a Edicola Ciociara

 

al Sito di Cassino 2000

Numero 6 - gennaio 2002 

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Casa Savoia un ritorno senza futuro come da copione
di Marcello Caliman
 
Il corrispondente Giuseppe Di Principe a lato nel suo stile caratteristico, rapido ma incisivo e corrosivo ci spiega il percorso storico dei Savoia nel contesto dell'Unità d'Italia. Il grande Indro Montanelli amava ripetere che senza i Savoia l'Italia non si sarebbe fatta e che il Risorgimento ed i Savoia sono la stessa cosa. Non dimentichiamoci che questa dinastia di nobili montanari che pensavano e parlavano in francese per l'Italia hanno rinunziato nel 1859 ai loro possedimenti millenari, alla Savoia ( a cui debbono il loro nome) ed il Nizzardo, terra natia di Garibaldi. Uomini nati e cresciuti in terre francesi hanno fatto l'Italia, non con le parole ma con i fatti. Vittorio Emanuele II si mise a bestemmiare in turco contro Cavour ma firmò il decreto reale perdendo le terre sabaude e persino il sepolcro della sua famiglia ad Haute-combe, dove ora, tra gli altri, riposano gli ultimi reali d'Italia Umberto II e Maria Josè. I precedenti, invece, sempre in
Francia Elena e ad Alessandria d'Egitto, Vittorio Emanuele III, che morendo quattro giorni prima dell'entrata in vigore della Costituzione Repubblicana ha impedito al governo nazionale di espropriare tutto il patrimonio familiare, salvando le quote delle figlie femmine. Ultimo atto regale contro la Repubblica. Umberto II è stato un grande Re nell'esilio, al di sopra delle parti e dei
contenziosi. Winston Churchell disse che era l'unico italiano a fine guerra ad avere una visione lucida della situazione politica nazionale ed internazionale. Lo sceneggiato recente televisivo non gli ha reso onore per nulla.

Vittorio Emanuele, principe ereditario, lascia l'Italia a nove anni. E' il primo principe sabaudo che finalmente pensa e parla in perfetto italiano come sua prima lingua, ma viene estirpato dalle tradizioni dinastiche di istruzione dei principi maschi e viene istruito dalla madre in Svizzera come un borghese, con una vena di ribellione alle convenzioni come lei. Ma ciò che si perdonò alla madre non può essere perdonato al figlio. Se Vittorio Emanuele IV avesse abitato al Quirinale sotto il controllo paterno poteva essere - anche grazie all'influsso materno - un buon Re. Invece è il frutto dei tempi, principe da rotocalco, ma che ha dimostrato anche carattere prima sposando la donna che amava e che era adatta a lui per le doti di valore personale, anche a discapito del logoramento dei rapporti con l'augusto genitore e poi vivendo del suo lavoro, sul quale si sono dette tante maldicenze ma non gli va disconosciuto impegno e capacità. Casa Savoia quando si affacciò sulla soglia della storia nell'anno mille con Umberto Biancamano era una
famiglia di nobili di lingua e di cultura francese. Ora l'esilio di cinquantasei anni ci restituisce un principe di Venezia Emanuele Filiberto che, purtroppo, pensa e parla in francese come prima lingua e che quando si esprime in italiano si nota che traduce mentalmente dalla lingua d'oltrealpe.
Non è un caso che i governi repubblicani italiani abbiano atteso mezzo secolo per dare il semaforo verde: occorreva far partire i Savoia dallo stesso punto di partenza dell'anno mille e spegnere l'effetto del voto di oltre dieci milioni di italiani che al referendum istituzionale (contestato) scelsero Monarchia.

 

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