Il corrispondente
Giuseppe Di Principe a lato nel suo stile caratteristico, rapido
ma incisivo e corrosivo ci spiega il percorso storico dei Savoia
nel contesto dell'Unità d'Italia. Il grande Indro Montanelli amava
ripetere che senza i Savoia l'Italia non si sarebbe fatta e che il
Risorgimento ed i Savoia sono la stessa cosa. Non dimentichiamoci
che questa dinastia di nobili montanari che pensavano e parlavano
in francese per l'Italia hanno rinunziato nel 1859 ai loro
possedimenti millenari, alla Savoia ( a cui debbono il loro nome)
ed il Nizzardo, terra natia di Garibaldi. Uomini nati e cresciuti
in terre francesi hanno fatto l'Italia, non con le parole ma con i
fatti. Vittorio Emanuele II si mise a bestemmiare in turco contro
Cavour ma firmò il decreto reale perdendo le terre sabaude e
persino il sepolcro della sua famiglia ad Haute-combe, dove ora,
tra gli altri, riposano gli ultimi reali d'Italia Umberto II e
Maria Josè. I precedenti, invece, sempre in
Francia Elena e ad Alessandria d'Egitto, Vittorio Emanuele III,
che morendo quattro giorni prima dell'entrata in vigore della
Costituzione Repubblicana ha impedito al governo nazionale di
espropriare tutto il patrimonio familiare, salvando le quote delle
figlie femmine. Ultimo atto regale contro la Repubblica. Umberto
II è stato un grande Re nell'esilio, al di sopra delle parti e dei
contenziosi. Winston Churchell disse che era l'unico italiano a
fine guerra ad avere una visione lucida della situazione politica
nazionale ed internazionale. Lo sceneggiato recente televisivo non
gli ha reso onore per nulla.
Vittorio Emanuele, principe ereditario, lascia
l'Italia a nove anni. E' il primo principe sabaudo che finalmente
pensa e parla in perfetto italiano come sua prima lingua, ma viene
estirpato dalle tradizioni dinastiche di istruzione dei principi
maschi e viene istruito dalla madre in Svizzera come un borghese,
con una vena di ribellione alle convenzioni come lei. Ma ciò che
si perdonò alla madre non può essere perdonato al figlio. Se
Vittorio Emanuele IV avesse abitato al Quirinale sotto il
controllo paterno poteva essere - anche grazie all'influsso
materno - un buon Re. Invece è il frutto dei tempi, principe da
rotocalco, ma che ha dimostrato anche carattere prima sposando la
donna che amava e che era adatta a lui per le doti di valore
personale, anche a discapito del logoramento dei rapporti con
l'augusto genitore e poi vivendo del suo lavoro, sul quale si sono
dette tante maldicenze ma non gli va disconosciuto impegno e
capacità. Casa Savoia quando si affacciò sulla soglia della storia
nell'anno mille con Umberto Biancamano era una
famiglia di nobili di lingua e di cultura francese. Ora l'esilio
di cinquantasei anni ci restituisce un principe di Venezia
Emanuele Filiberto che, purtroppo, pensa e parla in francese come
prima lingua e che quando si esprime in italiano si nota che
traduce mentalmente dalla lingua d'oltrealpe.
Non è un caso che i governi repubblicani italiani abbiano atteso
mezzo secolo per dare il semaforo verde: occorreva far partire i
Savoia dallo stesso punto di partenza dell'anno mille e spegnere
l'effetto del voto di oltre dieci milioni di italiani che al
referendum istituzionale (contestato) scelsero Monarchia. |