Capitolo II

Le Montagne del Diavolo

Il paesaggio che i quattro videro non appena entrarono, non era dei più incoraggianti. <<Secondo la mappa dovremmo essere nel regno delle Montagne del Diaovolo>>, disse Claudia <<un posto molto pericoloso, abitato da giganti di pietra cattivissimi, il cui capo, Katodom, è dotato di poteri psico-fisici>>, Claudia sembrava molto informata sulla natura dell’isola, infatti era appassionata di mitologia e quell’isola era piena di miti e leggende. Katodom, che si era ripreso dal combattimento contro Rachel e gli altri, aveva giurato, di nuovo, fedeltà a Flagg, perché questi gli aveva promesso la vita eterna; questo tremendo gigante di pietra voleva vendicarsi della sconfitta subita ventuno anni prima, infatti si era allenato e aveva migliorato le sue capacità psichiche, ma tutto ciò era ignorato dal nostro gruppo. Non appena Antony fece un passo oltre la porta fu attaccato da due esseri di pietra, Ciryllus corse in suo aiuto e insieme riuscirono a cavarsela; da questo capirono che il momento di scherzare era finito: ora cominciavano i guai seri. Si fecero forza e andarono avanti per il sentiero pietrificato, si resero conto che avrebbero dovuto trovare un riparo per la notte, ma capirono che c’era solo l’imbarazzo della scelta tanto erano numerose le grotte. Dopo qualche scontro tutti sentirono il bisogno di riposarsi, allora s’infilarono in una grotta, controllarono che nessuno vi fosse dentro e accesero il fuoco; Pax si addormentò rapidamente, gli altri davanti al fuoco cominciarono a parlare. Discussero a lungo su quello che facevano prima di partire perla spedizione: Claudia si guadagnava da vivere rubando ai passanti, ma in verità era una brava persona. Aveva alle spalle un passato davvero burrascoso: <<I miei genitori mi hanno abbandonata quando avevo sette anni, e da allora vivo nel bosco, non so nulla di loro e vorrei tanto conoscerli per chiedergli il motivo della loro azione.>>, <<io invece>> disse Antony <<vivo per strada per volontà mia, ho sempre creduto che vivere da soli faccia maturare molto, ma ho capito che porta anche una gran solitudine; per questo motivo ho accettato di venire in questo viaggio>> <<Ma quali sono le tue origini?>> chiese Claudia. Antony: <<io sono il figlio di John, re dei Kanti, popolazione che dopo la sconfitta di Flagg si unì a quella di Feria facendomi perdere il posto che mi spettava nella società>>. Si raccontarono proprio tutto, Pax dormiva come un angelo, Ciryllus si era appartato in un angolo a riflettere. Dopo un po’ Claudia si accorse che era l’unica rimasta sveglia e allora anche lei cominciò a pensare a dei collegamenti che ci potevano essere tra un principe, una ladra, un nobile scappato di casa e un elfo, senza però riuscire a trovare una risposta. Sbadigliando e coricandosi pensò: <<però, sono contenta di fare questo viaggio; credo di aver trovato dei grandi amici>>, finito il pensiero crollò in un sonno profondo. Dopo un po’ si svegliarono tutti a causa di un terremoto, usciti dalla grotta capirono invece che erano i giganti di pietra che attraversavano la strada, cerando di non farsi vedere, spiarono i giganti e capirono dove abitavano. Tornarono a dormire sperando che non passi qualche altro gigante. Il mattino successivo organizzarono la roba e partirono verso il posto che avevano visto la notte prima. Muovendosi con circospezione entrarono nel villaggio di pietra: tutto era immensamente grande. Secondo Pax era meglio attaccare tutti assieme Katodom tendendogli un’imboscata. Tutti sembravano d’accordo ma spaventati perché nessuno si fidava delle proprie forze. Entrarono di nascosto nel castello di Katodom, incontrarono due o tre guardie, le uccisero e passarono avanti. Ad un tratto si trovarono davanti Katodom in persona. Tutte le persone del gruppo vennero presto sconfitte, katodom però non li uccise, bensì li fece imprigionare. Quando riaprirono gli occhi si trovarono appesi per le braccia ad un muro, nei loro sguardi si potevano leggere, terrore, paura e sconforto, nessuno di loro sapeva come liberarsi; tutti speravano nell’intervento magico di uno degli spiriti che dovevano vegliare su di loro. Non si sa bene cosa avvenne ma mentre tutti si sforzavano di liberarsi, una luce avvolse Antony che urlando a squarciagola spezzò le catene e si liberò. Le pupille dei suoi occhi erano scomparse e non sembrava più lui, dopo aver liberato anche gli altri si accorse che sentiva una forza misteriosa che gli bruciava nel petto; dopo essersi calmato e dopo che il gruppo fu pronto per partire uscirono dalla prigione e grazie alla nuova forza acquisita da Antony riuscirono a recuperare le loro armi, che erano state nascoste in un’altra stanza. Quando ebbero un momento di pace si fermarono tutti a ragionare e a cercare di capire cosa fosse successo ad Antony, a quel punto apparve davanti a loro un altro fantasma, questa volta era quello di John. Tra lo stupore di tutti, lo spirito disse che ciò che era avvenuto ad Antony era l’avverarsi di un’antica legenda della loro famiglia: una volto ogni mille anni nasceva nella famiglia reale di Kanti un essere dotato di poteri eccezionali, ma questi poteri si sarebbero potuti vedere soltanto in un momento di vero bisogno e soltanto se il soggetto aveva compiuto la maggiore età. L’intero gruppo restò strabiliato davanti alle parole di John ed Antony ancora non credeva a quello che gli era stato detto dal fantasma del padre. Grazie a quella forza comunque sarebbero stati capaci di uccidere Katodom, Claudia decise di avviarsi lei per prima, così andarono verso la stanza che li avrebbe portato fuori dalle prigioni. Usciti dall’edificio si accorsero che non erano più nell’isola di Katodom: erano in una piccola isola con un solo edificio, quello da cui erano appena usciti. Silenziosamente si scorsero dall’isola e videro che le guardie della prigione portavano i prigionieri lì in due modi: o con una barca o on un dirigibile. Prima provarono a rubare la barca ma poi si resero conto che nessuno di loro la sapeva guidare e soprattutto che al loro arrivo sarebbero subito stati visti; optarono dunque per il dirigibile. Arrivati alla pista di partenza fecero fuori il pilota, che si rivelò un osso abbastanza duro; nessuno di loro aveva mai guidato un dirigibile, infatti per i primi cinquanta metri l’oggetto volante barcollò un po’, poi per fortuna si assestò e permise ai nostri eroi di atterrare senza problemi nell’isola di Katodom. Nessuna guardia poté fermare la furia di quei quattro ragazzi, che, impetuosi come non mai arrivarono in un battibaleno davanti a Katodom. Il golem, non appena li vide, si mise a ridere; le risate del mostro furono fermate dalle parole di Antony: <<oggi, noi eroi di Feria, ti sconfiggeremo per sempre>> così dicendo si scagliò contro il mostro cercando di sopraffarlo con il suo novo potere ma si accorse che comunque da solo non avrebbe potuto farcela. Di ciò si accorse anche Claudia che prontamente andò ad aiutare il suo amico, vedendola anche Pax e Ciryllus andarono all’attacco. In breve tempo tutti videro cadere ai loro piedi il grande Katodom, che, prima di morire, disse: <<arghh, sono stato sconfitto………ma con il vostro attuale livello di forza non andrete molto lontano……………arghh>> dopo queste parole si accasciò a terra. Subito Pax andò a cercare addosso a Katodom la chiave della terza porta, ma lui non le aveva con se. Chissà dove le aveva nascoste; iniziarono così le ricerche. Avendo visto il loro capo ucciso il Giganti di pietra non diedero più fastidio al gruppo. La strada più facile per trovare la chiave era servirsi del fantastico fiuto di Ciryllus; le ricerche andarono avanti tutto il girono senza risultati; arrivata la sera si accamparono proprio nel punto dove avevano smesso le ricerche. Prima di addormentarsi, però, vollero un po’ parlare tra di loro; l’argomento più trattato quella sera fu la vera natura di Antony: possibile che egli fosse l’eletto della famiglia reale dei Kanti? Così sembrava, ma a Pax sembrava strano che John non avesse mai rivelato di avere un figlio. <<forse perché si vergognava di me>> disse Antony. Ad un certo punto, Claudia, alzandosi, chiese agli altri le loro impressioni su questo gruppo; Si trovarono tutti d’accordo che quest’avventura li stava legando sempre di più l’uno all’altro. Quella era la sera più calma da quando era cominciato questo fantastico viaggio. Alla fine tutti si addormentarono ma Ciryllus sentiva qualcosa di strano nell’aria, come un brutto presentimento, glielo diceva il suo intuito ma non riusciva a capire che cosa fosse; alla fine andò anche lui a dormire. L’indomani mattina ripresero le ricerche; cercarono dappertutto fino alle basi delle Montagne del Diavolo; a quel punto dovevano per forza salire le montagne fino a quando non avrebbero trovato la chiave. Nessuno si era mai addentrato molto in quelle montagne, poiché credenze popolari volevano che lì abitasse una volta il diavolo e che avesse lasciato parecchi trabocchetti e maledizioni. Il gruppo si fece coraggio e cominciò la scalata che non durò molto infatti, dopo poche ore di ricerca, Ciryllus fiutò qualcosa. Trovarono la chiave in un vecchio cratere orami spento e la notarono perché grazie a raggi del sole in quel piccolo buco si era formata una grande luce. Presa la chiave tornarono indietro e si incamminarono verso il terzo ponte. Giunti a destinazione si servirono della chiave per aprire la porta e passare nell’isola successiva.

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