L’URANIO
L’Uranio
è un elemento metallico
radioattivo, di simbolo U, e numero atomico 92, usato come combustibile nei
reattori nucleari. L'uranio appartiene alla serie degli attinidi della tavola
periodica. Fu scoperto nel 1789 dal chimico tedesco Martin Heinrich Klaproth,
in un campione di pechblenda, e prese nome dal pianeta Urano. Fu isolato allo
stato metallico nel 1841. Le proprietà radioattive dell'uranio vennero scoperte
nel 1896 dal fisico francese Antoine-Henri Becquerel, durante l'analisi di
un'immagine ottenuta per azione dei sali fluorescenti di solfato di uranile di
potassio, su una lastra fotografica coperta da un sottile strato di sostanza
fotoassorbente. Gli studi sulla radioattività che seguirono
l'esperimento di Becquerel portarono alla scoperta del radio e alla definizione di nuovi e fondamentali concetti sulla
struttura atomica.
Pastiglie di uranio |
L'uranio
fonde a circa 1132 °C, bolle a 3818 °C, ha densità relativa 19,05 alla temperatura di 25 °C, e peso
atomico 238,029. Esiste in tre diverse forme cristalline: in una forma stabile
a temperatura ambiente; alla temperatura di 668 °C, in una forma modificata,
caratterizzata da densità leggermente minore e da cristalli tetragonali, duri e
fragili. A 774 °C raggiunge la
forma cubica a corpo centrato, facilmente lavorabile e plastica, resa stabile
mediante l'aggiunta di piccole quantità di molibdeno.
L'uranio
è solubile
nell'acido cloridrico e nell'acido nitrico, ma insolubile negli alcali;
reagisce con gli acidi minerali e con le soluzioni dei sali di mercurio,
argento, rame, stagno, platino e oro, "spostando" l'idrogeno. Se polverizzato, brucia all'aria fra i 150 °C e i 175 °C, e alla
temperatura di 1000 °C si combina con l'azoto formando un nitruro di colore giallo.
In
natura l'uranio non si trova allo stato libero, ma solo sotto forma di ossido o
sale complesso, in minerali come la pechblenda e la carnotite. L'uranio puro
è formato per più del 99% dall'isotopo uranio 238, meno dell'1% dall'isotopo
fissile uranio 235 e da tracce di uranio 234.
Yellow Cake |
Il
metodo classico di estrazione dell'uranio prevede che la pechblenda venga
triturata e mescolata con acido solforico e nitrico. L'uranio si scioglie e
forma il solfato di uranile, mentre il radio e gli altri metalli del minerale
vengono precipitati come solfati. Aggiungendo idrossido di sodio, si precipita
il diuranato di sodio (Na2U2O7 · 6H2O), noto anche come ossido giallo di uranio (yellow cake). Per ottenere
l'uranio dalla carnotite, il minerale viene finemente polverizzato e mescolato
con soda e potassa calde, che sciolgono l'uranio, il radio e il vanadio. Dopo
aver eliminato le sabbie inutili, il composto viene trattato con acido
solforico e cloruro di bario. Una soluzione caustica e alcalina aggiunta al
liquido precipita l'uranio e il radio in forma concentrata.
I minerali di uranio sono presenti in tutto il mondo; in
particolare, depositi di pechblenda, il minerale più ricco di uranio, si
trovano principalmente in Canada, Repubblica democratica del Congo e Stati
Uniti. La maggior parte dell'uranio degli Stati Uniti deriva dalla carnotite
presente in Colorado, Utah, New Mexico, Arizona e Wyoming. Un minerale detto
coffinite, scoperto nel 1955 in Colorado, contiene fino al 61% di uranio.
Depositi di coffinite si trovano in Wyoming e Arizona.
Usi
Dopo
la scoperta della fissione nucleare, l'uranio divenne un metallo di importanza
strategica, utilizzato principalmente per la produzione di energia nei reattori
nucleari e nelle armi
nucleari. Durante le tre conferenze
internazionali per gli usi pacifici dell'energia nucleare tenute a Ginevra nel
1955, 1958 e 1964, si discussero le applicazioni pacifiche di questa fonte
energetica.
Il
potenziale dell'uranio come fonte di energia divenne evidente nel 1954, con il
varo del primo sottomarino
nucleare, il Nautilus. Gli impianti
tradizionali, per produrre 60.000 kW di elettricità, consumano 18 milioni di kg di carbone al
mese, mentre un impianto nucleare usa solo 7 kg di uranio. Tuttavia, problemi di
scarsità dell'uranio, di sicurezza degli impianti e l'accumulo dei rifiuti
radioattivi di uranio e plutonio pongono seri interrogativi, e hanno bloccato la conversione
degli impianti tradizionali in impianti nucleari in diversi paesi europei.