Recensione a "Light Architecture", di Gianni Ranaulo.
Ho scelto "Light Architecture" perchè sono rimasta
profondamente colpita dalla presentazione, che Gianni
Ranaulo ha fatto dei suoi lavori, in una lezione del corso del Professor
A. Saggio. Scoprire le opere di Ranaulo è stato come svegliarmi
da un certo torpore. Non credevo che la realtà potesse "addentrarsi"
così spudoratamente nel sogno. E non credevo nemmeno che certi materiali
così "immateriali" come l'aria e l'acqua potessero diventare essi
stessi architettura. Ho tirato un sospiro di sollievo perchè finalmente
avrei potuto dare piena libertà alla mia fantasia, spesso frenata
dalla irrealizzabilità delle idee. Gianni Ranaulo infatti formula
un'idea e poi si inventa il modo per realizzarla, senza porsi limiti. E
tali limiti sono quelli che fino ad adesso ha avuto l'architettura. Come
afferma A. Saggio nella prefazione al libro, "non esiste differenza qualitativa
nei mezzi che l'architettura adopera".
Il testo è organizzato in tre capitoli intitolati
"La genesi", "L'idea", "Gli interventi". Ogni capitolo è introdotto
da una citazione, nel primo e nell'ultimo capitolo di Calvino, nel secondo
di Baudrillard.
Nel primo capitolo la citazione è quella relativa
al mito di Perseo, il quale "per tagliare la testa di Medusa senza lasciarsi
pietrificare, si sostiene su ciò che vi è di più leggero,
i venti e le nuvole, e spinge lo sguardo su ciò che può rivelarglisi
solo una visione indiretta, in un'immagine catturata in uno specchio".
Ma Ranaulo si sofferma in particolare sulla metafora della pietrificazione,
nella quale "possiamo riconoscere i segni della crisi che il mondo dell'architettura
sta attraversando".
E' vero. Non riusciamo a distaccarci dall'idea di immortalità
dell'architettura. Ci sarà sicuramente una ragione psicologica che
ci porta a questo, ma la vera ragione che lega l'architettura all'idea
di immortalità è l'interpretazione che è stata fatta
nel Rinascimento della triade vitruviana. In particolare la firmitas
è stata interpretata come perpetuitas, cioè come continuità
nel tempo e non solamente come stabilità. Fu proprio Palladio a
dare quest'interpretazione nel primo dei suoi "Quattro libri dell'architettura".
Egli stesso affermò che l'opera non può essere considerata
perfetta se utile per poco tempo. Nell'era dell'informatica tutto si ribalta,
si ritorna alla vera triade vitruviana, anche se non basta.
Light Architecture è per Ranaulo "New Architecture"
al pari della "New Economy". Il concetto di Light Architecture si lega
a quello di "stereorealtà", l'unione del mondo virtuale con quello
reale.
E' interessante che nel secondo capitolo faccia uno schema
in cui elenca nove parole chiave e concetti e nove modalità di intervento.
Mi rimanda a Le Corbusier, ai suoi "cinque punti di una nuova architettura".
Ed in questo senso ci ricolleghiamo al concetto proprio di New Architecture.
Nel terzo capitolo c'è una selezione di interventi,
progettati da Ranaulo stesso e da altri architetti. li divide in tre categorie:
leggerezza, movimento, informazione. Sono le tre categorie di cui parla
Italo Calvino nelle "Lezioni americane", citate nell'introduzione al capitolo.
Della leggerezza prende in considerazione la "leggerezza
concettuale", la "leggerezza costruttiva" e la "leggerezza immateriale".
Del movimento prende in considerazione quello "concettuale",
quello "informatico" e quello "effettivo".
Di questi mi ha colpito tantissimo il movimento effettivo.
Riesco a concepire il movimento concettuale o quello informatico, perchè
l'architettura in quanto arte con la forma può rappresentare il
movimento. Ma vedere che un'architettura si muova davvero è direi
quasi sconvolgente. A muoversi può essere una grande piastra che
funge da copertura ad una piazza, come quella della Piazza della Libertà
a Brest; oppure una grande vela di vetro che avvolge in lunghezza un edificio
universitario di Ginevra; oppure ancora più sconvolgente a muoversi
può essere tutto l'edificio, che cambia forma a seconda delle esigenze,
come il National Diet Building.
Il Media Building di cui parla nel terzo paragrafo,
a proposito dell'informazione è uno delle nove parole chiave. E'
un concetto fondamentale per la Light Architecture. Egli afferma che la
Light Architecture "applicata la singolo edificio, genera il Media Building:
la facciata interattiva multimediale". Il Media Building è l'edificio
che diventa "vettore comunicativo e oggetto architettonico ad un tempo,
contro la nuova versione iconografica e puramente epidermica proposta per
esmpio da Venturi". Il Media Building fa sì che il villaggio da
globale si trasformi in glocale e quindi il pubblico da passivo
diventi attivo ed in particolare interattore. Quindi la realtà
si fonde con la virtualità e diventa stereorealtà.
Spesso il Media Building è il risultato
di una ristrutturazione di un edificio. Di giorno lascia passare la luce
naturale e mostra l'edificio dietro la "pelle" di vetro. Di notte si trasforma,
subisce una metamorfosi e diventa vettore d'informazione.