parla
dice intensità di problematica, approfondimento di principii,
chiarificazione delle differenze... anzitutto rispetto alla dialettica
moderna dell'immanenza che, nel suo principio ispiratore più profondo (qual
è la soggettività trascendentale), ha portato la filosofia alla morte,
precipitandola nel baratro dell'attivismo puro, ossia del nulla; poi, anzi
prima di tutto, rispetto alla scolastica formalistica che ha preparato e
provocato con la sua vuotaggine e carenza speculativa l'avvento del pensiero
moderno. Tale dipendenza del pensiero moderno dalla scolastica decadente è
stata affermata con insistenza anche recentemente: la scolastica dell'età
barocca è infatti in parte solidale con le scuole nominalistiche dei secoli
XIV-XV di cui si cerca invano di frenare la caduta verso il
formalismo e il fideismo assoluto. Non per nulla i grandi filosofi del
razionalismo, da Cartesio a Spinoza, a Leibniz, fino a Wolff e più ancora
fino a Schopenhauer e allo stesso Heidegger... avevano fra le mani i tomi
degli scolastici celebrati che erano Toledo, Pereira, Fonseca, Suárez, i
Conimbricenses...; è stato anche messo in risalto che la restaurazione
della cosiddetta "seconda scolastica", dovuta soprattutto agli
scrittori iberici ora indicati, è direttamente legata all'occasionalismo di
Arnauld, di Geulincx, Louis de la Forges, lo. Clauberg e G. de Cordemoy. Una
storiografia più vigile al senso delle differenze di fondo non avrebbe
difficoltà a mettere in rilievo che il pensiero moderno probabilmente non
sarebbe esploso, o almeno non l'avrebbe fatto con quella veemenza
irrefrenabile, se il campo del pensiero non fosse stato minato in
antecedenza: En fait, de 1550 á 1650, un lien étroit unit les
scholastiques espagnols à ce que nous avons appelé l'esprit de la
philosophie moderne. Così J. Ferrater Mora, il quale indica acutamente
e per contrasto il nucleo teoretico del tomismo, come soluzione del problema
di struttura del finito nella distinzione di essenza e di esse: Sans
remonter aux Grecs, rappelons que Saint Thomas d'Aquin tenta de la résoudre
nettement et harmonieusement par l'affirmation d'une "distinctio realis".
E conclude con una saggezza che farebbe onore a un esperto tomista: Bìen
que la craìnte de l'avicennisme entraine certains auteurs à diminuer l'importance
de cette thèse dans la philosophie de Saint Thomas, il semble que l'oeuvre
du "Docteur Angélique" n'est pleinement compréhensible qu'à la
lumière d'une "distinctio realis" modérée (27). Questo
giudizio o bilancio vale soprattutto per la filosofia scolastica
nell'indirizzo eclettico che divenne predominante e si guadagnò maggiori
consensi nelle scuole cattoliche, fino a provocare fenomeni di erosione
nella stessa scuola tomistica, se il maestro generale domenicano de Boxadors
ritenne necessario nel sec. XVIII richiamare l'ordine ad una maggiore fedeltà
alla dottrina del Maestro Angelico. Questo giudizio negativo non riguarda
ovviamente la teologia, la quale, malgrado la diversità dei sistemi, poté
assurgere sia nella dogmatica come nella mistica a momenti e progressi di
indubbia grandezza, che ebbe il suo monumento nell'opera e nei decreti
dogmatici del Concilio di Trento. Un 'tomismo essenziale' comporta quindi un
giudizio attivo sul pensiero umano e cristiano in generale e sullo stesso
tomismo di fronte al pensiero moderno. Una mera 'ripetizione passiva' del
pensiero di san Tommaso ci riporterebbe (ma ci porterebbe poi davvero?) al
secolo XIII, mentre la storia non torna mai indietro, e incombe per ogni
uomo di pensiero il dovere di inserirsi nei problemi e nelle ansie del
proprio tempo, come l'Aquinate fece per il suo. Di fronte alla filosofia
moderna, che ha provocato e pronunciato il fallimento del pensiero come logo
teoretico, dal quale era sorta tuttavia sotto la spinta del pensiero greco
la scienza e la civiltà dell'Occidente, il tomismo può e deve mostrare
come, dalla priorità di fondamento che compete all'essere sul pensiero, la
ragione è sempre in grado di muoversi nel reale secondo l'apertura infinita
delle sue possibilità, così da riportare al fondamento della vita dello
spirito le vie inesauribili che l'uomo tenta senza posa nell'arte, nella
scienza, nella tecnica, nelle discipline storiche, giuridiche, economiche,
così come nelle analisi di struttura della coscienza etica, religiosa e
politica. Non si tratta tanto - se si vuole operare un confronto dinamico e
costruttivo col pensiero moderno - di un tomismo di tesi statiche e rigide
che impongano un sistema, quanto di un tomismo di approfondimento di
principii, presente alle situazioni della storia e aperto sul fondo di tutte
le valide acquisizioni di analisi e di metodo della scienza e della cultura
moderna. Nei sette secoli di distanza che ci separano dalla morte di san
Tommaso, assertore intrepido del valore del pensiero e della dignità dello
spirito umano, il mondo ha cambiato parecchie volte la sua figura esteriore
e interiore, e ora è in travaglio per una trasformazione che sarà forse la
più decisiva e risolutiva della sua storia. Occorre affrontarla con
un'altissima idea della dignità dell'uomo e con una ferma convinzione delle
possibilità della sua mente, alla quale è stato affidato anzitutto il
compito di scorgere nella natura i segni dell'Intelligenza suprema e di
riconoscere nella storia i tratti del piano divino di salvezza per la
redenzione dal male e la vittoria sulla morte.
Note:
(26)Vanno notati soprattutto gli scritti post-bellici, a partire dal Brief
uber Humanismus del 1947 fino al monumentale Nietzsche del 1961
(spec. vol II. pp. 399 ss.).
(27) J. FERRATER MORA , Suarez et la philosophie
moderne, in Revue de métaphysique et de morale, 1963, pp. 66 ss.
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