PIETRO BADOGLIO

Pietro Badoglio nacque a Grazzano Monferrato, oggi Grazzano  Badoglio, in provincia di Asti, il 28 settembre 1871.

Entrato nell'accademia di Torino, fu nominato sottotenente di artiglieria il 16 novembre 1890. Dopo la scuola di applicazione fu promosso tenente nel 1892 e assegnato al 19° reggimento artiglieria da campagna. Nel 1896 andò volontario in Eritrea, dove rimase oltre due anni. Dopo il rientro in Italia, nel 1899 entrò alla Scuola di Guerra, e ne conseguì il diploma nel 1902. Nel 1903 fu promosso capitano e nel 1905 fu ammesso nel corpo si stato maggiore. Dal 1906 al 1911 prestò stabilmente servizio al Ministero della Guerra, a Roma.

Nel 1911-1912 prese parte  alla guerra di Libia, dove ottenne la promozione a maggiore per merito di guerra il 30 giugno 1912. Entrò in guerra nel 1915 col grado di tenente colonnello e due anni dopo era Generale di Corpo d'Armata, avendo ottenuto tutte le promozioni per merito di guerra, benchè l'unica azione da lui personalmente condotta fosse stata la conquista del Sabotino  il 6 agosto 1916. Il 24 ottobre 1917, quando si scatenò l'offensiva austro-tedesca, comandava il 27° corpo d'armata, quello più direttamente interessato alla difesa del tratto di fronte investito. Le gravi responsabilità di Badoglio in questa occasione furono rilevate dalla commissione d'inchiesta su Caporetto, la quale tuttavia soppresse nella sua relazione le pagine riguardanti Badoglio, perché egli nel frattempo era stato nominato sottocapo di stato maggiore dell'esercito, e non si volle creare una nuova crisi del comando in un momento così delicato. Nel 1918 fu promosso comandante d'armata per merito di guerra.

Nel 1919 fu nominato senatore, e il 24 novembre dello stesso anno assumeva la carica di capo di stato maggiore dell'esercito. Tre giorni era stato promosso generale d'esercito per meriti di guerra. Entrato in conflitto con il ministro della guerra Ivanoe Bonomi, si dimise il 3 febbraio 1921. Alla vigilia della marcia su Roma dichiarò al presidente del consiglio Facta che con al massimo una dozzina di arresti avrebbe potuto stroncare tutto il movimento fascista. Restò poi volontariamente in disparte fino al 23 dicembre 1923, quando accettò l'incarico di ambasciatore in Brasile, dove rimase fino al 4 maggio 1925, quando fu nominato capo di stato maggiore generale.

Il 26 maggio 1926 fu creato Maresciallo d' Italia. Sul finire del 1928 fu nominato governatore generale della tripolitana e cirenaica, conservando la carica di capo di stato maggiore generale. Lasciò la Libia il 4 febbraio 1934 dopo aver diretto le operazioni di conquista del generale Graziani. Il 30 novembre  1935 Badoglio sbarcò a Massaua e sostituì Emilio De Bono a capo delle operazioni contro l'Etiopia. Alla fine della campagna fu nominato viceré di Etiopia e duca di Addis Abeba. Lasciò però subito il posto a Graziani per riprendere le sue funzioni di capo di stato maggiore generale.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale si schierò a favore della neutralità, ma al consiglio di guerra del 29 maggio 1940 non espresse alcuna opposizione o riserva e continuò anzi nella carica di capo di stato maggiore generale finché, nel dicembre 1940, i rovesci sul fronte greco e i duri attacchi di Farinacci sul periodico "Regime Fascista", lo indussero alle dimissioni. Visse allora appartato a Roma, senza però perdere mai i contatti con il re, fino a quando, il 25 luglio 1943, fu nominato capo di governo dopo la caduta di Mussolini. Condusse le trattative per l'armistizio con gli alleati in maniera ambigua, e il 9 settembre scappò a Brindisi, insieme al re e agli altri vertici delle forze armate italiane. Il governo di brindisi non poté avere vita facile, stretto tre gli alleati e le richieste dei partiti anti-fascisti. Il 21 aprile 1944 Badoglio formava, a Salerno, il suo secondo ministero, con rappresentanti di tutti i partiti politici risorti dopo la caduta del fascismo.

Dopo la liberazione di Roma, tutti i membri del Comitato di liberazione nazionale, sostenuti dagli Alleati, dichiararono necessario un governo schiettamente democratico, formato da elementi di sicura fede antifascista, designando unanimemente Ivanoe Bonomi come presidente del consiglio. Il 9 giugno 1944 Badoglio lasciò silenziosamente Roma e si ritirò a vita privata, morendo nella sua Grazzano il 1° novembre 1956.