
TRIBUTO
A CHARLIE & THE CATS

MIAERA
PRODUCTION
Charlie And The
Cats: Grandi musicisti, brillanti compositori, intelligenti cabarettisti.
Un’esperienza che è durata giusto il tempo che doveva durare
e che è bene che sia finita. Perché il gioco è
bello fin che dura poco: il rischio, grosso, sarebbe stato quello di
non riuscire a sfornare più niente di nuovo, collezionando canzoni
fotocopia, in imitazione patetiche di se stesse. C’è poi
da dire che Charlie, liberatosi dei Cats, ha potuto finalmente tirare
fuori il meglio, come dimostrano le produzioni più recenti. Ben
venga quindi il tributo ai Charlie And The Cats, per il loro valore
storico e per la loro attualità, ma speriamo non si trasformi
in nostalgia.
C’è da dire che, per quanto tributo, il disco è di
fatto anche una mezza autocelebrazione: Charlie è sovente presente
come voce in diversi brani, in buona compagnia, vista la presenza di
ugole più o meno note e famose.
L’apertura del disco è affidata a Fausto Terenzi; una sequenza
recitata di colorite espressioni dialettali che, come già succedeva
in un disco dei Cats, si trasforma in tormentone che introduce ogni
canzone. A Giancarlo Cinelli il compito di passare alla canone, con
l’ambigua “Va Gina”, ambientazione rock anni ’50
e l’ottimamente riuscita “El papagalì”, qui proposta
in salsa blues: con una finta erre moscia in più il brano potrebbe
essere venduto come di Renzo Arbore. Veramente bravi Antonio e Emanuele
Filippini, come calciatori. In quanto alla potenza vocale l’animo
biancazzurro cala veli pietosi da parecchio su quanto le orecchie percepiscono.
La divertente “Höpei che spöha” trova in Georgeanne
Kalweit dei Delta V un’interprete musicalmente e brescianamente
credibile. Paolo Vallesi, cui non perdoneremo mai di aver fregato il
primo posto a Sanremo alla brava Irene Fargo, riesce a dimostrarsi tutt’altro
che “persona inutile” nella rilettura in chiave pop d’autore
di “Orzinuovi”. Charlie Cinelli rivede se stesso, senza aggiungere
un gran chè, a dir la verità, in “La Cariöla”.
Energia e chitarre rock per “Orecia de hina” affidata alla
voce distorta di Jury Magliolo che trasforma il dialetto valtrumpino
in un credibile pseudo inglese. Ettore Diliberto delle Custodie Cautelari
Band è incaricato della “chiusura” del disco con una
versione simil Don Backy di “Alito di bue” che a dispetto
del titolo è una quasi riverente canzone natalizia.
Terminato il tributo la compilation si chiude con due special tracks.
“Leonessa 1928” è il titolo dell’inno interpretato
dai Rugby Players, vale a dire gli atleti del Rugby ADMO Leonessa 1928;
tutto sommato una buona canzone e un’ottima interpretazione, considerata
la difficoltà oggettiva ad impostare il melodico su un coro virile
da stadio. Bicchiere della staffa “Viva la spùsa” di
Charlie Cinelli, già inserito in “En casa, en cèsa
… al bar”.
Fra i musicisti che hanno collaborato alla realizzazione del disco sono
da ricordare il batterista Cesare Valbusa, il chitarrista jazz Sandro
Gibellini, il batterista Alfredo Golino, Roberto Giribardi, Giovanni
Rovati, Alberto Pavesi e Giancarlo Zucchi.
Il disco è disponibile nelle edicole di Brescia e Provincia,
in allegato al Giornale di Brescia, dal 20 dicembre 2003 a 12,00 €
oltre al prezzo del giornale ed è Distribuito dalla Self in tutti
i negozi di dischi e nei centri commerciali a 15,00 €.
di Giacomino Ricci
- (tratto liberamente dal sito: http://vocecamuna.it)